Oltre il “Muro d'oro”, iconostasi per una contemporaneità lacerata,
nell'opera di Kounellis scorgiamo il filo di un dialogo con l'invisibile.
Inserirsi nello spazio, occuparne frammenti con lastre di metallo o sacchi di iuta, con carbone o calchi della statuaria classica, evidenzia la consapevolezza
della rottura della dimensione apollinea. E superati i limiti della bidimensionalità pittorica, che allude alla finestra aperta sul mondo, l'artista può interrogare
la terza dimensione, nonché quella del tempo, disseminando la scena dell'arte di suggestioni dell'incontro tra visibile e invisibile.
I. Prima personale di un artista non cinese al “Today Art Museum”,
il progetto espositivo del 2011 a Pechino si nutre di costanti kounellisiane e di elementi innovativi. Tra le costanti, la teatralizzazione dell'opera che si presenta in grado di
inglobare lo “spettatore”, il cui ruolo viene messo in discussione agendo con procedimenti plurisensoriali: dalla suggestione musicale all'iconografia del quadro come grande
schermo-sfondo; dalla ritualità dei movimenti alla ricomposizione concettuale, in tutto rispettando l'assunzione della galleria - e dello spazio museale - come “cavità drammatica”,
luogo privilegiato di una pensosa lettura della dinamicità dell'esistenza, equivalente in campo artistico della didatticità del teatro epico brechtiano per una serie di esperimenti
e di suggestioni sulla dialettica tra quotidianità e storia.
Drammaticamente evidente è l'esito del lungo soggiorno in Cina di Kounellis per realizzare la mostra del 2011. Sorta di esposizione di una temporalità esplosa,
letteralmente frantumata, la realizzazione mette in scena la tipica dicotomia rigido/fragile in chiave di rottura e riproposizione della storia.
Oltre una serie di vestiti disposti su pannelli di ferro, per formare differenti
scale cromatiche, e un tavolo sul quale sono 4600 bicchierini di vetro, nella mostra i moduli in ferro - non addossati alle pareti ma autoportanti - ospitano riquadri con
ceramiche ridotte in frantumi dalle Guardie rosse maoiste, poi vendute sui mercati cinesi come reliquie, quindi acquistate e “ricomposte” da Kounellis - nella logica dello spazio
espositivo come possibile sutura di una storia in divenire - a indicare un passato che si trasforma tra le azioni e gli sguardi della contemporaneità, in un processo di
assunzione-cognizione-comunicazione.
Rispetto al mondo della luce e delle icone bizantine, Kounellis individua una dialettica area d'ombra nel versante occidentale - e in particolare nell'arte italiana -
quando afferma che «noi facciamo parte di questo mondo degli ombrosi [...] in Italia perché tutto è ombroso: Caravaggio, i caravaggeschi. Ma non è ambiguo, è drammaturgico.
è molto difficile immaginare un quadro come questi che si vedono nei nostri musei, che poi sono la vera identità, perché non è letteraria l'identità italiana, è pittorica.
è un paese [...] molto severo, controriformista di fondo. è severissimo anche nella voglia di non lasciar perdere l'antico, no, di integrarlo nel futuro».
Corrispettivo di quest'asse portante della tradizione museale percepita in Italia, Kounellis individua nel contesto contemporaneo cinese fascino e criticità:
«io, senza una coscienza, non avrei comprato tutte queste cose per utilizzarle [...] vedendo questo paese bellissimo, pieno di tensione, vedo però al dunque un pericolo: quello di
mettere in crisi la tradizione».
Lontana rivisitazione del “teatro povero” di Jerzy Grotowski, la formalizzazione di Kounellis nella mostra di Pechino porta ad apporre una grafia espressiva sulle ceramiche spezzate:
«[...] io ho preso queste cose e ci faccio una scrittura ermetica, sui frammenti che ho comprato. [...] E, come sappiamo, la tradizione ha un peso determinante: allora questa scrittura
è ammirativa, prima di tutto per la Cina, e poi drammatica, per la perdita di queste piccole ceramiche che vivono nel casalingo».
