INTRODUZIONE
Il presente elaborato
analizza il concetto di sostenibilità che rappresenta
una delle più grandi sfide degli inizi del XXI secolo
in ambito economico, sociale, ambientale e culturale
estesa a livello sia locale che globale. Tra gli
ambiti che costituiscono la sostenibilità si è deciso
di approfondire la dimensione ambientale e culturale
in relazione al ruolo dei musei contemporanei nel
creare e diffondere una nuova cultura sostenibile
attraverso i molteplici strumenti di sensibilizzazione
che interessano il mondo dell'arte e
dell'architettura. Fin dall'inizio del XXI secolo
l'umanità si è confrontata con diverse sfide complesse
e con il senso di incertezza nei confronti del futuro
dovuto soprattutto all'insostenibilità degli attuali
modelli di sviluppo e degli stili di vita diffusi a
livello globale.
Partendo da queste
premesse sono stati ricostruiti cronologicamente i
principali documenti e le conferenze sulle origini e
sull'evoluzione storica del concetto di sostenibilità
che negli anni ha assunto nuovi significati e
definizioni diverse in relazione alle molteplici fasi
del dibattito internazionale sui temi della
salvaguardia dell'ambiente e del benessere delle
generazioni presenti e future. A tal proposito,
vengono presentati i principali strumenti
contemporanei di sensibilizzazione sull'importante
tema della sostenibilità finalizzati ad individuare
soluzioni condivise, a costruire un impegno civico e a
trasformare il modo di pensare e di agire dell'intera
umanità.
Tra gli argomenti
trattati nella presente tesi, nel primo capitolo si
evidenzia il ruolo sempre più incisivo della
dimensione della cultura nelle dinamiche
contemporanee, rappresentando un ponte verso lo
sviluppo sociale, economico e ambientale sostenibile.
Le dimensioni della sostenibilità sono collegate con
l'attuazione degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle
Nazioni Unite e dell'Accordo di Parigi. Si analizza il
sentimento di retrotopia che anima le società
contemporanee in contrapposizione all'attuale concetto
di utopia sostenibile.
Nel secondo capitolo si
esamina la formalizzazione dei principi che sono alla
base di una progettazione architettonica sostenibile
nell'edilizia contemporanea. Viene approfondita la
componente ambientale ed ecologica della sostenibilità
in relazione agli specifici standard e ai sistemi di
adeguamento energetico-ambientale dell'edificio museo.
Si analizzano i principali protocolli volontari per la
certificazione di sostenibilità presentando i musei
che sono stati riconosciuti come “campioni di
sostenibilità” del XXI secolo per le loro architetture
green.
Nel terzo capitolo viene
affrontato l'attuale dibattito relativo ad una nuova
definizione di museo. L'attenzione viene posta sulla
richiesta urgente di integrare gli obiettivi dell'Agenda
2030 con il settore museale e di coinvolgere il
proprio staff, le comunità di riferimento, le scuole e
i visitatori nei loro programmi educativi sui temi
della sostenibilità ambientale. Vengono presentati gli
specifici standard di sostenibilità per garantire una
gestione sostenibile degli allestimenti e delle
collezioni custodite nei musei. Infine, si fa
riferimento alla necessità di promuovere un turismo
sostenibile per minimizzare gli impatti negativi
sull'ambiente.
Nel quarto capitolo si
pone l'attenzione sui linguaggi contemporanei
dell'arte e sulla loro capacità di veicolare messaggi
importanti sulle tematiche attuali del cambiamento
climatico, contribuendo alla diffusione di una nuova
cultura sostenibile. Vengono presentate le recenti
mostre, installazioni e opere di street art
che affrontano i temi della sostenibilità. Si riflette
sull'utilizzo di un'innovativa pittura sostenibile Airlite
che, da alcuni anni, sta rivoluzionando il mondo
della street art ponendosi come obiettivo la riduzione
dei livelli di inquinamento atmosferico.
Nel quinto e ultimo
capitolo si riflette sull'importante ruolo della
scuola del XXI secolo nella promozione di una nuova
cultura sostenibile attraverso l'inserimento
dell'educazione allo sviluppo sostenibile nei
curricoli di ogni ordine e grado di istruzione e
formazione per promuovere un'etica di cittadinanza
globale e di responsabilità condivisa. Al fine di
garantire alle future generazioni una conoscenza
approfondita di tali aspetti, anche le scuole, come i
musei, devono adeguare le proprie architetture agli
standard di sostenibilità richiesti nell'edilizia
contemporanea. Vengono infine presentate le principali
architetture scolastiche sostenibili che sono state
riconosciute come esempi di sostenibilità del XXI
secolo, con un focus particolare sulla Scuola
Modello del futuro progettata dall'“archistar” Renzo
Piano.
PARTE 1
LO SVILUPPO SOSTENIBILE TRA PASSATO,
PRESENTE E FUTURO
I. LA
SOSTENIBILITÀ: ORIGINI ED EVOLUZIONE
«Culture is who we are and what
shapes our identity.
[…] culture contributes to development,
and differences in understandings of culture.
No development can be sustainable
without
including culture» .
1.1 Una nuova era geologica:
l'Antropocene
Gli
scienziati
ritengono che l'uomo sia il protagonista
dell'attuale fase storica della Terra, una nuova
forza in grado di dominare le sorti del nostro
pianeta . Il comportamento
degli esseri umani sta modificando il clima in modo
radicale e ciò rappresenta un chiaro grido di
allarme. Le problematiche che la società
contemporanea si trova a fronteggiare non possono
più essere ignorate, ma richiedono risposte
immediate e soluzioni efficaci per evitare il
raggiungimento di condizioni irreversibili.
Queste
e
altre tematiche sono state affrontate nella riunione
dell'International
Geosphere
Biosphere Programme
(IGBP) tenutasi in Messico
nel 2000, durante la quale il Premio Nobel per la
chimica atmosferica Paul Crutzen ha definito l'era
geologica attuale Antropocene, un'epoca in cui
l'ambiente terrestre e l'insieme delle sue
caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche sono
condizionate a livello sia locale che globale dagli
effetti dell'azione umana.
Per
Antropocene
si intende una nuova era successiva o compresa
nell'Olocene, l'epoca attuale, iniziata circa 10.000
anni fa con la fine dell'ultimo periodo glaciale .
Già
nel
1873 il geologo italiano Antonio Stoppani aveva
definito l'epoca segnata dall'influenza antropica
sulla Terra come l'era antropozoica caratterizzata
da «una nuova forza tellurica che, per la sua
potenza e universalità, non sviene in faccia alle
maggiori forze del globo» . Dal 1980 l'ecologo
Eugene Stoermer iniziò ad utilizzare il termine
Antropocene in modo informale durante le lezioni con
i suoi studenti. Al 2000 risale l'articolo di Stoermer e Crutzen
nel quale vengono presentate le medesime conclusioni
a cui entrambi erano giunti: adottare la definizione
di Antropocene per il nuovo tempo geologico. Questo
termine è stato poi divulgato da Crutzen a partire
dal 2002 con la pubblicazione dell'articolo Geology of mankind nel quale si ritiene
che le cause del cambiamento climatico globale siano
dovute alle emissioni in atmosfera di anidride
carbonica prodotte dall'uomo negli ultimi tre
secoli. Alcuni anni dopo Crutzen nel suo libro Benvenuti
nell'Antropocene!: l'uomo ha cambiato il clima, la
Terra entra in una nuova era,
pubblicato nel 2005, sostiene che l'origine
dell'Antropocene risalga allo sviluppo industriale
della fine del XIX secolo, momento in cui l'uomo ha
iniziato a condizionare gli equilibri complessivi
del pianeta. Parlando dell'Antropocene Crutzen
afferma:
«A differenza del Pleistocene,
dell'Olocene e di tutte le epoche precedenti,
essa è caratterizzata anzitutto dall'impatto
dell'uomo sull'ambiente. La forza nuova […]
siamo noi, capaci di spostare più materia di
quanto facciano i vulcani e il vento messi
insieme, di far degradare interi continenti,
di alterare il ciclo dell'acqua, dell'azoto,
del carbonio e di produrre l'impennata più
brusca e marcata della quantità di gas serra
in atmosfera negli ultimi 15 milioni di anni.
[…] Non possiamo tornare indietro. Possiamo
però studiare il processo di trasformazione in
atto, imparare a controllarlo e tentare di
gestirlo»
.
Il
termine
Antropocene, usato in modo informale, è stato
condiviso dal mondo accademico, ma non sono mancate
le critiche. In data 21 maggio 2019 la Subcommission on
Quaternary Stratigraphy
(SQS) ha incaricato l'Anthropocene
Working
Group (AWG)
di completare le votazioni degli esperti, iniziate
in occasione del 35° Congresso Internazionale di
Geologia tenutosi dal 27 agosto al 4 settembre 2016
a Città del Capo in Sud Africa, relative
all'approvazione del termine che definisce la nuova
era geologica della Terra. Dei trentaquattro esperti
invitati a pronunciarsi sull'argomento, ventinove
sono stati i voti a favore e quattro i contrari . Il risultato finale
della votazione ha superato il quorum (60%)
richiesto affinché tale proposta potesse essere
ufficialmente accettata dal gruppo di lavoro
sull'Antropocene. Si conferma così quanto dichiarato
anni prima dagli studiosi Crutzen e Stoermer,
ritenendo che l'impronta dell'attività umana sul
nostro pianeta sia talmente importante da spingere
ad affermare che l'uomo attualmente vive in una
nuova era geologica. Per giungere alla definitiva
ufficializzazione del termine Antropocene da parte
dell'Unione Internazionale delle Scienze Geologiche
è richiesta la dimostrazione scientifica della
presenza di tracce antropiche che siano chiaramente
riconoscibili, così da permettere l'individuazione
del livello del suolo che corrisponda all'inizio del
periodo in esame. Si è proceduto nel selezionare
specifiche aree della superficie del nostro pianeta
che saranno analizzate dagli esperti, le cui
valutazioni definitive verranno rese note a partire
dal 2021. Le ere geologiche vengono infatti
identificate e definite studiando i diversi strati
superficiali della crosta terrestre che
rappresentano la base di partenza per la ricerca
geologica .
Il libro di Crutzen dal
titolo Benvenuti nell'Antropocene!: l'uomo ha
cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era
invita tutti gli uomini, affinché siano i benvenuti in
questa nuova epoca della Terra, ad adottare
comportamenti responsabili nei confronti
dell'ambiente. Pertanto, per consentire di porre dei
limiti all'impatto dell'uomo sull'ambiente risulta
necessario attuare un programma che incoraggi a
mettere in atto dei cambiamenti nel comportamento,
nelle istituzioni e nella cultura. Ciò, al fine di
garantire all'umanità un futuro sostenibile ed equo,
con la consapevolezza che le sfide future saranno
sempre più impegnative richiedendo il coinvolgimento
dell'intera umanità e che la possibilità di rimediare
ai danni prodotti dall'uomo al nostro pianeta potrebbe
non essere garantita.
1.2 Evoluzione storica del concetto di
sviluppo sostenibile
Saremo in grado di
lasciare alle future generazioni un mondo migliore o
almeno non peggiore di quello che abbiamo trovato noi?
Questa è la domanda che oggi l'umanità si pone
auspicando di raggiungere, quanto prima, delle
soluzioni valide per far fronte alle problematiche
della contemporaneità. Negli ultimi trent'anni si è
registrato un forte interesse da parte dell'umanità
nei confronti dell'ambiente unito anche ad una
richiesta sempre maggiore di azioni concrete da
mettere in atto per custodire il pianeta. L'unica
soluzione individuata dagli scienziati consiste nel
rispettare rigorosamente l'ambiente che ci circonda
per giungere così a comprendere l'immenso valore che
si cela nel concetto di sviluppo sostenibile, il quale
rappresenta una delle più grandi sfide degli inizi del
III millennio in campo sociale, economico e ambientale
esteso a livello sia locale che globale.
Sostenibile
è
un termine antico che deriva dal latino sustinere formato da sus, sotto, e da tenere, capace di continuare
ad esistere nel medesimo stato, senza interruzione o
diminuzione. Si ritiene che «il concetto di sviluppo
sostenibile è strettamente legato a quello di
sostenibilità, cioè alla capacità di qualsiasi
sistema di mantenersi nel tempo» . Negli anni il
concetto di sviluppo sostenibile ha assunto nuovi
significati e definizioni diverse in relazione alle
molteplici fasi del dibattito internazionale sulla
società umana e sul suo futuro. Alcuni studiosi
sostengono che all'origine del percorso che ha
condotto alla nascita di tale concetto siano stati
realizzati importanti documenti come la Magna Charta (15 giugno 1215) o la
Dichiarazione
dei
diritti dell'uomo e del cittadino (26 agosto 1789) . Le ricerche condotte
su questo argomento hanno rilevato che il termine
sviluppo sostenibile sia apparso per la prima volta
in Europa con il trattato di Hans Carl von Carlowitz
dal titolo Sylvicultura
Oeconomica:
istruzioni per la coltivazione naturale degli
alberi selvatici
pubblicato nel 1713. Il testo invitava tutti gli
uomini ad un uso parsimonioso e rispettoso delle
materie prime fornite dalla natura, ma l'idea di
sviluppo sostenibile rimase a quel tempo
circoscritta nell'ambito della silvicoltura e non
interessò altre attività umane .
A
partire dal 1970 il Club di Roma , costituito da
personalità del mondo scientifico, economico ed
industriale, ha analizzato le prospettive di
sviluppo della società occidentale. Il System Dynamics
Group del Massachusetts
Institute of Technology
(MIT) di Boston, su invito del Club di Roma e
coordinato da Dennis Meadows, ha svolto una ricerca
le cui conclusioni sono state rese note nel rapporto
The
Limits to Growth pubblicato
nel
marzo del
1972,
nel quale si evidenzia il problema della scarsità ed
esauribilità delle risorse energetiche e materiali.
Sono state inoltre analizzate le interazioni dei
cinque fattori dai quali dipende il futuro
dell'umanità: l'aumento della popolazione, la
disponibilità del cibo, le riserve e i consumi delle
materie prime, lo sviluppo industriale e
l'inquinamento, in un periodo relativo ai successivi
centotrenta anni.
La
ricerca
è stata di fondamentale importanza poiché sono stati
analizzati i limiti fisici del pianeta in relazione
al numero complessivo di abitanti sulla Terra,
valutando anche le possibili conseguenze legate
all'aumento della popolazione mondiale . Lo studio si è posto
l'obiettivo di sensibilizzare le persone sul
concetto di limitatezza delle risorse, invitando
l'umanità a: «scegliere di imboccare nuove strade
che le consentano di padroneggiare il futuro, o di
accettare le conseguenze inevitabilmente più crudeli
di uno sviluppo incontrollato» . Il rapporto del MIT
scatenò un dibattito a livello internazionale e, per
tale motivo, il 1972 fu un anno decisivo per la
crescente consapevolezza delle problematiche
ambientali. A partire da questo anno i governi di
tutto il mondo hanno deciso di organizzare dei Summit per confrontarsi
sulle responsabilità dell'uomo nei confronti
dell'ambiente, giungendo così alla formulazione del
concetto di sviluppo sostenibile.
Nella
prima
Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano
tenutasi a Stoccolma nel giugno del 1972, a cui
parteciparono i rappresentanti dei governi di circa
cento paesi e quattrocento organizzazioni
governative e non governative, sono stati affrontati
i temi delle risorse ambientali e della loro
conservazione, dell'impatto dell'uomo sull'ambiente
naturale e dell'inquinamento, giungendo ad un
accordo tra le necessità della salvaguardia
dell'ambiente e dello sviluppo economico e sociale . In tale occasione fu
adottata la Dichiarazione
di
Stoccolma (1972)
caratterizzata da ventisei principi sui diritti e le
responsabilità dell'uomo nei confronti dell'ambiente
e, al punto tredici del documento, viene riassunto
il compito che spetta ad ogni Stato su questo
delicato tema:
«Per una più razionale
amministrazione delle risorse e migliorare
così l'ambiente, gli Stati dovranno adottare
nel pianificare lo sviluppo misure integrate e
coordinate, tali da assicurare che detto
sviluppo sia compatibile con la necessità di
proteggere e migliorare l'ambiente umano a
beneficio delle loro popolazioni» .
Partendo
dalle
conclusioni a cui era giunto il MIT relative
all'impatto negativo delle attività umane
sull'ambiente naturale, il termine sviluppo
sostenibile è stato portato all'attenzione di tutti
nel dibattito internazionale giungendo alla sua
definizione ufficiale introdotta nel 1987 con la
pubblicazione del documento
Our Common Future,
noto come Rapporto Brundtland , nel quale si
definisce:
«Uno sviluppo che soddisfa i bisogni
del presente senza compromettere la
possibilità delle generazioni future di
soddisfare i propri bisogni» .
Con questa definizione
sintetica e al tempo stesso esaustiva si assiste alla
trasformazione del significato di sviluppo
sostenibile, non più limitato al singolo problema
della scarsità delle risorse naturali e della loro
conservazione, ma rivolto ad un maggiore benessere
delle generazioni attuali e future.
La
definizione
è stata in seguito sostenuta dai governi dei diversi
paesi durante l'Earth
Summit,
la
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e
Sviluppo del 1992 a Rio de
Janeiro, nel Summit Mondiale sullo
Sviluppo Sostenibile del 2002 a Johannesburg e fu riaffermata
nella Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo
Sostenibile del 2012 a Rio de Janeiro (nota come
Rio+20) e conclusasi con l'approvazione del
documento The
Future
We Want . In quest'ultimo si
sottolinea la necessità di considerare lo sviluppo
sostenibile non più solo nella sua forma
tradizionale, ma come un concetto multidimensionale
in grado di collegare e di tenere conto degli
aspetti economici, sociali e ambientali per
raggiungere così una stabilità a lungo termine.
Un'ulteriore
definizione
di sviluppo sostenibile, nella quale si riscontra
una visione più globale, risale al 1991 ad opera
della World
Conservation Union, UN Environment Programme and
World Wide Fund for Nature,
che lo descrive come l'unica alternativa per
raggiungere un «miglioramento della qualità della
vita, senza eccedere la capacità di carico degli
ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende» , evidenziando la
necessità per lo sviluppo sostenibile di realizzarsi
tenendo conto della salvaguardia dell'ambiente. In
tempi recenti Gianfranco Bologna nell'edizione
italiana del rapporto State
of
the world 2013 del
Worldwatch
Institute
ha definito la sostenibilità come un concetto
complesso e articolato che:
«Impone una vera e propria
trasformazione culturale, è costituita da
tanti elementi che devono essere tenuti in
connessione, aspetto spesso difficile per la
società contemporanea organizzata per settori
che seguono logiche lineari. Si intende la
sostenibilità come una straordinaria sfida
alle nostre capacità di conoscenza, di
comprensione e di innovazione; un coacervo di
scienza e di cultura e rappresenta un
affascinante incrocio di avanzate conoscenze
che derivano da diverse discipline che si
evolvono continuamente; una sfida alla
consapevolezza della complessità delle
relazioni esistenti tra gli esseri umani e la
natura da cui deriviamo e proveniamo e senza
la quale non possiamo vivere; una sfida alla
nostra capacità di percorrere strade future
diverse da quelle a cui siamo abituati da
decenni; una sfida alle impostazioni culturali
a come le abbiamo create e impostate e alla
nostra capacità di programmarne di nuove» .
Con queste parole
Gianfranco Bologna sottolinea come la trasformazione
culturale profonda delle società rappresenti un
requisito fondamentale per il raggiungimento dello
sviluppo sostenibile. Rilevante, ad oggi, è il ruolo
svolto dalle numerose organizzazioni culturali in
tutto il mondo che si stanno impegnando sia nel
ridurre l'impatto ambientale delle proprie attività
che nel sensibilizzare e coinvolgere la società civile
verso gli attuali temi ambientali con l'obiettivo di
individuare soluzioni condivise, di costruire un
impegno civico e di trasformare il modo di pensare e
di agire dei cittadini.
1.3 Banalizzazione del termine
‘sostenibile'
A
distanza di trent'anni dalla prima definizione
ufficiale della Commissione Brundtland sullo
sviluppo sostenibile e sulla sua successiva
affermazione e diffusione in tutto il mondo, risulta
ancora difficile raggiungere una definizione
universale e onnicomprensiva di tale concetto . Bob Engelman nel
rapporto State
of
the world
del Worldwatch
Institute
del 2013 sostiene che:
«quella in cui viviamo è l'epoca
della sosteniblablablà, una profusione
cacofonica di usi del termine ‘sostenibile'
per definire qualcosa di migliore dal punto di
vista ambientale o semplicemente alla moda» .
L'origine della
banalizzazione del termine si colloca all'inizio del
nuovo millennio quando i termini ‘sostenibile',
‘sostenibilità' e ‘sviluppo sostenibile' si sono
diffusi sempre più a livello popolare distaccandosi
nettamente dalla prima definizione del concetto che
risale al 1987. Infatti, negli ultimi venti anni il
termine sostenibile è diventato sinonimo
dell'aggettivo ‘verde' e utilizzato nelle modalità più
svariate, alimentando così fraintendimenti e dibattiti
sull'argomento. La tendenza attuale ci spinge ad
associare il termine sostenibile alle strategie di greenwashing,
cioè alle strategie di marketing finalizzate a
trarre in inganno i consumatori attraverso la
promozione di falsi prodotti sostenibili. L'uso
smodato del termine e la conseguente causa della sua
banalizzazione sono confermati anche dalla nascita di
diverse linee di pensiero, infatti c'è chi pensa che
sostenibilità significhi semplicemente ridurre le
emissioni di gas serra nell'atmosfera, chi sostiene
che sia necessario limitarsi a fare la raccolta
differenziata dei rifiuti e chi è convinto che
mangiare meno carne sia sufficiente per adottare uno
stile di vita sostenibile. Questi rappresentano in
realtà soltanto alcuni degli accorgimenti da adottare
in vista di un futuro più sostenibile, senza
dimenticarci però che la sostenibilità è un concetto
molto più complesso di quanto può sembrare e non si
soddisfa in uno o più gesti, ma richiede una vera e
propria trasformazione culturale dell'intera umanità.
Il
rapporto
del Worldwatch
Institute
del 2013 si sofferma quindi sul dibattito inerente
all'aggettivo sostenibile domandandosi se la
sostenibilità sia ancora possibile e quali siano i
comportamenti più sostenibili che l'umanità intera è
chiamata ad adottare. Si sottolinea come, nonostante
siano stati fatti dei progressi per giungere a delle
soluzioni necessarie e azioni concrete, gli aspetti
sociali, economici, ambientali e culturali debbano
ancora essere integrati sia nelle policies e nei modelli di business delle organizzazioni
che negli stili di vita delle persone . A queste e ad altre
perplessità ha cercato di rispondere l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite fornendo delle
indicazioni chiare per raggiungere un futuro più
sostenibile ed equo per tutti, anche se ci troviamo
solo all'inizio di un lungo percorso certamente non
privo di nuove sfide da affrontare.
1.4 Cultura, quarto pilastro della
sostenibilità
Durante
la
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e
Sviluppo del 1992 a Rio de Janeiro è stata adottata
l'Agenda
21,
un importante programma d'azione su temi rilevanti
come le emergenze climatico-ambientali e
socio-economiche da attuare su scala globale,
nazionale e locale. L'Agenda
21
non
approfondiva la relazione tra cultura e sviluppo
sostenibile e ciò generò, agli inizi del XXI secolo,
un intenso dibattito che interessò il mondo
accademico, amministrativo e politico. Si riteneva
che la crescita economica, l'inclusione sociale e
l'equilibrio ambientale non riflettessero più le
molteplici complessità della società contemporanea
proponendo così l'aggiunta della dimensione della
cultura tra i pilastri dello sviluppo sostenibile .
Una
svolta
decisiva su questo tema è stata raggiunta nel 2001 a
Parigi in occasione della 31ª sessione della
Conferenza Generale dell'UNESCO nella quale è stata
adottata la Dichiarazione
Universale sulla diversità culturale . In tale occasione
l'UNESCO ha voluto ampliare il concetto di sviluppo
sostenibile ritenendo che:
«Fonte di scambi, d'innovazione e di
creatività, la diversità culturale è, per il
genere umano, necessaria quanto la
biodiversità per qualsiasi forma di vita. […]
La diversità culturale amplia le possibilità
di scelta offerte a ciascuno; è una delle
fonti di sviluppo, inteso non soltanto in
termini di crescita economica, ma anche come
possibilità di accesso ad un'esistenza
intellettuale, affettiva, morale e spirituale
soddisfacente» .
Viene
quindi
sottolineato come il rispetto, il dialogo e la
comprensione tra le diverse culture siano necessarie
per raggiungere lo sviluppo, la pace e la sicurezza
internazionali. Un ulteriore contributo allo
sviluppo culturale risale al 2002, anno in cui è
stato progettato il documento Agenda
21 per la cultura
approvato nel IV Forum di Autorità Locali per
l'Inclusione Sociale di Porto Alegre, nell'ambito
del primo Forum Universale delle Culture, tenutosi a
Barcellona nel 2004 . Tale documento
intendeva richiamare l'attenzione dell'intera
umanità sullo stretto legame esistente tra cultura
ed ecologia. Nella sessione della Conferenza
Generale dell'UNESCO nel 2005, incentrata sul tema
della protezione e promozione della diversità delle
espressioni culturali, è stato ribadito il ruolo
fondamentale che la cultura ha assunto nella società
contemporanea rappresentando un ponte verso lo
sviluppo sociale, economico e umano sostenibile .
Nell'aprile
del
2010 l'United
Cities
and Local Governments (UCLG)
ha
incaricato la Commissione per la Cultura di
sviluppare una dichiarazione politica nella quale si
riconosceva la cultura come il quarto pilastro dello
sviluppo sostenibile. L'Executive
Bureau dell'UCLG
nel 3° Congresso Mondiale tenutosi in Messico il 17
novembre del 2010 ha approvato la dichiarazione
sulla relazione esistente tra cultura e sviluppo
sostenibile impegnandosi sia a sostenere lo sviluppo
del settore culturale (patrimonio, creatività,
industrie culturali, artigianato, turismo culturale)
sia a garantire che la cultura raggiunga il suo
giusto posto in tutte le politiche pubbliche, in
modo particolare quelle relative all'istruzione,
alla comunicazione, all'ambiente e alla cooperazione
internazionale .
Nel 2014 il Consiglio
dell'Unione europea nelle Conclusioni sui beni
culturali come risorsa strategica per un'Europa
sostenibile ha voluto sottolineare come il
patrimonio culturale attualmente rappresenti una
preziosa risorsa per l'intera umanità, poiché:
«Il patrimonio culturale è
costituito dalle risorse ereditate dal
passato, in tutte le forme e gli aspetti
materiali, immateriali e digitali, ivi inclusi
i monumenti, i siti, i paesaggi, le
competenze, le prassi, le conoscenze e le
espressioni della creatività umana, nonché le
collezioni conservate e gestite da organismi
pubblici e privati quali musei, biblioteche e
archivi. Esso ha origine dall'interazione nel
tempo fra le persone e i luoghi ed è in
costante evoluzione. Dette risorse rivestono
grande valore per la società dal punto di
vista culturale, ambientale, sociale ed
economico e la loro gestione sostenibile
rappresenta pertanto una scelta strategica per
il 21° secolo» .
L'anno
successivo
a Bilbao si è tenuto il primo summit sulla Cultura
organizzato dall'United
Cities
and Local Governments (UCLG)
a
cui hanno partecipato i rappresentanti delle
amministrazioni comunali e locali di tutto il mondo
adottando il documento “Culture
21:
Actions”
con il quale si intendeva procedere nel: rinnovare
l'impegno delle città e dei governi locali sulla
relazione tra cittadinanza, cultura e sviluppo
sostenibile; trasformare l'Agenda
21
per la cultura
in impegni e azioni concrete applicabili a livello
internazionale; rafforzare la rete globale tra città
e governi per favorire uno scambio efficace di
proposte e aiuti .
In sintesi, con la Dichiarazione
Universale sulla diversità culturale e le
numerose convenzioni culturali dell'UNESCO si è
finalmente giunti nel settembre del 2015 all'adozione
dell'Agenda 2030 nella quale la cultura riveste
il ruolo di motore delle dimensioni economiche,
sociali e ambientali dello sviluppo sostenibile. In
conclusione, è possibile evidenziare come la cultura,
concetto assente a partire dal Rapporto Brundtland,
dopo circa venti anni abbia assunto un ruolo sempre
più incisivo nelle dinamiche contemporanee.
1.5 L'Agenda 2030: i 17 obiettivi per lo
sviluppo sostenibile
Il
2015
può essere definito un anno decisivo poiché
caratterizzato da conferenze e pubblicazioni
orientate all'individuazione di soluzioni adeguate
alle principali criticità del XXI secolo con
l'obiettivo di inaugurare un nuovo percorso comune
verso lo sviluppo sostenibile. In occasione della
celebrazione del settantesimo anniversario dell'ONU,
l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è
riunita a New York in data 25 settembre 2015 e ha
approvato all'unanimità l'Agenda
2030
per
lo sviluppo sostenibile, un programma d'azione
globale per migliorare la vita delle persone,
proteggere il pianeta e assicurare prosperità . L'Agenda,
sottoscritta da 193 Paesi tra cui l'Italia, si
compone di 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
(Sustainable
Development Goals
– SDGs nell'acronimo inglese)
Fig. 1 - Gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, 2015
e 169 target o traguardi ad essi
associati che dovranno essere raggiunti da tutti i
Paesi del mondo entro il 2030 . Essi sono fortemente
interconnessi e indivisibili superando
definitivamente l'idea iniziale che considerava lo
sviluppo sostenibile unicamente una questione
ambientale, riconoscendo invece una visione
integrata della dimensione ambientale, sociale ed
economica e sottolineando come, in una prospettiva a
lungo termine, l'una non può sussistere senza le
altre.
L'Agenda 2030 presenta anche 240
indicatori di fondamentale importanza per valutare
periodicamente ciascun Paese in sede ONU . Ogni Paese,
condividendo l'Agenda, ha accettato il compito di
impegnarsi nel rispettare tali parametri, definendo
anche una propria strategia di sviluppo sostenibile
finalizzata a raggiungere gli Obiettivi. Si richiede
quindi la collaborazione dell'intera umanità per
garantire un presente e un futuro migliore al
pianeta e alle persone che lo abitano, richiamando
l'attenzione di tutti ad un impegno comune:
«Siamo "Noi Popoli" ad imbarcarci
oggi sulla strada per il 2030. Il nostro
viaggio coinvolgerà governi e parlamenti, il
sistema delle Nazioni Unite e altre
istituzioni internazionali, autorità locali,
le popolazioni indigene, la società civile, le
imprese e il settore privato, la comunità
scientifica e accademica e tutte le
persone. A milioni si sono già impegnati
con questa Agenda e la faranno propria. È
un'Agenda delle persone, dal popolo e per il
popolo e questo, crediamo, assicurerà il suo
successo» .
Nel
documento
Trasformare
il
nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo Sviluppo
Sostenibile, adottato
dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, si afferma che
l'Agenda è applicabile a tutte le realtà nazionali
poiché tiene conto dei diversi livelli di sviluppo
raggiunti. Richiede inoltre un dialogo trasparente e
aperto tra le parti coinvolte nel processo, con la
consapevolezza che «possiamo
essere
la prima generazione che riesce a porre fine alla
povertà; così come potremmo essere l'ultima ad avere
la possibilità di salvare il pianeta. Il mondo sarà
un posto migliore nel 2030 se riusciremo a
raggiungere i nostri obiettivi» .
L'Agenda 2030 presenta tre
caratteristiche innovative: l'universalità, la
partecipazione dell'intera umanità per il
cambiamento e una visione integrata dei problemi e
delle azioni da mettere in atto per realizzare lo
sviluppo sostenibile . A dimostrazione
della portata e dell'ambizione della nuova Agenda
entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2016 si
riporta di seguito una sintesi dei 17 Obiettivi
prefissati che comprendono tutte le dimensioni della
vita umana e del pianeta: rafforzare la pace
universale; eliminare la violenza, le malattie, la
fame e la povertà; proteggere i diritti umani;
raggiungere l'uguaglianza di genere e
l'emancipazione di donne e ragazze; rispettare
razze, etnie e diversità culturali; garantire la
protezione duratura del pianeta e delle sue risorse
naturali; fornire un'istruzione di qualità inclusiva
ed equa a tutti i livelli; garantire una copertura
sanitaria universale; costruire economie dinamiche,
sostenibili, innovative e incentrate sulle persone;
affrontare con decisione la minaccia rappresentata
dal cambiamento climatico e dal degrado ambientale,
limitando le emissioni globali annuali di gas a
effetto serra; promuovere un'etica di cittadinanza
globale e responsabilità condivisa, rispettando
l'integrità territoriale e l'indipendenza politica
degli Stati .
Il documento adottato
dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si
conclude con le seguenti parole:
«Il futuro dell'umanità e del nostro
pianeta è nelle nostre mani. Si trova anche
nelle mani delle nuove generazioni, che
passeranno il testimone alle generazioni
future. Abbiamo tracciato la strada verso lo
sviluppo sostenibile; servirà ad assicurarsi
che il viaggio avrà successo e i suoi
risultati saranno irreversibili» .
L'attuazione
dell'Agenda
2030 viene
monitorata dal Forum Politico di Alto Livello (High-Level
Political Forum,
HLPF) delle Nazioni Unite
sullo sviluppo sostenibile, che ha il compito di
valutare i risultati conseguiti e di assicurare che
l'Agenda resti la priorità di ogni Paese. Il Forum
si riunisce ogni anno sotto gli auspici del
Consiglio economico e sociale e ogni quattro anni
sotto gli auspici dell'Assemblea Generale . Le Commissioni
economiche regionali dell'Onu e altri organismi
rilevanti si occupano invece di analizzare problemi,
sfide e progressi a livello regionale.
