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Lo Unicorn Theatre di Londra: un esempio di architettura liquida  

Vittoria Sut
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Luglio 2017, n. 846
http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00846.html
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Area Architettura
A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
Alessandro Baricco, Castelli di rabbia



Cuore pulsante dell’economia europea, Londra si presenta in continuo fermento e inarrestabile evoluzione.

Così è anche la sua architettura.

Ben nota è la zona commerciale, la cosiddetta “City”, caratterizzata da grattacieli in vetro e acciaio dalle strutture particolari che costituiscono oramai lo “skyline” della città come il Gherkin (“cetriolo”, data la sua forma, 2004) dell’architetto Lord Norman Foster, il Lloyd’s Builiding (1986) di Sir Richard Rogers caratterizzato in facciata da elementi solitamente nascosti come condutture e tubazioni, o come il 20 Fenchurch Street (2014), opera dell’architetto uruguayano Rafael Viñoly.

Non tutti però sanno che all’incirca a cavallo del nuovo millennio il quartiere di Southwark, posto sulla sponda opposta della City, ha conosciuto una profonda trasformazione sociale e architettonica fino a rappresentarne oggi il legittimo prosecutore, non solo in ambito economico e finanziario grazie ai numerosi studi legali e di consulenza, ma anche in ambito artistico-culturale e ricreativo, grazie alla presenza di edifici come la City Hall (2002), soprannominato dagli Inglesi “l’uovo di vetro”, sempre di Lord Foster e di Ken Shuttleworth, sede tra l’altro della Greater London Authority che include la residenza ufficiale del sindaco di Londra Sadiq Khan e della London Assembly [1] , e del The Shard (2012), lo straordinario grattacielo realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano inaugurato nel 2012 – ma aperto solo nel febbraio 2013 – che con i suoi 310 metri d’altezza domina maestoso la città [2] .

Ma Southwark è anche uno dei quartieri storici più antichi. Se lo si potesse paragonare a un’opera pittorica esso sarebbe un ottimo esempio di “tecnica mista”.

Oltre che a piedi è raggiungibile con la metropolitana, meglio conosciuta come Tube, grazie alle linee grigia (Jubilee Line) e nera (Northern Line).

Nel quartiere risiedono molti dei ponti, degli edifici e dei musei più famosi di Londra. Ricordiamo il Tower Bridge, un ponte realizzato a fine Ottocento caratterizzato da due altissime torri che non solo hanno funzione logistica in quanto permettono il passaggio di grandi navi sul Tamigi, ma sorreggono anche una passerella dalla quale si ha una splendida vista dall’alto su entrambe le sponde del fiume [3] . Ma ricordiamo anche il Millennium Bridge di Lord Foster e Anthony Caro, tra i progetti realizzati per il nuovo millennio [4] , che offre una vista panoramica su entrambe le sponde e che si potrebbe considerare come uno scorcio sulla storia antica e moderna di Londra: infatti al lato settentrionale attraverso i gradini di Peter’s Hill si giunge alla St. Paul Cathedral, la cui costruzione venne affidata all’architetto Sir Christopher Wren nel 1668 che la completò nel 1708 sul modello delle grandi chiese barocche italiane, e dall’altra si raggiunge l’entrata del Tate Modern Museum [5] , ovvero la parte espositiva del grande complesso Tate dedicata all’arte internazionale moderna e contemporanea. Il Museo ha sede nell’ex centrale elettrica di Bankside sin dal 1994 quando gli architetti svizzeri Herzog & De Meuron rimodernarono il vecchio edificio mantenendo però buona parte dell’originario realizzato in acciaio e muratura; oggi infatti la sala delle turbine è l’austera entrata del museo e le sale delle caldaie sono diventate le gallerie. Lo scorso giugno 2016 è stata inaugurata una nuova ala del Museo, la cosiddetta “Switch House”, un edificio piramidale tortile e alto ben 10 piani che ospita prevalentemente mostre fotografiche, performance, installazioni e video d’arte [6] .

