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Il MAC di Niterói e il Messner Mountain Museum: un possibile percorso di architettura e museologia liquida  
Ramona Lori
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 24 Settembre 2017, n. 848
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Area Architettura

Durante la seconda metà del 1900 il museo e le gallerie non sono più luoghi anonimi e neutrali in cui contemplare opere realizzate altrove, ma diventano quelli in cui l’artista, dopo un’indagine preventiva, vi costruisce un lavoro assecondando, contestando, comunque modificando l’assetto spaziale precedente 1. In questo modo si forma un dibattito esplosivo tra artisti e architetti che ancora oggi non smette di far discutere. Più l’architettura è spazialmente ardita, più l’artista se ne sente sopraffatto e diminuito.

Queste architetture non sono più involucri vuoti da riempire, non svolgono più un’unica funzione di raccogliere manufatti, ma in alcuni casi possono diventare anche piattaforme panoramiche in cui contemplare lo spazio circostante, tramite studiate aperture spaziali, in un diretto dialogo con il sito in cui sorgono.

In questo discorso s’inseriscono due architetture realizzate a vent’anni di distanza l’una dall’altra, da autori differenti, in contesti culturali e sociali diversi. Si tratta del Museo di Arte Contemporanea di Niterói (MAC) e il Messner Mountain Museum (MMM).

Il MAC viene completato da Oscar Niemeyer nel 1996 e sorge sulla baia di Guanabara, in Brasile, mentre il MMM viene inaugurato nel 2016 sul Plan de Corones, in Italia, su progetto di Zaha Hadid. Questi edifici, considerati come vere e proprie opere d’arte, s’inseriscono nell’ultimo periodo artistico dei due architetti e corrispondono perciò a una messa a punto dei temi percorsi durante la loro esistenza.

La parabola artistica di Oscar Niemeyer abbraccia tutta la storia e le tensioni presenti nell’architettura moderna e si sovrappone a quella contemporanea, preannunciandone temi e linguaggi. La città-manifesto della sua opera è Brasilia, in cui dimostra che i principi su cui è costruita l’architettura moderna sono abbastanza elastici e il suo sistema di valori altrettanto forte da permettere sperimentazioni formali che includono nuovi motivi architettonici 2, come la curva desunta da plastiche armoniose concesse dall’utilizzo del cemento armato. Zaha Hadid nasce a Baghdad nel 1950. Sette anni dopo viene scelto il progetto urbanistico di Lucio Costa per la costruzione di Brasilia 3. Oscar Niemeyer occupandosi della progettazione degli edifici della città riesce a creare una serie di architetture tutte diverse tra loro, accomunate solo dall’originalità delle forme e dall’imponenza delle masse. Zaha Hadid, avendo compiuto diversi viaggi in Brasile, ha modo di ammirare le meravigliose strutture dell’architetto carioca che rompono con la tradizione e si stagliano nel paesaggio con l’intrinseca volontà di affermare la libertà plastica delle masse. Gli edifici dell’architetta irachena hanno lo stesso spirito d’innovazione e d’imponenza di quelli di Niemeyer, ma a differenza di questi ultimi sono ancora più audaci nelle forme. Si tratta di architetture monumentali che comunicano con il sito in cui sono immerse, diventando esse stesse parte del paesaggio.

Se Niemeyer compie un’evoluzione delle proprie forme, all’inizio timide, ma successivamente sempre più spregiudicate, Hadid effettua un percorso pluridirezionale, tuttavia unitario, con geometrie e temi che spesso ritornano all’interno delle proprie architetture, altalenandosi tra di loro.