1.6 Il 2020 è l'anno decisivo per
l'Accordo di Parigi sul clima
Al
punto
32 del documento Trasformare
il
nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo Sviluppo
Sostenibile
si fa riferimento alla 21ª sessione della Conferenza
delle Parti sul clima (COP21) , nota come Accordo di
Parigi, tenutasi nel mese di dicembre 2015 a Parigi
e durante la quale tutti gli Stati sono stati
chiamati a collaborare per giungere ad un primo
accordo universale sui cambiamenti climatici.
Con
l'Accordo
di Parigi è stato delineato un quadro globale per
far fronte ai problemi causati dal cambiamento
climatico, giungendo alla conclusione che sia
necessario contenere l'aumento medio della
temperatura mondiale ben al di sotto dei 2°C per poi
provare a limitarlo a 1,5°C e raggiungere così la carbon neutrality nella seconda metà
del secolo. L'Accordo rappresenta l'inizio di un
lungo percorso che consentirà di raggiungere in
futuro lo sviluppo sostenibile, segnando così un
importante passo in avanti nella storia dell'uomo
sul tema del cambiamento climatico, una minaccia
urgente che richiede la cooperazione da parte di
tutti i paesi. L'Accordo intende rafforzare la
capacità dei paesi firmatari nell'affrontare
l'impatto del cambiamento climatico impegnandosi a
sostenerli nei loro obiettivi .
Per un esame della
situazione a livello mondiale i governi si sono resi
disponibili a riunirsi ogni cinque anni per valutare e
confrontarsi sui progressi collettivi e, per una
maggiore trasparenza e responsabilità, hanno accettato
di riferire agli altri Stati membri e all'opinione
pubblica le azioni che intendono attuare per limitare
il problema.
Tutti gli Stati membri
dell'Unione europea sono tra i 195 Paesi che hanno
firmato l'Accordo di Parigi, ratificato dall'UE in
data 5 ottobre 2016 ed entrato in vigore a partire dal
4 novembre 2016. L'UE si è contraddistinta fin da
subito per il suo impegno alla lotta contro il
cambiamento climatico impegnandosi a ridurre le
emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40%
entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Le
normative dell'UE per l'attuazione di tale obiettivo
sono state adottate entro la fine del 2018,
successivamente alla Conferenza delle Parti sul clima
(COP24) svoltasi in Polonia. L'Accordo di Parigi è poi
entrato ufficialmente in vigore nel 2020.
Durante
la
Conferenza delle Parti sul clima (COP25) di Madrid
dal 2 al 13 dicembre 2019 è stata ribadita
l'importanza per le nazioni di presentare, entro il
2020, nuovi piani d'azione sul clima. In tale
occasione è stato messo in discussione l'operato di
diversi paesi che hanno firmato l'Accordo di Parigi
poiché si ritiene che al momento non sia stato fatto
abbastanza per raggiungere i tre obiettivi
prefissati sul clima: ridurre le emissioni del 45%
entro il 2030; raggiungere la neutralità climatica
entro il 2050 e stabilizzare l'aumento della
temperatura globale a 1,5°C entro la fine del secolo .
Papa Francesco, che già
nel 2015 aveva invitato tutti gli Stati a dialogare
tra di loro per arrivare ad un accordo comune per
custodire il pianeta, nella Giornata Mondiale di
Preghiera per la Cura del Creato tenutasi in data 1°
settembre 2020 ha ribadito che:
«Occorre fare tutto il possibile per
limitare la crescita della temperatura media
globale sotto la soglia di 1,5 gradi
centigradi, come sancito nell'Accordo di
Parigi sul Clima: andare oltre si rivelerà
catastrofico, soprattutto per le comunità più
povere in tutto il mondo. In questo momento
critico è necessario promuovere una
solidarietà intra- generazionale e
inter-generazionale. In preparazione
all'importante Summit sul Clima di Glasgow, nel Regno Unito (COP26), invito
ciascun Paese ad adottare traguardi nazionali
più ambiziosi per ridurre le emissioni» .
1.7 L'Enciclica di Papa Francesco
sull'ecologia integrale
L'Enciclica
del
Santo Padre Francesco dal titolo Laudato
sì
riprende il Cantico
delle creature
di San Francesco d'Assisi con il quale si loda il
Signore per le meravigliose creature. L'intento
dell'Enciclica è quello di entrare in dialogo con
tutti ponendo l'attenzione sulla cura e sulla
salvaguardia della Casa Comune, cioè il nostro
pianeta. Il testo è stato terminato a maggio 2015
esattamente tre mesi prima della firma dell'Agenda 2030 con l'obiettivo di
esercitare una pressione sui governi che ancora
discutevano del suo contenuto . Contemporaneamente
all'elaborazione dell'Enciclica il dibattito
mondiale stava attraversando un momento di
particolare intensità e si sperava in un esito
positivo di tali discussioni al fine di evitare
forti ripercussioni e disagi alle future
generazioni. Papa Francesco ritiene che «mentre
l'umanità del periodo post-industriale sarà forse
ricordata come una delle più irresponsabili della
storia, c'è da augurarsi che l'umanità degli inizi
del XXI secolo possa essere ricordata per aver
assunto con generosità le proprie gravi
responsabilità» .
Papa Francesco rivolge
un appello all'intera umanità invitandola a cambiare i
propri comportamenti e a ricercare uno sviluppo
sostenibile e integrale ringraziando, al tempo stesso,
tutti coloro che si stanno impegnando per garantire la
protezione del pianeta. Nel testo lo sviluppo
sostenibile è considerato come un atto di solidarietà
fra le generazioni e viene fatto riferimento al
termine sostenibilità parlando proprio di sviluppo
sostenibile con cui si intende un'attenta valutazione
delle capacità rigenerative di ogni ecosistema nei
diversi aspetti e settori.
Si
pensa
che sia giunto quindi il momento di fornire delle
soluzioni chiare e far luce sulle problematiche che
richiedono maggiore attenzione poiché: «i giovani
esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano
com'è possibile che si pretenda di costruire un
futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale» . Si ritiene che la
sfida ambientale attuale riguardi tutti e sia quindi
necessario un dialogo e un confronto per costruire
insieme il futuro del pianeta. Ognuno di noi, con la
propria cultura, esperienza, capacità ed iniziativa,
è chiamato a collaborare.
Nel testo vengono
affrontati: il cambiamento climatico, l'inquinamento,
l'esaurimento delle risorse naturali, la perdita di
biodiversità, il deterioramento della qualità della
vita umana e l'iniquità planetaria, temi attuali che
richiedono un intervento immediato prima che questo
secolo possa essere testimone di situazioni
catastrofiche. Si sottolinea come l'indifferenza per
tali problematiche sia inaccettabile, riconducendo la
causa di tutto ciò al fatto che:
«non disponiamo ancora della cultura
necessaria per affrontare questa crisi e c'è
bisogno di costruire leadership che
indichino strade, cercando di rispondere alle
necessità delle generazioni attuali
includendo tutti, senza compromettere le
generazioni future. Si rende indispensabile
creare un sistema normativo che includa limiti
inviolabili e assicuri la protezione degli
ecosistemi» .
Tutte le epoche, così
come il periodo che stiamo vivendo, sono state
caratterizzate da profonde crisi che hanno richiesto
decisioni coraggiose. All'essere umano spetta di
custodire, curare, preservare e vigilare tutto ciò che
lo circonda con responsabilità e rispetto verso la
natura creata da Dio.
Papa Francesco si
sofferma a riflettere sul concetto di ecologia
integrale e sui diversi elementi e dimensioni che la
caratterizzano e che sono, tra loro, intimamente
relazionati: ecologia ambientale, economica e sociale.
Il termine ecologia dal greco oikos, casa o
ambiente, e logos, discorso o studio, è
l'analisi scientifica delle interazioni tra gli
organismi viventi e l'ambiente in cui si sviluppano.
Da tale relazione si ritiene che non si possa
escludere la cultura intesa non solo come patrimonio
culturale e artistico, ma soprattutto nel suo senso
vivo, dinamico e partecipativo.
Nel testo si riprendono
alcune affermazioni dal documento La Carta della
Terra che risale al 2000, una
dichiarazione dei principi etici per la costruzione di
una società globale giusta, sostenibile e pacifica.
L'obiettivo che si propone è quello di guidare
l'umanità nell'affrontare il futuro in un mondo che
sta assumendo sempre più i caratteri di
interdipendenza e vulnerabilità:
«Come mai prima d'ora nella storia,
il destino comune ci obbliga a cercare un
nuovo inizio [...]. Possa la nostra epoca
essere ricordata per il risveglio di una nuova
riverenza per la vita, per la risolutezza nel
raggiungere la sostenibilità, per
l'accelerazione della lotta per la giustizia e
la pace, e per la gioiosa celebrazione della
vita» .
Nell'ultima
parte
dell'Enciclica viene messo in risalto il ruolo
fondamentale dell'educazione chiamata a creare una
cittadinanza ecologica. L'esistenza di leggi e norme
non è sufficiente per limitare comportamenti
sbagliati e dannosi per l'ambiente se questi non
sono seguiti da una buona educazione. Solo così è
possibile raggiungere una trasformazione personale
in ognuno di noi arrivando a maturare giuste
abitudini nel pieno rispetto dell'ambiente che ci
circonda. Per produrre effetti positivi a lungo
termine si richiede un'educazione all'ecologia e
alla sostenibilità rivolta sia al mondo della
scuola, nell'infanzia e nell'adolescenza, sia agli
amministratori locali, ai politici nazionali, ai
referenti del lavoro sociale e al mondo delle
religioni. Assumere comportamenti adeguati e
rispettosi ci permette di comprendere il senso della
nostra dignità, di raggiungere una maggiore
profondità esistenziale e di sperimentare la fortuna
che ci è stata donata nel passare in questo mondo .
1.8 La sostenibilità tra retrotopia e
utopia
Nell'ultimo
libro
del sociologo Zygmunt Bauman dal titolo Retrotopia, neologismo da lui
coniato,
si
analizza la società contemporanea in relazione
all'aumento del sentimento di incertezza e paura
verso il futuro che spinge gli uomini a desiderare
un ritorno al passato. Bauman sostiene che l'umanità
non sia più in grado di immaginare e di costruire
una società migliore per il futuro, ma preferisce
invertire la rotta e navigare a ritroso alimentando
così nostalgie e rimpianti. In sintesi, viviamo
negli anni della “retrotopia”, ovvero dell'utopia
dell'umanità in fuga dal presente . Nel testo di Bauman,
Marco Ventura definisce la retrotopia come un
sentimento di nostalgia nei confronti di un passato
ricco di sogni e speranze, un passato considerato
stabile e affidabile al contrario del futuro che si
prospetta vago e inaffidabile. Bauman nel testo
afferma:
«[…] considerando i rischi futuri,
ci sono solo due possibili reazioni: andare a
ingrossare la schiera dei “retrotopisti” […].
Oppure, ostinatamente, decidere di impegnarsi
ancora di più per disegnare e realizzare una
nuova utopia, in cui equità e sostenibilità
sociale, economica, ambientale ed
istituzionale diventino prassi, cioè per
costruire un nuovo paradigma dello sviluppo
umano, pienamente degno di questo nome e
rispettoso dei limiti planetari» .
Enrico Giovannini espone
una visione chiara sulla realtà contemporanea che,
secondo lui, necessita di un pensare e di un agire
diverso dal passato, fiduciosi di non incorrere in una
crisi profonda nei diversi ambiti. Ritiene inoltre che
sempre più giovani, imprese e governi si stiano
impegnando ad attuare l'Agenda 2030 sperando
in un cambiamento di mentalità e in un
miglioramento delle governance delle nostre
società, per cogliere la straordinaria opportunità di
trasformare il futuro e di rendere realtà “l'utopia
sostenibile”.
Nel
testo
Riflessioni
sullo sviluppo sostenibile in architettura: a
trent'anni dal rapporto Brundtland di Maria Canepa si
riflette su un aspetto importante del dibattito
sull'utopia sostenibile domandandosi se lo sviluppo
sostenibile sia un'utopia in grado di cambiare il
fondamento della società, oppure se si tratti di
un'utopia finalizzata a portare soluzioni di breve
durata. L'unica certezza che anima il mondo di oggi
consiste nel considerare lo sviluppo sostenibile
come un impegno reale affinché si possa dar vita ad
una rivoluzione e trasformazione di qualità e
durabilità della società e del nostro pianeta nel
suo complesso. La creazione di utopie, nei periodi
di crisi dell'umanità, è stata da sempre la risposta
al malessere collettivo e al senso di abbandono. In
conclusione, si può affermare sia che il concetto di
sviluppo sostenibile e di sostenibilità (ambientale,
sociale ed economica) rappresentino una sorta di
visione utopica del mondo attuale, sia che l'utopia
e lo sviluppo sostenibile sembrino avere
caratteristiche simili poiché il loro è un processo
di continua tensione tra il ricordo del passato e il
continuo richiamo alle istanze del progresso e del
futuro .
V. VERSO
IL 2030: UNA NUOVA VISIONE DI EDUCAZIONE SOSTENIBILE
«Ora, più che mai,
l'educazione ha la responsabilità
di essere in grado di affrontare le sfide e le
aspirazioni del XXI secolo
e di promuovere i giusti tipi di valori e capacità
che condurranno a una crescita sostenibile e
inclusiva
e a un'esistenza collettiva pacifica» .
5.1 Migliorare il futuro con
l'educazione allo sviluppo sostenibile
«Nonostante
il
20° secolo sia stato caratterizzato da
una crescita economica senza
precedenti, povertà e ineguaglianza
colpiscono persistentemente ancora
troppe persone, specialmente quelle
che sono più vulnerabili. I conflitti
continuano a far emergere la necessità
di costruire una cultura di pace. La
crisi globale economica e finanziaria
evidenzia i rischi associati a modelli
di sviluppo economico insostenibili e
a pratiche basate su obiettivi di
breve periodo. La crisi alimentare e
la fame nel mondo costituiscono
problemi sempre più seri. Gli impatti
ecologici dei modelli di produzione e
di consumo non sostenibili stanno
compromettendo le scelte delle
generazioni presenti e future e la
sostenibilità della vita sulla Terra,
come il cambiamento climatico sta
dimostrando» .
Fin dall'inizio del XXI
secolo l'umanità si è confrontata con molteplici sfide
complesse e con il senso di incertezza nei confronti
del futuro dovuto soprattutto all'attuale modello di
sviluppo e agli stili di vita diffusi a livello
globale che, nel corso del tempo, hanno prodotto
modelli di società insostenibili. Le sfide da
affrontare sono intimamente interconnesse, pertanto si
richiede un intervento politico e azioni decisive
mirate al raggiungimento di un futuro più sostenibile
per il nostro pianeta. A tutti i paesi del mondo è
oggi richiesto un impegno concreto nel garantire uno
sviluppo sostenibile soddisfacente per il presente e
il futuro.
«Investire nell'educazione allo sviluppo sostenibile
(ESS) significa investire nel futuro, e può
costituire una misura di salvezza, specialmente nei
paesi che escono da una situazione di conflitto e in
quelli con il minor tasso di sviluppo» . L'affermazione fa
riferimento alla Conferenza Mondiale UNESCO
sull'educazione allo sviluppo sostenibile tenutasi a
Bonn, in Germania, dal 31 marzo al 2 aprile 2009,
durante la quale è stato lanciato un appello chiaro
per agire unitamente sugli impatti dei modelli di
sviluppo non sostenibili. Affinché ciò si realizzi è
necessario che tutti gli individui siano dotati
degli strumenti utili per agire nella
contemporaneità e collaborare al processo di
cambiamento. Lo strumento principale per creare una
cultura più sostenibile e sensibile verso le
esigenze della contemporaneità è l'educazione.
Questa «deve essere tale da fornire i valori, le
conoscenze, le capacità e le competenze per condurre
una vita sostenibile, per prendere parte ai processi
sociali e per avere condizioni di lavoro dignitose» .
La sostenibilità
ambientale è il primo tra gli ambiti che costituiscono
lo sviluppo sostenibile nel suo complesso su cui far
leva per educare le giovani generazioni attraverso
programmi ponderati per fasce di età e grado di
istruzione (scuola primaria, secondaria di primo
grado, secondaria di secondo grado, università e
formazione tecnica e professionale). Ma il processo di
educazione e formazione verso le tematiche urgenti
della contemporaneità deve essere di tipo “lifelong
learning”, ovvero un processo di apprendimento
continuo che duri per l'intero arco della propria
esistenza, anche al di fuori dei contesti educativi
formali come la scuola, coinvolgendo i contesti
non-formali, informali e tutti i settori della
società, affinché possa essere garantita la
prosecuzione di tale processo per tutti i cittadini di
qualsiasi età. Infatti:
«Attraverso l'educazione e
l'apprendimento durante tutto l'arco della
vita possiamo ottenere stili di vita basati
sulla giustizia sociale ed economica, sulla
sicurezza alimentare, sull'integrità
ecologica, su modelli di vita sostenibili, sul
rispetto per ogni forma di vita e su valori
solidi che alimentano coesione sociale,
democrazia e azione collettiva. La parità di
trattamento dei sessi, specialmente per quanto
riguarda l'accesso delle donne e delle bambine
all'istruzione, è un punto cruciale per lo
sviluppo sostenibile. L'educazione allo
sviluppo sostenibile è necessaria per
assicurare vita, aspirazioni e futuro ai
giovani» .
L'educazione
allo
sviluppo sostenibile segna nel XXI secolo un
passaggio decisivo verso la comprensione di
importanti problemi attuali come il cambiamento
climatico, la perdita di biodiversità,
l'inquinamento e i relativi rischi ad essi connessi,
incidendo notevolmente sulla salute dell'umanità e
sulla sopravvivenza di numerose specie animali che,
come noi, popolano il mondo. Si ritiene pertanto
necessaria un'educazione di qualità, accessibile a
tutti, incentrata sui valori di equità, tolleranza e
responsabilità, che promuova stili di vita
sostenibili e una maggiore consapevolezza sulle
risorse offerte dalla natura, le quali, essendo
limitate, richiedono l'impegno di tutti per la loro
conservazione, iniziando dal limitarne l'uso.
L'educazione sostenibile contribuisce quindi a
«creare società reattive, sane e sostenibili
attraverso un approccio sistematico e integrato» .
Papa Francesco
nell'Enciclica Laudato sì del 2015 ritiene che
una buona educazione scolastica sui temi della
sostenibilità produca effetti positivi a lungo
termine. Educare alla responsabilità ambientale
incoraggia le nuove generazioni ad assumere
comportamenti più responsabili e volti ad una maggiore
cura dell'ambiente. Questo, può avvenire per mezzo di
accorgimenti che, seppur banali ad una prima lettura,
contribuiscono invece a migliorare l'attuale
situazione, come:
«Evitare l'uso di materiale plastico
o di carta, ridurre il consumo di acqua,
differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto
ragionevolmente si potrà mangiare, trattare
con cura gli altri esseri viventi, utilizzare
il trasporto pubblico o condividere un
medesimo veicolo tra varie persone, piantare
alberi, spegnere le luci inutili, e così via.
Tutto ciò fa parte di una creatività
generosa e dignitosa, che mostra il meglio
dell'essere umano. Riutilizzare qualcosa
invece di disfarsene rapidamente, partendo da
motivazioni profonde, può essere un atto di
amore che esprime la nostra dignità» .
Nelle parole di Papa
Francesco si sottolinea come i comportamenti
responsabili di ognuno di noi ci restituiscano il vero
senso della nostra dignità, ci conducano verso
un'inedita profondità esistenziale rendendoci al tempo
stesso consapevoli dell'immenso dono che ci è stato
offerto nel passare in questo mondo. Pertanto, non
agire perché convinti che una nostra azione possa non
cambiare le sorti del pianeta è sicuramente un modo
pessimistico di concepire la realtà che, con il tempo,
ci allontanerà sempre più dall'obiettivo che accomuna
l'intera umanità nel raggiungere un futuro più
sostenibile.
L'interesse verso
l'educazione allo sviluppo sostenibile nel contesto
scolastico e non solo, è una delle tematiche che,
soprattutto negli ultimi anni, è al centro di
importanti riflessioni. Preme necessariamente
ripensare il ruolo della scuola come un contesto dove
non solo si acquisiscono importanti informazioni su
una varietà di argomenti utili per orientarsi nel
mondo di oggi, ma anche come luoghi nei quali dotare
gli studenti di tutti gli strumenti necessari per
avviarli verso l'elaborazione di una propria identità,
di un proprio pensiero critico e, soprattutto, di una
propria visione di futuro, auspicando che le nuove
generazioni possano contribuire maggiormente al
processo di cambiamento e a creare una generazione più
responsabile e consapevole di quelle precedenti.
5.2 L'educazione sostenibile come
strumento chiave per lo sviluppo globale
L'United Nations
Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) è l'agenzia
specializzata dell'ONU per l'educazione, che
costituisce un diritto fondamentale per tutti i
cittadini del mondo nonché la base su cui costruire
la pace e avviare un percorso verso il
raggiungimento dello sviluppo sostenibile. L'UNESCO
fin dal 1992 promuove l'Educazione allo Sviluppo
Sostenibile (ESS) guidando e coordinando molteplici
programmi dell'ONU, tra cui il Decennio di
Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS
2005-2014) e il successivo Programma d'Azione
Globale (PAG 2014) . Con tali programmi
sono stati integrati i principi finalizzati allo
sviluppo sostenibile con gli aspetti relativi
all'educazione e all'apprendimento, ponendo
l'attenzione sulla creazione di un nuovo modello di
apprendimento più partecipativo e collaborativo,
mirato all'azione e ad un approccio di tipo problem solving.
Ciò
ha
permesso di portare all'attenzione di tutti i
cittadini gli importanti temi globali relativi al
cambiamento climatico, richiedendo loro un profondo
mutamento dei propri stili di vita e una
trasformazione del proprio modo di pensare e agire,
in quanto «per realizzare questo cambiamento abbiamo
bisogno di nuove capacità, nuovi valori e nuovi
comportamenti che conducano a società più
sostenibili» . Pertanto, anche i
sistemi educativi devono necessariamente definire
nuovi obiettivi e contenuti di apprendimento che
rispondano alle esigenze dell'epoca attuale,
introducendo pedagogie in grado di responsabilizzare
le nuove generazioni e invitando tutte le
istituzioni a inserire gli obiettivi di
sostenibilità nelle proprie strutture gestionali .
L'educazione
attualmente
rappresenta sia un obiettivo in sé che un mezzo
attraverso il quale raggiungere tutti gli obiettivi
di sviluppo sostenibile che costituiscono la recente
Agenda
2030
delle Nazioni Unite. Si ritiene che l'educazione
contribuisca «in maniera decisiva allo Sviluppo
Sostenibile, non ne è solamente parte integrante.
Questo è il motivo per cui l'educazione rappresenta
una strategia essenziale nel perseguimento degli
OSS» . La visione relativa
ad un'appropriata risposta educativa per uno
sviluppo sostenibile nel presente e nel futuro è
contenuta nello specifico Obiettivo 4 dell'Agenda 2030 nel quale si
esplicita la necessità di Fornire
un'educazione
di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di
apprendimento per tutti con
riferimento
al relativo Target 4.7:
«Garantire entro il 2030 che tutti i
discenti acquisiscano la conoscenza e le
competenze necessarie a promuovere lo sviluppo
sostenibile, anche tramite un'educazione volta
ad uno sviluppo e uno stile di vita
sostenibile, ai diritti umani, alla parità di
genere, alla promozione di una cultura
pacifica e non violenta, alla cittadinanza
globale e alla valorizzazione delle diversità
culturali e del contributo della cultura allo
sviluppo sostenibile» .
In
relazione
all'educazione allo sviluppo sostenibile, l'UNESCO
svolge un ruolo di leadership a livello regionale e
globale rafforzando i sistemi educativi nazionali e
rispondendo alle sfide della contemporaneità
attraverso l'istruzione. Con l'istruzione si apre la
possibilità di dotare tutti gli individui degli
strumenti di conoscenza, abilità, valori e
attitudini necessari per agire responsabilmente nel
mondo del XXI secolo, diventando soggetti attivi
dell'attuale processo di transizione che condurrà
l'umanità verso modelli e stili di vita più
sostenibili. L'educazione allo sviluppo sostenibile
deve essere mirata a sviluppare le giuste competenze
che consentano all'umanità di valutare costantemente
le loro azioni e i relativi impatti che queste
possono produrre sull'ambiente, sulla società,
sull'economia e sulla cultura a livello sia locale
che globale. Ciò al fine di mettere tutti gli
individui nella condizione di «agire in situazioni
complesse in maniera sostenibile, cosa che potrebbe
richiedere loro di avventurarsi in nuove direzioni;
e di partecipare ai processi sociopolitici
indirizzando le proprie società verso lo sviluppo
sostenibile» .
Nel
testo
pubblicato nel 2017 e realizzato dalla Commissione
Nazionale Italiana per l'UNESCO (CNIU), dal Comitato
Nazionale per l'Educazione alla Sostenibilità
(CNES), dall'Alleanza italiana per lo Sviluppo
Sostenibile (ASviS), dal Centro per l'UNESCO e
dall'Università degli Studi di Torino dal titolo Educazione agli
Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile: Obiettivi
di apprendimento,
si affronta l'importante questione relativa
all'integrazione dell'educazione allo sviluppo
sostenibile nei programmi di studio e nei libri di
testo. Si ritiene che l'educazione allo sviluppo
sostenibile debba essere integrata in tutti i
programmi di studio e non considerata come una
materia aggiuntiva che si distacca dalle altre. Deve
essere considerata come parte integrante del
processo di insegnamento e apprendimento delle
principali materie scolastiche. Al tempo stesso,
anche gli insegnanti sono invitati ad acquisire le
competenze necessarie richieste per affrontare i
contenuti relativi allo sviluppo sostenibile nelle
scuole di ogni ordine e grado .
L'UNESCO
è
l'unica agenzia delle Nazioni Unite che si occupa
dei vari aspetti relativi all'istruzione e in modo
particolare del raggiungimento dell'Obiettivo 4
dell'Agenda
2030.
A tal fine, l'UNESCO nel 2015 ha adottato lo
strumento Education
2030: Framework for Action
(FFA) durante il Forum mondiale sull'educazione
tenutosi a Incheon nella Repubblica di Corea . Successivamente a
questa data l'UNESCO ha organizzato periodicamente
meeting e attività coinvolgendo i giovani, gli
educatori, le società civili, i governi, le imprese
e tutte le parti interessate per avviare un
confronto sugli importanti temi attuali e
condividere una nuova visione sul futuro
dell'educazione. Diversi sono i rapporti pubblicati
dall'UNESCO nei quali si affrontano le molteplici
problematiche contemporanee tra cui, recentemente,
si è posta una maggiore attenzione sull'istruzione
di oltre 1,5 miliardi di studenti in tutto il mondo,
il cui apprendimento è stato ostacolato dalla
chiusura delle scuole dovuta alla diffusione della
pandemia COVID-19, la quale sta mettendo a dura
prova il raggiungimento dell'Obiettivo 4 .
Nel rapporto pubblicato
nel giugno 2020 Education in a post-COVID world:
nine ideas for public action vengono proposte
nuove idee per migliorare l'istruzione del prossimo
futuro. Questo tema sarà anche al centro di una serie
di webinar dal 18 febbraio al 19 marzo 2021
per ripensare i sistemi educativi e la scuola in vista
delle nuove sfide che l'umanità dovrà affrontare.
Tra
le
iniziative organizzate dall'UNESCO per
sensibilizzare le nuove generazioni sui temi del
cambiamento climatico si menziona la recente
campagna Trash
Hack
rivolta alle scuole e diffusa in data 29 gennaio
2021 attraverso il webinar organizzato dalla
Rete delle Scuole Associate (ASPnet) dell'UNESCO e
dalla Fondazione per l'Educazione Ambientale (FEE)
che ha coinvolto insegnanti, studenti e animatori di
diversi paesi del mondo. Tale iniziativa ha
l'obiettivo di informare e sensibilizzare gli
studenti delle scuole di tutto il mondo sulla
quantità di rifiuti che ogni anno vengono generati a
livello globale, producendo effetti devastanti come
la contaminazione dell'acqua e del suolo, la perdita
di biodiversità, il degrado degli ecosistemi,
l'inquinamento atmosferico e il cambiamento
climatico. Si stima infatti che nel 2050 la
popolazione mondiale aumenterà, passando da 7,7
miliardi (dato attuale) a circa 9,7 miliardi. Ciò
comporterà anche un aumento della quantità totale di
rifiuti prodotti che aumenterà da 2,01 miliardi di
tonnellate (dato attuale) a 3,40 miliardi di
tonnellate all'anno . Pertanto, i Trash Hack sono degli
accorgimenti che ogni individuo è chiamato a mettere
in pratica al fine di contribuire alla riduzione
dell'inquinamento prodotto dai rifiuti. Questi
piccoli passi rappresentano in realtà un contributo
prezioso per cambiare l'attuale situazione, in
quanto possono facilmente realizzarsi sia
all'interno del contesto scolastico che estendersi
nella quotidianità e plasmare in maniera definitiva
i nostri comportamenti. In occasione dell'apertura
del webinar su tale campagna,
Vibeke Jensen, il direttore della Divisione per la
Pace e lo Sviluppo Sostenibile dell'UNESCO, ha
affermato:
«Noi come esseri umani abbiamo
bisogno di riorientare urgentemente il
rapporto con il mondo naturale. Questo
cambiamento inizia con l'istruzione, che ha
un'enorme capacità di cambiare la società.
Influisce sul modo in cui pensiamo cosa
apprezziamo e come agiamo» .
Si
ritiene
pertanto necessario istruire le nuove generazioni su
come riciclare correttamente i rifiuti e come
diventare produttori e consumatori più responsabili.
A tal fine, l'UNESCO ha realizzato una guida
dettagliata ed esaustiva dal titolo Trash
Hack: Action learning for sustainable development pubblicata nel 2021 e
rivolta agli insegnanti, agli amministratori, al
personale e agli educatori scolastici per consentire
loro di affrontare correttamente, per mezzo di
ricerche e dati specifici, l'attuale tema della
gestione dei rifiuti. Nel testo sono presentate
dettagliatamente ben nove diverse tipologie di
attività che ogni insegnante è chiamato a scegliere
e a intraprendere con i propri studenti. Le attività
proposte fanno riferimento agli Obiettivi 12, 14 e
15 dell'Agenda
2030
delle
Nazioni Unite. Per ciascuna attività è indicata la
durata totale, i materiali necessari, la location, le principali
attività da svolgere individualmente o in gruppo, i
dati da raccogliere per consentire la riflessione e
il dibattitto collettivo su tali tematiche e,
infine, la presentazione dei risultati dell'attività
svolta alle comunità di riferimento .
Solo attraverso la
conoscenza e la comprensione di tali tematiche le
persone saranno motivate ad agire. L'iniziativa è
rivolta a tutti gli studenti invitandoli a contribuire
contro i rifiuti, documentando e condividendo le loro
esperienze e iniziative attraverso fotografie,
articoli e video. Sul sito ufficiale UNESCO sono stati
pubblicati dei contributi (video, foto e canzoni)
realizzati dalle scuole di diverse parti del mondo,
quali Indonesia, Irlanda del Nord e Kenya. Questi e
altri contributi che verranno inviati nei prossimi
mesi, saranno poi presentati nella Conferenza mondiale
sull'educazione per lo sviluppo sostenibile prevista
per il mese di maggio 2021.
Concludendo, grazie a
questa campagna tutti gli studenti sono invitati a
ripensare e a cambiare il proprio modo di vivere,
facendo scelte più consapevoli per la salute e per il
benessere dell'intera umanità.
5.3 Il ruolo della scuola nella
promozione di una cultura sostenibile
Nell'anno
2016
è nata l'importante collaborazione tra il MIUR e
l'ASviS volta a formare docenti e studenti sui temi
attuali della sostenibilità. L'Alleanza italiana per
lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e il Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
(MIUR) hanno siglato il protocollo (n. 3397 del
6/12/2016) al fine di promuovere una cultura più
informata e consapevole rispetto ai 17 Obiettivi che
costituiscono l'attuale Agenda
2030
delle Nazioni Unite. Con tale protocollo entrambe le
parti hanno dichiarato il loro impegno sul «tema
della promozione e divulgazione di iniziative di
informazione, formazione e diffusione della cultura
dello sviluppo sostenibile e del potenziamento
dell'educazione allo sviluppo sostenibile in ogni
grado di istruzione» . Tale protocollo
d'intesa è stato rinnovato nel 2019 e guiderà il
lavoro dell'ASviS e del MIUR sui temi della
sostenibilità per ulteriori tre anni, impegnandosi
a:
«proseguire
la
collaborazione per la promozione e
divulgazione di iniziative di
informazione e formazione e a
sostenere il progressivo inserimento
dell'educazione allo sviluppo
sostenibile nei curricoli di ogni
ordine e grado di istruzione e di
formazione, a partire
dall'insegnamento dell'educazione
civica e valorizzando i percorsi per
le competenze trasversali e per
l'orientamento (PCTO)» .
Ciascuna
parte,
in base alle proprie competenze e responsabilità, ha
quindi rinnovato l'impegno nel ricercare le giuste
modalità di interazione con gli studenti al fine di
diffondere nel sistema educativo di istruzione e
formazione nazionale gli approfondimenti relativi
agli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Sempre
nel 2019, su iniziativa del MIUR e in collaborazione
con l'ASviS e l'Istituto Nazionale Documentazione
Innovazione Ricerca Educativa (INDIRE), è stato
creato il portale Scuola2030 attraverso il quale è
stato messo a disposizione di tutti i docenti sia un
corso di formazione e-learning che molteplici
risorse e materiali sui principali temi dell'Agenda 2030. Il MIUR ha
successivamente diffuso l'iniziativa Scuola2030 in tutte le scuole
italiane per raggiungere sia una progettazione
curricolare di tali tematiche, sia un'esperienza
didattico-formativa attraverso la loro
partecipazione ad eventi e progetti appositamente
studiati e rivolti agli studenti .