II. Se il pittore è, secondo la definizione di Kounellis, un artista che ha una “visione”, il supporto-medium ha un'importanza relativa, sebbene sia comunque essenzialmente parametrato
sulla scala e sulla storia umana. La logica della disciplina ideogrammatica grotowskiana può avvicinarsi alla formalizzazione delle icone d'arte ortodossa, con una irradiazione
verso il soggetto contemplante: e ogni immagine ha il suo posto nell'anno liturgico. Come possibili icone di una contemporaneità oltre il tempo, i segni di un'apparizione che si
fa materia nella storia - coltelli e strutture, letti e tavoli - sono traslati nella visione di Kounellis: «Non mi interessa un'arte tonale o narrativa. Non voglio rappresentare,
voglio affermare».
Il mondo greco delle origini, il Pireo come epitome di una partenza che contiene la memoria del ritorno, è assorbito e trasformato in messinscena problematica.
Facendo seguito alle esperienze del 2011 a Pechino e a Mosca, la mostra del 2012 al Museo di Arte cicladica di Atene riprende il filo di un'esposizione
site specific con in più un delicato ritorno in terra greca. Si era già osservato che l'intervento di Kounellis sul passato non è citazionistico:
tale opzione si conferma alla base della personale, prima in Grecia dopo anni, nell'ala neoclassica del Museo di Arte cicladica, tesa a sintetizzare una molteplicità di apporti.
La matrice esistenziale delle origini elleniche è vocata, anche attraverso l'esperienza di Pechino, al confronto con la crisi contemporanea greca: il gesto emozionale-memoriale della ricerca di oggetti antichi e tradizionali in una società in espansione come quella cinese si connota in Grecia in chiave di neo-poverismo artistico e socio-economico, ove vetri, sacchi, metalli appaiono tracce di una modernità ottocentesca deragliata, uscita da quei binari che Kounellis e de Chirico - altro “italo-greco” - hanno presentato e citato nelle loro opere. Ma la portata estetica della riflessione kounellisiana si fa universale e chiama a raccolta l'eredità bizantino-orientale e lo stesso contesto neoclassico, come ulteriore momento di raffronto con la dialettica della storia.
Lontano da ogni forma di esteriore nostalgia, intriso del senso umanistico di un Ποιεíν continuamente rivendicato, Kounellis rivela solo a tratti e pudicamente la natura della sua grecità, inserendola in una visione socio-economica in grado di riverberarsi sulla contemporaneità: “Non si è saputo del mio attaccamento al mondo greco perché è evidente che gli amori hanno il loro modo di vivere e di maturare naturalmente, nella segretezza. Per quel che riguarda il mondo culturale antico nel moderno, si sa che in Grecia il mondo finanziario ha imposto il suo codice ferreo e spregiudicato. La mentalità dei commercianti, tra gli altri, vuole ridurre la Grecia ad una specie di porto franco, togliendo all'interno ogni segno di volontà creativa e di critica, per potere alla fine gestire questo emporio di delizie e di gusto internazionalista. [...] Naturalmente questa realtà contraddice le radici della cultura greca”.
Se lo “spazio ottenuto seguendo i contorni dell'icona non imprigiona nulla, ma partecipa alla presenza e vi si santifica”,
il viaggio tra presenza e assenza di Kounellis - nato al Pireo nel 1936 e scomparso a Roma il 16 febbraio 2017 - si illumina come “Muro indistruttibile” della tradizione artistica cristiano-orientale ove l'immobilità esteriore si anima di invisibili movimenti.
NOTE
Bibliografia
CORA' 2014
Bruno Corà, “Mafai / Kounellis: la libertà del pittore”, in http://www.museocarlobilotti.it [accesso 4 Aprile 2016]
EVDOKIMOV 2015
Paul Evdokimov, La Parola disegnata. L'arte divina dell'icona, ediz. ital. Bologna, EDB, 2015
GROTOWSKI 1970
Jerzy Grotowski, Per un teatro povero, ediz. ital. Roma, Bulzoni, 1970
JANULARDO 2015
Jannis Kounellis, Kounellis. L'immagine e l'ideologia, Roma, Ginevra Bentivoglio Editoria, 2015
KOUNELLIS 1993
Jannis Kounellis, Odissea lagunare, Palermo, Sellerio, 1993
KOUNELLIS 2006
Jannis Kounellis, dichiarazione raccolta da Mario Franco in “L'odore delle mie opere”, La Repubblica, 14 aprile 2006
KOUNELLIS 2011
Jannis Kounellis, dichiarazione in Philippe Daverio intervista Jannis Kounellis, Passepartout, Rai3, in https://www.youtube.com/watch?v=322ymhEHNU8 [accesso 8 marzo 2017]
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