José Carlos Sussekind, l’ingegnere responsabile dei calcoli strutturali, nonché amico intimo di Niemeyer 4, racconta così l’ideazione del MAC di Niterói:


Fig. 1 - MAC - Museo di Arte Contemporanea di Niterói, foto da Wikimedia Commons [CC BY-SA 2.0 (link)],cortesia  Di Rosino (Flickr)

«Il Mac di Niterói è un monumento, con un’area costruita piccolissima. Il sindaco ha speso due lire e oggi la città è conosciuta in tutto il mondo per via del museo. Ricordo che il sindaco aveva mostrato a Niemeyer tre location, ma vista la prima Oscar gli ha detto “ok, è questa”, su quel lembo di terra di fronte al mare. Dopodiché siamo andati a mangiare in una di quelle trattorie vicino al mercato del pesce e durante l’attesa dell’ordinazione, sul tovagliolo di carta, Oscar ha disegnato il museo» 5.

Il MAC, uno dei più recenti ed entusiasmanti progetti di Oscar Niemeyer inizia a prendere forma nel maggio del 1991 quando sua figlia Anna Maria fa visita a Italo Campofiorito, allora Segretario alla Cultura della città di Niterói, sulla sponda opposta della baia rispetto a Rio de Janeiro, sperando di poter partecipare all’organizzazione di una mostra della collezione di Joćo Sattamini. Il sindaco di Niterói è così entusiasta dell’idea che chiede a Oscar Niemeyer di progettare un museo che potesse dare lustro alla città 6. La struttura di 6.500 metri quadrati a forma di cupola rovesciata è situata su un promontorio roccioso che domina la baia, si compone di tre livelli esterni più uno interrato ed è accessibile tramite una sinuosa rampa di cemento rosso 7, l’elemento da cui scaturisce la forma circolare della struttura. Morbida ed elegante, si divide in due parti dove una va al primo livello verso l’ingresso della hall, mentre l’altra sale al secondo livello dove sono situate le gallerie di esposizione.

La sempiterna polemica sollevata da alcuni critici nei confronti di Niemeyer, accusato di essere più scultore che architetto è qui messa fuori discussione 8. In questo museo, infatti, come in tutte le sue architetture, la forma è pensata anche in funzione dell’abitabilità. Lo spazio è usato completamente, totalmente 9.

Lontano dall’apparire datato, il museo inaugura un diverso percorso, sia personale che generale, affrontando gli esterni problemi di sito natura e della loro relazione con l’espressione artistica 10. Un’architettura il cui tema evidente è il rapporto con le grandi emergenze geologiche del paesaggio, della creazione umana rispetto a quella naturale, che si costruisce prima di tutto come un grande belvedere a trecentosessanta gradi, mentre le opere della collezione sono al chiuso nel piano inferiore, illuminate dalla luce indiretta che piove dal grande nastro circolare.


Fig. 2 - MAC - Museo di Arte Contemporanea di Niterói, foto da Wikimedia Commons [CC BY-SA 2.0 (link)],cortesia  Di Rosino (Flickr)

è un capolavoro tardo che sembra ascoltare i principi di un’architettura senza tempo, molto vicina a quell’ideale greco di edifici concepiti come presidio e commento al paesaggio naturale 11.

In posizione rovescia, con il vertice idealmente appoggiato al suolo e la splendida vetrata che si allarga verso la cupola ellissoidale, il cono assume il ruolo predominante di superficie che configura il MAC. Sfidando la forza di gravità, l’edificio si adagia su un esile cilindro con una soluzione compositiva che riduce al minimo la superficie di appoggio per ottenere un suggestivo effetto di distacco dell’imponente struttura dal profilo del paesaggio naturale, in un calibrato rapporto di forme e dimensioni, mai interpretato in chiave mimetica 12. La falda tronco-conica è sormontata da un’ampia cupola costituita da un semiellissoide schiacciato, con asse di rotazione verticale 13.

Questo museo è utile per comprendere l’importante elemento della relazione tra architettura e natura sempre presente nell’opera di Niemeyer. L’edificio sorge da una sorta di fontana d’acqua, una vasca poco profonda con l’acqua a filo. Un espediente che determina una suggestiva soluzione: l’edificio sembra nascere, in prossimità dell’ingresso, direttamente dalle acque della baia.