La
cittadinanza
globale, il rapporto ambiente-sostenibilità, la
tutela del patrimonio e le nuove tecnologie per la
sostenibilità, rappresentano i temi che il MIUR ha
riconosciuto come fondamentali per la creazione di
un futuro sostenibile, da trattare ed approfondire
in un'ottica interdisciplinare. Su queste tematiche
la scuola è chiamata a svolgere un ruolo
determinante, contribuendo a far crescere nei
giovani la consapevolezza di far parte di una
comunità estesa sia a livello locale che globale. In
funzione di ciò, nel 2019 il Ministero
dell'Istruzione ha diffuso le Linee
guida
per l'insegnamento dell'Educazione civica in tutte le scuole
italiane a partire dall'anno scolastico 2020/2021 e
per i successivi anni 2021/2022 e 2022/2023. Tale
insegnamento sarà obbligatorio in tutti i gradi di
istruzione e, tra le novità, sono previste un totale
di trentatré ore da dedicare alla materia, che
dovranno essere distribuire durante l'intero anno
scolastico prevedendo, al termine dello stesso, un
voto finale.
L'insegnamento
di
Educazione civica, promosso dall'ex Ministro
dell'Istruzione, consiste nell'approfondire la
Costituzione italiana, lo sviluppo sostenibile e la
cittadinanza digitale. In particolare, per ciò che
concerne lo sviluppo sostenibile «Alunne e alunni
saranno formati su educazione ambientale, conoscenza
e tutela del patrimonio e del territorio, tenendo
conto degli obiettivi dell'Agenda 2030 dell'ONU.
Rientreranno in questo asse anche l'educazione alla
salute, la tutela dei beni comuni, principi di
protezione civile. La sostenibilità entrerà, così,
negli obiettivi di apprendimento» .
Nella contemporaneità la
scuola si configura come il luogo più idoneo per i
progetti orientati alla diffusione e promozione di una
nuova cultura sostenibile, costruendo percorsi
cognitivi diversi mirati a soddisfare le esigenze di
ogni singolo studente.
Al fine di sviluppare
un'adeguata sensibilità verso gli obiettivi di
sostenibilità e promuovere stili di vita più
sostenibili il MIUR, da alcuni anni, organizza dei
progetti per coinvolgere le scuole italiane su tali
tematiche. Infatti, nell'anno scolastico 2019/2020 ha
lanciato la quarta edizione del concorso nazionale Facciamo
17 goal. Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030
per lo Sviluppo Sostenibile rivolto alle scuole
di ogni ordine e grado, sia statali che paritarie. Il
concorso organizzato dal MIUR e dall'ASviS ha previsto
due distinte modalità di partecipazione che ciascuna
scuola è stata invitata a scegliere.
La
prima
modalità Diffondiamo
l'Agenda
2030 in raccordo con la Carta costituzionale prevedeva
l'approfondimento da parte degli studenti di una
delle piste tematiche, ovvero delle cinque aree di
intervento dell'Agenda
2030
(Pace, Persone, Pianeta, Partnership e Prosperità),
da mettere in relazione con la propria scuola,
realtà, quartiere e città, realizzando un progetto
originale rivolto alle famiglie e al territorio di
riferimento per sensibilizzare le relative comunità
sugli importanti temi della sostenibilità, svolgendo
così il ruolo di «agenti di cittadinanza attiva e
protagonisti di un futuro migliore» . Agli studenti si
richiedeva l'elaborazione di un racconto, resoconto
o illustrazione che presentasse le iniziative
intraprese dal proprio istituto scolastico
relativamente alle cinque aree tematiche attraverso
una delle seguenti opzioni: video, slides, canzoni,
articoli, foto e fumetti.
La seconda modalità In
cammino verso un curricolo sostenibile a partire
dalla nostra Carta costituzionale prevedeva
l'approfondimento da parte dell'intera classe, sotto
la guida del Consiglio di classe, di una delle cinque
piste tematiche da sviluppare in un'unità di
apprendimento facendo riferimento alla programmazione
didattica curricolare di quel determinato istituto e
rivolta a tutti gli studenti. Ciò doveva essere
presentato attraverso: video, narrazioni e slides.
La graduatoria di merito finale è stata pubblicata in
data 14 settembre 2020 ed è disponibile sul sito
ufficiale del MIUR.
In
Italia
anche l'ASviS fin dalla sua nascita nel 2016 è
impegnata nel promuovere l'attuazione dell'Agenda 2030 a livello nazionale e
nel favorire una maggiore consapevolezza
relativamente ai temi contemporanei dello sviluppo
sostenibile. Dopo aver accettato la proposta
d'impegno da parte delle Nazioni Unite, l'ASviS
attualmente contribuisce: a progettare politiche
mirate a condurre l'Italia verso il raggiungimento
dello sviluppo sostenibile; a informare e
sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso una
informazione di qualità che fa riferimento a fonti
autorevoli volte a contrastare le fake
news;
a trasmettere il significato corretto di sviluppo
sostenibile, contrastando la possibile
banalizzazione del concetto con le ingannevoli
strategie contemporanee di greenwashing; a diffondere il
concetto di sostenibilità nei mass
media
affinché possano a loro volta informare le persone
sui rischi del cambiamento climatico; a promuovere
l'educazione allo sviluppo sostenibile attraverso
iniziate e progetti educativi e formativi che si
rivolgono direttamente alle scuole di ogni ordine e
grado; a organizzare annualmente il Festival dello
Sviluppo Sostenibile con l'obiettivo di
sensibilizzare i cittadini, le imprese, le
associazioni e le istituzioni sugli importanti temi
dello sviluppo sostenibile nei diversi ambiti:
economico, sociale, ambientale e culturale; infine,
a monitorare l'attuazione dei 17 Obiettivi
dell'Agenda 2030 a livello regionale, nazionale e
internazionale per mezzo di specifici strumenti
statistici e analitici .
Il Festival dello
Sviluppo Sostenibile rappresenta la più grande
iniziativa italiana che si svolge ogni anno tra maggio
e giugno con una durata totale di diciassette giorni,
esattamente quanti sono gli obiettivi dell'Agenda
2030. Durante il Festival vengono organizzati
convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli e
documentari con l'obiettivo di
«diffondere la cultura della sostenibilità, rendere
lo sviluppo sostenibile un tema di attualità e
richiamare l'attenzione nazionale e locale sulle
problematiche e le opportunità connesse al
raggiungimento degli SDGs, contribuendo in questo
modo a portare l'Italia su un sentiero di
sostenibilità» .
Diverse sono le
iniziative dell'ASviS sui temi della sostenibilità,
come il programma animato Global Goals Kid's Show
Italia creato per avvicinare i bambini dai
cinque ai dieci anni alla cultura della sostenibilità.
Il programma è stato realizzato dall'ASviS e dalla
Fondazione Edoardo Garrone in collaborazione con Rai
Ragazzi e Rai per il Sociale e prevede diciassette
puntate che spiegano, con un linguaggio accessibile a
tutti, quali sono i comportamenti sostenibili che
ognuno deve assumere per contribuire a raggiungere un
futuro più sostenibile. Pertanto,
«fornendo esempi concreti e modelli comportamentali
facilmente replicabili, non solo si sensibilizzano i
bambini ad assumere un atteggiamento più
“sostenibile”, ma li si rende anche consapevoli del
loro ruolo e responsabilità nella salvaguardia
dell'ambiente e delle risorse per il futuro» .
L'intero programma, che
può essere utilizzato nelle scuole per coinvolgere e
sensibilizzare gli studenti sulle tematiche attuali
della sostenibilità, è disponibile sui canali online
dell'ASviS.
5.4 Musei e cambiamento climatico:
mostre e attività per le scuole
I musei contemporanei
attraverso il canale delle mostre temporanee e
permanenti, degli eventi e attività rivolte alle
classi di studenti e ai docenti, offrono un importante
contributo nel sensibilizzare gli utenti al rispetto
ambientale e sociale, cogliendo così le sfide della
contemporaneità. Successivamente alla diffusione
dell'Agenda 2030 e al richiamo da parte degli
scienziati sull'urgenza di agire per arrestare il
cambiamento climatico, numerosi musei nel mondo hanno
organizzato delle mostre o attività rivolte, in modo
particolare, alle scolaresche. I percorsi espositivi
esplorando i temi dell'arte, del cambiamento
climatico, dell'Antropocene, dell'inquinamento
prodotto dalla plastica, incoraggiano i visitatori a
sviluppare un proprio senso civico, a sentirsi
cittadini del mondo, a prendersene cura e a migliorare
il pianeta in cui viviamo.
Gli
allestimenti
nei musei contemporanei possono essere di tipo
tradizionale oppure includere forme sempre più
interattive caratterizzate da tecnologie digitali e
virtuali che oggi sembrano essere molto apprezzate
dai visitatori. Queste consentono di integrare i
percorsi espositivi tradizionali con nuovi elementi
in grado di modificare l'interazione tra il museo e
i visitatori . Gli allestimenti
interattivi, multimediali, digitali e virtuali
rappresentano uno spazio, oltre quello fisico del
museo, nei quali ai visitatori è offerta la
possibilità di svolgere un tipo di esperienza
diversa con la possibilità di accedere ad una
quantità considerevole di contenuti inediti.
Un esempio di visita
interattiva è presente nella Sala degli
aggiornamenti del pianeta Terra dell'American
Museum
of Natural History di New York, riaperta al
pubblico nel 2019. La mostra sui cambiamenti climatici
nella Gottesman Hall of Planet Earth, una
delle sale espositive del museo, è stata inaugurata
per la prima volta nel 1999. Dopo un aggiornamento
durato circa due anni, la nuova installazione
comprende attualmente immagini, animazioni, pannelli
interattivi e nuovi contenuti sugli argomenti
scientifici più urgenti della nostra epoca.
La nuova sezione si
compone di circa trentasei schermi da cinquantacinque
pollici ad alta definizione con informazioni chiare
che definiscono e aiutano a comprendere il fenomeno
attuale del cambiamento climatico. Al di sotto di tali
schermi sono presenti dei pannelli con contenuti e
stazioni interattive che si basano sui dati ufficiali
delle agenzie NASA e NOAA (National Oceanic
Atmospheric Administration).
Fig. 2 - Sala degli aggiornamenti del pianeta Terra
American Museum of Natural History, New York, USA, 2019
La nuova sezione pone
quindi una maggiore attenzione sulle cause che hanno
provocato il cambiamento climatico e sulle conseguenze
già evidenti sul nostro pianeta, evidenziando la
necessità di arrestare il cambiamento climatico prima
che sia troppo tardi. Secondo il
Presidente Ellen V. Futter dell'American
Museum
of Natural History
di New York:
«Una
delle
più grandi minacce attuali per la vita sulla
Terra è il cambiamento climatico, che è stato
in gran parte indotto dall'attività umana. […]
E una delle responsabilità più importanti del
Museo è presentare al pubblico i temi
scientifici dei nostri tempi in modi
comprensibili, accessibili e coinvolgenti.
Allo stesso tempo, la disinformazione sul
cambiamento climatico si è diffusa e il ruolo
del Museo nel promuovere una maggiore
conoscenza e una comprensione basata
sull'evidenza è più urgente che mai» .
Nella
presente
sala ai visitatori è offerta la possibilità di
esplorare tre temi principali relativi al
cambiamento climatico: Come
funziona
il clima,
Il
nostro mondo caldo
e Conseguenze
del cambiamento climatico .
Nel primo tema Come
funziona il clima, i visitatori possono
acquisire informazioni sul ciclo del carbonio, sulle
varie componenti che costituiscono il sistema
climatico terrestre, quali acqua, aria, neve,
ghiaccio, esseri viventi e suolo della Terra, sul
perché esistano le stagioni e, infine, come l'oceano
sia in grado di controllare il clima. Su queste
tematiche, le relative stazioni interattive consentono
ai visitatori di mettere alla prova le proprie
conoscenze sulla differenza tra tempo e clima e di
capire l'importante fenomeno dell'effetto serra
attraverso un'animazione di facile comprensione
rivolta anche ai gruppi scolastici di tutte le età.
Il secondo tema Il
nostro mondo caldo offre ai visitatori la
possibilità di riflettere sul progressivo aumento
delle temperature sul nostro pianeta e sulle cause di
tale processo. Le relative attività interattive
coinvolgono il pubblico nella comprensione delle
numerose attività svolte dall'uomo che rappresentano
la causa principale delle emissioni di gas serra
nell'atmosfera riconducibili al conseguente
riscaldamento climatico.
Nel
terzo
e ultimo tema Conseguenze
del
cambiamento climatico
si richiama l'attenzione dei visitatori sulle
conseguenze visibili del riscaldamento climatico sul
pianeta Terra quali, siccità, ondate di calore
estremo, innalzamento del livello del mare,
scioglimento delle calotte glaciali e delle
conseguenti inondazioni che interessano soprattutto
le zone costiere. Le relative stazioni interattive
mostrano ai visitatori immagini reali di aree
simbolo di tale fenomeno, confrontando le immagini
relative al periodo precedente con quelle successivo
al cambiamento climatico . L'American
Museum of Natural History da
oltre
dieci anni è attivo sugli importanti temi attuali
con l'obiettivo di educare il suo pubblico
attraverso diverse attività tra cui mostre, corsi
online e corsi in loco rivolti ai bambini,
alle famiglie e agli adulti.
A
partire dal 2018 anche l'Italia è stata interessata
da un numero sempre crescente di musei che hanno
deciso di trattare i temi dell'attuale cambiamento
climatico attraverso mostre e attività rivolte ai
visitatori e alle comunità di riferimento. Tra
queste abbiamo le numerose attività ed eventi che
ogni anno vengono proposte dal Museo delle Scienze
MUSE di Trento come l'evento online Tecnologia
Sostenibile
organizzato in una serie di incontri dal 25 novembre
2020 al 27 febbraio 2021 per riflettere su come le
nuove tecnologie stiano contribuendo a creare
società più sostenibili, focalizzando l'attenzione
sulla gestione dei rifiuti elettronici per non
inquinare l'ambiente; il progetto speciale A prova di
sostenibilità. Quanto ne sai?
ideato dal MUSE e rivolto a tutti coloro che
vogliano mettersi alla prova rispondendo ai quiz
proposti nelle storie Instagram del museo per
valutare così le proprie conoscenze relative ai 17
Obiettivi dell'Agenda
2030.
Recentemente, anche il Museo di Storia Naturale di
Ferrara in occasione della quattordicesima edizione
del Darwin
Day Ferrara
2020 ha scelto di affrontare il tema del cambiamento
climatico in relazione all'evoluzione biologica,
ripreso nel successivo Darwin Day 2021 tenutosi dal
18 febbraio al 18 marzo 2021 attraverso una serie di
incontri online. Il Museo Civico di Zoologia di Roma
ha organizzato da novembre 2019 a giugno 2020 una
serie di otto conferenze dal titolo I
venerdì sul clima,
durante le quali ricercatori e divulgatori
scientifici hanno illustrato i temi del cambiamento
climatico in relazione alla biosfera,
all'agricoltura, all'astronomia, al mondo dei
ghiacci, al futuro delle nostre città, al mondo dei
media e della comunicazione .
Queste iniziative
proposte dai musei evidenziano il loro ruolo sempre
più attivo nel fornire al proprio staff, ai visitatori
e alle comunità di riferimento, momenti di riflessione
e di speranza sulle tematiche attuali. I musei hanno
la possibilità, attraverso le mostre, i percorsi
espositivi, l'educazione e la formazione, di assumere
una posizione di autorità e credibilità sociale,
contribuendo a diffondere la cultura della
sostenibilità in tutti i livelli della società.
5.5. L'architettura sostenibile degli
edifici scolastici nel XXI secolo
Nei
precedenti
capitoli è stato affrontato il tema
dell'efficientamento energetico dell'edificio museo
in un'ottica di riduzione delle emissioni di CO2 finalizzate a limitare
l'impatto dei musei sull'ambiente e sul cambiamento
climatico. Questo tema, nel corso degli anni, è
diventato uno dei pilastri su cui si basa il nostro
futuro, includendo anche l'efficienza energetica
degli edifici scolastici. L'Ente per le Nuove
Tecnologie l'Energia e l'Ambiente (ENEA) nel 2016 ha
redatto uno strumento utile agli addetti ai lavori e
non, dal titolo Guida
all'efficienza energetica negli edifici scolastici, con l'obiettivo di
diffondere pratiche più sostenibili cosicché «le
nostre scuole diventeranno via via più sostenibili e
all'avanguardia: si trasformeranno in uno spazio più
adatto e gradevole per i nostri ragazzi e
costituiranno uno dei punti qualificanti della
politica ambientale di contrasto all'inquinamento e
di riqualificazione del patrimonio edilizio» .
Nel testo si ritiene
sbagliato educare le nuove generazioni al rispetto
dell'ambiente se dapprima le scuole non siano in linea
con i requisiti di sostenibilità ed efficienza
energetica richiesti nel mondo contemporaneo,
sostenendo che:
«Alle nuove generazioni servono sì
giornate mondiali dedicate ed eventi ad hoc
sul risparmio energetico, il rispetto
dell'ambiente e la sostenibilità. Ma più di
tutto serve “l'abitudine” a questi temi, la
conoscenza di questi aspetti attraverso la
pratica giornaliera. La scuola è il luogo che
più di altri può e deve assolvere a questo
compito. Già a partire dalla sua struttura» .
L'architettura
scolastica, come quella dei musei, deve garantire
luoghi funzionali all'apprendimento e all'educazione,
luoghi confortevoli e innovativi al fine di creare
cittadini responsabili e rispettosi nei confronti
dell'ambiente e di tutto ciò che li circonda.
Pertanto, le scuole contemporanee devono presentare
aule spaziose, luminose, di dimensioni accettabili e
prevedere impianti per la climatizzazione, così da
favorire un apprendimento stimolante a tutti gli
studenti. L'efficienza energetica rappresenta la vera
sfida contemporanea in vista di un futuro più
sostenibile per migliorare sia il benessere degli
alunni all'interno dei diversi ambienti dell'edificio
scolastico che le prestazioni energetiche relative
all'involucro edilizio, integrando anche impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili.
Tale
necessità
nasce dal fatto che la maggior parte degli edifici
scolastici italiani sono stati costruiti prima del
1976, ovvero prima dell'entrata in vigore della
legge che attualmente regola il consumo energetico
degli edifici. Negli edifici scolastici antecedenti
a questa data la dispersione dell'energia è pari a
circa il 50% di quella totale utilizzata per
riscaldare gli ambienti interni, la quale si
disperde verso l'esterno degli edifici . Per intervenire su
tale dispersione è necessaria un'accurata analisi
del singolo sistema edificio-impianto scolastico
volta a valutare i consumi energetici dell'edificio
in relazione alla zona climatica di riferimento. Ciò
al fine di programmare una riqualificazione
energetica dell'edificio scolastico con interventi
di miglioramento mirati a trasformare il vecchio
edificio in una nuova struttura altamente
performante. Gli interventi possono riguardare
diversi aspetti dell'edificio: l'involucro edilizio,
gli impianti elettrici, gli impianti di
climatizzazione e ventilazione, i sistemi per la
produzione dell'energia rinnovabile e, infine,
quelli per la gestione dell'acqua.
Per garantire un buon
livello di qualità degli edifici scolastici di nuova
costruzione o per garantire risultati soddisfacenti
nel processo di riqualificazione energetica degli
edifici già esistenti è possibile fare riferimento
agli standard presenti nei molteplici protocolli
volontari per la certificazione di qualità. Le
certificazioni aiutano a realizzare edifici che
rispondano alle esigenze attualmente richieste nel
campo dell'edilizia sostenibile, guidando e
verificando attentamente tutte le fasi del processo di
costruzione o riqualificazione dell'edificio
scolastico, come: qualità del progetto, qualità dei
lavori con controlli in cantiere, qualità del progetto
al termine dei lavori, qualità nella successiva
gestione dell'edificio con controlli periodici.
Oltre
a
ciò, esistono specifici indicatori da seguire per
garantire che gli edifici scolastici siano dei
luoghi confortevoli e salubri: ridurre le emissioni
di CO2
per
mezzo di impianti efficienti e utilizzando l'energia
prodotta da fonti rinnovabili; utilizzare materiali
che abbiano un basso impatto ambientale; realizzare
impianti per la gestione sostenibile delle acque
piovane; garantire un buon livello di luce diurna
negli ambienti scolastici al fine di ridurre i
consumi energetici prodotti dall'uso
dell'illuminazione artificiale; garantire un ottimo
livello di comfort acustico; garantire
una buona qualità dell'aria negli ambienti interni
così da mettere gli studenti nelle condizioni di
poter apprendere; verificare che negli ambienti
interni ci siano basse concentrazione di gas radon;
prevedere controlli periodi all'intera struttura;
infine, informare gli studenti sui livelli di
sostenibilità che il loro edificio ha raggiunto,
coinvolgendoli nella gestione sostenibile
dell'edificio e prevendendo un'attenta formazione e
sensibilizzazione incentrata sulle tematiche della
sostenibilità ambientale .
La scuola è il
principale luogo dove gli studenti possono apprendere
i concetti relativi alla sostenibilità e imparare a
confrontarsi con essi attraverso una serie di
accorgimenti che sono invitati a mettere in atto, tra
cui: la raccolta differenziata, il risparmio idrico e
la corretta gestione degli impianti di illuminazione,
praticando tali accorgimenti non solo nel contesto
scolastico ma quotidianamente e in ogni luogo.
Inoltre, per quegli edifici scolastici che rispondono
agli standard di qualità si ritiene di fondamentale
importanza per l'educazione delle giovani generazioni
la:
«visualizzazione dei consumi, delle
temperature, dell'umidità interna, delle
concentrazioni di CO2 e la possibilità di interazione con
le tecnologie installate in termini di
regolazione e controllo, diventano così non
solo occasione di conoscenza, ma anche
strumento utile per motivare gli utenti ad un
comportamento più consapevole dal punto di
vista energetico» .
In
Italia
soprattutto negli ultimi dieci anni sono stati
realizzati diversi edifici scolastici sostenibili
che hanno posto al centro dei loro progetti il
comfort dei bambini. Tra i maggiori esempi si
menzionano: la Scuola primaria Romarzollo ad Arco
(TN) del 2006-2007 che ha ottenuto la certificazione
LEED Platino nel 2012,
Fig. 3 - Scuola primaria Romarzollo
Arco (TN), Italia, 2006-2007 (LEED Platino, 2012)
la Scuola
dell'infanzia a Terento – Rio Pusteria (BZ) del 2011
che rappresenta uno dei maggiori esempi italiani di
edificio scolastico sostenibile,
Fig. 4 - Scuola dell’infanzia, Terento (BZ), Italia, 2011
la Scuola
dell'infanzia Maria
Montessori
a San Frediano a Settimo – Cascina (PI) del 2013 che
ha ottenuto la certificazione di sostenibilità
CasaClima classe A,
Fig. 5 - Scuola dell'infanzia Maria Montessori
Cascina (PI), Italia, 2013 (CasaClima classe A, 2013)
la Scuola primaria a
Calmasino – Bardolino (VR) del 2014 che ha ottenuto
la certificazione energetica A+,
Fig. 6 - Scuola primaria, Calmasino (VR), Italia, 2014
(certificazione energetica A+, 2014)
la Scuola
primaria a Folignano (AP) del 2014-2015 che ha
ottenuto la certificazione energetica A+,
Fig. 7 - Scuola primaria, Folignano (AP), Italia, 2014-2015
(certificazione energetica A+, 2015)
il Nido d'infanzia “La Balena” a Guastalla (RE) del
2015 realizzato dall'architetto Mario Cucinella e
costituito da telai di legno,
Fig. 8 - Nido d'infanzia “La Balena”, Guastalla (RE), Italia
progettata dall'architetto Mario Cucinella, 2015
il Polo
scolastico di Collecchio (PR) del 2017 che ha
ottenuto la certificazione Passivhaus con standard
costruttivo A, l'Asilo Babylife di Milano del 2018
che ha ottenuto la certificazione LEED Platino nel
2019 e costruito completamente in legno,
Fig. 9 - Asilo Babylife, Milano, Italia, 2018 (LEED Platino, 2019)
gli Asili Arcobaleno e Fiore a Prato che hanno
ottenuto la qualifica di Edificio a Energia quasi
Zero (NZEB) .
5.6 L'architettura scolastica del
futuro: la Scuola Modello di Renzo Piano
L'architetto
Renzo
Piano, o meglio “archistar” per utilizzare il
neologismo diffusosi recentemente per «definire
architetti - Philippe Starck, Zaha Hadid, Renzo
Piano, Massimiliano Fuksas, Daniel Libeskind, Tadao
Ando, Rem Koolhaas, tanto per fare qualche nome - a
cui il calibro mediatico ha conferito le
caratteristiche di una star: fama mondiale e
immagine globalizzata come quella dei protagonisti
dello spettacolo e dei grandi marchi della
pubblicità» , nel 2013 è stato
nominato senatore a vita della Repubblica Italiana
dall'allora Presidente Giorgio Napolitano. A partire
dalla sua nomina Renzo Piano ha riflettuto a lungo
sul contributo da dare al suo Paese in qualità di
architetto e senatore, giungendo alla conclusione di
voler concentrare il suo lavoro nella
riqualificazione delle numerose periferie italiane
che rappresentano il nostro futuro, affermando:
«Credo che il grande progetto del
nostro Paese sia quello delle periferie: la
città del futuro, la città che sarà, quella
che lasceremo in eredità ai nostri figli. Sono
ricche di umanità, qui si trova l'energia e
qui abitano i giovani carichi di speranze e
voglia di cambiare. Ma le periferie sono
sempre abbinate ad aggettivi denigranti.
Renderli luoghi felici e fecondi è il disegno
che ho in mente. Questa è la sfida urbanistica
dei prossimi decenni: diventeranno o no parte
della città? Riusciremo o no a renderle
urbane, che vuole anche dire civili? Al
contrario dei nostri centri storici, già
protetti e salvaguardati, esse rappresentano
la bellezza che ancora non c'è» .
Con
tali
propositi è nato il G124, il gruppo di lavoro di
Renzo Piano costituito da giovani architetti guidati
sia da tutor che da figure professionali
specializzate nei diversi ambiti, quali: sociologia,
antropologia, economia e urbanistica, con
l'obiettivo di individuare annualmente delle zone di
periferia che necessitano di nuovi progetti o di
piani di riqualificazione rivolti a specifici
quartieri d'Italia. I progetti di riqualificazione
del G124 prevedono interventi di adeguamento
energetico, di restauro degli edifici pubblici, dei
luoghi di aggregazione e degli spazi verdi,
svolgendo un ruolo che Renzo Piano definisce di
“architetto condotto”, ovvero ascoltando le esigenze
degli abitanti che vivono in quel determinato
quartiere di periferia per renderli partecipi di
tale processo, affinché «ogni cittadino possa
contribuire a rendere più bella la polis che sarà» .
Nel quadro di interventi
di risanamento e rammendo delle periferie di Renzo
Piano e del G124 si inserisce la Scuola Modello che
sarà realizzata nella cittadina di Sora situata in
provincia di Frosinone nel Lazio, un'area valutata
come zona 1 per l'elevato rischio sismico. A riguardo
Renzo Piano ha affermato:
«Naturalmente questo è un
esperimento che facciamo in zona sismica e
questo significa che il piano terra deve
essere capace di raccogliere rapidissimamente
le persone che si assemblano per mettersi in
sicurezza. Quindi è un'esigenza di sicurezza
che il piano terra sia più aperto, sia
accogliente, sia sicuro, ma è anche
un'esigenza di tipo educativo e sociale perché
quello è il livello dove è più facile che si
incontrino i riti quotidiani della città, del
vivere della comunità e quelli della scuola» .
La
scuola
sorgerà in Via Napoli a circa 1 km dal centro
storico di Sora in un'area occupata, al momento
della nascita di tale progetto, da un ex mattatoio
in disuso da anni demolito nel 2019 per consentire
l'avvio dei lavori per il nuovo edificio scolastico . La nuova scuola
sperimentale è stata progettata dall'architetto
Renzo Piano con la collaborazione dell'architetto
Massimo Alvisi e dell'ingegnere strutturista
Maurizio Milan che hanno coordinato il lavoro dei
due giovani professionisti del gruppo di lavoro G124
selezionati per il programma 2018: Maria Paola
Persico, ingegnere edile, e Roberto Fioretti,
architetto.
Il
progetto
per il nuovo edificio scolastico di Sora prevede uno
spazio inclusivo, aperto e trasparente con le
seguenti dimensioni: un volume di circa 42mt di
lato, un'altezza pari a 8,50mt e una superficie di
3000mq.
Fig. 10 - Scuola Modello, Sora (FR), Italia
progettata dall'architetto Renzo Piano (in fase di realizzazione nel 2021)
La struttura si articolerà su tre
distinti livelli: il piano terra, sarà un luogo
aperto alla comunità di riferimento che potrà
partecipare ad una serie di attività, quali:
palestra, auditorium, scuola di musica e
registrazione, biblioteca caffetteria-mensa, scuola
di cucina, laboratorio d'arte e di attività manuali;
il primo piano sarà occupato dalle aule per la
didattica e i laboratori; il terzo piano presenterà
un tetto-giardino che sarà dedicato alle attività di
laboratorio a cielo aperto con la presenza di un
orto pensile e rappresenterà «il luogo
dell'esplorazione, una ”stanza” nuova dell'ambiente
scolastico che permette di vedere il mondo
dall'alto, di scrutare il panorama di vedere le
nuvole e le stelle» .
Renzo Piano
relativamente ai piani progettati per il nuovo modello
di scuola del futuro afferma:
«Il tetto è da sempre stato il luogo
della libertà. Io mi sono sempre arrampicato
sui tetti, tutti i bambini hanno sempre
sognato di andare sul tetto, il tetto è un
luogo di libertà e non dimentichiamolo, in
qualsiasi città anche in mezzo alla città, il
tetto comunque guarda al cielo. […] il piano
terra è quello che evidentemente rappresenta
il rapporto con la città. […] E poi
naturalmente ci sono gli aspetti funzionali,
le aule sono aperte, cioè sono ben protette
acusticamente ma aperte sul cortile interno.
Quindi c'è questa cosa bellissima: da ogni
aula si vede cosa succede nell'altra, cioè c'è
un rapporto visivo» .
Nella
parte
centrale della costruzione verrà realizzato un
cortile con al centro un grande albero che
rappresenterà il fulcro del nuovo edificio nonché il
simbolo della vita e del trascorrere delle stagioni.
Renzo Piano sul nuovo modello di scuola per il
futuro afferma: «Questa scuola è una goccia che può
tracciare una via per altre realtà, non da replicare
“copiando e incollando”, ma ispirando» .
La scuola innovativa
seguirà gli standard richiesti dall'edilizia
contemporanea sostenibile per essere a tutti gli
effetti un edificio economico, a basso impatto
ambientale, antisismico e sarà inoltre costruito con
un materiale che ha la proprietà di rigenerarsi in
natura: il legno. Su tale materiale Renzo Piano ha
affermato:
«Per realizzare questa scuola
impiegheremo circa 5mila metri cubi di legno,
abete, e pianteremo 5mila alberi, abbiamo
bisogno più o meno di 20 ettari e li abbiamo,
nel comune di Sora, sulle alture. Si tratta di
5mila alberi che in 25 anni ricreeranno il
legno consumato» .
Per
ciò
che concerne il riscaldamento e il raffrescamento
degli ambienti interni è invece previsto l'utilizzo
di energia prodotta da fonti rinnovabili mentre
l'energia elettrica verrà prodotta dai pannelli
fotovoltaici. A tal fine, il nuovo edificio
scolastico ospiterà nell'atrio dei contatori di
grandi dimensioni che indicheranno il consumo
quotidiano di luce, gas e acqua affinché tutti gli
studenti abbiano la possibilità di rendersi conto
della quantità di energia prodotta e consumata e
anche del costo energetico dell'intera struttura . L'osservazione e
l'interazione diretta con tali strumenti
consentiranno di informare, educare e sensibilizzare
le nuove generazioni sull'importante concetto del
risparmio delle risorse al fine di motivarli ad
adottare accorgimenti più in linea con gli obiettivi
di sostenibilità dell'Agenda
2030
delle
Nazioni Unite.
La nuova Scuola Modello
di Renzo Piano mira ad essere:
«il luogo delle domande più che
delle risposte. Dove l'alunno, l'adulto,
l'abitante cerca i suoi perché e si spinge a
partecipare alle attività collettive, ludiche,
teatrali, musicali e cittadine. Uno spazio
sperimentale che si apre continuamente verso
l'esterno, dalla piazza alla città, dal parco
alla corte, una continua serie di accessi e
trasparenze per rendere evidente e centrale il
ruolo della curiosità, dell'esplorazione
visiva e partecipativa» .
La scuola di Sora
rientra tra le otto scuole innovative volute dal
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca (MIUR) che saranno realizzate grazie ad uno
stanziamento di 20 milioni di euro.
Partendo dall'idea di
scuola del futuro di Renzo Piano si evincono le
caratteristiche imprescindibili per ciò che concerne
l'architettura scolastica e gli ambienti di
apprendimento per la formazione delle nuove
generazioni. Sostenibilità, sicurezza, comfort,
inclusione e innovazione sono i temi chiave per le
scuole del XXI secolo, chiamate ad includere tali
concetti nelle proprie strutture, nei propri obiettivi
e nei programmi di apprendimento scolastici rivolti
agli studenti. La scuola svolge nella contemporaneità
un ruolo determinante nella formazione e
sensibilizzazione degli alunni sugli importanti temi
attuali e deve pertanto fornire tutti gli strumenti
necessari per promuovere la cultura della
sostenibilità. La scuola e le nuove generazioni
rappresentano il punto di partenza verso la
costruzione di società più sostenibili e responsabili
e per intraprendere unitamente l'importante percorso
di cambiamento che si auspica di raggiungere entro il
2030.
Scuole sostenibili ed
educazione alla sostenibilità ambientale è la risposta
ai problemi attuali per un futuro sicuramente, o
almeno si augura, migliore per l'umanità e per il
nostro pianeta Terra.
