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Azione e Reazione: binomio nell'arte di Paolo Troilo  
Sara Sacco
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 05 Maggio 2012, n. 647
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Area Artisti

La scelta di scrivere un articolo su Paolo Troilo, artista contemporaneo nato a Taranto il 27 Marzo 1972, nasce dall’interesse che la sua arte e i significati ad essa connessi hanno scaturito in me.

Il suo modo originale di dipingere, la scelta di autoritrarsi in diverse espressioni del volto e del corpo servendosi esclusivamente del bianco e nero, rendono i suoi quadri unici nel loro genere.

Inizia a collaborare nel 1997 con la Saatchi&Saatchi di Milano, importante agenzia pubblicitaria, dove resterà per sei anni in qualità di Art Director Senior realizzando memorabili campagne pubblicitarie (fra le altre quella della Clio Community, primo esempio di pubblicità virale che utilizza la street art come mezzo di espressione).

E’ autore del pluripremiato spot, sempre per la Renault Clio, nel quale un ragazzo faceva un origami con la carta delle caramelle usando solo la lingua.

Nasce quindi come pubblicitario. Disegna a matita dall’età di 4 anni, riservando alla pittura una posizione latente che esplose però in un giorno in cui, preso da un'irrefrenabile voglia di esternare le proprie emozioni, nella solitudine della propria stanza, iniziò a dipingere.

Sceglie come soggetto della sua arte se stesso per trasporre la sua anima sulla tela e con essa il proprio sentimento che, se vissuto fino in fondo e con la massima energia, abbraccia l’universalità.

Partendo da uno scatto fotografico che rappresenta lo specchio per l’artista egli studia l’emozione in cui ha scelto di immortalarsi eternandola e dando ad essa una doppia valenza:  è lo specchio dell’artista e quello di chi guarda.

Lo spettatore quindi si immedesima in quel preciso stato d’animo e scopre che quel corpo e quel volto sono in realtà semplicemente un simbolo che scompare nel momento in cui si percepisce il vero significato che Troilo vuole racchiudere in esso.

Nessuna scelta narcisistica, l’artista fa del suo corpo un mezzo attraverso cui espiare oltre al proprio dolore, quello della società, dell’essere umano, cancellando o perlomeno acquietando il male di vivere che ci affligge.

Scontrandosi con la propria coscienza ci si accorge come essa si moltiplichi nel momento in cui si è in lotta con essa, mettendo l’essere umano nella condizione di dover scegliere fra una via o l’opposto di essa.

Troilo tratta quindi, con la sua arte, la concezione pirandelliana dell’ “UNO NESSUNO E CENTOMILA” persone insite nello stesso contenitore spiegando come ogni individuo sia sottoposto giorno dopo giorno ad una lotta costante e faticosa con i propri multipli che si raddoppiano e spariscono, solamente dopo aver accettato la condizione dell’uomo che non può essere intrappolato in una maschera o comandato da dei fili nelle mani della società.

Impossibile pensare che possa esistere una distanza tra lui e la tela tant’è che fa della propria mano il pennello di cui servirsi: nella mano racchiude la sua forza e la sua grandezza, e nella stessa mano trova la fatica di dover esprimere la sua creatività attraverso una parte del corpo, diventando per lui un’arma a doppio taglio.

Attraverso i colpi energici dei polpastrelli e la scelta di utilizzare esclusivamente il bianco e il nero nella voglia di mantenere ferma la concentrazione dello spettatore e di non distrarlo attraverso l’uso di colori facilmente associabili a delle emozioni, dipinge quella parte oscura dell’uomo che la società soffoca e costringe all’interno di diverse trappole, strette in pesanti catene a cui l’uomo difficilmente si ribella e dalle quali difficilmente sceglie di liberarsi.

A proposito dell’uso esclusivo del bianco e nero lo stesso Troilo afferma:

"Il bianco e il nero sottolineano l’istante in cui accade tutto questo, non lasciando vie di fuga cromatiche o concettuali. Non c’è il verde di un prato, l’azzurro di un cielo, il rosso del sangue; limiti materiali e concettuali che ammorbidiscono l’impatto su occhi impreparati alla vera origine. La luce".

Con i suoi quadri egli vuole invece condurre a liberarsi ad ascoltare la propria anima, trasformando quelle voci silenziose che parlano alla nostra coscienza, in grida infernali che rimbombino nelle coscienze di tutti.