All’interno, la grande sala esagonale per le esposizioni è avvolta da una passeggiata che segue l’andamento esterno, circolare, dell’edificio. Questo camminamento, che non intralcia le esposizioni accolte nella sala centrale, è illuminato mediante una lunga finestra a nastro, che taglia per intero, in orizzontale, il museo. In questo modo la baia entra all’interno dell’edificio, facendo i conti con questo corpo estraneo capace di diventare rapidamente un segno imprescindibile dello spazio in cui si trova.

Niemeyer, in sostanza, intuisce l’essenza della geografia e, attraverso le sue opere, rielaborando il carattere tipico di alcune architetture locali, ne trasfigura il potenziale. La peculiarità del suo lavoro risiede in questa capacità di pensare l’architettura non tanto nei limiti degli elementi costitutivi, quali muro, facciata, pilastro, copertura, quanto nella capacità di ampliare i limiti dell’oggetto, fino a farlo fondere con il paesaggio 14.


Questa fusione con il paesaggio circostante è attestabile ancor di più nell’opera costruita da Zaha Hadid circa vent’anni dopo il MAC di Niterói, il Messner Mountain Museum Corones (MMM).

Questo museo, diversamente dal MAC, non si adagia sopra una superficie naturale, bensì s’incorpora direttamente all’interno della vetta del Monte Plan de Corones 15, a 2.275 metri sul livello del mare al centro della più popolare località sciistica dell’Alto Adige, all’interno di uno spazio naturale vastissimo, circondato dalle cime della Zillertal, dell’Ortles e delle Dolomiti.


Fig. 3 - MMM - Messner Mountain Museum, cortesia Riccardo Chesti

Il MMM Corones, museo che esplora la tradizione, la storia e la disciplina dell’alpinismo, è l’ultimo di sei edifici pensati per il progetto del Messner Mountain Museum. Ispiratore di tale idea è Reinhold Messner 16, l’alpinista italiano, che è stato il primo al mondo a scalare tutte le quattordici cime di oltre 8.000 m al mondo.

La montagna per Messner è un punto di riferimento e ha trovato in essa la matrice di ideazione e di realizzazione di questo straordinario sistema museale, propriamente un unicum al mondo nella sua concezione.

Diversamente da come accade per lo più nei musei di montagna, qui Messner ha fatto della montagna la nicchia ambientale di un racconto dell’uomo che scopre e vive l’alpinismo. Nel suo progetto museale la montagna è stata considerata non soltanto come un tema, ma anche, prima ancora, come la natura ospitante, la cornice d’accoglienza di tali luoghi d’incontro dell’uomo con le testimonianze di alcune delle sue più singolari ed imprevedibili avventure di montagna. Essa costituisce il grembo vivente di tali centri museali e vive tutt’intorno a essi, ne è l’anima più pregnante e qui non si trova ridotta in pezzi da esposizione raccolti in padiglioni-museo, come quelli di impianto meramente collezionistico e conservativo. Qui, per contro, l’ambiente della montagna regna e domina, facendo manifestatamente avvertire la sua impronta vivificante in chiunque se ne faccia visitatore. Non si tratta dunque della montagna messa dall’uomo in vetrine di museo, ma, al contrario, della montagna che ospita nei suoi luoghi una nuova forma di museo quale teatro-racconto17 per mettere in esposizione l’uomo che fa esperienza della montagna stessa.

Reinold Messner, con la realizzazione della catena museale del MMM, ha aperto una nuova frontiera, anzi una molteplicità di nuove frontiere, nella prospettiva del far cultura sul tema dell’incontro tra uomo e montagna.

Innanzitutto ha radicato tra le montagne una costellazione di luoghi di cultura. Là dove si arroccavano castelli, quali sedi di esercizio di potere territoriale, poi caduti in rovina ed abbandonati, ora sono attivati focolai vivi di cultura. Infatti il Messner Mountain Museum Corones è uno dei pochi edifici museali fondati ex novo, gli altri nascono da architetture preesistenti.

La vista mozzafiato sulle Alpi, godibile in modo particolare dal MMM Corones, è parte integrante dell’esperienza museale. 