PARTE 2
I MUSEI SOSTENIBILI DEL XXI SECOLO
II.
L'ARCHITETTURA SOSTENIBILE DEI MUSEI NEL XXI SECOLO
«We must do everything
we can to ensure that museums
are
part of the cultural driving force
for
the sustainable development of the world» .
2.1 Le origini dello sviluppo
sostenibile nell'architettura
Nella
seconda
metà del XX secolo tra gli architetti si diffuse
l'idea di considerare il rapporto uomo-ambiente
nella fase di progettazione architettonica,
accrescendo così l'interesse verso nuove pratiche di
costruzione che hanno condotto alla nascita di una
progettazione sensibile all'ambiente, agli aspetti
climatici e alla sostenibilità del paesaggio. Ma è
solo con la successiva teorizzazione del concetto di
sviluppo sostenibile che si giunse alla
formalizzazione dei principi basilari per una
progettazione sostenibile dell'edilizia urbana .
Un
importante
passo in avanti sulla necessità di giungere ad una
progettazione architettonica sostenibile risale al
maggio del 1994, anno in cui si è svolta nella
cittadina danese di Aalborg la Conferenza europea
sulle città sostenibili organizzata dal Consiglio
Internazionale per le Iniziative Ambientali Locali
(ICLEI). In tale occasione ottanta amministrazioni
locali europee e circa duecentocinquantatré
rappresentanti di diverse organizzazioni
internazionali hanno firmato
La
Carta di
Aalborg , assumendo l'impegno
di attuare l'Agenda
21
a
livello locale e di elaborare nuovi piani d'azione
finalizzati al raggiungimento di uno sviluppo
durevole e sostenibile delle città europee . Nel documento La Carta
di Aalborg
si evidenzia il ruolo di responsabilità che le città
ricoprono nel garantire una qualità di vita migliore
a tutti i cittadini, intervenendo sulle molteplici
problematiche urbane relative all'architettura, alla
società, all'economia e all'ambiente.
Le città europee si sono
mostrare consapevoli dei rischi prodotti dalla
quantità considerevole di sostanze tossiche e nocive
che ogni anno vengono riversate nell'atmosfera,
ritenendo di dover trasformare il loro impegno in
azioni concrete volte all'individuazione di modelli e
strategie di sviluppo sostenibile da impiegare nella
progettazione e gestione delle città, attuando anche
programmi di restauro urbano. Le città hanno infine
adottato strumenti e indicatori di sostenibilità dei
sistemi urbani per il controllo degli impatti delle
proprie attività e per il monitoraggio ambientale.
La
Carta
di Aalborg
prevedeva, tra le numerose attività,
l'organizzazione annuale del premio la “città
sostenibile” con l'obiettivo di premiare le città
europee che si erano distinte nel raggiungimento di
un modello urbano sostenibile e, contemporaneamente,
incoraggiare le città che non avevano ancora
sottoscritto la presente Carta ad unirsi alla sfida
collettiva per garantire un maggior benessere alle
società attuali e alle generazioni future .
A
distanza di dieci anni dal rilascio del documento La Carta di Aalborg si è tenuta la quarta
Conferenza europea sulle città sostenibili dal 9
all'11 giugno 2004 dal titolo Aalborg
+10:
Ispirare Il Futuro . In tale occasione
sono stati presentati gli obiettivi qualitativi
degli Impegni
di Aalborg raggruppati
in dieci temi che si caratterizzano per la loro
adattabilità e flessibilità alle singole condizioni
locali. Tra questi, l'obiettivo 5 si incentra sul
tema della Pianificazione
e
Progettazione Urbana
ribadendo l'importanza di «Applicare i principi per
una progettazione e una costruzione sostenibili,
promuovendo progetti architettonici e tecnologie
edilizie di alta qualità» per raggiungere così
un futuro urbano sostenibile. È evidente il legame
che intercorre tra questo obiettivo e il più recente
Obiettivo 11 dell'Agenda
2030
che
richiama l'attenzione di tutti sull'urgenza di Rendere le città e
gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi
e sostenibili
e al relativo Target 11.6 con il quale si invitano i
193 Paesi delle Nazioni Unite a «[…] ridurre
l'impatto ambientale negativo pro-capite delle
città» entro il 2030.
Per il conseguimento dei
17 obiettivi e dei relativi Target dell'Agenda 2030
per lo sviluppo sostenibile è richiesta la
collaborazione del settore della cultura e dei musei.
L'impegno da parte delle istituzioni museali
sull'importante tema della sostenibilità può avvenire
in diversi modi e può riguardare più ambiti: edificio,
strutture ed impianti, collezioni permanenti, mostre
temporanee ed eventi. Di seguito si analizzano nel
dettaglio gli aspetti relativi all'edificio museo per
ciò che concerne il raggiungimento della sostenibilità
ambientale.
2.2 Il ruolo dei musei nella
contemporaneità
Le tematiche relative
agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni
Unite e alle corrispondenti aree di intervento
(persone, pianeta, prosperità, pace e partnership)
sono da alcuni anni al centro dei programmi dell'International
Council of Museums (ICOM) e del Gruppo di
Lavoro sulla Sostenibilità creato dall'ICOM
nel 2018.
«Il Gruppo di Lavoro ICOM sulla
sostenibilità prenderà in considerazione
diversi approcci rispetto ai temi della
sostenibilità. Prenderà in considerazione i
potenziali ruoli dei musei nelle iniziative di
sostenibilità intersettoriale: attraverso le
loro raccolte, come risorse per
l'informazione, come comunicatori, come
educatori, come facilitatori, come attivisti e
sostenitori e come utenti di risorse naturali» .
L'obiettivo
del
Gruppo consiste perciò nell'integrare gli obiettivi
dell'Agenda
2030
e dell'Accordo di Parigi nelle molteplici attività
che interessano il settore museale, giungendo a
delle soluzioni da condividere con altri settori
disciplinari .
A partire dal 1977
l'ICOM celebra annualmente la Giornata Internazionale
dei Musei, un momento di collaborazione e condivisione
che coinvolge i musei, le scuole e le associazioni
culturali. Ogni Giornata è dedicata ad uno specifico
tema, scelto per promuovere l'importante ruolo dei
musei nello sviluppo della società contemporanea. Per
l'incontro tenutosi in data 18 maggio 2015 a Venezia è
stato affrontato il tema relativo ai Musei per una
società sostenibile e, in tale occasione,
l'allora Presidente dell'ICOM il Prof. Dr Hans-Martin
Hinz ha affermato:
«I musei stanno assumendo un ruolo
sempre più vitale nel contribuire alla
definizione di sviluppo sostenibile e
implementazione delle relative pratiche. I
musei devono essere in grado di garantire il
loro ruolo nella salvaguardia del patrimonio
culturale, data la crescente precarietà degli
ecosistemi, le situazioni di instabilità
politica, le sfide dell'ambiente provocate
dall'uomo che possono sorgere. Il lavoro del
museo, per esempio attraverso l'educazione e
le mostre, dovrebbe sforzarsi di creare una
società sostenibile» .
Soprattutto
i
musei contemporanei ricoprono un ruolo chiave nella
creazione di società sostenibili e fungono da veri e
propri laboratori di sperimentazione per
l'individuazione di best
practices
sostenibili. Collocare i musei in prima linea nel
modello di società sostenibile significa affidare
loro l'importante ruolo di sensibilizzare le società
sulle conseguenze che l'azione umana ha prodotto sul
nostro pianeta e di delineare un nuovo modello
sociale ed economico che possa sostituirsi a quello
esistente .
Pertanto, la ricerca
della sostenibilità rappresenta nel mondo
contemporaneo una sfida in grado di mettere a dura
prova il patrimonio culturale e in modo particolare le
istituzioni museali. Ai musei del XXI secolo si
richiede di adottare delle strategie di sostenibilità
per far fronte alla minaccia urgente del cambiamento
climatico, iniziando dalla riduzione del consumo di
energia e privilegiando l'utilizzo delle risorse
rinnovabili. A quei musei che hanno già intrapreso
azioni specifiche su questo delicato tema si richiede
invece di promuovere, a livello internazionale, i
vantaggi conseguibili con l'impiego di accorgimenti di
natura sostenibile e di assumere il ruolo di guida nei
confronti dei piccoli musei attraverso la costruzione
di reti e di sistemi museali, aiutandoli così
nell'intraprendere un proprio percorso di innovazione
e cambiamento volto al raggiungimento di un museo
sostenibile.
Le
attuali
indagini relative al consumo energetico
nell'edilizia ci mostrano che «Complessivamente, gli
edifici dell'UE sono responsabili del 40% del
consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas
a effetto serra, dovute principalmente alla
costruzione, all'utilizzo, alla ristrutturazione e
alla demolizione» , evidenziando così
come qualsiasi edificio abbia un impatto importante
sull'ambiente. Partendo, dunque, dal miglioramento
dell'efficienza energetica dell'intero patrimonio
edilizio esistente, che rappresenta la principale
causa delle emissioni di biossido di carbonio
nell'atmosfera, si auspica di raggiungere entro il
2050 la neutralità climatica, trasformando così in
realtà l'insieme delle iniziative che attualmente
costituiscono il Green
Deal
europeo .
Si ritiene tuttavia che
gli edifici museali attualmente esistenti
rappresentino soltanto una minima parte del numero
complessivo di edifici che compongono il patrimonio
edilizio costruito a cui si richiede un intervento di
efficientamento energetico per raggiungere gli
obiettivi di sostenibilità ambientale. Il rapporto
dell'ISTAT del 2019 riferisce i risultati delle
ricerche relative al numero totale degli edifici
museali presenti in Italia nel 2017, affermando che:
«[…] il patrimonio culturale
italiano vanta 4889 musei e istituti similari,
pubblici e privati, aperti al pubblico. Di
questi, 4026 sono musei, gallerie o
collezioni, 293 aree e parchi archeologici e
570 monumenti e complessi monumentali. […]
Sono 2.371, uno su tre, i Comuni italiani che
ospitano almeno una struttura a carattere
museale. È un patrimonio diffuso su tutto il
territorio nazionale: 1,6 musei o istituti
similari ogni 100 km 2 e circa uno ogni 12 mila abitanti» .
Di
conseguenza,
considerata la rilevanza che i musei ricoprono nei
singoli territori di appartenenza, in quanto
portatori di valori per l'intera comunità e per i
visitatori, è richiesto loro un impegno attivo per
avviare il percorso verso un museo sostenibile. Per
raggiungere tale obiettivo ogni museo deve stilare
un proprio piano strategico per la sostenibilità
specificando le azioni, le attività e i servizi che
intende attuare in una prospettiva di breve (2030),
medio (2040) e lungo termine (2050) . Ciò permetterà un
miglioramento in termini di organizzazione e
gestione degli obiettivi e consentirà di costruire
basi solide per affrontare le sfide future che
richiederanno sia un continuo cambiamento delle
attuali performance che ottime capacità
di problem
solving
nei molteplici ambiti di interesse dei musei.
2.3 Verso un museo sostenibile
I
musei contemporanei devono dotarsi di uno Statuto o
di un Regolamento come requisito indispensabile
secondo il Codice Etico dell'ICOM per delineare i
diversi aspetti del museo: dall'organizzazione
interna, alle finalità, attività e doveri, fino alla
gestione amministrativa e delle collezioni. Quei
musei che non sono dotati di un regolamento o di uno
statuto sono invece invitati a farlo e a cogliere la
possibilità di inserire la tematica della
sostenibilità nella propria missione. I musei
possono prendere come esempio altre realtà museali,
anche italiane, che hanno reso pubblica la missione
sul proprio sito web. Il MUSE Museo delle Scienze di
Trento è sicuramente tra i musei più noti in Italia
per il suo impegno verso la sostenibilità, infatti
nella sua missione, consultabile sul sito web ufficiale, dichiara:
«Il Museo delle Scienze è un ente
strumentale della Provincia autonoma di
Trento. Il suo compito è di interpretare la
natura, a partire dal paesaggio montano, con
gli occhi, gli strumenti e le domande della
ricerca scientifica, cogliendo le sfide della
contemporaneità, invitando alla curiosità
scientifica e al piacere della conoscenza per
dare valore alla scienza, all'innovazione,
alla sostenibilità» .
Oltre ad esplicitare la
missione e l'interesse a raggiungere gli obiettivi di
sostenibilità, il percorso che conduce ad un museo
sostenibile prevede una fase preparatoria che consiste
nel:
«[…] comprendere i modelli di governance
che rendono possibile il percorso, le modalità
di conduzione e gestione, gli attori, i
portatori di interesse, la struttura di
gestione preposta alle attività e il loro
eventuale grado di autonomia» .
Quindi,
in
tale percorso bisogna considerare alcune pratiche e
tematiche necessarie all'individuazione di strumenti
e modalità che indirizzino i comportamenti e le
scelte dei singoli musei. Questi, sono inoltre
chiamati a selezionare gli ambiti su cui focalizzare
il proprio impegno, ambiti che ogni museo riterrà
più vicini ai propri interessi, alle risorse
disponibili e soprattutto alla missione esplicitata . Al museo spetta
anche il compito di creare un green
team
costituito da professionisti esperti nei molteplici
ambiti al fine di analizzare specifiche situazioni e
giungere a delle soluzioni condivise. Una volta
delineati tali aspetti, il museo coinvolgerà il suo
staff nelle attività che ha deciso di intraprendere
formando il personale per mezzo di workshop incentrati sui temi
dell'energia e dell'ambiente e invitandoli ad
adottare quotidianamente comportamenti più
sostenibili e rispettosi nei confronti del pianeta.
Affinché
un
museo raggiunga i livelli di sostenibilità
ambientale richiesti è necessario che tenga in
considerazione specifici indicatori e standard di
riferimento. Pertanto, nei musei che sono in fase di
progettazione o in quelli già esistenti ma che sono
interessati da interventi di riqualificazione è
essenziale il rispetto di alcuni fattori essenziali
finalizzati a ridurre l'impatto ambientale del
proprio consumo energetico, dei materiali utilizzati
e delle attività svolte. I fattori che richiedono
una maggiore attenzione da parte dei musei e che
sono necessari per soddisfare gli obiettivi previsti
dall'Agenda
2030 sono:
-l'inquinamento
atmosferico prodotto dai mezzi di trasporto adoperati
sia dal personale che dai visitatori per raggiungere
il museo, che può essere ridotto incentivando
l'utilizzo di soluzioni ecosostenibili per la
mobilità, quali: bike sharing, car sharing,
monopattini, scooter e autobus elettrici; (cfr. L'Agenda
2030 2015, Obiettivo 11, Target 11.2)
-l'inquinamento
luminoso prodotto dalla dispersione di luce che può
essere ridotto introducendo nel sito la
settorializzazione degli impianti e i dispositivi per
la rilevazione automatica del movimento; (cfr. L'Agenda
2030 2015, Obiettivo 7, Target 7.2)
-l'inquinamento
prodotto dalle attività dei cantieri di costruzione
che può essere limitato privilegiando l'uso di
materiali che presentino una quantità minima di scarti
dovuti agli imballaggi o, se ciò non fosse possibile,
adottare procedure di riciclo di tali elementi; (cfr.
L'Agenda 2030 2015, Obiettivo 11, Target 11.6)
-la riduzione
dell'effetto isola di calore attraverso un'attenta
progettazione di spazi o tetti verdi e di fontane o
vasche d'acqua o, in alternativa, l'utilizzo di
materiali che abbiano un ottimo Indice di
Riflessione Solare (SRI) e che siano stati
certificati per l'edilizia sostenibile; (cfr. L'Agenda
2030 2015, Obiettivo 11, Target 11.7)
-la gestione efficiente delle acque meteoriche
attraverso l'utilizzo di sistemi di raccolta che
consentano il riutilizzo dell'acqua per altre
funzioni, ad esempio per l'acqua sanitaria o per
l'irrigazione delle aree verdi; (cfr. L'Agenda 2030 2015, Obiettivo 6,
Target 6.3) .
L'esigenza di adottare
tali accorgimenti al fine di perseguire la
sostenibilità ambientale ha interessato negli ultimi
anni tutti gli ambiti della società e, in modo
particolare, si sottolinea come:
«Anche il settore museale/espositivo già da qualche
tempo è sensibile al risparmio energetico e idrico,
al riciclo, alla riqualificazione con materiali
alternativi e alla progettazione di strutture
ecologiche» .
Tutto ciò è reso
possibile grazie soprattutto all'esistenza di
strumenti che consentono ai musei di valutare il
proprio impatto sull'ambiente. Tra questi si
evidenziano i numerosi protocolli per la valutazione
del livello di sostenibilità, inizialmente
realizzati per essere utilizzati in tipologie
diverse di edifici e adattati, solo negli ultimi
anni, anche al settore museale. Tali protocolli
svolgono nella società contemporanea un ruolo
decisivo nel contribuire alla diffusione e
promozione di una nuova cultura dell'edilizia
sostenibile.
In conclusione, si può
affermare che l'obiettivo del nostro tempo consiste
nel rispondere alle specifiche sfide del presente,
incoraggiando l'accelerazione nella trasformazione
dalle normali pratiche edilizie a processi di
costruzione che siano più attenti ai cambiamenti
climatici in atto e alle problematiche che incidono
sulla salute dell'intera umanità.
2.4 L'adeguamento energetico-ambientale
dell'edificio museo
Nel
precedente
paragrafo sono stati elencati e analizzati i fattori
essenziali che interessano il sistema
edificio-impianto dei musei e che devono essere
affrontati per ridurre sia il proprio impatto
sull'ambiente che l'uso di risorse non rinnovabili.
Per sistema edificio-impianto si intende la
relazione esistente tra l'involucro, ovvero la
superficie esterna dell'edificio museo che può
essere sia trasparente che opaca, con il compito di
isolare termicamente l'ambiente interno per
garantire condizioni di comfort nelle aree dedicate
alle collezioni, ai visitatori e al personale, e
l'impianto, ovvero la parte attiva interna
all'edificio museo, interessata dalla riduzione dei
consumi energetici per limitare l'impatto ambientale
e garantire un buon livello di comfort degli
ambienti .
Le
varie
componenti che costituiscono il sistema
edificio-impianto dei musei richiedono un controllo
periodico per monitorare e valutare il loro stato e
per delineare un adeguato programma di intervento
volto al miglioramento sia funzionale che
dell'efficienza energetica. Tali rilevamenti possono
essere svolti sia da professionisti esperti nel
settore energetico che dagli operatori museali
attraverso l'utilizzo di checklist
in
grado di orientarli nell'autovalutazione dei diversi
aspetti relativi al museo: involucro edilizio,
caratteri distributivi (aree espositive e depositi),
dotazioni impiantistiche (centrali energetiche e
climatizzazione), impianti elettrici, impianti di
illuminazione, impianti di comunicazione e, infine,
sicurezza strutturale e antisismica .
Il
2016
è stato un anno decisivo per il tema dell'efficienza
energetica dei musei grazie all'accordo firmato dal MIBACT e
dall'ENEA, l'Agenzia nazionale per le nuove
tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico
sostenibile. Tale accordo ha previsto l'avvio di
progetti finalizzati alla valutazione dell'impronta
energetica dei musei italiani esistenti e a
programmare, laddove necessario, interventi di
efficientamento energetico. Ciò con l'obiettivo di
limitare l'inquinamento atmosferico riducendo del
30% i consumi che derivano dalla climatizzazione e
del 40% i consumi che derivano dall'illuminazione,
installando nei musei sia lampade a LED che nuove
tecnologie caratterizzate dai sistemi smart lighting.
Due anni dopo anche il
Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea,
nella Direttiva (UE) 2018/844 del 30 maggio 2018,
hanno ribadito l'importanza di adottare misure
adeguate affinché tutti i musei possano migliorare le
proprie prestazioni energetiche e minimizzare
l'impatto ambientale delle proprie attività:
«L'Unione
è
determinata nell'impegno per lo sviluppo di un
sistema energetico sostenibile, competitivo,
sicuro e decarbonizzato. È importante garantire
che le misure tese a migliorare la prestazione
energetica nell'edilizia non si limitino
all'involucro dell'edificio, ma includano tutti
gli elementi pertinenti e i sistemi tecnici di un
edificio […]. Gli Stati membri dovrebbero adottare
misure adeguate volte a garantire, per esempio,
che sia documentata la prestazione dei sistemi
tecnici per l'edilizia, come quelli utilizzati per
il riscaldamento degli ambienti, il
condizionamento dell'aria o il riscaldamento
dell'acqua, installati, sostituiti o migliorati,
ai fini della certificazione degli edifici e della
verifica della conformità» .
Gli edifici e i musei di
nuova costruzione devono quindi garantire migliori
prestazioni energetiche, mentre gli edifici che
costituiscono il patrimonio edilizio storico
dell'Italia devono intraprendere interventi di
adeguamento che rispondano ai requisiti di
sostenibilità. Bisogna però considerare che buona
parte dei musei italiani attualmente esistenti sono
situati in edifici storici costruiti per ospitare
funzioni diverse da quelle odierne e sono quindi
soggetti a specifici vincoli di tutela che non
consentono di alterare le componenti edilizie esterne
e interne all'edificio, limitando così tali interventi
di adeguamento. Di conseguenza, per gli edifici
storici vincolati che necessitano di una
riqualificazione energetica non è garantito il
raggiungimento delle medesime prestazioni energetiche
degli edifici di nuova costruzione, recentemente
valutati come nZEB. Gli edifici a energia quasi zero
(nZEB) sono definiti come edifici:
«[…] ad altissima prestazione energetica in cui il
fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è
coperto in misura significativa da energia da fonti
rinnovabili, prodotta in situ» ,
che
se
estesa alla maggior parte degli edifici esistenti
garantirà il conseguimento dell'importante obiettivo
europeo di raggiungere, entro il 2050, un numero
considerevole di edifici energicamente indipendenti . Alcune regioni
italiane hanno già risposto a tale sfida, ma si
prevede che a partire:
«Dal 2021 tutti gli edifici nuovi o
soggetti a una ristrutturazione profonda
dovranno adeguarsi allo standard europeo nZEB
- nearly Energy Zero Building, “Edifici a
Energia Quasi Zero” con livelli di prestazione
molto elevati. Negli stessi casi gli edifici
pubblici stanno già dando l'esempio,
rispondendo ai requisiti nZEB già dal 2019» .
La prospettiva futura di
raggiungere un mondo in cui i temi della sostenibilità
ambientale, economica e sociale siano al centro di
qualsiasi attività intrapresa dall'uomo, sembra essere
ben delineata dai numerosi standard e protocolli di
riferimento che da alcuni anni si impegnano nel
definire il percorso verso architetture più
sostenibili. Di seguito si elencano i protocolli per
la valutazione del livello di sostenibilità raggiunto
dagli edifici, ponendo maggiore attenzione su quei
musei che, per la loro attenzione nei confronti di una
architettura sostenibile, sono stati riconosciuti come
“campioni di sostenibilità” del XXI secolo.
2.5 I protocolli per la certificazione
di sostenibilità: i musei “campioni di
sostenibilità”
Come evidenziato nei
precedenti paragrafi, ai fini del raggiungimento dello
sviluppo sostenibile anche l'ambiente costruito
(edifici, musei, quartieri, città) deve tenere in
considerazione alcuni parametri di riferimento per
ridurre il proprio impatto ambientale e soddisfare gli
obiettivi dell'Agenda 2030.
I
numerosi protocolli attualmente esistenti, alcuni
dei quali diffusi a livello internazionale già a
partire dalla fine del XX secolo, si stanno
impegnando da alcuni anni nell'informare e
sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni
sull'importanza di costruire edifici green per rispettare
l'ambiente e contribuire al miglioramento della
qualità della vita di tutti i cittadini. In generale
i protocolli basano le loro valutazioni di
sostenibilità su un sistema di crediti che coprono
l'intero ciclo di vita degli edifici e a cui questi
ultimi sono chiamati ad adeguarsi nella fase di
progettazione e costruzione, impegnandosi nel
ridurre tutti quei fattori che incidono
negativamente sull'ambiente .
Per un edificio che si
impegna a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità
ottenere una certificazione di sostenibilità significa
ricevere un riconoscimento ufficiale che attesti la
conformità dell'edificio ai requisiti e alle
metodologie specifiche del protocollo scelto. Al
termine della valutazione, se l'iter di
certificazione ha dato esito positivo, si procede nel
consegnare all'edificio in esame il Rapporto di
Revisione con il livello di certificazione ottenuto e
il Certificato di Conformità che può essere esposto
nella sede dell'edificio certificato.
Gli
edifici,
per poter accedere alla valutazione di
sostenibilità, devono necessariamente seguire la
procedura richiesta dal tipo di protocollo di
certificazione selezionato che, nella maggior parte
dei casi, prevede due fasi distinte: nella prima
fase è richiesta la compilazione della Domanda di
Registrazione nella quale sono richieste
informazioni relative all'edificio oggetto d'esame e
al Richiedente, l'accettazione del Contratto di
Registrazione e il pagamento della quota prevista
per portare a termine la richiesta. Nella seconda
fase è prevista l'ispezione, la verifica e la
revisione dell'edificio da parte di
un'organizzazione terza che valuta i requisiti
necessari ai fini dell'ottenimento della
certificazione di sostenibilità in base al
protocollo a cui è stata fatta esplicita domanda. La
documentazione richiesta all'edificio oggetto
d'esame varia a seconda dei diversi sistemi di
certificazione e, solitamente, è necessario fornire:
mappe, disegni, foto, calcoli e narrative sintetiche
dell'edificio .
Oltre alla valutazione e
certificazione degli edifici di nuova costruzione, a
partire dai primi anni 2000 si è posta l'attenzione
sugli edifici storici che sono presenti in numero
considerevole sul territorio italiano e che risalgono
alla prima metà del XX secolo. L'obiettivo a cui tende
il recente protocollo di certificazione GBC
Historic Building, ideato e diffuso a partire
dal 2012, consiste nell'intervenire sugli elevati
consumi di cui è caratterizzato il patrimonio edilizio
storico italiano. Per far fronte a questa e altre
possibili problematiche si evidenzia la necessità di
considerare l'intervento conservativo come una
soluzione in grado di trasformare gli edifici storici
in edifici in grado di rispondere ai requisiti di
sostenibilità richiesti nell'edilizia del XXI secolo e
non come un atto di violenza. Di seguito viene
ribadito tale concetto:
«[…] un cambiamento radicale nella
concezione dell'intervento di natura
conservativa, considerando le azioni volte
alla sostenibilità ambientale non più come un
atto di violenza contro il patrimonio storico,
ma, al contrario, come importanti ed efficaci
forme di tutela. […] Gli interventi di natura
conservativa diventano dunque “azioni” di per
sé sostenibili e, pertanto, possono essere
valutati attraverso strumenti e metodi
pertinenti a tale contesto e, soprattutto,
nell'ottica di una “metrica” condivisa e
confrontabile che è propria dei processi
edilizi sostenibili contemporanei» .
Nei successivi paragrafi
sono presentati ed approfonditi i protocolli di
certificazione di sostenibilità più utilizzati non
solo in Italia, ma a livello mondiale. Questi si
differenziano per il metodo e l'approccio adottato
nelle diverse fasi di misurazione del livello di
sostenibilità.
2.5.1
LEED ® v.4
Nel
1993
è stata fondata l'United
States
Green Building Council
(USGBC) a Washington D.C. e dal 1996 ha avuto inizio
l'attività di ideazione del sistema LEED (Leadership in
Energy and Environmental Design)
per la certificazione di sostenibilità, completato e
diffuso a livello internazionale nel 2000 . Il protocollo LEED è
giunto nel nostro Paese a partire dal 2009 grazie al
Comitato GBC Italia, impegnato sia nella diffusione
di una cultura dell'edilizia sostenibile sia nel
promuovere e monitorare gli edifici green esistenti o in fase
di costruzione su scala nazionale .
La
certificazione
volontaria LEED consente di valutare, attraverso un
metodo a punteggio, il livello di sostenibilità
raggiunto dagli edifici che si impegnano ad essere
sostenibili ed energicamente autosufficienti. Tale
sistema di certificazione si contraddistingue per
trasparenza, flessibilità ed adattabilità, poiché
può essere utilizzato per la valutazione di
tipologie diverse di edifici, disponendo, per ognuno
di loro, un sistema personalizzato di protocolli e
punteggi. I protocolli più diffusi sono: LEED NC che
si applica sia agli edifici di nuova costruzione che
a quelli che sono stati interessati da sostanziali
interventi di riqualificazione, LEED CI riguarda gli
spazi interni degli edifici a scopo commerciale,
LEED EB:OM valuta la conduzione e la manutenzione
degli edifici già esistenti, il LEED ND che si
interessa della valutazione dei quartieri urbani ed
infine il recente LEED FOR CITIES AND COMMUNITIES che misura i fattori
che contribuiscono a migliorare la sostenibilità e
la qualità della vita dei cittadini nelle città e
comunità di tutto il mondo .
Il
protocollo
LEED analizza ben sette aree tematiche
Fig. 11 - Le aree tematiche del protocollo di certificazione LEED® v.4, 2009
alle
quali attribuisce un diverso punteggio:
sostenibilità del sito (max 26 punti), gestione
delle acque (max 10 punti), energia e atmosfera (max
35 punti), materiali e risorse (max 14 punti),
qualità ambientale interna (max 15 punti),
innovazione nella progettazione (max 6 punti) e
proprietà regionale (max 4 punti). La valutazione si
conclude sommando i singoli punti assegnati ad ogni
singola area tematica per giungere ad un risultato
finale e individuare così uno dei quattro livelli
(Base, Argento, Oro, Platino) da attribuire
all'edificio in esame. Un qualsiasi edificio per
raggiungere la categoria Platino deve ottenere il
massimo dei punti pari a 110, mentre per la
categoria Base sono sufficienti 40 punti .
Ottenere una
certificazione LEED significa anche ridurre i costi di
gestione di un edificio mediante il risparmio
energetico, idrico, sui rifiuti e sulla manutenzione e
garantirne l'efficienza, il comfort e un maggior
benessere per gli occupanti, contribuendo inoltre a
ridurre l'inquinamento e a migliorare la qualità
dell'aria esterna. Si può quindi affermare che il
protocollo LEED sia a tutti gli effetti un ottimo
strumento finalizzato a ridurre l'impatto negativo
degli edifici sull'ambiente.
Ad
oggi
circa 104.000 progetti hanno ottenuto una
certificazione LEED in più di 181 paesi e territori
di tutto il mondo e, di questi, 529 sono i progetti
certificati e registrati in Italia . Ad ottenere la
certificazione LEED ci sono anche circa 200 musei in
tutto il mondo. Di seguito si menzionano alcuni dei
musei che hanno ottenuto la certificazione di
sostenibilità LEED nei livelli Oro e Platino:
California Academy of Sciences a San Francisco in
California (LEED NC v 2.1 Platino, 2008; LEED EB:OM
Platino, 2011);
Fig. 12 - California Academy of Sciences, San Francisco, USA
(LEED NC v 2.1 Platino, 2008; LEED EB:OM Platino, 2011)
il MUSE di Trento (LEED NC
v 2.2 Oro, 2013);
Fig. 13 - MUSE, Trento, Italia (LEED NC v 2.2 Oro, 2013)
Auditorio-Museo PetStar a
Toluca in Messico (LEED 2009 NC Platino, 2015);
Museo d'arte contemporanea The Broad a Los Angeles
(LEED NC Oro, 2016);
Fig. 14 - Museo d'arte contemporanea The Broad, Los Angeles, USA
(LEED NC Oro, 2016)
Museu do Amanhã a Rio
de Janeiro (LEED 2009 NC Oro, 2016);
Fig. 15 - Museu do Amanhã, Rio de Janeiro, Brasile
(LEED 2009 NC Oro, 2016)
Museo
del Futuro a Dubai negli Emirati Arabi Uniti (LEED
NC Platino, 2018) .
Fig. 16 - Museo del Futuro, Dubai, Emirati Arabi Uniti
(LEED NC Platino, 2018)
2.5.2
GBC Historic Building ®
Il
Comitato
GBC Italia ha contribuito all'elaborazione del nuovo
protocollo GBC Historic
Building , un sistema di
valutazione volontaria per la sostenibilità edilizia
diffuso a partire dal 2012. Anche le università, i
centri di ricerca e le aziende del settore
dell'edilizia hanno dato il loro contributo al fine
di delineare questo protocollo in grado di misurare
e certificare il livello di sostenibilità raggiunto
dagli interventi di restauro e riqualificazione
degli edifici storici. Tale protocollo rappresenta
un innovativo sistema di certificazione in grado di
mettere a confronto e avvicinare due culture
apparentemente lontane nel tempo: gli attuali
criteri di sostenibilità delle certificazioni e il
vasto patrimonio delle conoscenze relative al mondo
del restauro.
Questa nuova area
tematica, entrata ufficialmente nella gamma delle
certificazioni del GBC Italia, si propone di
conservare e salvaguardare, per mezzo di interventi di
restauro e riqualificazione, il vasto patrimonio
edilizio presente sul territorio italiano,
riconoscendo che:
«È necessario […] un salto di
qualità in chiave interdisciplinare,
concependo l'intervento progettuale,
all'interno di una logica di sostenibilità, in
stretto rapporto con l'eredità testimoniale
del costruito storico e non in conflitto con
essa, senza quindi compromettere la ricchezza
reale e potenziale nell'ambito in cui si è
chiamati ad intervenire» .
Il protocollo si applica
agli edifici storici che sono stati costruiti prima
del 1945 e che presentano una porzione pari ad almeno
il 50% degli elementi tecnici risalenti allo stesso
periodo. Gli edifici che vengono valutati dal GBC Historic
Building devono aver intrapreso interventi di
restauro, riqualificazione o recupero volti a
migliorare sia gli impianti interni di climatizzazione
che le prestazioni dell'involucro edilizio.