A due passi da quest’ultimo risiede, inoltre, lo storico Globe Theatre di Shakespeare. Purtroppo non si tratta dell’originale cinquecentesco – che si trovava a circa 150 metri dall’attuale ricostruzione – andato distrutto in un incendio nel 1613 e non si tratta neppure del suo secondo rifacimento seicentesco chiuso dal governo puritano nel 1642 e pertanto caduto in disuso e demolito nel 1644 [7] . Questa costruzione è molto più recente e risale al 1970 quando l’attore e regista americano Sam Wanamaker, sconvolto dal fatto che a Londra non ci fosse più alcuna traccia del memorabile teatro se non una targa sul muro, decise di far ricostruire il teatro affidandosi ai disegni dell’epoca e agli scavi archeologici del Rose Theatre – che dalle testimonianze antiche doveva trovarsi in prossimità del Globe – e cercando di realizzare una riproduzione più fedele possibile all’originale. L’edificio è poligonale con un diametro di circa 35 metri e il palcoscenico è realizzato in modo tale da coinvolgere il pubblico con quanto avviene sulla scena – caratteristica imprescindibile del teatro shakespeariano e delle opere teatrali di epoca elisabettiana. Perciò, l’atmosfera che si respira all’interno del Globe è magica e ci si ritrova catapultati in un’altra epoca.

Ma addentrandosi nel quartiere di Southwark due sono le strutture storiche che ci sorprendono: il Borough Market e la Cathedral.

Il primo, un “profumatissimo” e coloratissimo mercato coperto risalente addirittura al XII secolo, è conosciuto dai cittadini come “la dispensa di Londra” – ma anche come “il paradiso del cibo” – poiché molti dei venditori sono anche produttori, ed è considerato da secoli punto di riferimento sia dagli esperti del settore gastronomico che dagli amanti della cucina grazie alle numerose varietà di cibo provenienti da tutto il mondo.

La seconda è la Cathedral and Collegiate Church of St. Saviour and St. Mary Overie meglio conosciuta come la Southwark Cathedral. Nata come monastero nel XIII secolo è l’edificio gotico più antico di Londra, ma ha subìto costanti modifiche e mutazioni soprattutto durante i periodi elisabettiano e shakespeariano; proprio quest’ultimo, assieme al fratello, era un assiduo frequentatore della Chiesa. L’edificio si trasformò poi in una prigione. All’interno, nella navata settentrionale, possiamo ammirare il bellissimo arco a tutto sesto appartenente a una delle porte dell’originaria chiesa normanna, la Norman Door. Inoltre, sono qui sepolti personaggi eminenti come il poeta John Gower e il vescovo e studioso Lancelot Andrewes, autore quest’ultimo della traduzione della King James Bible (la versione anglicana della Bibbia cristiana).

Questa “passeggiata” per il quartiere era obbligatoria e necessaria per comprendere quanta storia e modernità qui si incontrino e si incrocino creando un pout-pourri fatto di fascino delle strutture antiche e di eclettismo delle strutture moderne. Sarà questa, probabilmente, la Londra di domani.

È proprio all’interno di questa mescolanza che va a posizionarsi, per nulla a caso, lo Unicorn Theatre. Situato al civico 147 di Tooley Street, il pluripremiato teatro destinato a ragazzi e bambini, è l’istituzione incentrata sulla formazione teatrale più importante del Regno Unito.

Nel 1947 Caryl Jenner [8] fondò il Mobile Theatre, con l’idea di fare spettacoli itineranti per bambini e adulti in tutto il paese in un ex camion dell’esercito. Alla fine del 1948, la compagnia aveva intrattenuto con i suoi spettacoli circa 25.000 bambini e percorso oltre 5000 miglia. La Jenner decise di acquistare altri camion e nel 1958 la compagnia si unì ad altre società che si concentravano soprattutto sui bambini, come la The English Children’s Theatre, fondando così lo Unicorn Theatre Club nel 1962.

Nel 1960 venne lanciato un appello per creare una base permanente a Londra e l’anno successivo la compagnia presentava la sua prima stagione natalizia appoggiandosi all’Arts Theatre nel quartiere di Covent Garden. Condivisero lo spazio fino al 1967 prima che venisse sgomberato nel 1999. Riacquisirà poi questo spazio facendone la sua base permanente [9] .

Volendo rimodernarsi, alla fine del 2000 la Fondazione lancia una competizione architettonica a livello europeo che viene vinta da Keith Williams, il cui studio di architettura si trova a una decina di minuti a piedi dal Teatro, al civico 74 di Long Lane.

La costruzione del nuovo edificio, lo Unicorn Theatre (Fig. 1), ha avuto inizio nel 2003 e il 1 dicembre 2005 è stato inaugurato da Lord Richard Attenborough. In quanto primo teatro destinato ai bambini costruito nel Regno Unito ricevette enorme acclamazione nonché numerosi premi e ottenne la candidatura allo Stirling Prize nel 2006.