Fig. 4 - MMM - Messner Mountain Museum, cortesia Riccardo Chesti

Lo sguardo, infatti, spazia in tutte e quattro le direzioni cardinali, anche oltre i confini provinciali, dalle Dolomiti di Lienz a est fino all’Ortles a ovest, dalla Marmolada a sud fino alle Alpi della Zillertal a nord.

La scelta del Plan de Corones ha una sua motivazione. Si tratta di una località il cui comprensorio sciistico è il più frequentato della provincia, ma nei mesi estivi è sempre stata di scarso richiamo per i turisti. Con lo scopo di rilanciare l’altopiano anche nella stagione estiva e di utilizzare gli impianti di risalita in maniera sostenibile è nata l’idea di una piattaforma panoramica. Reinhold Messner ha pensato così a una qualificazione culturale, suggerendo la creazione di un luogo di pace, di decelerazione, di meditazione, di uno spazio esperienziale opposto all’odierno fanatismo per lo sport. La famosa montagna dello sci e dell’escursionismo è diventata così anche la montagna del museo.



Reinhold Messner spiega: «Corones è la parola ladina che significa ‘corona’, come Krone in tedesco. E il monte Kronplatz […] ospita ora il coronamento del mio progetto di museo della montagna» 18.

Il museo ha una superficie di 1.000 metri quadrati ed è organizzato su diversi livelli per ridurne l’impatto sull’ambiente naturale. La natura e l’ambiente circostante giocano un ruolo decisivo, le forme architettoniche sembrano fondersi con la realtà esterna. Concepito soprattutto come un punto di osservazione privilegiato, è costituito da una struttura a sbalzo con ampie vetrate che emergono dal paesaggio roccioso, orientate visivamente verso le montagne scelte da Messner. Osservando dall’esterno la struttura si possono notare questi quattro grandi occhi che, emergendo dal terreno e orientati sullo spazio circostante, sembrano nascere dall’interno della terra come una creatura ctonia per invitare lo spettatore ad avvolgere con lo sguardo il paesaggio limitrofo. Queste quattro grandi aperture, di cui una terrazza a strapiombo con il suo sbalzo di sei metri, consentono un’illuminazione naturale agli spazi interni dell’edificio. L’idea del progetto di Zaha Hadid è che i visitatori possano scendere all’interno della montagna per esplorare le sue caverne e grotte, attraverso una serie di rampe che attraversano il museo per collegare gli spazi, prima di emergere attraverso la parete sul lato opposto, sulla terrazza a strapiombo sulla valle con un’affascinante vista panoramica.

I pannelli esterni in cemento rinforzato da fibre di vetro sono colorati per adattarsi al paesaggio montano, mentre i pannelli di rivestimento degli interni sono di color antracite 19 come lo strato al di sotto della superficie rocciosa. I pannelli più complessi sono stati realizzati spruzzando fibrocemento in stampi di schiuma conformati con fresa CNC, seguendo i modelli 3D dell’architetto 20. La struttura di cemento gettata in opera presenta pareti spesse quaranta o cinquanta centimetri e una copertura interrata di settanta centimetri di spessore per sostenere il peso della terra riportata e della roccia che incorpora il museo nella montagna. La scelta del cemento come materiale per i rivestimenti esterni ed interni è dovuta al fatto che nessun altro materiale si presta altrettanto bene a essere gettato in tutti i volumi possibili. Inoltre è il materiale che si adatta meglio al tema della roccia e permette all’edificio di inserirsi con grande naturalezza nell’ambiente circostante.


Questo museo ha suscitato molte polemiche. Ci sono forti motivazioni che sostengono l’inopportunità di realizzare architetture in un ambiente che è giustamente percepito come inviolabile e che l’estesa sensibilità ambientale vorrebbe proteggere, ma è anche vero che la storia dell’antropizzazione è satura di esempi in cui architettura ha sfidato la natura e ha fatto di essa la propria nicchia ambientale, come lo stesso MAC di Niterói di Oscar Niemeyer.