Tale
sistema
di certificazione presenta un ulteriore categoria di
valutazione che la distingue da tutti gli altri
protocolli: la valenza storica . Il presente
protocollo analizza ben otto aree tematiche alle
quali attribuisce un diverso punteggio: valenza
storica (max 20 punti), sostenibilità del sito (max
13 punti), gestione delle acque (max 8 punti),
energia e atmosfera (max 29 punti), materiali e
risorse (max 14 punti), qualità ambientale interna
(max 16 punti), innovazione nella progettazione (max
4 punti) e priorità regionale (max 4 punti) . I livelli di
certificazione che si possono raggiungere sono
quattro: Base, Argento, Oro e Platino. Tra gli
edifici che hanno ottenuto la certificazione GBC Historic Building in Italia si menziona
il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della
Shoah (MEIS) a Ferrara (GBC Historic
Building
Oro, 2018) .
Fig. 17 - Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), Ferrara, Italia (GBC Historic Building Oro, 2018)
2.5.3 BREEAM ®
Il
protocollo britannico BREEAM (Building
Research
Establishment Environmental Assessment Methodology) è stato sviluppato dal Building Research Establishment (BRE) nel 1990. Tale
protocollo è conosciuto per essere stato il primo
metodo di certificazione utilizzato dagli edifici per
la valutazione del livello di sostenibilità raggiunto.
Il sistema BREEAM è stato originariamente ideato per
essere utilizzato negli edifici adibiti ad uffici e
solo dopo alcuni anni si è deciso di estenderne
l'utilizzo anche a tipologie diverse di edifici,
compresi i musei.
Attualmente
è
impiegato per la certificazione sia degli edifici di
nuova costruzione che degli edifici che sono stati
interessati da interventi di riqualificazione,
disponendo, per ognuno di loro, un sistema
personalizzato di protocolli e punteggi. Tra i
protocolli BREEAM si hanno: BREEAM NC per gli
edifici di nuova costruzione e per gli ampliamenti,
BREEAM RF per gli edifici esistenti che sono stati
interessati da interventi di riqualificazioni,
BREEAM In-Use per gli edifici esistenti ad uso non
residenziale, BREEAM CM per i progetti di
costruzione o riqualificazione a scala urbana e
infine BREEAM IF per le infrastrutture .
Ai
fini
della certificazione di sostenibilità il protocollo
BREEAM analizza ben dieci aree tematiche:
Fig. 18 - Le aree tematiche del protocollo di certificazione BREEAM®, 1990
gestione, salute e benessere, energia, trasporti,
acqua, materiali, rifiuti, uso del suolo,
inquinamento e innovazione. La somma dei punteggi
delle singole categorie viene tradotta in cinque
livelli di rating: Superato, Buono,
Molto buono, Eccellente, Eccezionale. La revisione e
la valutazione della documentazione relativa
all'edificio in esame viene svolta da funzionari o
ispettori indipendenti che vengono autorizzati dal Building Research
Establishment
(BRE) .
La
certificazione
avviene su base volontaria e dal 1990 ad oggi il
sistema BREEAM ha avuto una notevole diffusione a
livello internazionale arrivando a certificare circa
594.011 edifici in più di 89 paesi, conquistando
così il primo posto nella classifica dei sistemi di
certificazione di sostenibilità più richiesti. Tra
gli edifici che hanno ottenuto la certificazione
BREEAM si menzionano di seguito alcuni musei tra i
più importanti: Van Gogh Museum ad Amsterdam
(BREEAM-NL In-Use Molto buono, 2014) ,
Fig. 19 - Van Gogh Museum, Amsterdam, Paesi Bassi
(BREEAM-NL In-Use Molto buono, 2014)
Stedelijk Museum ad
Amsterdam (BREEAM-NL In-Use Molto buono, 2017)
,
Fig. 20 - Stedelijk Museum, Amsterdam, Paesi Bassi
(BREEAM-NL In-Use Molto buono, 2017)
EYE Film Museum
Institute ad Amsterdam (BREEAM-NL In-Use Molto
Buono, 2017) .
Fig. 21 - EYE Film Museum Institute, Amsterdam, Paesi Bassi
(BREEAM-NL In-Use Molto buono, 2017)
Tra i musei di
recente costruzione si ha il Museumpark di Rotterdam
Fig. 22 - Museumpark, Rotterdam, Paesi Bassi
(candidato per BREEAM Eccellente, 2021)
progettato dallo studio MVRDV che aprirà
dal prossimo settembre 2021 e ospiterà le opere dei
depositi del Museo Boijmans Van Beuningen e mira a
ricevere la certificazione BREEAM Eccellente .
2.5.4
WELL™ v2
Il protocollo WELL v2 (Well
Building Standard) è stato sviluppato dall'International
WELL Building Institute (IWBI) alla fine del
2015 e si occupa di valutare il livello di comfort
negli spazi interni degli edifici. Tale sistema di
certificazione si differenzia dagli altri protocolli
poiché pone al centro della sua analisi le condizioni
di salute e il benessere mentale degli occupanti
dell'edificio oggetto d'esame. Questo protocollo viene
certificato dall'ente terzo Green Business
Certification Inc (GBCI), la stessa
organizzazione che si occupa di rilasciare la
certificazione LEED.
Si
ritiene
che l'ambiente interno degli edifici sia
fondamentale per la salute delle persone che
lavorano o vivono al suo interno, poiché i recenti
studi affermano che la maggior parte delle persone
trascorre circa il 90% delle giornate in ambienti
chiusi. Quindi, garantire un buon livello di comfort
negli ambienti interni all'edificio permette alle
persone di raggiungere un equilibrio psicofisico e
di aumentare la loro produttività .
Il protocollo WELL si
applica a tutte le tipologie di edifici, dagli uffici,
musei, ospedali, scuole, fino alle industrie. È stato
sviluppato e studiato da professionisti esperti nei
diversi ambiti: ingegneria, architettura, medicina,
sociologia e psicologia.
Ai
fini
della certificazione di sostenibilità, il protocollo
WELL analizza ben dieci aree tematiche:
Fig. 23 - Le aree tematiche del protocollo di certificazione WELL™ v2, 2015
benessere psicofisico, comfort termico, movimento,
luce, alimentazione, acqua, aria, suono, materiali e
il supporto alle famiglie attraverso la
partecipazione alla comunità. Dopo un'attenta
analisi della documentazione inviata online
dall'edificio si passa alla performance
verification,
ovvero all'indagine di persona effettuata da un WELL
assessor
autorizzato.
Al termine della valutazione viene individuato uno
dei tre livelli di certificazione da attribuire allo
specifico edificio: Silver, Gold, Platinum .
I
dati aggiornati al 2018 affermano che gli edifici
attualmente certificati WELL sono circa 220 in più
di 58 nazioni e altri 4000 edifici sono in fase di
certificazione. Tra questi si menziona il Museo
Phipps Conservatory and Botanical Gardens a
Pittsburgh (WELL Argento, 2017), che alcuni anni
prima aveva ottenuto anche la certificazione
(LEED-NC 2.0 Argento, 2006) .
Fig. 24 - Phipps Conservatory and Botanical Gardens, Pittsburgh, USA
(WELL Argento, 2017; LEED-NC 2.0 Argento, 2006)
2.5.5
ITACA
Il
protocollo
ITACA (Istituto per l'innovazione e trasparenza
degli appalti e la compatibilità ambientale) è stato
approvato nel 2004 in occasione della Conferenza
delle Regioni e delle Province autonome italiane con
l'obiettivo di adottare uno strumento in grado di
valutare il livello di sostenibilità energetica e
ambientale degli edifici residenziali. A partire dal
2019 il protocollo ITACA è utilizzato per la
valutazione anche di edifici adibiti a: alberghi,
ospedali, alle attività sportive (palestre e
piscine), alle attività commerciali (negozi e
supermercati) e alle attività ricreative e
assimilabili (cinema, teatri, mostre, musei,
biblioteche e luoghi di culto). Tale sistema si
applica sia agli edifici di nuova costruzione che a
edifici che sono interessati da importanti
interventi di riqualificazione .
Ai
fini
della certificazione di sostenibilità il protocollo
ITACA analizza ben cinque aree tematiche: qualità
del sito (territorio, trasporti, infrastrutture
adiacenti, mobilità green), consumo di risorse
(energia, materiali, acqua, prestazioni
dell'involucro), carichi ambientali (emissioni di
CO2, rifiuti, acque reflue, effetto isola di
calore), qualità ambientale indoor (ventilazione,
qualità dell'aria, illuminazione), qualità del
servizio (controllabilità degli impianti e
mantenimento). Ad ogni singola categoria viene
attribuito un punteggio compreso tra -1 e +5 . Terminata la fase di
valutazione si procede nel sommare i singoli
punteggi ottenuti dall'edificio in esame per
collocarlo in uno dei sette livelli di
certificazione: prestazione inferiore allo standard
(-1), prestazione minima (0), lieve miglioramento
(1), moderato miglioramento (2), migliore pratica
corrente (3), moderato incremento della migliore
pratica costruttiva corrente (4), prestazione
considerevolmente avanzata (5) .
Il protocollo ITACA è
conosciuto per essere un ottimo strumento
caratterizzato dalla flessibilità dei suoi criteri di
valutazione, infatti è stato possibile declinarli alle
diverse regioni d'Italia, le quali presentano ognuna
aspetti ed esigenze diverse. Le regioni italiane che
hanno ottenuto la certificazione ITACA per la
sostenibilità di alcuni edifici sono: Basilicata,
Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria,
Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle
d'Aosta e Veneto.
Ad oggi in Italia sono
circa 1000 gli edifici certificati ITACA anche se tra
questi non si registrano musei che abbiano ottenuto
tale certificazione. Tenendo conto però delle ultime
modifiche del protocollo ITACA del 2019 non si esclude
che nei prossimi anni si possa avere un numero
considerevole di musei italiani che decideranno di
adeguarsi ai criteri richiesti dal protocollo italiano
ITACA e procedere con la valutazione dei loro impatti
sull'ambiente al fine di soddisfare gli obiettivi
dell'Agenda 2030 e dell'Accordo di Parigi.
2.6 La Carbon Footprint dei musei
Negli
ultimi
venti anni il termine carbon
footprint
si è ampiamente diffuso nel dibattito internazionale
riferendosi alla misurazione dell'impronta ecologica
causata dalle attività di produzione e consumo
dell'uomo. Per carbon
footprint
si intende nello specifico la quantità delle
emissioni di gas a effetto serra riferite all'intero
ciclo di vita di un prodotto, di un servizio o di
un'organizzazione .
Attualmente numerose
attività nel mondo, incluso anche il settore museale,
si stanno impegnando nel calcolare il proprio impatto
sull'ambiente come risposta alla crescente
consapevolezza di dover agire per arrestare il
cambiamento climatico in atto:
«A questo proposito l'esperienza
degli ultimi anni suggerisce che il label di
carbon footprint è percepito dai consumatori
come un indice di qualità e sostenibilità
delle imprese. Le aziende, oltre a condurre
l'analisi e la contabilizzazione delle
emissioni di CO2, si impegnano a definire un sistema
di carbon management finalizzato
all'identificazione e realizzazione di quegli
interventi di riduzione delle emissioni,
economicamente efficienti, che utilizzano
tecnologie a basso contenuto di carbonio. Le
misure di riduzione possono essere integrate
dalle misure per la neutralizzazione delle
emissioni (carbon neutrality), realizzabili
attraverso attività che mirano a compensare le
emissioni con misure equivalenti volte a
ridurle con azioni economicamente più
efficienti o più spendibili in termini di
immagine (es. piantumazione di alberi,
produzione di energia rinnovabile, etc.)» .
Si
evidenzia
come sia fondamentale misurare l'impronta ecologica
per valutare quanto incida l'impatto dell'uomo
sull'ambiente, ponendo una maggiore attenzione sul
consumo delle risorse non rinnovabili. Per
quantificare le emissioni di gas a effetto serra si
utilizza la metodologia LCA (Life
Cycle
Assessment)
che per tale misurazione tiene conto dell'intero
ciclo di vita dello specifico bene oggetto di
indagine. Per procedere a tale rilevamento vengono
valutate anche le emissioni di CO2
prodotte
dal riscaldamento, dai materiali, dai trasporti,
dagli oggetti acquistati e dal cibo consumato nei
musei. Quindi, in generale «[…] non si tratta solo
di considerare l'impatto energetico diretto del
museo, ma anche quello relativo ai flussi di persone
e materiali coinvolti nelle attività» .
Si
menzionano
di seguito due musei che sono visitati annualmente
da un flusso consistente di turisti e che sono
caratterizzati da numerose attività che incidono
negativamente sull'ambiente. I musei che hanno
deciso di ridurre la propria impronta ecologica
sono: il museo di Storia Naturale di Londra e il
museo del Louvre a Parigi, i quali hanno stilato un
preciso bilancio delle emissioni totali di gas a
effetto serra comparando così le emissioni
precedenti con quelle successive agli interventi
intrapresi per migliorare la propria impronta
ecologica .
2.7 Il futuro dei musei come hub
culturali per la sostenibilità
I musei del XXI secolo
sono chiamati a rispondere alle esigenze specifiche
dell'epoca attuale riducendo la propria impronta
ecologica e privilegiando l'utilizzo di risorse
rinnovabili, valutando le proprie scelte in accordo
con gli obiettivi dell'Agenda 2030. Tutto ciò è
di fondamentale importanza per i musei poiché sono
attualmente invitati a ricoprire una posizione di leadership
nei confronti non solo dei visitatori, ma dell'intera
società.
In
occasione
della Giornata Internazionale dei Musei organizzata
dall'ICOM e tenutasi in data 18 maggio 2019 e
dedicata al tema Musei
come hub culturali: il futuro della tradizione ,
tema ripreso anche nella successiva Conferenza
Generale ICOM di Kyoto nel settembre 2019, si è
posta l'attenzione sul ruolo attivo che i musei
ricoprono nelle singole comunità di riferimento e
sui metodi sempre più innovativi che questi stanno
adottando non solo al fine di valorizzare e
conservare le proprie collezioni per le generazioni
future, ma anche per diffondere e sensibilizzare la
società sulle questioni contemporanee che non
possono essere rimandate. Infatti, i musei:
«Agendo a livello locale, […]
possono difendere e mitigare i problemi
globali, affrontando le sfide della società
contemporanea in modo proattivo. Come
istituzioni nel cuore della società, i Musei
hanno il potere di stabilire un dialogo tra
culture, costruire ponti per un mondo pacifico
e contribuire allo sviluppo sostenibile» .
I musei del XXI secolo
si differenziano da quelli di epoche precedenti per il
loro ruolo di hub culturali di ricerca,
confronto e soprattutto promozione di una cultura
sostenibile da diffondere a livello internazionale. La
sostenibilità diventa a tutti gli effetti un contenuto
culturale. In questo senso, negli ultimi anni, diversi
artisti hanno deciso di cogliere l'opportunità di
sensibilizzare e trasmettere messaggi importanti
sull'urgenza climatica, traducendo questi temi in
opere d'arte, installazioni e performance.
Ad oggi numerosi musei a
livello internazionale lavorano su due fronti: da un
lato si occupano di ridurre il proprio impatto
sull'ambiente, per mezzo di interventi finalizzati a
rendere i propri edifici sostenibili, e dall'altro
organizzando mostre, performance, eventi,
laboratori per i bambini e le scuole e giornate di
dibattiti sui temi della sostenibilità. Tutto ciò con
l'obiettivo di diffondere la conoscenza di tali
argomenti ed educare e sensibilizzare il pubblico
sull'importanza di adottare stili di vita sostenibili
affinché tutti i cittadini possano sentirsi parte
attiva nel processo di costruzione di città e comunità
sostenibili.
III. LE
COLLEZIONI SOSTENIBILI NEI MUSEI DEL XXI SECOLO
«L'arte e la cultura
sono tra i più potenti driver del cambiamento.
Ci
aprono la mente, ci fanno emozionare e ci spingono
all'azione» .
3.1 Verso una nuova definizione di museo
L'International
Council of Museums (ICOM),
l'organizzazione
mondiale dei musei e dei professionisti museali, ha
recentemente analizzato il ruolo sociale dei musei
nel XXI secolo, sostenendo che l'attuale definizione
di museo necessiti di una importante revisione che
miri ad evidenziare l'identità, l'oggetto, le
funzioni e le finalità dei musei nella
contemporaneità. Negli ultimi decenni i musei hanno
completamente trasformato e reinventato il loro
scopo, le loro politiche e le loro azioni
adattandole alle tendenze sociali e ai problemi
globali, esigendo una nuova definizione di museo che
rifletta le molteplici sfide del presente, le nuove
visioni per il futuro e le numerose responsabilità
che sempre più coinvolgono il settore museale . La nuova definizione
di museo richiede quindi una nuova
contestualizzazione al fine di essere più funzionale
e più in sintonia con i nostri tempi.
Dalla metà del XX secolo
fino ad oggi, la definizione internazionale di museo
dell'ICOM è stata interessata da numerose modifiche,
circa una ogni dieci anni, con l'intento di allineare
il ruolo dei musei alle mutevoli esigenze della
contemporaneità. Di seguito si riporta la definizione
attuale di museo aggiornata l'ultima volta nel 2007:
«Il museo è un'istituzione
permanente, senza scopo di lucro, al servizio
della società, e del suo sviluppo, aperta al
pubblico, che effettua ricerche sulle
testimonianze materiali ed immateriali
dell'uomo e del suo ambiente, le acquisisce,
le conserva, e le comunica e specificatamente
le espone per scopi di studio, educazione e
diletto» .
L'ICOM
afferma
che tale definizione in realtà «non riflette e non
esprime adeguatamente la complessità del XXI secolo
e le attuali responsabilità e gli impegni dei musei,
né le loro sfide e visioni per il futuro» , ritenendo necessario
un ulteriore aggiornamento della stessa.
L'inizio
del
dibattito relativo alla nuova definizione di museo
risale a circa cinque anni fa, successivamente alla
fine della 24ª Conferenza Generale ICOM tenutasi dal
3 al 9 luglio 2016 a Milano. A tale scopo l'ICOM ha
dato vita allo Standing
Committee
on Museum Definition, Prospects and Potentials (MDPP), un Comitato
creato per approfondire la definizione, le
prospettive e le potenzialità del museo nel XXI
secolo al fianco dell'ICOFOM, il Comitato
Internazionale di ICOM per la museologia fondato nel
1977 con l'obiettivo di promuovere lo studio di
specifici temi sullo sviluppo della museologia e
sulle attività delle professioni museali . I due Comitati hanno
quindi avviato un dibattito sulla revisione
dell'attuale definizione di museo coinvolgendo i
soci ICOM di tutto il mondo. L'invito a collaborare
e a proporre una nuova definizione di museo è stato
esteso a tutti i membri, comitati e partner di ICOM,
i quali, tenendo conto degli importanti cambiamenti
che attualmente interessano il settore museale a
livello globale, si sono resi disponibili ad
iniziare un confronto per giungere ad una nuova
potenziale definizione. Le numerose proposte
elaborate sono state consegnate all'ICOM entro i
termini richiesti, ovvero prima dell'inizio della
25ª Conferenza Generale ICOM di Kyoto prevista
dall'1 al 7 settembre 2019 in Giappone.
Lo
Standing
Committee on Museum Definition, Prospects and
Potentials
(MDPP) di ICOM ha raccolto e verificato ben
duecentosessantanove proposte per una nuova
definizione di museo. Diversi paesi di tutto il
mondo hanno inserito nelle loro proposte i termini
“sviluppo sostenibile”, “sostenibile” e
“sostenibilità”. L'articolo Creazione
della nuova definizione di museo: oltre 250
proposte da verificare!,
pubblicato sul sito ufficiale ICOM il 1° aprile
2019, presenta tutte le duecentosessantanove
proposte elaborate dai soci ICOM. Facendo
riferimento a tale articolo, si elencano di seguito
i Paesi membri ICOM, con il relativo numero di
riferimento, che hanno inserito nella loro
definizione il termine “sviluppo sostenibile”:
Portogallo (#112), Costa Rica (#132) Italia (#242,
#255) e Giappone (#267); il termine “sostenibile”:
Grecia (#68), Norvegia (#79), Canada (#103), Costa
Rica (#126, #128), Messico (#238) e Argentina
(#240); e il termine “sostenibilità”: Regno Unito
(#92, #104), Brasile (#95), Germania (#125), Spagna
(#253) e Canada (#262) .
Anche l'ICOM Italia ha
partecipato alla call Internazionale dello
Standing Committee on Museum Definition, Prospects
and Potentials (MDPP) coinvolgendo sia i
Coordinamenti regionali che le Commissioni tematiche
nell'elaborazione di una nuova definizione di museo.
L'ICOM Italia nella Giornata di Studi dal titolo Il
museo in evoluzione: verso una nuova definizione
tenutasi a Milano l'8 maggio 2019 ha raggiunto un
accordo comune, tra tutti gli esperti coinvolti, sulla
nuova definizione di museo da presentare al Gruppo di
lavoro MDPP dell'ICOM. La definizione di museo
proposta dall'ICOM Italia è stata la seguente:
«Il Museo è un'istituzione
permanente, senza scopo di lucro, accessibile,
che opera in un sistema di relazioni al
servizio della società e del suo sviluppo
sostenibile. Effettua ricerche sulle
testimonianze dell'umanità e dei suoi paesaggi
culturali, le acquisisce, le conserva, le
comunica e le espone per promuovere
la conoscenza, il pensiero critico, la
partecipazione e il benessere della comunità» .
In tale definizione si è
scelto di evidenziare in corsivo le importanti
tematiche attuali che gli esperti di ICOM Italia hanno
deciso di porre all'attenzione del Gruppo di lavoro
MDPP, sottolineando così il ruolo decisivo che i musei
svolgono nella contemporaneità. Tra queste, si
evidenzia la decisione di affiancare alla parola
“sviluppo” il termine “sostenibile” con cui viene
fatto implicito riferimento all'importanza per i musei
di soddisfare i 17 Obiettivi dell'Agenda 2030.
In seguito al processo
di valutazione di tali proposte portato a termine
dallo Standing Committee on Museum Definition,
Prospects and Potentials (MDPP), l'Executive
Board di ICOM, in occasione della 139ª sessione
tenutasi il 21 e 22 luglio 2019 a Parigi, ha proposto
ai soci di tutto il mondo la seguente definizione di
museo:
«I musei sono spazi democratizzanti, inclusivi e
polifonici per il dialogo critico sul passato e
sul futuro. Riconoscendo e affrontando i
conflitti e le sfide del presente, custodiscono
manufatti ed esemplari nella fiducia della
società, salvaguardano memorie diverse per le
generazioni future e garantiscono pari diritti e
pari accesso al patrimonio per tutte le persone.
I musei non sono a scopo di lucro.
Sono partecipativi e trasparenti e lavorano in
collaborazione attiva con e per diverse
comunità per raccogliere, preservare,
ricercare, interpretare, mostrare e migliorare
la comprensione del mondo, con l'obiettivo di
contribuire alla dignità umana e alla
giustizia sociale, all'uguaglianza globale e
al benessere planetario» .
Affinché
tale
definizione diventasse definitiva e potesse essere
ufficialmente inserita negli Statuti di ICOM si
richiedeva il parere positivo dei suoi soci nella
votazione prevista per il 7 settembre 2019
nell'ambito della 25ª Assemblea Generale ICOM di
Kyoto. I Comitati Nazionali e Internazionali di
ICOM, dopo aver preso nota della nuova proposta di
definizione di museo elaborata dall'Executive
Board,
hanno firmato una mozione richiedendo il rinvio di
un anno dell'Assemblea Generale Straordinaria
chiamata ad esprimersi attraverso il voto sulla
nuova definizione di museo . Ciò al fine di
elaborare una nuova proposta che sia più attenta ai
termini suggeriti dai diversi soci ICOM per
raggiungere così un accordo condiviso dalle comunità
museali di tutto il mondo. Nella mozione i firmatari
hanno osservato che:
«[…] questa proposta non fa parte
dei contributi presentati dai membri o dalle
associazioni a ICOM. I termini impiegati nel
testo proposto al voto non sono quelli usati
dalla maggioranza dei membri. Il testo
proposto dall' Executive Board è quindi
elaborato senza che il lavoro approfondito
sulla definizione, fatto dai numerosi comitati
nazionali ed internazionali, sia preso
significativamente in considerazione. Per
questo motivo, il metodo di elaborazione
appare poco trasparente e mancante di un reale
spazio di discussione. I comitati nazionali ed
internazionali firmatari ci tengono a
ricordare il carattere operativo della
definizione di ICOM, la quale è integrata in
diversi testi legislativi nazionali o
internazionali, così come il suo ruolo nella
selezione dei membri stessi. I termini
utilizzati nella definizione dei Musei di ICOM
devono valorizzare l'importanza delle funzioni
del museo e il suo rapporto con il patrimonio
materiale e immateriale, i quali costituiscono
le sue caratteristiche distintive rispetto ad
altre istituzioni culturali» .
Tra i firmatari della
mozione c'è anche il Comitato italiano dell'ICOM che
ritiene la nuova proposta inadeguata a definire il
ruolo dei musei nella contemporaneità. L'ICOM Italia
sostiene che non siano stati rispettati correttamente
i principi di democrazia che da sempre hanno
contraddistinto il lavoro dell'ICOM, in quanto è
mancato il coinvolgimento, soprattutto nella fase di
approvazione della definizione, di tutti gli organi di
ICOM: i Comitati Nazionali e Internazionali, le Regional
Alliances e le Affiliated Organisations.
L'ICOM Italia afferma inoltre che:
«La definizione proposta si ritiene
non rispondente nella forma ai criteri minimi
di una definizione che, nell'individuare il
complesso degli elementi volti a
caratterizzare e circoscrivere un'entità sul
piano concettuale, deve essere chiara, breve e
applicabile in tutti i contesti culturali e
normativi interessati. La nuova definizione
deve ribadire la necessità della conservazione
della molteplicità delle esperienze
dell'umanità e al contempo indicare una
direzione di sviluppo, facendo dei musei
strumenti di diffusione dei valori di libertà,
uguaglianza e giustizia» .
In
seguito
a tale riscontro negativo da parte dei diversi soci
dell'ICOM, lo Standing
Committee
on Museum Definition, Prospects and Potentials (MDPP2) ha dato vita
ad una nuova metodologia caratterizzata da un
processo più aperto, democratico e trasparente che
si impegna a coinvolgere tutti i soci ICOM nel
dibattito per una nuova definizione di museo. È
stato inoltre deciso di cambiare il nome del Gruppo
di lavoro dell'ICOM che si occupa di raccogliere e
valutare le diverse proposte, passando dallo Standing Committee
on Museum Definition, Prospects and Potentials (MDPP) a ICOM Define:
Standing Committee for the Museum Definition .
La
nuova
metodologia del Gruppo di lavoro ICOM prevede
quattro fasi di consultazione divise in ulteriori
undici passi, per una durata totale di circa
diciotto mesi. Il programma ha avuto inizio in data
10 dicembre 2020 e terminerà nel mese di maggio
2022, esattamente pochi mesi prima dell'inizio della
26ª Conferenza Generale ICOM prevista dal 20 al 28
agosto 2022 a Praga . In tale Conferenza,
l'Assemblea Generale Straordinaria sarà nuovamente
invitata ad esprimere il proprio voto al fine di
raggiungere una nuova definizione di museo per il
futuro. Le quattro fasi di consultazione della nuova
metodologia del Gruppo di lavoro ICOM che
condurranno alla nascita di una nuova definizione di
museo vengono analizzate di seguito: Nella prima
fase di consultazione (dicembre 2020 – gennaio 2021)
sono stati raccolti i risultati prodotti dai
Comitati, Alleanze Regionali e Organizzazioni
Affiliate di ICOM, chiamati a sviluppare un proprio
abstract nel quale indicare i
termini principali (massimo cento parole) che la
nuova definizione di museo deve includere.
La seconda fase di
consultazione prevede tre step: nel primo step
(gennaio – aprile 2021) i Comitati sono invitati a
suggerire sia le novità sia le parole o i concetti
chiave (massimo venti parole) da includere nella nuova
definizione di museo; nel secondo step (aprile –
giugno 2021) alcuni rappresentanti dell'ICOM
Define: Standing Committee for the Museum Definition
svolgeranno un'analisi quantitativa e qualitativa
per valutare le proposte presentate; nel terzo e
ultimo step (giugno – luglio 2021) verranno
resi noti i risultati della seconda fase di
consultazione per mezzo di tabelle e mappe concettuali
che presenteranno i termini più ricorrenti contenuti
nelle proposte ricevute.
La terza fase di
consultazione prevede quattro step: nel primo
step (luglio – settembre 2021) i Comitati
lavoreranno sulle proposte ricevute dai soci ICOM per
valutare i termini da includere nella nuova
definizione di museo; nel secondo step (settembre
– novembre 2021) verrà presentato l'elenco finale
delle parole e dei concetti chiave selezionati; nel
terzo step (novembre – dicembre 2021) l'ICOM
Define: Standing Committee for the Museum Definition
sceglierà le proposte per una nuova definizione di
museo; nel quarto e ultimo step (dicembre –
febbraio 2021), tra le proposte precedentemente
scelte, ne verranno selezionate circa cinque per
essere pubblicate e poste all'attenzione dei membri
ICOM.
La
quarta
e ultima fase di consultazione prevede tre step: nel primo step (febbraio – aprile
2022) i Comitati sono invitati a indicare, tra le
cinque proposte di definizione pubblicate, quella
che ritengono più adatta per descrivere il ruolo dei
musei nella contemporaneità; nel secondo step (aprile – maggio
2018) le precedenti scelte verranno comunicate dall'ICOM Define:
Standing Committee for the Museum Definition
all'Executive Board
di ICOM che a sua volta esaminerà e pubblicherà la
proposta definitiva; nel terzo e ultimo step (20-28 agosto 2022)
tutti i soci ICOM saranno chiamati ad esprimersi
attraverso il voto sulla nuova definizione di museo
durante la 26ª Conferenza Generale ICOM di Praga. Se
le votazioni avranno un esito positivo la nuova
proposta di definizione di museo diventerà
definitiva .
Si
auspica
che in questo nuovo percorso intrapreso dall'ICOM e
da tutti i suoi membri sia garantita più trasparenza
nelle scelte e una maggiore collaborazione nel
prendere importanti decisioni che incideranno
notevolmente sul ruolo futuro dei musei. A tale
scopo e per rendere disponibile ai soli soci ICOM
gli esiti delle varie consultazioni, è stata
recentemente creata la sezione Museum
Definition
sul sito ufficiale ICOM nella quale saranno
pubblicati periodicamente sia i risultati raggiunti
che le comunicazioni ufficiali .
In
conclusione,
si può affermare che nei prossimi mesi si assisterà
ad una importante trasformazione del ruolo dei musei
nella società contemporanea, affiancata anche dalla
revisione di un altro importante documento
dell'ICOM: il Codice
Etico
per i Musei.
Questo, diffuso a partire dal 1986 e modificato
l'ultima volta nel 2004 è conosciuto per essere uno
strumento di riferimento per la pratica dei
professionisti museali. Il processo di consultazione
verso una sua possibile revisione è in atto e durerà
fino al prossimo aprile, con l'obiettivo di capire
cosa manchi all'attuale Codice
Etico
e su cosa sia necessario intervenire .
3.2 Musei, tradizioni, comunità,
sostenibilità e futuro: i temi di Kyoto 2019
Nella
cerimonia
di apertura della 25ª Conferenza Generale ICOM
tenutasi dall'1 al 7 settembre 2019 a Kyoto in
Giappone sul tema Museums
as
Cultural Hubs: The Future of Tradition, l'allora Presidente
Suay Aksoy ha affermato che tra le massime priorità
che guidano il lavoro e le scelte dell'ICOM si
inseriscono i temi attuali della sostenibilità, del
cambiamento climatico e del raggiungimento dei 17
Obiettivi che costituiscono l'Agenda
2030 delle
Nazioni
Unite . Tra gli argomenti
principali affrontati nella Conferenza c'è il tema
della sostenibilità e delle molteplici problematiche
diffuse a livello globale, come il cambiamento
climatico, la povertà, i conflitti e i danni
provocati all'ambiente, ritenendo che il ruolo dei
musei nella contemporaneità sia a tutti gli effetti
un contributo prezioso per la creazione di un futuro
più pacifico e sostenibile.
Nella
settimana
della Conferenza, che ha registrato circa 4590
partecipanti provenienti da più di 120 paesi, sono
stati organizzati degli incontri specifici su tali
argomenti al fine di individuare delle possibili
strategie da adottare nei musei di tutto il mondo
per soddisfare le nuove aspettative della società. È
stato sottolineato come i musei siano attualmente
impegnati nella conservazione del patrimonio
culturale dell'umanità e nella condivisione dello
stesso con il pubblico, attraverso le mostre e un
relativo programma di sensibilizzazione. Tra i
molteplici argomenti trattati, è stata posta
l'attenzione sulle tradizioni affermando che:
«Perché ci sia un “futuro di tradizione”, il
patrimonio culturale deve essere un'entità vivente,
che respira, un ponte tra passato e futuro» . Pertanto, tradizione
e sostenibilità sono considerati due concetti
strettamente connessi, poiché le pratiche
tradizionali sono in grado di fornire una visione
più sostenibile ed equilibrata sul modo di vivere . I musei quindi:
«Danno significato al nostro passato
e lo rendono significativo oggi: un percorso
solido su cui possiamo costruire il nostro
futuro. Di conseguenza, pur preservando le
loro missioni fondamentali, come collezionare
ed esporre, i musei hanno capito che possono
essere agenti di cambiamento sociale. Oggi ne
sono più consapevoli che mai» .