Fig. 1: Unicorn Theatre, Keith Williams Architects, Tooley Street, Londra, 2005 © Vittoria Sut


Il progetto vincente di Williams deriva dall’influenza innovativa del lavoro teatrale dell’ex direttore artistico dello Unicorn, Tony Graham, il quale durante il primo briefing con l’architetto affermò che la struttura dovesse risultare allo spettatore «rough yet beautiful» [10] . Ma deriva anche da un’attenzione particolare a quello che sarebbe stato il contesto del nuovo edificio e dall’opportunità di trattare la composizione formale del progetto “sculturalmente” [11] .

Urbanisticamente parlando, segue la tipologia degli altri edifici esistenti lungo Tooley Street, come ad esempio gli uffici a vetri di Foster and Partners che si trovano alle sue spalle e lo separano dalle rive del Tamigi.

L’unico a essere costruito in città dopo il National del 1976, il Teatro si presenta suddiviso in 12 ambienti (Fig. 2): partendo dall’alto verso il basso abbiamo il Weston Theatre con una platea di 320 posti a sedere, il Clore Theatre, un teatro-studio per le prove con 120 posti a sedere, altri spazi per l’insegnamento e la didattica, e un foyer pubblico su cui si affaccia un piccolo corner bar e il box office.

Fig. 2: Sezione in pianta dello Unicorn Theatre, © Keith Williams Architects


Per la sua costruzione, costata all’incirca 13,7 milioni di sterline, la Fondazione ha consultato dei bambini ponendo a tutti la stessa domanda «Come te lo immagini il nuovo edificio?» e la risposta di uno di loro è stata «Mi immagino un unicorno far crollare un lato dell’edificio!». E quando un architetto, senza vincoli finanziari e con la più fervida immaginazione, e degli adulti mossi dalle più nobili intenzioni, consultano dei bambini per la costruzione di un teatro, devono essere preparati a tutto [12] . Williams stesso affermò che l’influenza dei “consulenti-bambini” provenienti dalla Tower Bridge Primary School è stata “subliminale” [13] .

All’architettura volutamente equivoca si aggiunge la ricchezza di particolari. Come la maggior parte degli edifici “liquidi” [14] – nell’accezione che ne dà l’architetto e poeta visionario Marcos Novak nel 1993 [15] – si caratterizza per le forme asimmetriche dall’elevato aperto che vede l’intervallarsi di parti in vetro trasparente, escamotage che cela il contenuto interno di giorno e lo rivela tramite un intelligente gioco di luci di notte [16] (Fig. 3), e di parti solide e rocciose seppur punteggiate da ben ponderate aperture a finestra classica e “toplight”. Ma anche per la sua particolare struttura composta da diversi corpi che si intersecano tra essi, corpi opposti ma complementari, corpi aggettanti e rientranti, corpi scuri e corpi chiari, che creano un dinamismo architettonico che non scade mai nell’eccentricità. Volumi singoli quindi, ma sapientemente incastrati e sfalsati tra loro a disegnare una forma unica.

Fig. 3: Unicorn Theatre in notturna, © Hélène Binet


I materiali utilizzati sono liberamente, ma mai casualmente, organizzati al fine di rafforzare le masse dell’edificio, masse che si agglomerano per formare composizioni scultoree astratte e asimmetriche visibili da ogni piano. Un edificio che, a seguito della geniale intuizione dell’architetto e critico dell’architettura Bruno Zevi, definiremmo “anticlassico” [17] in quanto caratterizzato da una “libertà architettonica” fatta di scomposizione dei piani in moduli in contrapposizione tra loro, disallineamento della posizione delle finestre e abolizione del concetto classico di facciata reinterpretata in chiave liquida [18] , perciò con elementi aggettanti e rientranti, con l’introduzione del vetro e senza colonne o pilastri portanti visibili all’interno dell’edificio.

Al contrario, la pianta dell’edificio risulta abbastanza regolare, ma con una scomposizione interna degli spazi molto movimentata (Figg. 4 e 5). Dalla visualizzazione in sezione ci rendiamo conto che questi sono accatastati come fossero mattoncini giustapposti uno sull’altro (Fig. 2).