Dimostra quindi che non servono colori, non servono pennelli, né tele affollate di personaggi, per affrontare determinati argomenti e per colpire direttamente l’anima dello spettatore.

Sfrutta la mano non solo come pennello ma anche come protagonista delle sue opere mettendo in rilievo quanta espressività sia in essa racchiusa.

A seconda della posizione in cui è dipinta può esprimere uno stato d’animo, come ad esempio quello della rabbia racchiusa nell’opera  esposta alla mostra “Reazioni” a cura di Mattia Zappile, nella galleria Fabbrica Eos a Milano, raffigurante un  pugno di grandi dimensioni che spaventa e invita lo spettatore appunto a  reagire, quasi che l’artista lo sfidasse ad un duello di pugilato, dove l’avversario non risulta essere altro che l’anima di chi guarda.

“Reazioni” è la tappa conclusiva di un percorso espositivo intitolato “Troilo azioni” che ha visto l’artista impegnato da Luglio a Dicembre 2011 nelle gallerie di San Gimignano, Russo a Roma,  e infine Fabbrica Eos a Milano: azione e reazione risulta essere quindi la formula per la risoluzione della sua arte, energica, diretta, provocatoria, universale.

Per quanto riguarda l’esposizione in Galleria Russo, a cura di Lorenzo Canova, l’artista ha presentato un trittico, esposto in anteprima all’inaugurazione del negozio Gap in Via del Corso, di enormi dimensioni che ha come tema principale la lotta tra tre titani, multipli dell’alter ego di Troilo, che si contendono una maglietta bianca: un panno, più contemporaneo di un velo, che mostra di non sfociare nel design e di non appartenere ad una moda piuttosto che ad un’altra, con la quale l’artista dimostra di non essere classicista e di non ricercare panneggi o drappi, mantenendo l’atemporalità dell’oggetto, situandolo in una dimensione sospesa, contemporanea ma eterna.

La maglietta infatti incarna forse meglio di qualsiasi altro oggetto, il concetto della trasformazione, della copertura, del mascheramento, in quanto lo stesso vestirsi rappresenta una costrizione nel modo di “vestire i panni di qualcun altro”.

Nel trittico è rappresentata una costrizione verso qualcuno che si sta liberando, o che perlomeno sta cercando di farlo ma viene frenato dall’energia e dalla forza impiegata dai soggetti ai lati, che cercano di fare in modo che il soggetto resti intrappolato in quella maglietta.

 Lo sforzo impiegato da tale soggetto, concentrato sulla testa che, a livello figurativo, è più alta rispetto alle altre, sembra farla volare via quasi fosse un palloncino: la maglietta quindi incarna perfettamente, nella sua semplicità e nel suo essere strumento contemporaneo, una della costrizioni più diffuse della nostra società, che trasforma l’uomo nei diversi personaggi da essa imposti.

I due soggetti cercano di trattenere quella maglia, costringono il soggetto a non potersene liberare, creando un equilibrio, che sospende di nuovo l’azione, eternandola nella soluzione scelta dallo spettatore stesso.

Tutti questi aspetti dell’arte di Troilo confluiscono in un’altra opera considerata suo manifesto e presentata per la Cinquantaquattresima edizione della Biennale di Venezia del 2011, intitolata appunto OperaCinquantaquattro, che  esprime le caratteristiche fino ad ora da me descritte e che al meglio incarnano il pensiero artistico di Troilo: sdoppiamento della personalità, moltiplicazione dell’alter ego, bianco e nero, specchio, gesto della mano, schizzi, punto d’arrivo del suo discorso pittorico.

In maniera lineare e completa tutti gli studi e gli accorgimenti sviluppati nella sua arte convergono su queste due tele unite dal quel trapasso di colore schizzato, che sembra colare da una tela all’altra quasi per sottolineare un passaggio dall’ombra alla luce, dall’inferno al paradiso, dalla guerra alla pace.

Fatto strano è innanzitutto la volontà di titolare l’opera: sappiamo infatti che le opere di Troilo non contengono titoli, il suo alter ego con tutti i suoi multipli, non vengono sottoposti ad alcuna etichetta, l’interpretazione del quadro non viene condizionata né indirizzata dal titolo, il quale è respinto dall’espressione “senza titolo”.