Nel
workshop dal tema Curating
Sustainable Future Through Museums svoltosi il 2
settembre 2019 nell'ambito della 25ª Conferenza
Generale ICOM, gli esperti riuniti a Kyoto hanno
riconosciuto la risoluzione “Trasformare
il
nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo Sviluppo
Sostenibile”,
adottata
dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25
settembre 2015, come una guida indispensabile per
pianificare le future iniziative dei musei sulle
questioni ambientali e sociali. È stato inoltre
evidenziato che molteplici iniziative organizzate
dai musei nei diversi paesi del mondo si sono già
concluse o sono tutt'ora in corso e che i musei, già
da alcuni anni, stanno contribuendo nel creare una
società più sostenibile e responsabile attraverso il
coinvolgimento delle comunità nei loro programmi
educativi che mirano a diffondere informazioni e
buone pratiche da adottare per raggiungere un futuro
migliore su scala locale, nazionale e globale. Tale
concetto è stato ribadito anche dall'ex Presidente
dell'ICOM Suay Aksoy:
«Approvo la richiesta urgente del
nostro gruppo di lavoro sulla sostenibilità di
allineare le attività principali di ICOM con
l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite,
Transforming our World; integrando i 17
obiettivi di sostenibilità in tutto il settore
museale. È necessaria un'azione coraggiosa per
affrontare le crisi ecologiche e sociali che
l'umanità ha causato. In qualità di custodi
del patrimonio culturale e naturale del
pianeta, spetta ai musei contribuire a questo
compito. In quanto fonti di conoscenza
affidabili, i musei sono in una posizione
unica per coinvolgere le nostre comunità nella
generazione di azioni positive, promuovendo il
rispetto per tutti gli esseri viventi e per i
sistemi terrestri da cui dipende il futuro del
pianeta. Abbracciando l'Agenda 2030,
responsabilizzando i professionisti dei musei
e promuovendo le partnership intersettoriali,
ICOM può svolgere un ruolo significativo nel
raggiungimento di un futuro sostenibile» .
Nella
Conferenza
sono state adottate ben cinque importanti
risoluzioni di cui la prima e la quinta fanno
esplicito riferimento al futuro dei musei e al loro
impegno sul tema della sostenibilità. La prima
risoluzione dal titolo On
sustainability
and the implementation of Agenda 2030, Trasforming
our World
fa riferimento alle nuove esigenze della società
contemporanea e all'urgenza di arrestare il
cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
I musei sono considerati delle risorse inestimabili
capaci di coinvolgere le comunità per raggiungere
collettivamente gli obiettivi di sostenibilità e
costruire così un futuro migliore. Tutti i musei
sono inoltre invitati a ripensare la propria
missione dichiarando il loro impegno verso i 17
Obiettivi dell'Agenda
2030
e ad inserire nelle loro iniziative dei programmi
educativi per responsabilizzare le comunità e i
visitatori al rispetto dell'ambiente, di cui i musei
devono essere un esempio attraverso la misurazione
della propria carbon
footprint . La quinta
risoluzione dal titolo Museums,
Communities
and Sustainability
invita tutti a riconoscere l'importante contributo
dei musei nel promuovere la salvaguardia e l'uso
sostenibile del patrimonio culturale, auspicando di
raggiungere uno sviluppo sociale, economico e
ambientale di tutte le comunità. Ai fini del
raggiungimento di tali obiettivi si ritiene
necessaria anche la creazione di una rete museale a
livello sia regionale che nazionale .
In
conclusione,
l'ex Presidente dell'ICOM Suay Aksoy ha invitato i
musei ad unirsi per affrontare tutti insieme la
crisi ecologica e sociale causata dall'uomo. Lei
sostiene che i musei, in qualità di «steward
of the planet's cultural and natural heritage
[and] trusted sources of knowledge» possono fornire il
loro contributo su questa importante sfida globale e
promuovere il «respect
for
all living beings and the earth system on which
the future of the planet depens» , attraverso
iniziative per salvaguardare l'ambiente e azioni
pratiche per migliorare l'attuale situazione.
3.3 La sostenibilità come materia da
museo
I
musei del XXI secolo sono luoghi aperti e
accessibili a chiunque, impegnati nell'educare e
stimolare il pubblico e le comunità di riferimento
alla curiosità, al piacere della scoperta e
all'elaborazione del pensiero critico .
Da
alcuni
anni numerosi musei a livello internazionale stanno
contribuendo alla pianificazione di programmi di
educazione e sensibilizzazione sul concetto di
sostenibilità e sviluppo sostenibile attraverso
campagne di informazione rivolte ai visitatori, ai
cittadini, ai turisti e allo staff per incoraggiarli
a cambiare i loro comportamenti e per creare una
cittadinanza ecologica e globale. I musei,
dopo un'attenta formazione sui temi della
sostenibilità, hanno affidato al proprio staff
l'importante compito sia di comunicare al pubblico
le azioni che il museo ha deciso di intraprendere
sui temi della sostenibilità (processo di
elaborazione di tipo top
down),
sia di educare le comunità di riferimento
sull'importanza di assumere comportamenti più
rispettosi nei confronti del pianeta e ascoltare
loro per cogliere spunti, idee e modi innovativi di
operare (processo di elaborazione di tipo bottom-up) . Educare alla
responsabilità ambientale attraverso la diffusione e
la conoscenza di buone pratiche sostenibili è dunque
uno dei temi più urgenti della nostra epoca.
I musei contemporanei
rappresentano un luogo privilegiato per lo svolgimento
di tali compiti poiché sono dotati di strumenti di
sensibilizzazione come l'arte e la cultura capaci da
sempre di veicolare messaggi importanti su tematiche
altrettanto rilevanti, raggiungendo un pubblico ampio
costituito da persone di età e culture diverse.
L'impegno dei musei per
i prossimi dieci anni deve orientarsi soprattutto al
raggiungimento di più Target possibili tra i 17
Obiettivi che costituiscono l'Agenda 2030. Tra
questi, il settore museale è chiamato a fornire il
proprio contributo per il raggiungimento di specifici
obiettivi:
L'Obiettivo 4 Fornire
un'educazione di qualità, equa ed inclusiva, e
opportunità di apprendimento per tutti con riferimento
al relativo Target 4.7:
«Garantire entro il 2030 che tutti i
discenti acquisiscano la conoscenza e le
competenze necessarie a promuovere lo sviluppo
sostenibile, anche tramite un'educazione volta
ad uno sviluppo e uno stile di vita
sostenibile, ai diritti umani, alla parità di
genere, alla promozione di una cultura
pacifica e non violenta, alla cittadinanza
globale e alla valorizzazione delle diversità
culturali e del contributo della cultura allo
sviluppo sostenibile» .
L'Obiettivo 12 Garantire
modelli sostenibili di produzione e di consumo
con riferimento al relativo Target 12.8:
«Entro il 2030, accertarsi che tutte
le persone, in ogni parte del mondo, abbiano
le informazioni rilevanti e la giusta
consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di
uno stile di vita in armonia con la natura» .
L'Obiettivo 13
Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere
il cambiamento climatico con riferimento ai relativi
Target 13.1 e 13.3:
«Rafforzare in tutti i paesi la capacità
di ripresa e di adattamento ai rischi legati al
clima e ai disastri naturali».
«Migliorare l'istruzione, la
sensibilizzazione e la capacità umana e
istituzionale per quanto riguarda la
mitigazione del cambiamento climatico,
l'adattamento, la riduzione dell'impatto e
l'allerta tempestiva» .
L'Obiettivo 16
Promuovere società pacifiche e inclusive per uno
sviluppo sostenibile, garantire a tutti l'accesso alla
giustizia, e creare istituzioni efficaci, responsabili
ed inclusive a tutti i livelli con riferimento al
relativo Target 16.10:
«Garantire un pubblico accesso
all'informazione e proteggere le libertà
fondamentali, in conformità con la
legislazione nazionale e con gli accordi
internazionali» .
L'Obiettivo
17
Rafforzare gli strumenti di attuazione e rinnovare
il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile .
Nei
precedenti
obiettivi dell'Agenda
2030
si
sottolinea l'importanza di sensibilizzare gli
studenti e l'intera comunità sui temi della
sostenibilità ambientale. Ciò può avvenire sia nel
contesto scolastico sia partecipando alle numerose
iniziative organizzate dal settore museale, quali:
attività espositive, di ricerca, formative ed
educative . I musei sono quindi
chiamati a garantire il libero accesso alle proprie
collezioni e alle ricerche in atto per consentire
alle comunità di riferimento di acquisire un buon
livello di conoscenza sui temi della sostenibilità e
di partecipare attivamente ai processi di
cambiamento attraverso la collaborazione e il
confronto. I musei e le istituzioni culturali,
tenendo conto del loro importante ruolo sociale,
possono collaborare con altri enti al fine di
coinvolgere tutti i cittadini nelle numerose
attività da loro proposte sui diversi ambiti
tematici, per raggiungere così tali obiettivi.
Si può quindi affermare
che i musei contemporanei sono chiamati a svolgere un
duplice ruolo: da un lato sensibilizzare le persone a
rispettare l'ambiente che ci circonda e ad adottare
comportamenti più sostenibili, dall'altro nel
valorizzare i beni culturali per tutelare il
patrimonio culturale mondiale di fronte alla minaccia
urgente del cambiamento climatico. Infatti,
soprattutto negli ultimi decenni i rischi causati dal
cambiamento climatico, dall'inquinamento e dai
disastri ambientali, stanno incidendo negativamente
sulla sopravvivenza futura dei musei, delle
biblioteche e degli archivi presenti in tutto il
mondo, costringendoli a gestire tali rischi adottando
misure rigide come risposta alle sfide del presente e
preparando lo staff dei musei a mettere in salvo le
collezioni in caso di eventi calamitosi:
«Pertanto, alcuni musei sono
costretti a chiudere temporaneamente le loro
collezioni in modo che le alte temperature non
danneggino le loro opere, altri sono esposti
all'innalzamento delle acque (tutti i musei
vicino alle coste o ai musei delle isole del
Pacifico in particolare) o alle inondazioni
dei fiumi (come i musei a Parigi o Venezia).
Gli incendi boschivi che hanno devastato la
California nell'autunno del 2019 e l'Australia
all'inizio di quest'anno hanno minacciato
molte istituzioni culturali, costringendo
alcuni musei a spostare le loro collezioni per
prevenirne la scomparsa» .
A
fronte di tali situazioni che saranno sempre più
frequenti ma imprevedibili, l'ICOM ha evidenziato la
necessità di intraprendere dei programmi volti alla
digitalizzazione e all'archiviazione in
cloud
di tutte le opere contenute nei musei al fine di
agire in un'ottica di conservazione preventiva del
patrimonio culturale dell'umanità per le generazioni
attuali e future .
3.4 La gestione sostenibile delle
collezioni
La
sfida
per portare i musei a svolgere un ruolo determinante
sul tema della sostenibilità deve comprendere anche
un'attenta gestione sostenibile degli allestimenti e
delle collezioni custodite nei musei di tutto il
mondo per creare valori condivisi e nuovi
orientamenti per il futuro. I musei contemporanei si
caratterizzano per la loro multidisciplinarità,
grazie soprattutto alle molteplici attività che si
svolgono al loro interno. Questi, hanno a
disposizione tutti gli strumenti necessari per
interpretare il futuro, per ideare nuovi programmi
educativi, per costruire nuovi contenuti sul tema
della sostenibilità e per organizzare percorsi di
visita in grado di offrire ai visitatori e alle
scuole un'esperienza coinvolgente attraverso la
quale elaborare nuove visioni della realtà e del
futuro, distaccandosi nettamente dai percorsi
tradizionali attesi da un museo .
Affinché
avvenga
tutto ciò i musei devono adottare abitualmente delle
prassi di gestione sostenibile delle collezioni. A
tale proposito, in occasione della 17ª Conferenza
triennale organizzata dal Comitato ICOM per la
Conservazione delle Collezioni (ICOM-CC) tenutasi a
Melbourne, in Australia, dal 17 al 19 settembre 2014
e nel successivo 25° Congresso biennale organizzato
dall'Istituto Internazionale per la Conservazione
delle opere storiche e artistiche (IIC) tenutosi dal
21 al 25 settembre 2014 a Hong Kong, i delegati si
sono confrontati e hanno approvato la Dichiarazione sulle
linee guida ambientali da cui i musei
possono attingere per una gestione sostenibile
dell'ambiente e delle collezioni. In tali linee
guida si sostiene che i musei oltre a ridurre la
propria impronta ecologica e ad utilizzare l'energia
rinnovabile, devono curare gli spazi adibiti alle
collezioni utilizzando una tecnologia semplice che
richieda una manutenzione facile e che sia a basso
consumo energetico. Inoltre, affinché sia garantita
una maggiore trasparenza sulle reali condizioni
ambientali degli spazi espositivi e dei depositi,
viene richiesto loro di dotarsi di sistemi per il
controllo delle condizioni termoigrometriche
(T=temperatura e UR=umidità relativa),
dell'illuminazione, della qualità dell'aria e del
suono. Il monitoraggio ambientale nei musei è una
pratica di fondamentale importanza poiché permette
di ridurre i rischi di degrado. Ciò prevede
l'analisi e la raccolta sistematizzata di specifici
aspetti relativi ai musei:
«[…] in particolare: l'analisi delle
condizioni generali della struttura edilizia
(edificio, involucro e spazi), delle dotazioni
impiantistiche per il controllo ambientale e
delle procedure di manutenzione delle
strutture e degli impianti; l'analisi delle
aree adibite all'esposizione, all'esposizione
temporanea e al deposito; lo studio
dell'interazione del manufatto con l'ambiente,
mediante la pratica del monitoraggio delle
grandezze ambientali (T, UR, illuminazione,
qualità dell'aria) attraverso la realizzazione
di un progetto di monitoraggio ambientale; la
valutazione dei sistemi di allestimento, delle
procedure di esposizione, rotazione delle
collezioni, movimentazione e trasporto delle
opere; le condizioni di sicurezza» .
Un
altro
tema fondamentale riguarda la dismissione e lo
smaltimento di materiali e allestimenti, come quelli
utilizzati dai musei per le mostre temporanee, che
devono rispettare specifici standard di
sostenibilità. Una particolare attenzione viene
rivolta alle tecnologie utilizzate dai musei come i
videoproiettori e i supporti digitali che, dopo
alcuni anni di utilizzo, diventano obsoleti sotto
l'aspetto funzionale e prestazionale, richiedendo la
sostituzione degli stessi. Per i prodotti
tecnologici è necessario prevedere a priori i tempi
di dismissione delle diverse componenti in relazione
al loro ciclo di vita .
Per
ciò
che concerne gli acquisti e le forniture delle
seguenti categorie: i materiali da costruzione, gli
arredi interni, la carta per copia e carta grafica,
le cartucce per stampanti, le apparecchiature per
gli uffici, l'illuminazione, la pulizia per gli
edifici, i rifiuti, la ristorazione e il verde
pubblico, i musei italiani sono tenuti a fare
riferimento ai Criteri Ambientali Minimi (CAM)
introdotti in Italia nel 2015 dal Ministero
dell'Ambiente. Questi, rappresentano: «i requisiti
ambientali definiti per le varie fasi del processo
di acquisto, volti a individuare la soluzione
progettuale, il prodotto o il servizio migliore
sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita,
tenuto conto della disponibilità di mercato» . Tutti questi
prodotti devono quindi presentare specifiche
etichette ambientali che attestino la loro
conformità alle norme UNI EN ISO. Attualmente la
nuova categoria dei CAM relativa agli eventi
culturali è in fase di definizione e programmazione
e rappresenterà un'ottima guida in grado di
delineare i diversi aspetti di sostenibilità da
seguire per l'organizzazione di eventi culturali nei
musei.
Attualmente
i
musei, per organizzare eventi sostenibili (convegni,
workshop, laboratori ecc) sia
negli spazi interni che esterni, possono fare
riferimento al manuale realizzato nell'ambito del
progetto Innovazione
e capacity building 2015
dall'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), l'Ente
riconosciuto come Associazione di protezione
ambientale dal Ministero dell'Ambiente, e finanziato
dalla Fondazione Cariplo. Il manuale si presenta
come una guida utile e pratica sulle principali
alternative ecologiche, economiche ed etico-sociali
da rispettare per organizzare un evento in linea con
i temi attuali della sostenibilità. Un evento si
ritiene sostenibile quando: «è ideato, pianificato e
realizzato in modo da minimizzare l'impatto negativo
sull'ambiente e da lasciare una eredità positiva
alla comunità che lo ospita» . Tra i numerosi
accorgimenti da adottare per rendere i propri eventi
più green e responsabili si prediligono oggetti
realizzati con materiali biodegradabili,
compostabili ed eco-compatibili.
Per
gli
allestimenti negli spazi espositivi dei musei è
consigliato l'utilizzo di materiali e oggetti che
siano: di provenienza locale, biodegradabili,
riciclati, provenienti da scarti o processi
produttivi, rapidamente rinnovabili e non tossici,
ovvero che abbiamo ottenuto la certificazione di
sostenibilità e che presentino un basso livello di
VOC (Volatile
Organic
Compound)
per minimizzare così l'inquinamento negli spazi
interni dei musei . Tali materiali e
oggetti devono essere caratterizzati da: un'alta
densità di stoccaggio, un facile montaggio nel luogo
d'uso e componenti flessibili e modulari per il loro
riuso in allestimenti o mostre future.
Sull'importante
questione
relativa al riciclo dei materiali utilizzati nei
musei per le mostre, il Coordinamento Regionale
Lombardia di ICOM Italia ha recentemente istituito
uno specifico Gruppo di studio dedicato al Riciclo degli
allestimenti museali.
Il Gruppo è nato dall'esigenza di fare chiarezza sui
costi relativi all'acquisto degli allestimenti i
quali, terminata la mostra, diventano inutili,
costosi da mantenere e da smaltire e, più delle
volte, dannosi per l'ambiente poiché realizzati con
materiali che non rispettano i requisiti di
sostenibilità. Per raccogliere più informazioni
possibili su questo importante aspetto è stato
creato dal Gruppo di lavoro sul riciclo un
questionario rivolto ai musei presenti sia in Italia
che all'estero, ad oggi diffuso ai soli musei della
Lombardia, con l'obiettivo di individuare delle
possibili soluzioni. Tra queste, si sta pensando
alla creazione di un deposito comune che favorisca
la condivisione tra i musei di tali risorse, dove
sia possibile affittarle o eventualmente venderle
all'asta .
Un
altro
fattore che i musei non devono trascurare riguarda
la movimentazione sostenibile degli oggetti. Questa,
deve avvenire nel pieno rispetto di specifiche norme
che regolano sia i metodi di trasporto che gli
imballaggi dei beni culturali. Inoltre, è necessario
procedere anche con un'attenta valutazione che
accerti l'assenza di significative variazioni del
microclima nelle opere. Infine, per una
movimentazione sostenibile dei manufatti si richiede
l'uso di materiali e imballaggi riciclati o
riciclabili e di valutare la possibilità di
condividere i trasporti con altri musei situati
nelle vicinanze .
I musei hanno quindi a
disposizione diversi strumenti che consentono loro di
diventare degli acceleratori di sostenibilità per
mezzo di azioni e accorgimenti che possono
incoraggiare e assumere un ruolo di guida nei
confronti delle comunità di riferimento e dei
visitatori, al fine di collaborare e unire le forze
verso l'unico obiettivo che oggi accomuna l'umanità:
costruire un futuro sostenibile.
3.5 Verso un turismo sostenibile
Sugli importanti temi
attuali che riguardano il cambiamento climatico,
l'inquinamento, l'urbanizzazione, lo sfruttamento
eccessivo delle risorse non rinnovabili, la
diminuzione della biodiversità e gli impatti negativi
che produce il turismo sull'ambiente, devono essere
informate e sensibilizzate le comunità e i turisti di
tutto il mondo. Educare tutte le persone al rispetto
dei luoghi che si visitano e del loro relativo
ambiente è tra le sfide più urgenti della
contemporaneità. A tal fine, nel 1999 è stato adottato
dall'Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale
del Turismo (OMT) il Codice Etico globale per il
turismo. Questo rappresenta uno strumento
volontario indispensabile per orientare i governi,
l'industria dei viaggi, le comunità e i turisti
nell'adottare comportamenti responsabili e sostenibili
al fine di minimizzare gli impatti negativi del
turismo sull'ambiente, sul patrimonio culturale e
sulle società e, al tempo stesso, di massimizzare i
benefici riconosciuti al settore turistico. Zurab
Pololikashvili, il Segretario generale
dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), lo
scorso agosto ha affermato che il turismo è:
«[…] un autentico motore di
solidarietà e sviluppo. Sfruttiamo tutti il
suo potere di riunire persone e comunità, nel
rispetto del Codice etico globale per il
turismo. In questo modo il turismo può
continuare a offrire migliori opportunità e
sviluppo sostenibile per milioni di persone in
tutto il globo» .
Dal
1970,
l'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) è
l'agenzia specializzata nel campo del turismo delle
Nazioni Unite che pone al centro delle sue priorità
il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo
sostenibile nel settore turistico. L'Organizzazione
Mondiale promuove un turismo responsabile,
sostenibile e accessibile a tutti, in quanto
rappresenta la principale forza trainante per
garantire la crescita economica, lo sviluppo
inclusivo e la sostenibilità ambientale . Antonio Guterres, il
Segretario generale delle Nazioni Unite, in
occasione della 112ª sessione del Consiglio
esecutivo dell'Organizzazione Mondiale del Turismo
(OMT), tenutasi il 16 settembre 2020 a Madrid, ha
affermato:
«Il turismo può essere una forza
positiva nel nostro mondo, svolgere un
ruolo nella protezione del nostro
pianeta e della sua biodiversità e
celebrare ciò che ci rende umani:
dalla scoperta di nuovi luoghi e
culture al collegamento con nuove
persone ed esperienze» .
Nel corso dei decenni,
il turismo ha registrato una crescita notevole
diventando uno dei settori economici più importanti
negli stati industrializzati e sviluppati e, al tempo
stesso, rappresenta oggi anche la principale fonte di
reddito per quei paesi che sono in via di sviluppo.
L'Agenda delle Nazioni Unite nel 2015 ha inserito il
turismo tra i 17 Obiettivi da raggiungere entro il
2030, al fine di ridurre gli effetti negativi prodotti
dal turismo sull'ambiente e promuovere un turismo più
responsabile e sostenibile. Si riportano di seguito
gli obiettivi dell'Agenda 2030 che ribadiscono
la necessità di sviluppare un tipo di turismo più in
linea con i temi attuali della sostenibilità:
L'Obiettivo 8
Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva
e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un
lavoro dignitoso per tutti con riferimento al relativo
Target 8.9:
«Concepire e implementare entro il
2030 politiche per favorire un turismo
sostenibile che crei lavoro e promuova la
cultura e i prodotti locali» .
L'Obiettivo 12 Garantire
modelli sostenibili di produzione e di consumo
con riferimento al relativo Target 12.b:
«Sviluppare e implementare strumenti
per monitorare gli impatti dello sviluppo
sostenibile per il turismo sostenibile, che
crea posti di lavoro e promuove la cultura e i
prodotti locali» .
Oltre
a
questi specifici obiettivi per promuovere il turismo
sostenibile, si ritiene che il turismo abbia il
potenziale per contribuire, direttamente o
indirettamente, al raggiungimento di tutti i 17
Obiettivi che costituiscono l'attuale Agenda 2030. Pertanto, si
afferma: «Sfruttare i vantaggi del turismo sarà
fondamentale per raggiungere gli obiettivi di
sviluppo sostenibile e attuare l'agenda di sviluppo
post-2015» . Il turismo può
quindi contribuire a migliorare i diversi aspetti
che costituiscono le società di tutto il mondo,
riducendo la povertà e promuovendo: la crescita
economica e lo sviluppo, la produzione e la vendita
di prodotti locali nelle destinazioni turistiche,
l'istruzione e la formazione professionale, la
creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e
le donne, l'uso efficiente dell'acqua, le energie
rinnovabili contribuendo alla riduzione delle
emissioni di gas serra nell'atmosfera provocate
soprattutto dai trasporti, lo sviluppo delle
comunità contribuendo a ridurre le disuguaglianze,
la nascita di città più green e intelligenti, la
rigenerazione della aree urbane in degrado, la
tutela del patrimonio culturale e naturale, le
pratiche di consumo e produzione sostenibili,
un'economia blu per la tutela degli ecosistemi
marini, la riduzione dei rifiuti, la costruzione di
società più pacifiche, tolleranti e comprensive nei
confronti di culture diverse e, infine, il
partenariato coinvolgendo enti internazionali,
nazionali e locali. Tutto ciò contribuisce in modo
significativo a migliorare la salute e il benessere
di tutte le persone nel mondo .
Considerando
l'importante
ruolo del turismo nella promozione dei diversi
aspetti dello sviluppo sostenibile e nell'impegno
per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda
2030, l'Assemblea Generale dell'UNWTO nel 2015 ha
deciso di avviare un processo di conversione del Codice Etico per il
turismo
verso una Convenzione Internazionale sull'etica del
turismo, approvata nel 2017 con la risoluzione
A/RES/722 (XXIII) . Nella Convenzione, i
nove principi che fin dal 1999 costituiscono il
Codice Etico rimangono invariati, cambia invece la
natura giuridica poiché i principi non saranno più
su base volontaria ma vincolanti e tutti gli Stati
che decideranno di firmare e ratificare tale
Convenzione saranno obbligati ad attuarli. La
Convenzione, pur basandosi sul Codice Etico globale
per il turismo già esistente, segna un decisivo
passo in avanti nella promozione di uno sviluppo più
responsabile e sostenibile.
L'Organizzazione
Mondiale
del Turismo (AMT) e il Programma delle Nazioni Unite
per l'ambiente (UNEP) in collaborazione con la
Fondazione Ellen MacArthur, in data 22 gennaio 2020
hanno ufficialmente annunciato la Global
Tourism Plastics Initiative.
Tale iniziativa prevede la riduzione
dell'inquinamento da plastica prodotto in modo
considerevole dal turismo, ritenendo che:
«L'inquinamento da plastica è una delle principali
sfide ambientali del nostro tempo e il turismo ha un
ruolo importante da svolgere nel contribuire alla
soluzione» . Per realizzare
questa visione, si ritiene necessario il contributo
da parte di tutte le aziende e le destinazioni
turistiche, chiamate a mettere in atto una serie di
accorgimenti entro il 2025: eliminare imballaggi e
articoli in plastica non necessari, passare da
prodotti monouso a prodotti riutilizzabili, produrre
imballaggi in plastica che siano riutilizzabili,
riciclabili o compostabili e, infine, riferire
annualmente i progressi compiuti su questo delicato
tema .
Da
alcuni
anni il programma One
Planet
Sustainable Tourism
dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT)
contribuisce a migliorare l'impatto del settore
turistico sull'unico pianeta che abitiamo e del
quale dobbiamo avere cura. L'obiettivo del programma
consiste nel promuovere buone pratiche di consumo e
produzione sostenibile al fine di educare tutte le
persone all'utilizzo consapevole delle risorse
naturali e a produrre una minore quantità di
rifiuti. Inoltre, invita tutti a conoscere i
problemi che riguardano il cambiamento climatico e
la biodiversità, a riflettere sulle cause che hanno
portato alla loro nascita e ad una nuova attenzione
verso questi importanti temi, per agire prima che
sia troppo tardi . Questo rappresenta
in realtà soltanto uno dei sei programmi di cui si
occupa la rete One
Planet
con l'obiettivo di promuovere un networking tra le aziende del
settore turistico e il mondo culturale. Attualmente
le strategie del One
Planet
si incentrano su tre principali aree tematiche:
l'inquinamento causato dalla plastica, lo spreco di
cibo e il cambiamento climatico. Ritiene infine che:
«La sostenibilità non deve più essere una parte di
nicchia del turismo ma deve essere la nuova norma
per ogni parte del nostro settore» .
Recentemente
si
stanno compiendo anche numerosi studi relativi alla
ripresa del settore turistico post-Covid 19 per
delineare dei nuovi modelli di turismo che siano più
sostenibili e responsabili. Ciò al fine di avviare
un processo per la conservazione della biodiversità,
per l'individuazione di strategie in grado di
frenare il cambiamento climatico e per favorire lo
sviluppo dell'economia circolare. Queste e altre
tematiche sono state affrontate nel 26° meeting
dell'UNECE Committee
on
Environmental Policy
tenutosi in data 9 novembre 2020 dal titolo Transforming
tourism for a resilient and sustainable post-Covid
world.
In tale occasione è stato affermato che:
«Ricostruire il turismo è un'opportunità di
trasformazione con l'obiettivo di costruire comunità
e imprese più resilienti attraverso l'innovazione,
la circolarità, la digitalizzazione, la
sostenibilità e le partnership» . È stato fatto
riferimento anche a importanti studi nei quali si
afferma che il turismo produce un'elevata impronta
climatica e ambientale e, negli ultimi anni, ha
ostacolato il raggiungimento degli obiettivi
previsti dall'Accordo sul clima di Parigi. Il
turismo produce infatti il 5% di tutte le emissioni
che annualmente vengono rilasciate nel nostro
pianeta da parte dell'uomo giungendo alla
conclusione che non possiamo permettere che tali
valori continuino ad aumentare. È necessario quindi
programmare una ripresa del turismo allineando
quest'ultimo con gli obiettivi climatici e con i 17
obiettivi delle Nazioni Unite.
In conclusione, si può
affermare che, per capire realmente quanto i nostri
comportamenti sbagliati incidano negativamente
sull'ambiente che ci circonda, è necessario che ognuno
di noi si faccia un'idea razionale sul concetto di
riscaldamento climatico per poi impegnarsi come
soggetti attivi del cambiamento. Attualmente, il
settore culturale sta contribuendo alla diffusione di
una cultura della sostenibilità attraverso
esplorazioni multimediali, fotografie, film,
installazioni in realtà aumentata, perfomance,
opere d'arte e street art, che indagano i cambiamenti
climatici attraverso percorsi leggeri e coinvolgenti
in grado di richiamare l'attenzione di un pubblico
variegato. Attraverso i diversi linguaggi dell'arte,
il settore culturale ha deciso di mostrare ai
visitatori i segni indelebili che la crisi climatica
ha prodotto sul nostro pianeta. Concentrarci sulle
soluzioni è la sfida che il presente ci pone affinché
si possa garantire alle future generazioni un mondo
più sostenibile.
PARTE 3
I LINGUAGGI
CONTEMPORANEI DELL'ARTE SULLA SOSTENIBILITÀ
IV. DAI
MUSEI ALLE STRADE: L'ARTE COME STRUMENTO DI
SENSIBILIZZAZIONE PER UNA CULTURA SOSTENIBILE
«The future belongs to those who can
imagine it,
design it and execute it.
It
isn't something you await, but rather create» .
4.1 Proiezioni future sul cambiamento
climatico
Le società attuali si
trovano ad affrontare l'urgente problema globale del
cambiamento climatico. Sul nostro pianeta, negli
ultimi anni, sono stati registrati diversi eventi
climatici che hanno avuto un notevole impatto sulla
salute, sull'economia, sulla sicurezza internazionale
e sulla sopravvivenza delle numerose specie animali
che abitano la Terra. Tali eventi incidono
maggiormente su quella parte della popolazione più
vulnerabile come i bambini, gli anziani, le comunità
indigene e coloro che vivono in situazioni di povertà
estrema.
Tra
gli
eventi rilevanti avvenuti negli ultimi anni si
ricordano: il nuovo record delle temperature
registrate in Africa pari a circa 51°C, i notevoli
incendi in California, Australia e Grecia che hanno
distrutto intere aree abitate causando la morte di
persone e animali, le inondazioni che hanno
provocato una significativa crisi migratoria e la
siccità che attualmente rappresenta una delle cause
principali della carenza di cibo, oltre
all'innalzamento del livello del mare e
all'estinzione di piante e animali. Tali eventi non
hanno di certo contribuito ad arrestare l'aumento
dei valori relativi alle emissioni di anidride
carbonica nell'atmosfera rispetto agli anni
precedenti .
Nel 2018 è stato diffuso
l'importante Rapporto speciale sul riscaldamento
globale di 1,5°C stilato dall'Intergovernmental
Panel
on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, un
gruppo di scienziati che si occupa di analizzare
l'andamento del clima e di calcolare le sue evoluzioni
nel futuro. Si ritiene che il principale responsabile
dell'aumento del riscaldamento globale, rispetto ai
livelli preindustriali, sia l'uomo e le sue
innumerevoli attività. Nel rapporto si afferma che
l'aumento medio della temperatura è un processo
attualmente in corso che interessa diverse parti del
mondo. Questo, se non fermato con azioni mirate a
ridurre le emissioni di anidride carbonica
nell'atmosfera, ci condurrà verso:
«[…] aumenti: nella temperatura
media nella maggior parte delle aree terrestri
e oceaniche (confidenza alta), nei picchi di
calore nella maggior parte delle regioni
abitate (confidenza alta), nelle
precipitazioni intense in diverse regioni
(confidenza media), e nella probabilità (del
verificarsi) di eventi siccitosi e scarsità di
precipitazioni in alcune regioni (confidenza
media)» .
Ciò
dimostra
che il cambiamento climatico necessiti di un
programma di azioni concrete per arrestare tale
processo e per incoraggiare ad adottare
comportamenti più responsabili e consapevoli nei
confronti del pianeta e di tutto ciò che lo
riguarda. I rischi futuri legati al clima
dipenderanno da una serie di fattori, quali:
rapidità, entità del picco e durata del
riscaldamento . Le proiezioni future
dell'Intergovernmental
Panel
on Climate Change
(IPCC) suggeriscono che il livello del mare
continuerà a salire anche dopo l'anno 2100 con una
velocità variabile che dipenderà soprattutto
dall'andamento delle emissioni. I rischi associati
all'innalzamento del livello del mare sono sia
l'aumento dell'intrusione salina, sia le inondazioni
che danneggeranno le infrastrutture delle città
sviluppate nelle zone costiere.
L'aumento
delle
temperature causerà: una maggiore concentrazione di
CO2
con
la conseguente acidificazione degli oceani, mettendo
così a rischio la sopravvivenza di numerose specie
marine; maggiori problemi riguardo la salute umana
poiché favorirà la diffusione di malattie e una
maggiore mortalità causata dal caldo; la riduzione
delle rese agricole e quindi una minore
disponibilità di cibo. Gli scienziati dell'IPCC, al
fine di evitare questi e altri possibili rischi,
suggeriscono di limitare il riscaldamento globale a
1,5°C rispetto alla situazione attuale .