Fig. 4: Pianta Unicorn Theatre, Ground Level, © Keith Williams Architects
Fig. 5. Pianta Unicorn Theatre, Level 2, © Keith Williams Architects


Il nuovo Unicorn è perciò una moderna torre o un castello incantato fatto di forme “ginniche” al fine di ottenere una delle singolari architetture alla Williams. La soluzione “tower-house” è una risposta tanto pragmatica, dato il piccolo appezzamento concessogli, quanto stilistica, dato che risponde a criteri di semplicità e dinamismo [19] .

All’interno, invece, tutto è sontuosamente austero [20] . Considerando che è un teatro per bambini non è stato necessario realizzare delle strutture appariscenti o, all’interno dei due teatri, scenografie elaborate. Questo è stato realizzato volutamente per lasciare assoluto spazio all’immaginazione degli spettatori, i bambini appunto.

Il foyer si presenta con una forma a “L” e con una grande vetrata trasparente che corre lungo Tooley Street e lungo la strada pedonale laterale che porta al Tamigi (Fig. 6). Si sviluppa su più piani e grazie alla sua trasparenza rivela sia il teatro-studio che la grande scala principale che porta al Weston Theatre. Quest’ultima (Fig. 7), in legno di noce, assieme a una serie di balconi con balaustre in calcestruzzo biondo traforato con pannelli di vetro per consentire la visione del foyer sottostante anche dall’alto, rappresentano un elegante interludio mentre si sale ai piani superiori. Usando mensole orizzontali invece di colonne verticali tutto sembra librarsi verso l’alto (Fig. 8).

Fig. 6: Foyer, © Vittoria Sut
Fig. 7: Scalinata dello Unicorn Theatre, © Hélène Binet
Fig. 8: Interno, © Keith Williams Architects


Sempre al piano terra, accanto al foyer, troviamo il teatro più piccolo, il Clore Theatre, simpaticamente soprannominato The Black Box data la sua struttura. Il piccolo teatro e il foyer fungono da sostegno principale al sovrastante Weston Theatre (Fig. 9). Questo gioco architettonico di volumi, di alternanza fra pieni e vuoti, corre come leitmotiv per tutto l’edificio.

Fig. 9: Weston Theatre, © Stmike7, Wikimedia Commons


Esso si presenta come Auditorium principale dello Unicorn. Il rivestimento in rame preossidato contrasta con le mattonelle in ceramica blu-violacea smaltata che circondano la porta del palco. Le stesse mattonelle vengono anche utilizzate all’esterno dove possiamo notare lo stesso forte contrasto, ma questa volta tra le sopradette mattonelle blu-violacee, il grigio ghiaccio dei pannelli di rivestimento, i mattoncini orizzontali antracite e l’opalescenza del vetro (Fig. 10).

Fig. 10: Retro dello Unicorn Theatre, © Vittoria Sut


Lo spazio interno è “intenso” quanto nessun altro progetto realizzato precedentemente. L’andamento ellittico dei posti a sedere in platea è coperto da un piano circolare mentre il palco, sporgente, fa sì che i posti sottostanti ne seguano l’andamento. Questo escamotage permette allo spettatore di vedere in maniera ottimale da ogni lato il palco. Inoltre, volendo fare un paragone con il Globe Theatre di Shakesperare – che come abbiamo detto precedentemente si trova a poca distanza dal nostro – possiamo affermare che questa disposizione ellittica ricorda lo “storytelling”, in cui l’uditorio si riunisce attorno al narratore; un po’ come quando si raccontano le favole a un gruppo di bambini riuniti attorno a un genitore o a un maestro. Forse, le sedute sarebbero potute essere inserite quasi a 360° attorno al palco per abbracciarlo completamente e per permettere un maggiore coinvolgimento degli spettatori.

Qui, inoltre, una piccola “isola” di posti a sedere è occasionalmente e meccanicamente alzata durante gli spettacoli in cui è prevista una corsa o l’avvicinamento alla platea da parte degli attori.

Nonostante la spettacolare costruzione dell’Auditorium principale e della torre d’angolo, che segnano il passaggio a un nuovo tipo di costruzione, il disegno nella sua semplicità è ricco di dettagli a misura di bambino. Difatti, i palchi, le balconate, i posti a sedere e in particolare la forma stessa dell’Auditorium derivano dal racconto narrativo ed è studiato per offrire un nuovo e unico teatro dedicato ai bambini. È anche per questo che i bassi sedili ricurvi in legno foderato di blu sono progettati per accogliere bambini tra i 4 e i 12 anni, per cui piuttosto scomodi per gli adulti.