Non di rado il contatto fra architettura e ambiente ha dato vita a forme di simbiosi tra costruito e natura con risultati spettacolari. Altre volte invece l’intervento umano ha avuto esiti disastrosi portando all’incuria e alla cattiva gestione del territorio. Non è il caso però delle architetture di Hadid e Niemeyer che, inserite nel contesto naturale, non aggrediscono l’ambiente circostante. Pur appartenendo a due correnti artistiche differenti, è possibile rintracciare alcuni punti di incontro tra questi due architetti. La stessa Hadid afferma di essere interessata al lavoro di Niemeyer e relaziona in maniera diretta la propria ricerca a quella dell’architetto carioca:


«Penso che Niemeyer sia un grande architetto e devo dire che, dopo essere stata alcune volte in Brasile, credo che il suo lavoro sia davvero spettacolare. Dopo l’incontro con Lucio Costa ci si rende conto che la figura seminale in Brasile sia stata Costa, ma il lavoro di Oscar Niemeyer è incredibilmente interessante in termini formali, e credo che l’idea di un progetto “senza cuciture” venga proprio da lui, come ad esempio nelle sue rampe, che si elevano manipolando il suolo. è molto peculiare. La sfortuna è che tutto questo è stato creato tra gli anni ’50 e ’60, e non è stato fatto molto di più negli ultimi venti o trent’anni» 21.


Hadid nel MMM Corones pone al centro dell’attenzione il tema dell’apertura spaziale, in un’idea che si fonda sulla continuità tra edificio e ambiente esterno, in uno scambio che lei definisce “senza cuciture” 22.

Sia il MMM Corones che il MAC sono realizzati in cemento armato. Questo materiale consente la totale libertà di espressione, cosicché Niemeyer possa ricreare le sue ricercate curve e Hadid possa elaborare le sue geometrie astratte. Nessun altro materiale, infatti, si presta così tanto bene ad essere adattato in tutte le forme inimmaginabili. Conformandosi perfettamente al tema della roccia, inoltre, è perfetto per entrambi i contesti in cui sorgono le due architetture.

Come il MMM Corones, anche il MAC di Niterói è in perfetta simbiosi con il luogo in cui sorge. Entrambi gli edifici accolgono al loro interno lo spettatore prima di farlo emergere e proiettarlo nuovamente verso l’infinito spazio circostante tramite le ampie vetrate che consentono una vista magnifica sulla baia di Guanabara, per il MAC di Niterói, e sulle Alpi, per il MMM Corones. In entrambi i casi le architetture si fondono nella natura, sono esse stesse parte integrante del paesaggio; il MAC di Niterói sboccia come un fiore dalla roccia, il MMM Corones fuoriesce dal terreno come una radice.

Se il MMM è stato fondato sul Plan de Corones, per volontà di Reinhold Messner, per nobilitare una località che durante i periodi estivi non godeva della giusta attenzione, anche il MAC di Niterói, come la maggior parte delle opere di Oscar Niemeyer, ha intenzione di riqualificare il territorio brasiliano.


Zaha Hadid è venuta a mancare improvvisamente nel marzo del 2016. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile all’interno del panorama artistico contemporaneo. Tuttavia i suoi progetti continuano a essere realizzati, permettendoci di godere ancora del suo mirabile talento, come quello per la Port House ad Anversa, completato nel settembre del 2016. Circondata dall’acqua, la facciata della struttura è una superficie vetrata che riflette le onde e i colori del cielo.

Ancora una volta è quindi possibile affermare che le sue architetture non sono fatte per invadere lo spazio circostante, bensì per adattarvisi in maniera esemplare. Come per il Messner Mountain Museum, anche per la Port House Hadid ha ragionato a fondo sul sito in cui sarebbe sorta l’architettura, usufruendo di tutti gli elementi circostanti, naturali o urbani, per impreziosire l’edificio stesso. Se, infatti, per la Port House ha implicato l’utilizzo di superfici specchianti per riflettere i colori azzurri dell’acqua sottostante e del cielo, per il MMM si è avvalsa dell’uso del cemento armato per creare forme analoghe alla roccia e al ghiaccio. Creando quindi, in entrambi i casi, un rapporto di continuità tra edificio e spazio limitrofo.