A
livello globale tali tematiche stanno acquisendo
un'importanza sempre maggiore soprattutto grazie
alle numerose iniziative volte alla mitigazione del
cambiamento climatico. Wangari Muta Maathai, il
premio Nobel keniota per aver contribuito alle cause
dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della
pace, ha affermato: «Oggi siamo di fronte a una
sfida che richiede un cambiamento nel nostro modo di
pensare, in modo che l'umanità smetta di minacciare
il suo sistema di supporto vitale. Siamo chiamati ad
aiutare la Terra a guarire le sue ferite e nel
processo a guarire le nostre» .
4.2 I musei rispondono alla call to
action sul tema della crisi climatica
Negli ultimi anni il
ruolo dei musei sta attraversando una fase di
transizione verso un museo che sia più in linea con le
tematiche della contemporaneità, per offrire il
proprio contributo nell'affrontare l'urgente
cambiamento e per creare una nuova visione di futuro
realizzabile. Attraverso le mostre e le opere d'arte,
i musei hanno la possibilità di informare e
sensibilizzare il pubblico sulle problematiche diffuse
a livello globale che interessano l'intera umanità.
L'arte rappresenta pertanto uno strumento di
comunicazione fondamentale poiché può rivolgersi a
persone di culture, età e lingua diverse, educando e
al tempo stesso emozionando tutti i visitatori,
fornendo loro una visione più nitida di ciò che sarà
il futuro se non decidiamo ora di cambiare il nostro
stile di vita e di contribuire ai processi per
migliorare il nostro mondo.
«Le arti hanno il potere di educare,
stimolare, ispirare. In un momento delicato
come quello che stiamo attraversando, dove
l'attenzione per il clima non è mai stato così
alto, abbiamo bisogno della loro influenza.
Artisti e organizzazioni culturali possono
dare forma alle conversazioni sull'ambiente,
possono lanciare sfide ed essere provocatori,
possono informare e aprire le nostre menti» .
Diverse solo le mostre
organizzate in Italia e a livello globale per
sensibilizzare le comunità di riferimento, lo staff e
i visitatori sui temi del cambiamento climatico. Tra
queste si menziona la mostra tenutasi al Museo
Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) dal 10 ottobre
2019 al 31 maggio 2020 dal titolo Capire il
cambiamento climatico – Experience exhibition,
precedentemente ospitata nel Museo di Storia Naturale
di Milano, che ha offerto la possibilità ai visitatori
di comprendere le cause e gli effetti connessi
all'attuale cambiamento climatico. La mostra sarà
ospitata nel corso del 2021 anche a Torino, Roma,
Verona e Bari.
La mostra nata dalla
collaborazione tra il MANN e la National Geographic
Society è stata curata dal Presidente della Società
Meteorologica Italiana Luca Mercalli. Una serie di
immagini, fotografie e filmati appositamente
realizzati dalla National Geographic sono stati posti
all'attenzione dei visitatori per coinvolgerli sugli
attuali temi del cambiamento climatico e invitarli ad
agire. Attraverso le immagini sono stati creati degli
ambienti immersivi nei quali i visitatori hanno potuto
osservare e riflettere sugli scatti realizzati dagli
importanti maestri della fotografia, quali: Paul
Nicklen, Melissa Farlow, Pete McBride, James Balog,
Gerd Ludwing e Joel Sartore, che hanno voluto
evidenziare i cambiamenti avvenuti negli ultimi tre
decenni sul nostro pianeta. A riguardo, il curatore
della mostra Luca Mercalli ha affermato:
«Viviamo in un momento cruciale
della storia dell'umanità in cui la presa di
coscienza delle popolazioni, la posizione dei
governi, la rivoluzione tecnologica delle
energie rinnovabili e la scelta etica di
consumi più moderati rappresentano l'unica
possibilità di invertire una marcia che ci
porta verso tempi ostili. Come sottolinea
l'IPCC occorrono al più presto “misure senza
precedenti”» .
La mostra è stata
incentrata soprattutto sui temi dell'inquinamento da
plastica e sugli incendi che, negli ultimi anni, hanno
devastato diverse zone del pianeta a causa del
riscaldamento globale. Delle postazioni interattive
hanno permesso ai visitatori di essere costantemente
aggiornati sulle notizie relative ai cambiamenti
climatici in atto sul nostro pianeta.
Fig. 25 - Sala della consapevolezza
(mostra Capire il cambiamento climatico
tenutasi a Milano e Napoli, 10 ottobre 2019 – 31 maggio 2020)
Non è mancato
l'approfondimento sull'ulteriore tema centrale della
fusione dei ghiacci dovuta all'innalzamento delle
temperature che, soprattutto tra il 2018 e il 2019,
hanno interessato diverse parti del mondo, tra cui
l'Italia.
La mostra prevedeva un
percorso espositivo che partendo dall'esperienza e
attraversando l'aspetto della consapevolezza conduceva
fino all'azione, diffondendo l'importante messaggio
che per salvaguardare il futuro è necessario un cambio
di prospettiva, iniziando dall'assumere
quotidianamente comportamenti più sostenibili per
rispettare le meraviglie offerte dal pianeta Terra.
Un'altra importante
mostra itinerante si è tenuta in Canada, Italia e
Svezia dal settembre 2018 fino al prossimo agosto 2021
dal titolo Anthropocene con riferimento alla
ricerca compiuta dall'Anthropocene Working Group (AWG),
un gruppo di scienziati impegnati nel raccogliere le
prove relative all'attuale passaggio dell'umanità
verso la nuova era geologica della Terra, definita
Antropocene. Al fine di testimoniare l'impronta
dell'uomo sulla Terra, il fotografo Edward Burtynsky e
i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier
hanno intrapreso un viaggio nei diversi continenti del
mondo, ad esclusione dell'Antartide, con l'obiettivo
di catturare immagini reali sugli effetti prodotti
dall'uomo sul pianeta ed eliminare così ogni possibile
dubbio. Loro hanno sottolineato:
«La nostra ambizione è che il lavoro
sia rivelatore, non accusatorio, poiché
esaminiamo l'influenza umana sulla Terra sia
su scala planetaria che nel tempo geologico.
Lo spostamento della coscienza è l'inizio del
cambiamento» .
Con tale ricerca si
intende dimostrare che attualmente l'uomo è la forza
dominante in grado di condizionare le sorti del nostro
pianeta. A conferma di ciò, gli artisti hanno deciso
di offrire ai visitatori una serie di esperienze
visive in grado di catturare la loro attenzione sulle
attuali condizioni del nostro pianeta.
La
mostra
presenta: una serie di circa trenta fotografie
inedite a colori su larga scala che mostrano
miniere, discariche, città, siti agricoli, deserti e
foreste, in cui sono evidenti i segni provocati
dalle attività umane sul pianeta e le relative cause
come l'eccesso di CO2, l'acidificazione
degli oceani, l'inquinamento prodotto dall'uso
eccessivo della plastica, la deforestazione e il
disboscamento;
Fig. 26 - Disboscamento della piantagione di palme da olio,
Malesia, 2016 (fotografia inedita presentata
in occasione della mostra Anthropocene
tenutasi in Canada, Italia e Svezia,
settembre 2018 – agosto 2021)
Fig. 27 - Cave di marmo, Carrara, Italia, 2016
(fotografia inedita presentata in occasione della mostra
Anthropocene tenutasi in Canada, Italia e Svezia,
settembre 2018 – agosto 2021)
tredici
videoinstallazioni presentano invece il tunnel
ferroviario più lungo della Svizzera, le miniere di
fosfato diffuse in Florida e la devastazione, senza
precedenti, della barriera corallina; quattro enormi
murales fotografici (di dimensioni: 10 x 20 piedi
ciascuno) ad alta risoluzione con estensioni di film
che permettono di esplorare quei luoghi del pianeta
che rappresentano il simbolo dell'attuale emergenza
climatica; infine, tre installazioni di realtà
aumentata che consentono ai visitatori, attraverso
un App scaricabile sul
proprio smartphone, di interagire con le immagini
che si trasformano in veri e propri oggetti reali,
quali: l'ultimo esemplare della specie di
rinoceronti bianchi estinto definitivamente nel 2018
in Sudan, il secondo più grande abete canadese
Douglas (noto come Big
Lonely Doug)
di quasi mille anni che è stato risparmiato durante
la deforestazione del 2011 e, infine, lo storico
rogo delle zanne d'avorio confiscate voluto dal
presidente Kenyatta nell'aprile del 2016 .
Fig. 28 - Rogo delle zanne di avorio, Kenya, 2016
(installazione di realtà aumentata presentata
in occasione della mostra Anthropocene tenutasi
in Canada, Italia e Svezia, settembre 2018 – agosto 2021)
La
mostra
si è già conclusa in diverse parti del mondo e si
tratta di una vera e propria tournée a livello
globale che avrà una durata totale di cinque anni.
Infatti, dal 28 settembre 2018 al 24 febbraio 2019 è
stata ospitata nella National Gallery di Ottawa in
Canada e, contemporaneamente, dal 28 settembre 2018
al 6 gennaio 2019 si è tenuta anche nell'Art Gallery
of Ontario di Toronto in Canada. La mostra è stata
successivamente ospitata dal 16 maggio 2019 al 5
gennaio 2020 nella Fondazione MAST di Bologna e dal
15 febbraio 2020 al 6 settembre 2020 nel Museo Malmö
in Svezia. Infine, dal 26 febbraio 2021 al 31 agosto
2021 potrà essere visitata presso il Museo Tekniska
di Stoccolma in Svezia .
Queste
sono
soltanto alcuni esempi delle mostre che si sono
tenute negli ultimi anni nel mondo, da Londra a New
York, Italia, Australia, Tel Aviv, Svezia, Canada
fino a Dubai, sugli attuali temi del cambiamento
climatico, dell'Antropocene, delle tecnologie
utilizzate per le energie rinnovabili, della
drammatica perdita del ghiaccio, dell'innalzamento
del livello del mare, della riduzione delle
emissioni dei combustibili fossili, dell'incertezza
del futuro e degli strumenti utili per vincere la
sfida. Tutto ciò attraverso fotografie, film,
immagini di droni, suoni, pannelli interattivi,
animazioni, questionari, simulazioni meteorologiche
e laboratori sul clima, finalizzati a sensibilizzare
tutti i popoli sull'importanza di agire per cambiare
definitivamente il futuro del pianeta .
Le mostre, attraverso
l'arte, aiutano a renderci l'idea della vera emergenza
che oggi rappresenta la crisi climatica per il futuro
dell'ambiente, dell'umanità e di tutte le specie che
popolano la Terra, per mezzo di fatti che risultano
sempre più evidenti e che ci esortano ad agire.
Partendo da una serie di dati e immagini in grado di
catturare la nostra attenzione, ogni individuo è
chiamato ad approfondire tali tematiche per avere una
visione completa e razionale del problema e
individuare quei comportamenti sbagliati da convertire
in comportamenti più sostenibili che il mondo del XXI
secolo ci richiede. L'intera umanità è chiamata a
rispondere alla call to action dell'Agenda
2030 al fine di collaborare unitamente al
cambiamento non più procrastinabile.
4.3 Ice Watch: l'installazione
dell'artista Olafur Eliasson sul cambiamento
climatico
Gli artisti, soprattutto
negli ultimi vent'anni, hanno realizzato opere,
installazioni e performance con l'intento di
sensibilizzare il pubblico sull'importanza di
collaborare per raggiungere gli obiettivi di
sostenibilità globale. Tra i maggiori artisti
impegnati sul tema della fragilità del nostro pianeta
e sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile si menziona
l'artista danese-islandese Olafur Eliasson che ha
recentemente osservato:
«La vita sulla terra è coesistenza
tra esseri, umani e non umani, tra ecosistemi
e l'ambiente. Dobbiamo prendere sul serio
l'emergenza clima, fidandoci della scienza e
mettendo insieme le nostre conoscenze, la
creatività e la nostra energia» .
Eliasson,
nato
e cresciuto in Islanda e Danimarca, durante la sua
carriera ha trattato importanti temi sociali e
ambientali per rendere tangibile a tutti la crisi
climatica in atto. Tra le numerose opere da lui
realizzate, che spaziano dalla scultura alla
pittura, dalla fotografia alle installazioni, si
menziona l'ultima tappa dell'istallazione Ice Watch da lui ideata. Tale
installazione risale al 2018 con la presenza di
enormi blocchi di ghiaccio che sono stati raccolti
dai sommozzatori in un fiordo in Groenlandia per
essere spediti in nove container refrigerati da
Aalborg a Londra. Di questi, ventiquattro blocchi di
ghiaccio sono stati posizionati in prossimità della
Tate Modern a Londra, mentre altri sei sono stati
collocati fuori dalla sede europea di Bloomberg,
sempre a Londra .
Questa
stessa
installazione era stata precedentemente esposta in
altre città del mondo: dodici blocchi nella City Hall Square di Copenaghen nel
2014 in occasione della pubblicazione del quinto
rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici da
parte dell'IPCC delle Nazioni Unite, dodici blocchi
nella Place
du Panthéon
a Parigi nel 2015 in occasione della COP21 durante
la quale si è giunti all'Accordo di Parigi e,
infine, a Katowice in Polonia nel 2018 in occasione
della COP24. I blocchi venivano lasciati nel luogo
in cui erano stati collocati fino al loro completo
scioglimento .
I
ghiacci che sono stati fatti recuperare dall'artista
Olafur Eliasson come «iceberg fluttuanti da un
fiordo fuori Nuuk, in Groenlandia» si erano già staccati
dalla calotta glaciale continentale della
Groenlandia ed erano finiti nell'oceano dove
successivamente si sarebbero sciolti. L'idea di far
sciogliere questi grandi blocchi di ghiaccio sotto
gli occhi delle persone nelle diverse città del
mondo è stata pensata per trasferire un messaggio
inequivocabile sull'attuale situazione in
Groenlandia. Qui, infatti, ogni anno si staccano
circa diecimila blocchi di ghiaccio al secondo per
un totale annuo complessivo compreso tra duecento e
trecento miliardi di tonnellate di ghiaccio, un
fenomeno destinato a non arrestarsi a causa del
continuo aumento delle temperature .La calotta glaciale
della Groenlandia ha un ruolo determinante sul clima
globale, in quanto:
«Uno dei modi in cui la calotta
glaciale della Groenlandia modera le
temperature globali è riflettendo l'energia
del sole nello spazio: la neve fresca riflette
fino al 90% della luce solare. Ma a causa
delle temperature più calde che sciolgono e
rimodellano la neve e il ghiaccio, la
riflettività della calotta glaciale è
diminuita» .
Nelle diverse tappe
dell'installazione Ice Watch i blocchi di
ghiaccio, ognuno dei quali tra le 1,5 e le 6
tonnellate, sono stati disposti come un orologio
Fig. 29 - Olafur Eliasson, Ice Watch, installazione, Parigi, Francia, 2015
al fine di richiamare l'attenzione dei turisti e
dei cittadini sul passare del tempo e sulla
conseguente urgenza di agire per arrestare il
cambiamento climatico in atto prima che sia troppo
tardi. Tale fenomeno, se non limitato, condurrà il
pianeta verso eventi distruttivi:
«L'acqua della calotta glaciale
della Groenlandia innalza il livello del mare
di circa 0,3 mm ogni anno e questa quantità
sta aumentando notevolmente. Se tutto il
ghiaccio in Groenlandia si sciogliesse, il
livello del mare salirebbe di 7 metri. Sebbene
il livello del mare continuerà a salire, la
quantità e la velocità possono essere ridotte
se riduciamo rapidamente e in modo
significativo le emissioni di carbonio. Un
aumento più lento del livello del mare
renderebbe l'adattamento più facile, meno
costoso e meno distruttivo» .
Tutti i visitatori sono
stati invitati a interagire con i blocchi di ghiaccio
al fine di promuovere la consapevolezza di tale
fenomeno:
«I blocchi di ghiaccio glaciale
attendono il tuo arrivo. Metti la mano sul
ghiaccio, ascoltalo, annusalo, guardalo e
assisti ai cambiamenti ecologici che il nostro
mondo sta subendo. Sensazioni di distanza e
disconnessione ci trattengono, ci fanno
diventare insensibili e passivi. Spero che Ice
Watch susciti sentimenti di vicinanza,
presenza e rilevanza, di narrazioni con cui
puoi identificarti e che ci facciano
coinvolgere tutti. Dobbiamo riconoscere che
insieme abbiamo il potere di intraprendere
azioni individuali e di spingere per un
cambiamento sistemico. Vieni a toccare la
calotta glaciale della Groenlandia e lasciati
toccare da essa. Trasformiamo la conoscenza
del clima in azione per il clima» .
Il lavoro dell'artista
contemporaneo Eliasson si caratterizza per un'accurata
indagine sul rapporto che intercorre tra la percezione
umana e il mondo e come il pensiero si traduca in
azioni concrete. La sua prima installazione sulle
tematiche del cambiamento climatico risale al 2003 dal
titolo The Weather Project esposta alla Tate
Modern di Londra, nella quale ricreò un sole
artificiale attraverso un sapiente gioco di specchi e
una nebbia artificiale. Nel 2012 insieme all'ingegnere
Frederik Ottesen ha avviato il progetto Little Sun
creando una lampada ad energia sostenibile per portare
l'elettricità nelle zone dell'Africa che ne sono
prive. Nel 2020 ha progettato una nuova installazione
sulla crosta del Graward, il ghiacciaio della Val
Senales in Trentino-Alto Adige, dal titolo Our
Glacial Prospectives per richiamare l'attenzione
di tutti sul fatto che questo, come altri ghiacciai
presenti in tutto il mondo, anche questo ghiacciaio
potrebbe scomparire se non arrestiamo il continuo
aumento delle temperature sul nostro pianeta.
Infine, si sottolinea la
nomina di Ambasciatore ONU che l'artista Olafur
Eliasson ha ottenuto nel 2019 per le sue numerose
opere incentrate sui temi del cambiamento climatico e
per le nuove azioni urgenti sul clima e lo sviluppo
sostenibile a cui è chiamato a collaborare.
4.4 TOward 2030: una tela urbana per la
sostenibilità
«L'arte ha sempre detenuto il ruolo
storico di criticare la società, e gli artisti
sono sempre stati chiamati a confrontarsi con
essa. Oggi l'arte non è più un linguaggio per
pochi, è diventato uno specchio per farci
capire come sta cambiando il nostro mondo» .
“Che
cosa
possiamo fare assieme per la nostra città?”, “Quali
sono le sfide più importanti per una città che
voglia guardare il futuro?”. Nel 2018, partendo da
queste due domande che fanno implicito riferimento
agli attuali temi del cambiamento climatico, è nata
l'idea di intraprendere un progetto di
collaborazione tra la Città di Torino e Lavazza dal
titolo TOward
2030.
What are you doing?
coinvolgendo numerosi street artist sia locali che
internazionali per trasformare «i muri della città
in un almanacco illustrato utilizzabile dalla
cittadinanza, dalle associazioni, dalle scuole e da
tutte e tutti coloro che vogliano approfondire
l'Agenda 2030» .
La
Città
di Torino, nel corso degli anni, è diventata un
simbolo dei linguaggi contemporanei nonché un vero e
proprio laboratorio d'avanguardia a cielo aperto
«usando la cultura come motore di rigenerazione
urbana e cambiamento sociale» attraverso una serie
di iniziative che condurranno verso un radicale
cambiamento sociale e culturale del mondo
contemporaneo.
Grazie all'iniziativa TOward
2030 Torino è oggi riconosciuta come la «prima
città al mondo ambasciatrice dei 17 Obiettivi di
sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite» ed è anche
una delle capitali più importanti d'Europa per il
muralismo metropolitano. Questo, soprattutto negli
ultimi anni, è diventato uno strumento decisivo per
divulgare importanti messaggi contemporanei sulla
lotta al cambiamento climatico e sull'educazione alla
sostenibilità. Tra gli obiettivi del muralismo
metropolitano contemporaneo entra in gioco anche il
fattore estetico finalizzato a donare un nuovo volto
al paesaggio urbano che si presenta anonimo e
degradato, rappresentando quindi:
«lo strumento privilegiato per
trasformare i muri delle nostre città in un
enorme “album da disegno” sul quale
rappresentare valori, poetiche e concetti
portatori di un desiderio e di una volontà di
cambiamento. Questa vocazione al cambiamento e
alla democratizzazione dell'arte e dello
spazio metropolitano si è presentata in tutta
la storia del movimento come tratto peculiare
dei writer, prima, e degli street artist,
dopo, ed è la motivazione fondamentale che ha
spinto questi artisti a diventare attori
consapevoli nella scelta di sposare un
progetto di comunicazione sociale, rispondendo
a quella chiamata all'azione collettiva
rappresentata dall'Agenda 2030» .
L'iniziativa
TOward
2030
è nata con lo specifico scopo di diffondere i 17
Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'ONU a tutti i
cittadini. Questo, rappresenta anche il tema
principale dell'ulteriore obiettivo che si è deciso
di aggiungere a quelli già esistenti: il Goal Zero. Tale obiettivo
è stato ideato con l'intento di divulgare la
conoscenza dell'Agenda
2030
attraverso
il linguaggio dell'arte, una pratica efficace e
universale per comunicare in modo semplice e
accessibile a chiunque messaggi di natura sociale e
ambientale in grado di coinvolgere le società di
tutto il mondo. Si tratta di un'opera d'arte urbana
di grandi dimensioni con un notevole impatto
estetico e comunicativo, finalizzata a
sensibilizzare e coinvolgere attivamente l'intera
popolazione nel processo di cambiamento e a
«spingere tutti, ma soprattutto i più giovani, a
prendere in mano il proprio destino e rendere il
mondo un luogo migliore» .
Per realizzare
l'iniziativa di arte urbana TOward 2030 sono
stati selezionati nella Città di Torino 18 muri, 18
street artist e 18 opere. Un Comitato scientifico di
alto livello costituito da: Enrico Giovannini
(Portavoce dell'ASviS), Francesca Lavazza (Board
Member Lavazza Group), Michele Mariani (Executive
Creative Director di Armando Testa) e Roberto
Mastroianni (filosofo e critico d'arte Unesco Chair –
Università di Torino), hanno svolto il delicato
compito di selezionare gli street artist e le opere da
loro proposte per essere realizzate nella Città di
Torino.
Tra
le
opere selezionate e realizzate si hanno : un bambino su un
cavallo di bronzo che stringe nella mano un
ramoscello che simboleggia lo sviluppo sostenibile e
duraturo (Goal 0 di Ernest
Zacharevic in via Luigi Tarino, 14); un'icona
fragile di umanità che spunta da una rosa e
abbraccia i simboli del benessere: la casa, una
moneta e il pane, che rappresentano un mondo più
equo e sostenibile, denunciando così gli attuali
modelli di sviluppo insostenibili (Goal 1 di ZED1 in Lungo Po
Antonelli, 115); un anamorfismo che si avvicina ad
un'astrazione geometrica che, se guardato
attentamente, mostra un campo e un seme simbolo di
crescita (Goal 2 del collettivo
artistico TRULY in via Egidi/piazza Cesare Augusto,
7); tre rose bianche come simbolo della mortalità
materna e della precaria condizione di salute e di
vita delle donne nel mondo (Goal 3 di GOMEZ in via
Berthollet, 6); una figura umana che si fonde con la
struttura della biblioteca, del sapere,
restituendoci passato, presente e futuro (Goal 4 di VESOD in viale
Ottavio Mai/lungo Dora Siena); una donna in
posizione ieratica che rappresenta Christine de
Pizan, la prima scrittrice donna e femminista della
storia per il raggiungimento dell'uguaglianza di
genere (Goal 5 di Camilla Falsini
in corso Belgio, 79); il volto di una donna che
piange con i simboli polinesiani per richiamare
l'attenzione dei passanti e invitarli a prendersi
cura dell'ambiente (Goal 6 di HULA in viale
Virgilio/Orto Botanico); una donna che fluttua sulla
parete con lo sguardo rivolto verso il futuro che
con il dito della mano indica il simbolo
dell'obiettivo 7, richiamando i passanti ad
impegnarsi per realizzare un futuro più sostenibile
ed equo (Goal 7 di GERADA in corso
Moncalieri, 47); un enorme fenicottero rosa
rappresenta i valori positivi come la serenità,
l'uguaglianza e la cooperazione, svolgendo il ruolo
di protezione e di cura dalle inquietudini
esistenziali (Goal 8 di OKO in via
Giulia di Barolo, 3); un animale antropomorfo, la
volpe, che presenta le caratteristiche di un'umanità
futura in grado di unire tradizione e innovazione
per raggiungere uno sviluppo sostenibile (Goal 9 di DZMITRYI
KASHTALYAN in via Nizza, 199); una figurazione
concettuale che mette in relazione la civiltà umana,
l'ambiente e le fonti essenziali di nutrizione,
quali: riso e grano, invitando a ridurre le
disuguaglianze affinché sia garantito un accesso
equo alle risorse (Goal 10 di FABIO PETANI in
via Plana, 10); un Cernunnos, il cervo divinizzato
della mitologia celtica, che conserva, tra le sue
corna, l'uovo cosmico e la città ideale sostenibile
(Goal 11 di UFOCINQUE in
lungo Dora Siena, 58); un aeroplano di carta che
sembra emergere dalla parete attraverso un effetto
di bidimensionalità e tridimensionalità, per
denunciare l'abuso delle materie prime sul pianeta (Goal 12 di NEVERCREW in
via Mantova, 29); una moltitudine di farfalle di
colori, dimensioni e specie diverse che occupano
l'intera parete per presentare le numerose specie
morte a causa dell'inquinamento ambientale, tranne
una: la farfalla blu (Goal
13
di MANTRA in via Parma, 24); il corpo di un grande
capodoglio completamente pieno di spazzatura con cui
l'artista denuncia lo sfruttamento eccessivo delle
risorse del mare, mostrando la fragilità
dell'ecosistema oceanico (Goal
14
di MRFIJODOR IL CERCHIO E LE GOCCE in c.so Regina
Margherita, 140); una serie di animali ed elementi
naturali sono raffigurati sulla parete per
richiamare tutte le specie che popolano il pianeta (Goal 15 di HITNES in corso
Palermo, 40); un elefante dalle zanne tagliate che
denuncia il bracconaggio e il commercio illegale di
avorio esplicitato anche nella frase dell'artista “Il commercio
illegale di avorio finanzia le guerre!!!” che evidenzia la
necessità di una cooperazione internazionale (Goal 16 di LOUIS MASAI in
corso Moncalieri, 61); un intreccio di fili colorati
che rappresentano in maniera chiara l'urgenza di una
cooperazione sia tra gli individui che tra le
organizzazioni per realizzare unitamente i 17
obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Goal 17 di MONKEYS EVOLUTION
in corso Giulio Cesare, 20) .
Fig. 30 - TOward 2030, diciotto opere di street art, Torino, 2018
Le diciotto
illustrazioni visibili sui muri della città di Torino
possono essere fruite da tutti i cittadini, dalle
scuole e dai visitatori, come un vero e proprio
manuale illustrato sullo sviluppo sostenibile che in
maniera chiara ci invita a riflettere su:
«”What are we doing? –
Che cosa stiamo facendo?” è la domanda che
dobbiamo porci ogni giorno. Il nostro augurio
è che questo tipo di approccio possa essere di
ispirazione e possa generare sempre più azioni
simili in termini di impegno,
sensibilizzazione e ambizione. L'idea è che
altre città e altre aziende seguano questo
esempio perché il cambiamento va costruito
insieme. Ognuno facendo la propria parte. Ogni
giorno trovando la nostra risposta» .
Gli street artist
svolgono attualmente un ruolo di ambasciatori
mostrando le problematiche reali a livello globale e
promuovendo la conoscenza degli obiettivi di
sostenibilità dell'ONU attraverso l'arte di strada che
dona un nuovo volto alle nostre città. Negli anni
questa forma d'arte è passata dall'essere considerata
un'attività clandestina e illegale a un'attività
legittima e diffusa a livello globale che ha la
capacità e la possibilità di comunicare, ad un maggior
numero di persone, gli importanti temi attuali
suscitando emozioni ed invitando ad agire per cambiare
il futuro di tutti noi sull'unico pianeta che
abitiamo: la Terra.
4.5 Airlite: una pittura sostenibile
contro l'inquinamento atmosferico
Negli
ultimi
anni nel mondo della street art si è diffuso un
nuovo strumento ecologico utilizzato per progetti di
riqualificazione urbana: si tratta dell'Airlite, una nuova pittura
che è stata definita “mangia smog” perché in grado
di ridurre i livelli di inquinamento atmosferico.
Recenti studi hanno affermano che: «Applicare
Airlite su una superficie di 100mq riduce
l'inquinamento atmosferico con la stessa efficacia di
un bosco di 100mq» .
In pratica l'Airlite:
«ha effetto sia sugli inquinanti che
fanno male alla salute, sia su quelli che
causano l'effetto serra: in particolare
elimina i pericolosi gas, gli ossidi di azoto
(NOx) e di zolfo (SOx). Attraverso la luce del
sole, Airlite elimina le sostanze inquinanti
trasformandole in sostanze inerti, in modo
100% naturale, grazie all'energia della luce
solare» .
Airlite rappresenta la
pittura innovativa del XXI secolo che sta
rivoluzionando il mondo dell'arte e in modo
particolare quello dell'arte urbana, poiché il suo
utilizzo sulle pareti è in grado di ridurre gli
ossidi di azoto prodotti dalle macchine. La nuova
pittura
«grazie a una tecnologia brevettata,
attraverso un materiale semiconduttore, simile a
quello usato nei pannelli solari per generare
elettricità, genera delle piccole cariche
elettrostatiche, che combinandosi con il vapore
acqueo e l'ossigeno presenti nell'aria, creano gli
[…] ioni negativi, purificando l'aria, in modo 100%
naturale» .
L'Airlite nasce
nel 2013 dall'esigenza di migliorare l'ambiente e il
benessere delle persone partendo proprio dal
purificare l'aria. Tale pittura, soprattutto negli
ultimi anni, ha assunto un ruolo decisivo per la lotta
all'inquinamento prodotto dalle emissioni di carbonio
nell'atmosfera e per i pericoli connessi al
riscaldamento globale, depurando l'aria dall'88,8%
dell'inquinamento in essa presente.
Al
primo
posto tra le priorità principali che hanno portato
alla nascita dell'innovativa Airlite c'è il benessere
abitativo che ha spinto a realizzare una pittura che
può essere utilizzata sia negli ambienti esterni che
interni di qualsiasi edificio per garantire un
ottimo comfort abitativo e per soddisfare i quattro
parametri fondamentali che caratterizzano gli
ambienti interni: temperatura, qualità dell'aria,
acustica e luminosità. «Secondo uno studio della US
EPA trascorriamo più dell'80% della nostra vita
negli spazi chiusi dove, in base alla US EPA, l'aria
può essere fino a 5 volte più tossica dell'aria
esterna» per tale motivo
l'obiettivo di questa pittura consiste proprio nel
rendere l'aria interna degli edifici priva di gas
nocivi come il Volatile
Organic Compounds (VOC),
il monossido di carbonio e il radon, al fine di
garantire un ottimo livello di qualità dell'aria
negli ambienti interni dove vivono e lavorano le
persone.
Airlite ha l'ulteriore
caratteristica di abbattere i consumi energetici
grazie all'alto indice di riflettenza solare dei
raggi infrarossi, infatti «Se un muro dipinto con
pitture tradizionali raggiunge 60 gradi al tocco, su
un muro sul quale è applicata Airlite la temperatura
si abbassa in media fino a 36 gradi» impedendo così
l'eccessivo passaggio di calore negli ambienti
interni degli edifici soprattutto durante i periodi
più caldi e di avere un risparmio energetico, per
ciò che concerne il raffrescamento, compreso tra il
15 e il 30% .
Nella loro mission
si evidenzia l'impegno nel voler migliorare il
pianeta, affermando:
«Noi di Airlite abbiamo a cuore il
bene del pianeta e consideriamo il rispetto
per l'ambiente un obbligo verso di noi e verso
le generazioni future. La nostra politica ha
come presupposto una gestione efficace e
sostenibile delle risorse, anche attraverso
l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili e
l'utilizzo di materie prime ottenute da
materiali riciclati di alta qualità» .
Per le sue numerose
proprietà la pittura Airlite ha ottenuto
recentemente le più prestigiose certificazioni di
sostenibilità attualmente esistenti, quali: LEED,
WELL, BREEAM, U.S. GREEN BUILDING COUNCIL, ZERO VOC e
molte altre, che attestano la conformità del prodotto
agli standard di sostenibilità e sicurezza richiesti
per l'ambiente e la salute delle persone.
La
nuova
pittura antismog, che assorbe l'inquinamento e lo
trasforma in aria pulita, è anche la protagonista di
diverse opere d'arte urbana realizzate negli ultimi
anni nelle città italiane di Roma, Venezia, Milano e
Padova. Nella città di Roma, e precisamente in via
del Porto Fluviale nel quartiere Ostiense, nel 2018
è stato realizzato il murales ecosostenibile più
grande d'Europa dal titolo Hunting
Pollution,
a
caccia d'inquinamento, un'opera realizzata dallo
street artist Federico Massa (alias
Iena
Cruz)
.
Fig. 31 - Federico Massa (alias Iena Cruz), Hunting Pollution
murales ecosostenibile, Roma, Italia, 2018
Si tratta di un'opera la cui facciata è
in grado di filtrare l'aria esattamente quanto
trenta alberi e per questo si ritiene una «Grande
sfida, quella di creare un polmone verde dipinto su
una facciata in mezzo alle strade, in grado di
ripulire l'aria come un bosco di 30 alberi: mille
metri quadrati nel centro trafficato e inquinato di
Roma» .
All'angolo
delle
due pareti dell'edificio sulle quali si estende
l'intero murales è raffigurato un airone tricolore
di grandi dimensioni, una specie in via
d'estinzione, che guarda tutti dall'alto appollaiato
su un barile di petrolio che stringe nel suo becco
un pesce che ha salvato dal mare inquinato ed è
circondato da tentacoli velenosi che si dirigono
verso il mare minacciando l'intero ecosistema.