 Nonostante questo, l’Auditorium è eccellente sia dal punto di vista acustico sia da quello visivo.

Lo “stile narrativo”, il principio “one room”, il palcoscenico “non-proscenium” sono caratteristiche del Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi, il famoso teatro costruito alla fine dell’Ottocento e ora diretto dal regista Peter Brook, dal quale il team di Keith Williams ha tratto l’ispirazione.

Contrariamente al volume del grande Auditorium, gli viene contrapposta lateralmente una struttura composta da più spazi nei quali si situano il Foyle Education Studio, la Green Room, la Meeting Room, l’Office, le due Dressing Rooms e il Rehearsal Room. Ogni struttura è stata oculatamente inserita nell’edificio al fine di agevolare gli spettatori, gli attori e i tecnici. Ad esempio le due Dressing Rooms si situano rispettivamente accanto ai due teatri, l’Office è adiacente al Foyle Education Studio, infine i Technical/Production Offices sono sullo stesso piano della galleria tecnica e della sala di controllo del Weston (Figg. 2, 4 e 5).

Alcune accortezze danno però l’idea del target di destinazione di questo edificio, i bambini: i sedili dei due teatri sono bassi, sulle scale troviamo i corrimani a doppia altezza come anche i lavandini nei bagni, il vetro inserito nelle balaustre della grande scalinata che crea un incredibile gioco visivo e infine nel foyer vi è una piccola zona in cui il soffitto è così basso da rendere impossibile agli adulti sedersi.

Lo Unicorn Theatre lo potremmo anche definire, forse in maniera azzardata, un “teatro dal basso”, difatti gran parte dei soldi raccolti (8,7 milioni di sterline) provengono da fondi pubblici segno di un cambio di rotta epocale: un teatro per bambini diventa un’esigenza sociale e un investimento a lungo termine. Lo Unicorn sponsorizza, inoltre, delle partnership con le imprese locali, le quali potrebbero farsi conoscere finanziando il teatro stesso offrendo addirittura ai propri dipendenti o clienti e alle loro famiglie forme di intrattenimento e attività ludiche.

Gli stessi clienti – bambini o adulti che siano, corsisti o spettatori – possono diventare membri o donatori del Teatro godendo di una grande varietà di vantaggi tra i quali assistere alle prove e visitare la vita dietro le quinte durante la preparazione degli spettacoli.

Grazie a queste donazioni, lo Unicorn Theatre [21] è in grado di fornire ogni anno circa il 10% dell’emissione dei biglietti a favore di quei bambini che non possono permettersi di comprarne e consentono agli operatori del museo di portare il loro teatro in alcune delle zone più svantaggiate di Londra.

 

L’Architettura è per eccellenza l’arte che raggiunge uno stato di grandezza platonica, ordine matematico, speculazione, percezione dell’armonia, mediante rapporti che sollecitano l’emozione. Ecco il fine dell’architettura.

 

Le Corbusier, Vers une Architecture, Parigi, Cres, 1923





NOTE

[1] V. SEBASTIANO, The City Hall, (link in bibliografia).

[2] A. MALAGUTI, Shard, la porta della nuova Londra, in “La Stampa”, 5 luglio 2012 (link in bibliografia).

[3] Tower Bridge, in Archive – the Quarterly Journal for British Industrial and Transport History, n° 3, Lightmoor Press, 1994, p. 47.

[4] Inaugurato nel giugno del 2000 il Millennium Bridge fu chiuso dopo soli tre giorni a causa delle pericolose oscillazioni dovute al peso dei pedoni e alle correnti del fiume sottostante. I lavori di consolidamento durarono 18 mesi e costarono ben 5 milioni di sterline. Cfr. Inaugurato e subito chiuso il Millennium Bridge, in “La Stampa”, 10 giugno 2000 (link in bibliografia).

[5] Dalla sua apertura nel maggio 2000, più di 40 milioni di persone hanno visitato Tate Modern. È una delle tre principali attrazioni turistiche del Regno Unito e genera circa 100 milioni di sterline di vantaggi economici a Londra ogni anno. Cfr. Sito ufficiale del Tate Modern Museum (link in bibliografia).