La scelta di titolare l’opera in questo modo, nasce da strane coincidenze, se così vogliamo definirle, riscontrate lungo la vita dell’artista e legate sempre e ripetutamente al numero 54:

 

- la Biennale a cui partecipa è alla 54.ma edizione;

- vince a Cannes un premio per la pubblicità, alla 54.ma edizione del Festival;

- si tatua un 54 durante il suo addio al celibato a Praga, insieme a coloro i quali, ai tempi, erano direttori creativi insieme a lui nell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi;

- il numero civico dell’uscita secondaria della Saatchi&Saatchi è il 54.

 

Un ritorno quasi ossessivo di questo numero, che lo accompagna quindi, fin dai primi giorni lavorativi in pubblicità, per ritrovarsi anche nell’importante esposizione della Biennale.

Osservando l’opera si riscontra in quel gesto sospeso delle due dita che si stanno per sfiorare, quasi un ricordo michelangiolesco, quasi fosse una rivisitazione contemporanea dove il gesto è paurosamente sospeso, dove il contatto sta per avvenire ma non si compie del tutto. Stavolta però, non ci sono grida, addirittura non ci sono volti: c’è un’inquadratura totalmente diversa, il capo è chino, l’espressione non condiziona non dà indizi, tutto è lasciato all’interpretazione del gesto e del colore.

Forse questo passaggio è avvenuto, forse avverrà e quelle dita si toccheranno nel momento in cui saremmo noi a deciderlo.

Si presti attenzione alla fisicità: il corpo in luce ha una muscolatura più pronunciata, come se la rabbia appartenente alla figura in ombra che sembra abitare in una sorta di inferno, si sia caricata nella pace e nella ragionevolezza di quella luce. Di nuovo bene e male, guerra e pace, ma non in un affronto, bensì in una convivenza che forse pacifica, ma che sicuramente qualcosa smuove: la rabbia è come se si fosse acquietata e il messaggio è come se fosse appunto quello di scegliere davvero quale delle due intraprendere, se scegliere il bianco o nero, la grazia o la natura.

Una sorta di rappresentazione dello yin e yang cinese, emblema della coppia primordiale degli opposti, principio che guida tutti i movimenti del Tao.

Esso è il grandioso motivo conduttore che permea la cultura cinese e determina tutte le caratteristiche del tradizionale modo di vita cinese: la vita è vista appunto, come l’armonia in cui si fondono yin e yang.

Con questo principio ci si rende conto che buono e cattivo, piacere e dolore, vita e morte non sono esperienze assolute che appartengono a categorie diverse, ma sono semplicemente due facce della stessa realtà: le parti estreme di un tutto unico.

Raggiungere la consapevolezza che tutti gli opposti sono polari, e quindi costituiscono un’unità, è considerato nelle tradizioni spirituali dell’Oriente una delle più alte mete dell’uomo.

Poiché tutti gli opposti sono interdipendenti, il loro conflitto non può mai finire con la vittoria totale di uno dei due poli, ma sarà sempre una manifestazione tra l’uno e l’altro polo; è considerata infatti, persona virtuosa colei in grado di mantenere un equilibrio dinamico tra il bene e il male, tra bianco e nero. Non c’è mai un’identità statica, ma sempre un’interazione dinamica tra due estremi, esattamente come si riscontra nelle opere di Troilo.

Balena alla mente un film intitolato “The tree of life” e diretto dal regista Terrence Malick, l’incipit di tale film dice:

“Esistono due vie per affrontare la vita: quella della natura e quella della grazia, tu devi scegliere quale delle due seguire. La grazia non mira a compiacere se stessa, accetta di essere disprezzata, dimenticata sgradita, accetta insulti e oltraggi.

La natura vuole solo compiacere se stessa, e spinge gli altri a compiacere, le piace dominare, le piace fare a modo suo, trova ragioni di infelicità quando tutto il mondo risplende intorno a lei e l’amore sorride in ogni cosa. Ci hanno insegnato che chi ama la vita della grazia non ha ragione di temere.”   

L’OperaCinquantaquattro se vista con attenzione, può apparire come un rovesciamento della celebre opera del Caravaggio intitolata “Narciso”. In essa il soggetto si specchiava nell’acqua quasi accarezzandola, compiaciuto della propria bellezza riflessa, qui è come se la parte in luce si confrontasse con quella in ombra, che appare però dal trattamento riservato alla muscolatura, nettamente in differenza.