Questa idea è evidente anche in molte opere di Oscar Niemeyer. Il rapporto con lo spazio è fondamentale ed è presente sin dalle opere più giovanili, come nell’Auditorium nel Parco Ibirapuera 23 in cui il celebre ingresso in metallo rosso, soprannominato a labareda 24, si insinua nello spazio esterno come una lingua di fuoco. Tale tema viene poi sviluppato più arditamente nelle opere successive, fino ad arrivare al MAC di Niterói la cui struttura nasce dal promontorio roccioso che domina la baia di Guanabara.

Questo rapporto con l’ambiente naturale, molto importante per entrambi gli architetti ed evidente soprattutto nelle due architetture prese in esame, crea un legame concreto tra due correnti artistiche diverse tra loro. è possibile che Hadid si sia in parte ispirata alle opere di Oscar Niemeyer, avendo avuto modo di ammirarle nei suoi viaggi in Brasile. Probabilmente, come lei stessa afferma, anche l’idea di un progetto che definisce “senza cuciture” viene proprio da Niemeyer. Si riferisce a un rapporto “senza cuciture”, appunto, tra architettura e ambiente esterno, in cui quest’ultimo si mescola con l’edificio fino a diventare un tutt’uno.

Prendendo in esame queste due opere allora è possibile affermare che un rapporto di continuità tra i due architetti, basato sull’attenzione conferita ad alcune tematiche, esiste. L’innovazione, la libertà delle forme, la volontà di oltrepassare l’idea di un’architettura che per definizione è statica alla ricerca di un’architettura dinamica è presente sia in Niemeyer che in Hadid.

La natura è l’elemento cardine nel MAC di Niterói e nel MMM Corones. Entrambi gli edifici sorgono su due luoghi dislocati dal contesto urbano. Il MAC è situato su una costa ed è quindi in parte isolato dagli edifici abitativi, mentre il MMM Corones si estranea totalmente dal contesto urbano, sorgendo in cima a una montagna.

Si tratta di luoghi antropizzati, che vengono di conseguenza alterati, ma soprattutto nobilitati. Questa attenzione nei confronti di un contesto urbano e sociale testimonia quanto Niemeyer e Hadid facciano della propria architettura un mezzo per riqualificare territori e per ripopolare luoghi in disuso o che comunque in precedenza non avevano il prestigio meritato o lo avevano solo in parte.

Oscar Niemeyer è stato uno degli ultimi grandi architetti dell’International Style, mentre Zaha Hadid è stata una delle prime artiste appartenenti alla corrente del Decostruttivismo. Insieme possono essere considerati come un ponte di collegamento tra queste due esperienze che fanno dell’architettura l’elemento base per comunicare con lo spazio circostante, rinnovando la forma plastica e strutturale tramite l’utilizzo dei nuovi materiali. Niemeyer ha chiuso la lunga parabola del movimento moderno dando vita a nuove forme, mentre Hadid ha aperto quella del Decostruttivismo ereditando l’insegnamento di Niemeyer e traducendolo in un linguaggio nuovo e più audace.


NOTE

1 ZEVI 2006, p. 406

2 LANINI 2014, p. 140

3 Il 15 marzo del 1957 viene scelto il progetto di Lucio Costa per la fondazione della nuova capitale, immaginata dall’architetto costruita sull’incrocio di due assi, nella tradizione dello schema ippodameo. Su questi assi sono posizionati gli edifici più importanti della città, realizzati da Oscar Niemeyer, il quale si preoccupa di idearli in modo che costituiscano qualcosa di nuovo e diverso, senza ricalcare i moduli tradizionali nei quali l’architettura moderna va stagnandosi, qualcosa che possa caratterizzare la nuova capitale. L’architetto riesce perfettamente nel suo intento e l’esempio massimo del suo lavoro è la maestosa Cattedrale della città, inaugurata nel 1970.