[6] Grazie a questo ampliamento, lo spazio espositivo del Tate Modern Museum si è ampliato sino a comprendere nuovi spazi didattici e sociali, una terrazza con vista a 360° su Londra, un ristorante, un bar e dei negozi. Ha, inoltre, presupposto un riallestimento dell’intera collezione. Cfr. M. PETTINAU, Da segnare in agenda: il 17 giugno 2016 inaugura la nuova Tate Modern. Museo riallestito e ampliato da Herzog & de Meuron. Ma la preview non sar à per vip e addetti ai lavori…, in “Artribune”, 22 settembre 2015 (link in bibliografia).

[7] V. BELLAZZI, The Globe Theatre (link in bibliografia).

[8] Caryl Jenner (1917 – 1973): nome d’arte di Pamela Penelope Ripman, Cfr. Oxford Dictionary of National Biography, ad vocem Caryl Jenner.

[9] Cfr. Sito web dello Unicorn Theatre, sezione dedicata alla storia del teatro (link in bibliografia).

[10] Cfr. Sito web della Keith Williams Architects, sezione dedicata al Progetto Unicorn Theatre (link in bibliografia).

[11] Ibidem.

[12] K. KELLAWAY, It’s child’s play, in “The Guardian”, 4 dicembre 2005 (link in bibliografia).

[13] Ibidem.

[14] M. NOVAK, Architetture liquide nel ciberspazio, in “Cyberspace. Primi passi nella realtà virtuale”, Padova, Muzzio, 1993, pp. 233-265.

[15] Nato a Caracas nel 1957, studia negli Stati Uniti presso l’Ohio State University di Columbus dove si laurea in architettura e si specializza in CAAD. Nel 1983 intraprende la carriera universitaria che lo porta ad insegnare in prestigiose università americane ed europee come Ohio State University di Columbus OH, UCLA Los Angeles CA, University of Texas, Austin TX, University of Wales UK, Art Center College of Art and Design, Pasadena CA. Cfr. EduEDA.net, ad vocem Marcos Novak (link in bibliografia).

[16] Per un maggior approfondimento sulla tematica del vetro si veda: Grande Atlante del Vetro, Christian Schittich, Gerald Staib, Dieter Balkow, Matthias Schuler, Werner Sobek (a cura di), in “Collana Grandi Atlanti di Achitettura”, vol. VI, Edizione italiana UTET, Torino, 2000. Si veda anche: Serena COLONNA, Atlante del vetro. Collana UTET, in “BTA - Bollettino Telematico dell’Arte”, n. 298, 13 aprile 2002.

[17] B. ZEVI, Guida al codice anticlassico, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 1973, pp. 12-14.

[18] S. COLONNA, La dialettica di classico/anticlassico tra Argan, Zevi e Novak per una definizione critico-estetica di “Architettura Liquida”, in “BTA – Bollettino Telematico dell’Arte”, n. 715, Roma, 16 giugno 2014 (link in bibliografia).

[19] H. PEARMAN, Mythical beast becomes reality: London’s Unicorn Theatre by Keith Willliams, 4 dicembre 2005 (link in bibliografia).

[20] H. PEARMAN, Theatre: A rare creature, in “The Sunday Times”, 4 dicembre 2005 (link in bibliografia).

[21] L’Unicorn è una vera e propria associazione di beneficenza registrata col n. 225751 ed è un’organizzazione dell’Arts Council England National Portfolio.




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Vincenzo Sebastiano, The City Hall, in QUI Londra, <https://www.quilondra.com/attrazioni-londra/city-hall-norman-foster> visitato il 08-02-2017

 

TATE MODERN MUSEUM

Tate Modern Museum, in TATE, <http://www.tate.org.uk/> visitato il 08-05-2017

 

THE GLOBE THEATRE

The Globe Theatre, in MY Londra, <http://www.mylondra.it/il-globe-theater-3/> visitato il 05-05-2017

 

TOWER BRIDGE EXHIBITION

Tower Bridge Exhibition website, Corporation of The City of London, in TOWER Bridge, <http://www.towerbridge.org.uk/> visitato il 18-02-2017

 

UNICORN THEATRE

Unicorn Theatre, in KEITH Williams Architects, <http://www.keithwilliamsarchitects.com/projects/unicorn-theatre/> visitato il 28-05-2017

 

 

DOCUMENTI

 

Tower Bridge, in Archive – the Quarterly Journal for British Industrial and Transport History, n. 3, Lightmoor Press, 1994, p. 47, ISSN 1352-7991.

 

Video Millennium Bridge

https://youtu.be/eAXVa__XWZ8

 



Vedi anche nel BTA: USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA







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