Le due personalità appartenenti ad ognuno di noi messe di fronte ad uno specchio, dove non c’è identità, non c’è traccia di alcun sentimento, ma semplicemente di una realtà che vive e cresce con noi, quella parte oscura, quel mister Hyde con cui si devono far i conti, avvolto in quell’ombra quasi infernale ma che non sovrasta la luce, il bagliore di quella parte limpida di noi stessi; ognuno di loro è come isolato di fronte alla propria coscienza, se solo si vuole, la forza della via della grazia può sconfiggere quella della natura avvolgendola nella sua lucentezza.

Certo è che una personalità come Troilo, e un’arte diretta energica, decisa, stimolante, emozionante come la sua aprono la strada a riflessioni profonde sulla nostra persona e su ciò che ci circonda.

Spesso assecondare le proprie emozioni, i propri istinti, dimostra di poter condurre verso la conoscenza intima di se stessi.

Pittura in azione, che comprende l’uso della fotografia e quello del dripping di derivazione Pollockiana, che immerge nel caos totale l'opera. Troilo cerca di guadagnare la propria libertà, e di far scattare il medesimo meccanismo nello spettatore, in modo tale da buttare giù tutte le costrizioni che affliggono e soffocano l’uomo nella tortura continua della quotidianità, e continuerà a farlo con la sua arte affermando che:

 

“Con le prossime mostre e con le prossime opere, supererò il livello successivo, come in videogame, per andare a combattere contro il mostro dell’ultima schermata.”

 

 

 

 



MOSTRE PERSONALI

2011

·        Paolo Troilo- Azioni, Galleria Gagliardi di San Gimignano,(SI)

·        Paolo Troilo- Azioni, Galleria Russo, Roma

·        Paolo Troilo- reAzioni, Fabbrica Eos, Milano

2010

  • Pura Energia, Open Gallery Le Cinque Lune, Roma
  • Mostra personale, Galleria Russo, Roma
  • Mostra personale, Teatro Selve, Vigone (Torino)

2009

  • Troilo, a cura di Luca Beatrice, Fabbrica Eos, Milano
  • Il mio nome è nessuno o forse centomila, Galleria Gagliardi, San Gimignano, (SI)
  • Mostra personale, Galleria De Bonis, Reggio Emilia

2008

  • Mostra personale, a cura di Samuele Mazza, Visionnaire Design Gallery, Milano
  • Spazio Gianni Testoni, Bologna
  • Nelle mani, Mondo Arte Gallery, Milano
  • Conta fino a dieci, Anna Breda Arte Contemporanea, Padova

2007

  • Conta fino a dieci, a cura di Luca Beatrice, Fabbrica Eos, Milano
  • Galleria Contemporanea(mente), Parma



MOSTRE COLLETTIVE

2010

  • Pensiero Fluido, a cura di Alberto Mattia Martini, Spazio Oberdan, Milano
  • Arte Fiera 2010, Galleria Russo, Bologna

2009

  • Contemporary Life, mostra collettiva, If Art Gallery, Marciana, Isola D'Elba
  • SwingArt, mostra collettiva, Golf Club Le Rovedine, Opera (MI)
  • MiArt, Fabbrica Eos. Milano

2008

  • Miami Art Basel Event, collettiva, Laure De Mazieres, Design district, Miami
  • ArtVerona, Fabbrica Eos, Verona
  • Bianco & Nero, group exhibition, studio De Bonis, Reggio Emilia
  • Opening Visionnaire Design Gallery, collettiva, Milano
  • MiArt, Fabbrica Eos. Milano

2007

  • MiArt, Fabbrica Eos. Milano

2006

  • 5+5 generazioni a confronto, group exhibition, Studio D'Ars, Milano



PREMI E RICONOSCIMENTI

2007

  • Grand Prix all’Art-Director’s Club

 





senza titolo

Fig. 1
PAOLO TROILO, Senza titolo, 2011
Fabbrica Eos, Milano

senza titolo

Fig. 2
PAOLO TROILO, Senza titolo, 2011
Galleria Russo, Roma

OperaCinquantaquattro

Fig. 2
PAOLO TROILO, OperaCinquantaquattro, 2011
Biennale di Venezia, Venezia




Foto cortesia Sara Sacco

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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