4 NIEMEYER 2012, p. 53

5 NIEMEYER 2012, p. 55

6 JODIDIO 2012, p. 91

7 LANINI 2014, p. 138

8 Niemeyer è stato uno dei primi architetti a realizzare strutture innovative e completamente diverse da ogni tipo di edificio preesistente. La volontà di affermare qualcosa di completamente nuovo, di realizzare architetture d’avanguardia, è sempre presente all’interno della sua carriera, anche nella costruzione della propria abitazione a Rio de Janeiro che fu criticata da Walter Gropius per non essere moltiplicabile, ignorando completamente il progetto intrinseco di Niemeyer, il quale afferma che se si realizzano opere in serie, ripetitive, non si è architetti, ma operai. Questo perché egli ritiene che l’architettura sia invenzione e, in quanto invenzione, arte.

9 NIEMEYER 2012, p. 52

10 JODIDIO 2012, p. 91

11 LANINI 2014, p. 139

12 PAGLIANO 2011, p. 41

13 PAGLIANO 2011, p. 45

14 AMATO 2009, pp. 57-58

15 Plan de Corones, in tedesco Kronplatz è una montagna delle Alpi che si trova sul versante sud della Val Pusteria.

16 Nato il 17 settembre 1944 a Bressanone, Reinhold Messner è un celebre alpinista, esploratore e scrittore. Ha iniziato giovanissimo la sua attività di scalatore, divenendo noto negli anni Sessanta per una serie di rischiose ascensioni solitarie. Da almeno trent’anni è uno dei grandi protagonisti dell’alpinismo mondiale, tra le tremilacinquecento scalate da lui effettuate, circa cento sono prime assolute, aprendo itinerari nuovi, d’inverno e in solitaria e limitando al minimo indispensabile l’uso di mezzi artificiali.

17 MESSNER 2013, pp. 15-16

18 JODIDIO 2016, p. 89

19 L’antracite è un carbone fossile paleozoico di colore nero e dalla forma compatta, costituito dal 93-95% di carbonio.

20 JODIDIO 2016, p. 89

21 COPPOLA 2015, p. 95

22 Ibidem

23 Nel 1951 Oscar Niemeyer fu incaricato di creare il Parco Ibirapuera in occasione dei quattrocento anni della città di San Paolo. Il Parco comprende diversi edifici, tra cui il Palazzo delle Arti, il Palazzo delle Nazioni, il Palazzo dell’Agricoltura, il Palazzo dell’Industria e l’Auditorium, realizzato solo nel 2004, la cui struttura, contrariamente a quasi ogni altro teatro al mondo, ha la forma di un cuneo triangolare bianco.

24 JODIDIO 2012, p. 39


BIBLIOGRAFIA

AMATO 2009

Pierandrea AMATO, Oscar Niemeyer: architettura e filosofia, Roma, Aracne, 2009


COPPOLA 2015

Mario COPPOLA, Architettura PostDecostruttivista I: la linea della complessità, Roma, Deleyva, 2015


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Philip JODIDIO, Oscar Niemeyer: l’alba passata e futura, Colonia, Taschen, 2012


JODIDIO 2016

ID., Zaha Hadid, Colonia, Taschen, 2016


LANINI 2014

Luca LANINI, L’architettura moderna: Le Corbusier, Mies van der Rohe, Terragni, Niemeyer, Roma, Ediesse, 2014


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Reinhold MESSNER, Messner tracks: i musei dell’avventura, Milano, Skira, 2013


NIEMEYER 2012

Oscar NIEMEYER, Il mondo è ingiusto, Milano, Mondadori, 2012


PAGLIANO 2011

Alessandra PAGLIANO, Oscar Niemeyer: la geometria della forma, Milano, Angeli, 2011


ZEVI 2006

Adachiara ZEVI, Peripezie del dopoguerra nell’arte italiana, Milano, Einaudi, 2006



Vedi anche nel BTA: USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA


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