L'airone in lotta per la sua sopravvivenza è il
simbolo della rinascita e della speranza che deve
animare e incoraggiare tutti noi a collaborare e ad
unire le forze per creare un presente e un futuro
più sostenibile e accogliente per l'intera umanità e
per tutte le specie che popolano il pianeta . L'obiettivo
dell'opera, oltre a combattere l'inquinamento, è
quello di sensibilizzare le persone sugli importanti
temi attuali dell'ambiente e della sua salvaguardia
al fine di soddisfare gli obiettivi dell'attuale Agenda 2030 dell'ONU.
Quest'opera è nata da un
progetto ideato e sostenuto dall'organizzazione no
profit Yourban 2030 costituita da un gruppo di
professionisti esperti nei temi ambienti, sociali e
culturali, che stanno contribuendo nel tracciare un
percorso più sostenibile per il futuro utilizzando il
linguaggio artistico come strumento per comunicare
importanti messaggi sui temi attuali dell'ambiente
rivolti direttamente a tutti i cittadini e a trovare
soluzioni sempre nuove per coniugare l'arte e la
difesa dell'ambiente. Loro affermano:
«Crediamo che l'arte possa aiutare a
sensibilizzare sulle questioni ambientali e
che l'espressione artistica possa essere
utilizzata per esplorare il delicato rapporto
tra le persone e l'ambiente. Siamo
un'organizzazione no profit e sosteniamo l'Agenda
globale delle Nazioni Unite per lo sviluppo
sostenibile» .
Gli
attuali
problemi connessi al rapporto uomo-ambiente ci
spingono attualmente a cercare nuove chiavi di
lettura per un futuro più sostenibile. L'arte, in
tutte le sue forme, funge da tramite nella
comprensione delle problematiche del XXI secolo a
livello globale, diventando una vera e propria
«filosofia della contemporaneità, una risorsa
determinante per capire il presente e guardare al
futuro, il linguaggio che da forma alle paure, ai
desideri, alle speranze e alle molteplici
connessioni tra l'uomo e la natura» . Le numerose forme
d'arte rappresentano nel mondo di oggi degli
strumenti preziosi per contribuire nell'importante
diffusione della cultura sostenibile in tutti i
livelli della società. Tutte le forme d'arte, come
anche la street art, svolgono un ruolo di tramite
tra le problematiche attuali e le nuove generazioni
avendo la possibilità di comunicare in maniera
chiara e diretta le sfide future che il nostro
pianeta dovrà affrontare se non collaboriamo ora per
arrestare il cambiamento.
CONCLUSIONI
L'obiettivo del presente
elaborato è stato fornire una risposta chiara e
precisa alle principali domande che l'umanità del
presente si pone: “Saremo in grado di lasciare alle
future generazioni un mondo migliore o almeno non
peggiore di quello che abbiamo trovato noi?”, “È
ancora possibile la sostenibilità?”, “Esiste un futuro
per la Terra dell'uomo?”.
Tenuto conto delle
principali sfide della contemporaneità e dell'urgenza
di ridurre l'utilizzo di risorse non rinnovabili per
far fronte alla minaccia urgente del cambiamento
climatico, sono stati individuati e presentati i
principali strumenti che consentono di programmare
interventi per l'adeguamento energico-ambientale
dell'edificio museo, di misurare l'impronta ecologica
delle proprie attività, di gestire gli allestimenti e
le collezioni in maniera sostenibile e di ideare nuovi
programmi e contenuti educativi sulle tematiche della
sostenibilità. I musei hanno quindi a disposizione
molteplici strumenti per contribuire a diffondere una
nuova cultura sostenibile e per intraprendere un
percorso di innovazione e cambiamento in linea con le
esigenze della contemporaneità.
Nella ricerca è emerso
un dato fondamentale concernente il crescente
interesse da parte dell'umanità nei confronti delle
tematiche ambientali unito anche ad una richiesta
sempre maggiore di azioni concrete da mettere in atto
per salvaguardare il nostro pianeta. Diverse
organizzazioni culturali in tutto il mondo si stanno
impegnando nel diffondere gli obiettivi per lo
sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 e nel
promuovere programmi e iniziative finalizzate a
imprimere una profonda trasformazione culturale
nell'umanità. A tal fine, si richiede il supporto di
un'educazione all'ecologia e alla sostenibilità di
qualità rivolta a tutti i cittadini per determinare un
definitivo cambio di prospettiva e rendere realtà
l'utopia sostenibile che anima le società del XXI
secolo.
La sostenibilità è un
concetto ampio che presenta molteplici sfumature,
abbracciando tutti gli ambiti del sapere. Pertanto, in
una possibile ricerca futura potrebbe essere
approfondito il linguaggio contemporaneo della street
art sui temi della sostenibilità in relazione anche
all'innovativa pittura sostenibile utilizzata per
realizzare opere di arte urbana, essendo quest'ultima
un prezioso strumento per comunicare concetti,
desideri e volontà di cambiamento.
RINGRAZIAMENTI
Vorrei ringraziare il
Professor Stefano Colonna, relatore della presente
tesi di laurea, per le preziose indicazioni che mi ha
fornito in questi mesi, per la sua disponibilità e per
avermi gentilmente concesso la possibilità di
approfondire questo argomento.
Colgo altresì
l'occasione per ringraziare la Dottoressa Michela
Ramadori, mia correlatrice, per il suo gentile
supporto alla stesura della presente tesi.
Sapienza Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di
Laurea Magistrale in Storia dell'Arte, Insegnamento di Museologia e
Critica Artistica e del Restauro, Tesi di Laurea Magistrale, a.a. 2020-2021
Dr.ssa Cristina FORTUNA, Arte e architetture del futuro: strumenti di
sensibilizzazione per una cultura sostenibile
Relatore: Prof. Stefano COLONNA; Tutor: Prof.ssa Alessandra BERTUZZI;
Correlatrice: Prof.ssa Michela RAMADORI
APPARATO CRITICO SU TESTI E DOCUMENTI
D. H. MEADOWS, D. L. MEADOWS, RANDERS, BEHRENS III 1974
Nel 1972 è stato
pubblicato il rapporto del System Dynamics Group del
Massachusetts Institute of Technology (MIT) di
Boston dal titolo The Limits to Growth con il
quale è stato messo in crisi il concetto di sviluppo.
Si tratta di uno dei primi testi fondamentali sul tema
delicato delle problematiche ambientali che, fin
dall'inizio delle ricerche, si è posto l'intento di
richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla
limitata disponibilità delle risorse naturali. La
pubblicazione del rapporto ha preceduto, in ordine
cronologico, importanti conferenze su questo tema,
favorendo così la nascita di incontri periodici tra i
governi di tutto il mondo per delineare azioni
concrete e promuovere un programma di sviluppo
sostenibile universale.
Basandosi sui modelli
esistenti all'epoca, sicuramente meno precisi di
quelli attuali, sono state studiate le interazioni di
cinque fattori critici: crescita demografica,
produzione di alimenti, industrializzazione,
inquinamento ed esaurimento delle risorse naturali che
avrebbero determinato, intorno al XXI secolo, un
collasso delle condizioni economiche, sociali e
ambientali. L'obiettivo del MIT era quello di creare
un movimento rivoluzionario della storia finalizzato a
trasformare la società umana e a correggere il corso
degli eventi per intervenire in tempo sulle condizioni
relative al futuro dell'umanità, evitando così il
peggio.
Il rapporto, tradotto in
più di trenta lingue, ha avuto una rapida diffusione
coinvolgendo in modo particolare uomini di cultura e
azione che occupavano posizioni importanti nei
governi, nelle amministrazioni pubbliche, nelle
università, nelle comunità scientifiche e negli
strumenti di comunicazione di massa. Ciò scatenò un
grande dibattito sul futuro dell'umanità e numerosi
sono stati, negli anni, i commenti, le critiche, le
adesioni, le conferenze indette su questi argomenti e
gli studi che si proponevano di indagare sulla
veridicità di tali affermazioni e previsioni. Per
molti anni gli esperti del Club di Roma sono stati
considerati eccessivamente pessimisti, ma a distanza
di anni i loro timori sono divenuti realtà e tutti
coloro che inizialmente li avevano criticati, si sono
visti costretti a ricredersi.
Nel 1992, a distanza di
venti anni dalla pubblicazione del primo rapporto del
MIT, è stato diffuso un primo aggiornamento dal titolo
Beyond the Limits, nel quale sono stati
analizzati i dati raccolti fino a quel momento che
dimostravano il superamento dei limiti del pianeta. Un
secondo aggiornamento è stato invece pubblicato nel
2004 dal titolo Limits to Growth: the 30-Year
Update in cui l'accento è stato posto
sull'esaurimento delle risorse naturali e sulla
degradazione dell'ambiente. Nel 2012, Jorgen Randers,
uno degli autori del MIT, ha scritto il testo dal
titolo 2052. Scenari globali per i prossimi
quarant'anni, arricchito dalle previsioni di
esperti di sostenibilità, scienziati ed economisti su
quelle che saranno le evoluzioni future della nostra
società.
Our Common Future
1987
Nel 1983 è stata
istituita la Commissione Mondiale su Ambiente e
Sviluppo del Programma delle Nazioni Unite per
l'ambiente e nel 1987 come presidente fu nominata Gro
Harlem Brundtland. Nello stesso anno è stato
pubblicato l'importante rapporto Our Common Future
conosciuto anche come Rapporto Brundtland, con il
quale è stata data la prima definizione di sviluppo
sostenibile. La definizione si riferisce in modo
particolare al benessere dell'umanità, affermando che
a tutti deve essere offerta l'opportunità di
realizzare le proprie aspirazioni per una vita
migliore. La Commissione Brundtland ha elaborato il
concetto di sviluppo sostenibile basandosi su due
elementi principali: l'ambiente in qualità di
dimensione fondamentale per lo sviluppo economico e la
responsabilità tra le generazioni nell'uso delle
risorse naturali.
Il documento è
organizzato in tre ampie sezioni che presentano le
sfide a cui è sottoposta l'umanità: la prima parte
riguarda le preoccupazioni comuni evidenziando sintomi
e cause e proponendo delle soluzioni che portino ad
uno sviluppo e ad un'economia mondiale sostenibile; la
seconda parte si concentra sulle sfide comuni
sottolineando l'importanza di adottare misure per il
risparmio energetico, per uno sviluppo industriale
sostenibile a livello globale, per un'attenzione verso
le specie e gli ecosistemi e per la sicurezza
alimentare e ambientale; la terza e ultima parte
delinea gli sforzi comuni per il futuro come la
gestione dei beni comuni, degli oceani e della
cooperazione internazionale per la sicurezza e lo
sviluppo sostenibile, concludendo con alcune proposte
istituzionali per far fronte alle numerose
problematiche che riguardano il nostro pianeta e il
nostro futuro.
CRUTZEN
2002
L'articolo del premio
Nobel per la chimica atmosferica Crutzen dal titolo Geology
of mankind, pubblicato nel 2002, intendeva
diffondere il termine Antropocene per definire
l'attuale era della Terra e individuare le origini del
nuovo tempo geologico. Crutzen ritiene che il primo ad
accorgersi della trasformazione antropica della natura
sia stato il geologo italiano Antonio Stoppani nel
lontano 1873.
Negli ultimi tre secoli
lo sfruttamento delle risorse da parte dell'uomo non
si è arrestato, ma è continuando a ritmo serrato.
Tutto ciò ha prodotto dei danni al pianeta, quali:
l'estinzione di numerose specie animali, le notevoli
emissioni di anidride solforosa nell'atmosfera e
l'aumento sostanziale delle concentrazioni di gas
serra, quest'ultimo causato soprattutto dalla
combustione di fossili e dall'agricoltura. Le
conseguenze di tali azioni hanno prodotto
precipitazioni acide, smog e il riscaldamento
climatico globale.
In
conclusione,
Crutzen sottolinea: «A meno che non ci sia una
catastrofe globale – un impatto meteorico, una
guerra mondiale o una pandemia – l'umanità rimarrà
una delle principali forze ambientali per molti
millenni» , invitando quindi a
trovare delle soluzioni per limitare l'impatto e i
comportamenti sbagliati dell'uomo nei confronti
dell'ambiente che da sempre lo accoglie.
Aalborg + 10
2004
Dieci
anni
dopo la prima Conferenza europea sulle città
sostenibili del 1994 ad Aalborg si è tenuta la
Conferenza Aalborg
+ 10: Ispirare il Futuro
nel 2004, con la quale è stata ribadita la necessità
di adottare strategie volte al raggiungimento di
città e comunità sostenibili a livello
internazionale. In tale occasione sono stati diffusi
i dieci obiettivi di sostenibilità rivolti ai
governi regionali e locali europei, quali:
governance; gestione locale per la sostenibilità;
risorse naturali comuni; consumo responsabile e
stili di vita; pianificazione e progettazione
urbana; migliore mobilità, meno traffico; azione
locale per la salute; economia locale sostenibile;
equità e giustizia; da locale a globale .
Ogni obiettivo è a sua
volta suddiviso in cinque aree specifiche su cui tutte
le città europee sono chiamate a collaborare per far
fronte ai problemi del cambiamento climatico in atto e
per garantire così un futuro migliore alle generazioni
future.
DU PISANI 2007
L'articolo Sustainable
development: historical roots of the concept,
pubblicato nel febbraio 2007, ricostruisce in modo
dettagliato ed esaustivo le origini e l'evoluzione del
concetto di sviluppo sostenibile. Partendo dall'idea
di progresso, diffuso soprattutto nella società del
XIX secolo, analizza il concetto di sostenibilità e di
crescita economica per arrivare infine a soffermarsi
sulla prima definizione divulgata dal Rapporto
Brundtland nel 1987 e sul dibattito attuale che vede
contrapposti i paesi sviluppati e quelli in via di
sviluppo.
Tutto
ha
avuto inizio nel 1960, un anno che è considerato
fondamentale per la diffusione di informazioni
scientifiche relative ai danni prodotti dall'uomo
sull'ambiente naturale, che generarono l'idea di una
crisi ecologica imminente. Nel testo si afferma che:
«Questo stato d'animo allarmistico […] stimolò un
nuovo modo di pensare allo sviluppo e preparò la
strada allo sviluppo sostenibile come alternativa
alla crescita economica illimitata» . Nel 1970 grazie alle
prime ricerche approfondite su questo tema qualcosa
iniziò a cambiare soprattutto dopo la pubblicazione
del rapporto The
Limits to Growth, il
quale rappresentò: «il momento chiave nella
trasformazione dall'ansia disperata sui problemi
ambientali in una discussione più mirata a
un'alternativa della società odierna» .
Le
aspettative
di sviluppo industriale e di crescita economica
illimitata iniziarono ad essere sostituite dalla
necessità di individuare azioni da mettere in atto
per contrastare la crisi ecologica, con la
consapevolezza che le risorse disponibili sul nostro
pianeta sono limitate. Si fa inoltre riferimento
alle conclusioni a cui si giunse nell'importante
Conferenza di Stoccolma del 1972 incentrata sulla
minaccia ecologica: «[…] dobbiamo plasmare le nostre
azioni in tutto il mondo con un'attenzione più
prudente alle loro conseguenze ambientali. […]
attraverso una conoscenza più completa e un'azione
più saggia, possiamo ottenere per noi stessi e per i
nostri posteri una vita migliore in un ambiente più
consono ai bisogni e alle speranze umane» .
In conclusione, il testo
intende sottolineare come il concetto di sviluppo
sostenibile sia in realtà l'erede dei concetti di
progresso, crescita e sviluppo, un compromesso tra
crescita e conservazione che negli anni è stato
oggetto di aspre critiche poiché molti sostenevano che
si trattasse di una contraddizione in quanto
un'autentica sostenibilità e un autentico sviluppo
sono considerati tra loro inconciliabili.
Agenda 21 for
culture 2008
L'Agenda 21 for
culture è un documento approvato nel primo
Forum Universale delle Culture tenutosi in data 8
maggio 2004 a Barcellona. In tale occasione le città e
i governi locali di tutto il mondo hanno promesso di
impegnarsi nel rispettare i diritti umani, la
diversità culturale e di raggiungere la sostenibilità
al fine di creare condizioni di pace per le
generazioni future e contribuire allo sviluppo
culturale dell'umanità.
Il documento, suddiviso
in tre paragrafi, raccoglie in totale sessantasette
punti relativi agli obiettivi, gli impegni e le
raccomandazioni rivolte alle città e ai governi
locali, quest'ultimi chiamati a collaborare al fianco
delle organizzazioni intergovernamentali e
supranazionali. Si invitano tutti i governi locali a
confrontarsi con le società locali per giungere ad una
pianificazione strategica dell'Agenda 21 for
culture ponendo così l'attenzione sulle
necessità e sulle problematiche esistenti in ogni
singola città o territorio.
Nel
punto
1 del testo si afferma che «[…] la diversità
culturale contribuisce ad un'esistenza più
soddisfacente dal punto di vista intellettuale,
emotivo, morale e spirituale» , ponendo così sullo
stesso livello d'importanza le questioni culturali e
quelle ecologiche, considerate entrambe come beni
comuni dell'umanità. A tal proposito viene fatto
riferimento a tre importanti Conferenze che si sono
susseguite negli ultimi trenta anni: Rio de Janeiro
1992, Aalborg 1994, Johannesburg 2002, dando vita a
importanti programmi per consentire lo sviluppo
ecologico.
Al
punto
10 del documento si ritiene che «l'affermazione
delle culture […] costituisce un fattore essenziale
per lo sviluppo sostenibile delle città e dei
territori dal punto di vista umano, economico,
politico e sociale» , evidenziando come il
riconoscimento delle diversità culturali sia in
realtà fondamentale per consentire lo sviluppo
sostenibile e garantire un maggior benessere per
l'umanità intera.
Dichiarazione Bonn
2009
La Dichiarazione di
Bonn è il documento conclusivo della Conferenza
Mondiale UNESCO sull'educazione allo sviluppo
sostenibile tenutasi dal 31 marzo al 2 aprile 2009 a
Bonn, in Germania.
Nel documento viene
fatto un quadro preciso sulle sfide e i problemi che
caratterizzano il mondo del XXI secolo, evidenziando,
in modo particolare, gli attuali stili di vita
insostenibili e incoraggiando tutti ad agire per
raggiungere un cambiamento definitivo. Le società
contemporanee hanno a disposizione tutti gli strumenti
necessari, come la tecnologia, le conoscenze e le
capacità, per poter migliorare l'attuale situazione.
Investire
nell'educazione allo sviluppo sostenibile delle nuove
generazioni rappresenta una risposta importante alle
sfide del presente e del futuro. Dotare tutti gli
individui degli strumenti necessari per poter
contribuire al cambiamento è tra le necessità del XXI
secolo. L'educazione deve essere garantita non solo
nei contesti formali, come la scuola, ma anche in
quelli informali ed estendersi per tutto l'arco della
vita affinché tale processo porti a dei risultati
quali: giustizia sociale ed economica, sicurezza
alimentare, stili di vita sostenibili, equità e
tolleranza. L'educazione è, pertanto, un fattore
chiave per migliorare il benessere degli individui e
la vita di tutte le società che abitano il nostro
pianeta.
Il documento si conclude
evidenziando la necessità di includere in tutti i
percorsi formativi l'approfondimento delle tematiche
relative alla sostenibilità poiché si tratta di un
argomento rilevante in grado di unire diverse
discipline.
Culture:
Fourth-Pillar 2010
Il documento Culture:
Fourth Pillar of Sustainable Development è stato
approvato in occasione del 3° Congresso Mondiale dell'United
Cities and Local Governments (UCLG) tenutosi in
Messico nel 2010. Con questo documento si invitano le
città e i governi locali e regionali di tutto il mondo
a realizzare una solida politica culturale e a
includere la dimensione della cultura in tutte le
politiche pubbliche. Nel testo si riassumono le tappe
principali che hanno portato all'approvazione da parte
dell'ufficio esecutivo dell'United Cities and Local
Government (UCLG) della dichiarazione politica
che riconosce la cultura come quarto pilastro dello
sviluppo sostenibile.
L'accento è posto sul
dibattito che, fin dall'inizio del XXI secolo, ha
visto coinvolti il mondo accademico, le istituzioni
internazionali e la società sulla validità della
definizione attuale di sviluppo sostenibile. Il
dibattito si concentrava sul fatto che la crescita
economica, l'inclusione sociale e l'equilibrio
ambientale non riflettessero più la complessità del
mondo attuale, richiedendo quindi l'aggiunta della
dimensione culturale nelle politiche volte al
raggiungimento di una società sana, sicura, tollerante
e creativa. I governi di tutto il mondo sono stati
quindi invitati ad impegnarsi nell'includere la
dimensione della cultura nelle proprie governance
a tutti i livelli: locale, nazionale e internazionale.
Il documento è di
fondamentale importanza perché presenta le proposte
dell'UCLG relative all'importanza della cultura come
dimensione specifica dello sviluppo sostenibile,
ribadendo il suo ruolo nel riunire a livello globale
città, organizzazioni e reti e nel promuovere le
relazioni tra le politiche culturali locali e lo
sviluppo sostenibile.
PECCEI
2013
L'articolo Aurelio
Peccei e il Club di Roma: Gli studi sul futuro
redatto da Roberto Peccei nel 2013 approfondisce le
origini della nascita del Club di Roma e del rapporto,
tra i più importanti del XX secolo, dal titolo The
Limits to Growth.
La
nascita
del Club di Roma viene fatta risalire al 1968 anno
in cui Aurelio Peccei invitò presso l'Accademia dei
Lincei a Roma ben trenta esperti di diversa
formazione ed esperienza: scienziati, futuristi,
biologi e banchieri. L'intento del gruppo consisteva
nel discutere e confrontarsi sul tema da loro
denominato The
predicament of mankind
relativo alla difficile situazione dell'umanità e
del pianeta. Il loro primo incontro non portò gli
esperti a delle conclusioni, ma si rivelò un vero e
proprio disastro. Alcuni di loro decisero di non
arrendersi e di continuare le ricerche su questo
importante tema, convinti che: «i problemi del mondo
sono interconnessi e non possono essere risolti
separatamente, bisogna capirli nella loro
complessità, per poi poterli affrontare
sistematicamente» .
Il Club di Roma riuscì a
dare vita negli anni dal 1968 al 1972 ad un gruppo di
circa venti giovani studenti e ricercatori guidati da
Dennis L. Meadows, i quali decisero di approfondire le
problematiche ambientali basandosi su cinque
variabili: popolazione, disponibilità di alimenti,
produzione industriale, risorse non rinnovabili e
inquinamento.
L'opinione
pubblica
interpretò erroneamente le conclusioni del MIT
attribuendogli l'obiettivo di crescita zero, dando
così vita ad un acceso dibattito che si estese a
livello internazionale. L'articolo ci offre una
sintesi precisa delle diverse linee di pensiero nate
successivamente alla divulgazione del testo e, a tal
proposito, vengono riportate anche le parole di
Aurelio Peccei: «ero certo che critiche subdole e
malevole non sarebbero mancate, ma pensavo che in
fin dei conti esse avrebbero costituito soltanto
un'ondata passeggera. […] Dopo tutto, quel che
volevamo si era verificato. Il dibattito si stava
allargando e l'opinione pubblica era rimasta
genuinamente perplessa in merito ad alcuni aspetti
della crescita e alle loro possibili conseguenze» .
In conclusione, viene
riconosciuta la grande abilità di Aurelio Peccei per
essere riuscito a convincere la società umana a
intervenire sulle cinque variabili per poter così
sperare di raggiungere in futuro un pianeta migliore
in cui vivere.
State of the world
2013
Il rapporto del Worldwatch
Institute dal titolo State of the world
2013: È ancora possibile la sostenibilità?
indaga il tema della sostenibilità nella società
contemporanea, domandandosi se l'umanità sia ancora in
grado di intraprendere la strada verso la
sostenibilità dei propri modelli di sviluppo sociale
ed economico.
La serie di libri State
of the world viene pubblicata ogni anno a
partire dal 1984, con l'obiettivo di analizzare lo
stato del mondo sulle principali sfide ambientali su
cui l'intero pianeta è chiamato a confrontarsi.
Nell'edizione
italiana
del 2013, numerosi ricercatori ed esperti nei
diversi ambiti, economico, ecologico, scienze del
sistema Terra e della sostenibilità, hanno fornito
il proprio contributo alla riflessione sulla
sostenibilità, sulla sua successiva banalizzazione e
sulla necessità di agire il prima possibile affinché
il cambiamento climatico non diventi un fenomeno
irreversibile, affermando che: «tutti noi possiamo
diventare protagonisti di un cambiamento effettivo,
se entriamo nella prospettiva di avere un solo
pianeta a disposizione» .
Il rapporto affronta il
tema della sostenibilità da diversi punti di vista,
partendo dalle Conferenze più importanti fino
all'affermazione del concetto e alla sua diffusione in
tutto il mondo, con la conseguente banalizzazione che
ha prodotto un utilizzo errato dei termini
“sostenibile”, “sostenibilità” e “sviluppo
sostenibile”.
In conclusione, gli
esperti ritengono che la sostenibilità sia in realtà
un concetto complesso che ci condurrà a percorrere
strade diverse da quelle a cui noi siamo abituati, con
la speranza che avvenga un cambiamento individuale in
ognuno di noi affinché si raggiunga un cambiamento
dell'intera società e una maggiore attenzione verso
queste tematiche fondamentali per garantire a tutta
l'umanità una prosperità equa e condivisa, entro i
limiti fisici e biologici del pianeta Terra.
Patrimonio
culturale sostenibile 2014
Nelle
Conclusioni
del Consiglio del 21 maggio 2014 relative al
patrimonio culturale come risorsa strategica per
un'Europa sostenibile
(2014/C 183/08) il Consiglio dell'Unione europea ha
riconosciuto il proprio impegno nella salvaguardia e
nello sviluppo del patrimonio culturale europeo in
quanto risorsa non rinnovabile, non sostituibile e
quindi unica, impegnandosi anche nella sua gestione
sostenibile poiché ciò rappresenta un significativo
punto di forza per l'Europa e una scelta strategica
per il XXI secolo. Si sottolinea inoltre come il
patrimonio culturale svolga un ruolo significativo
nel conseguimento degli obiettivi inclusi nella
strategia Europa 2020 relativi ad una
crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva del
pianeta e contribuendo, al tempo stesso, alla
sostenibilità ambientale .
Nella
seconda
parte del documento si invitano gli Stati membri a
definire politiche e azioni per consentire la
gestione e lo sviluppo sostenibile del patrimonio
culturale. Al punto sedici dello stesso si richiede
di «continuare a promuovere l'istruzione in materia
di patrimonio culturale, a sensibilizzare il
pubblico circa il potenziale del patrimonio
culturale ai fini dello sviluppo sostenibile» .
In questa breve
presentazione si è fatto riferimento soltanto ad
alcuni dei trenta punti totali che caratterizzano la
trattazione relativa alle conclusioni sul patrimonio
culturale.
FRANCISCUS
<PAPA> 2015
Laudato sì è la
2ª Enciclica scritta da Papa Francesco nel suo 3° anno
di pontificato. L'incipit e il titolo
dell'Enciclica riprendono il Cantico delle
Creature di San Francesco d'Assisi, il più
antico testo poetico in lingua italiana.
L'Enciclica
è
un testo di notevole importanza poiché fu pubblicato
pochi mesi prima dell'adozione dell'Agenda
2030
con
l'intento di invitare i governi di tutto il mondo a
dialogare tra di loro per giungere ad una decisione
comune sul futuro del pianeta. Papa Francesco ci
tiene inoltre a sottolineare che «la nostra casa
comune è anche come una sorella, con la quale
condividiamo l'esistenza, e come una madre che ci
accoglie tra le sue braccia» e richiede quindi di
essere rispettata perché ci è stata donato da Dio.
L'attuale crisi ambientale e la sfida urgente di
proteggere il nostro pianeta per il futuro ci
richiedono di intraprendere uno sviluppo sostenibile
e integrale.
Per
ecologia
integrale Papa Francesco intende la dimensione umana
e sociale perché quando si parla di ambiente si fa
riferimento alla relazione tra la natura e la
società che la abita e ciò «ci impedisce di
considerare la natura come qualcosa di separato da
noi o come una mera cornice della nostra vita» . Il cuore
dell'Enciclica consiste quindi nell'invitare
l'intera umanità verso un vero e proprio cambio di
rotta attraverso la conversione ecologica e la cura
della casa comune unita anche allo sradicamento
della miseria, all'attenzione per i poveri e
all'accesso equo alle risorse del pianeta. Papa
Francesco è convinto del fatto che sia necessario
creare una cittadinanza ecologica che deve essere
educata e sensibilizzata sull'importante tema della
sostenibilità ambientale per arrivare così a
maturare delle abitudini che permettano di limitare
i cattivi comportamenti dell'uomo.
L'Enciclica, suddivisa
in sei capitoli, fa riferimento anche alle principali
Conferenze Episcopali che si sono svolte nel mondo sul
tema del bene comune e si conclude con due preghiere:
la preghiera per la nostra terra e la preghiera
cristiana per il creato.
L'Agenda
2030 2015
Durante il Vertice delle
Nazioni Unite, tenutosi in data 25 settembre 2015 a
New York, sono state adottate le conclusioni riportate
nel documento Trasformare il nostro mondo:
l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
pubblicato nel 2015.
Il
documento
si divide in due parti: nella prima parte vengono
presentati i principi dell'Agenda, gli impegni
condivisi da tutti i Paesi, i mezzi di attuazione e
di controllo; nella seconda parte si elencano
dettagliatamente i 17 Obiettivi per lo Sviluppo
Sostenibile e i 169 traguardi ad essi associati . Questi Obiettivi
mostrano come l'Agenda intenda impegnarsi nella
costruzione di un futuro migliore per tutte le
persone del pianeta e rappresenti pertanto il
documento principale del XXI secolo, finalizzato a
raggiungere nei prossimi quindici anni lo sviluppo
sostenibile nelle sue tre dimensioni: economica,
sociale e ambientale. Nel documento si garantisce
che «nell'intraprendere questo grande viaggio
collettivo, promettiamo che nessuno verrà lasciato
indietro» . Viene inoltre
sottolineato che si tratta di un'Agenda in grado di
rispondere alla sfida attuale del cambiamento
climatico il quale, senza interventi decisivi per
contrastarlo, può compromettere le capacità degli
stati aderenti all'Agenda
2030
di
attuare uno sviluppo sostenibile.
Il
documento
si conclude con le seguenti parole: «ci impegneremo
a dedicarci pienamente alla conduzione di verifiche
regolari e complete del progresso a livello globale,
regionale, nazionale e subnazionale» , garantendo
meccanismi di monitoraggio e verifica che avranno il
compito di aiutare e di verificare che ogni paese si
impegni nell'attuare l'Agenda.
Paris
Agreement 2015
Nel documento si fa
riferimento all'Accordo di Parigi adottato
durante la Conferenza delle Parti sul clima (COP21)
tenutasi a Parigi in data 12 dicembre 2015 ed entrato
ufficialmente in vigore nel 2016.
L'Accordo di Parigi si
pone l'obiettivo di limitare l'aumento del
riscaldamento globale, chiedendo a tutti i paesi di
presentare entro il 2020 le proprie strategie di
sviluppo a lungo termine per contrastare le emissioni
di gas a effetto serra e provare a ridurre il
riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto
ai livelli preindustriali.
Il documento si
suddivide in ventinove articoli relativi alle
strategie da adottare per ridurre le emissioni di gas
serra, informando inoltre l'umanità sugli impatti
negativi che il clima avrà sul nostro pianeta e
promuovendo un senso di responsabilità condivisa.
L'Accordo di Parigi rappresenta
pertanto un punto di partenza importante perché, per
la prima volta, tutte le nazioni sono unite da un
unico accordo comune e sono chiamate a collaborare al
fine di trasformare le proprie strategie in azioni
concrete e provare tutti insieme a migliorare le sorti
future del pianeta.
Educazione per lo
sviluppo sostenibile 2017
Nel testo si sottolinea
l'importanza dell'educazione allo sviluppo sostenibile
per le nuove generazioni con riferimento al ruolo
dell'UNESCO che ha il compito di promuovere la
conoscenza degli obiettivi principali dell'Agenda
2030. L'UNESCO è l'agenzia specializzata delle
Nazioni Unite per quanto riguarda l'educazione,
impegnata fin dal 1992 su diversi progetti educativi
dell'ONU.
Nel testo si afferma che
l'educazione rappresenta un mezzo attraverso il quale
conoscere e capire dettagliatamente i 17 Obiettivi
dell'Agenda 2030 al fine di contribuire
attivamente al processo di cambiamento in atto.
L'educazione allo sviluppo sostenibile è fondamentale
per dotare tutti gli individui delle competenze
necessarie per poter valutare gli impatti delle loro
azioni nel contesto ambientale, sociale, economico e
culturale. Attraverso ciò ogni persona è chiamata a
rivalutare i propri comportamenti sbagliati e a
trasformarli in comportamenti più sostenibili e in
linea con le necessità del mondo del XXI secolo.
Il testo si presenta
come una vera e propria guida rivolta agli educatori
finalizzata ad offrire loro la possibilità di
elaborare strategie e percorsi formativi per gli
studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Permette
loro di delineare i temi principali che ogni discente
è chiamato a conoscere per sapersi orientare nella
società attuale. Si richiede, pertanto, l'acquisizione
delle principali tematiche relative all'Agenda 2030
al fine di costruire un proprio pensiero critico e
una propria capacità di problem solving, diventando
cittadini globali attenti alla salvaguardia
dell'ambiente.
GIOVANNINI
2018
Enrico Giovannini,
co-fondatore e Portavoce dell'Alleanza italiana per lo
Sviluppo Sostenibile (ASviS) dal 2016, nel testo L'utopia
sostenibile si sofferma a riflettere sui
risultati delle ricerche svolte circa cinquanta anni
fa dal System Dynamics Group del
Massachusetts Institute of Technology (MIT) di
Boston e pubblicate nel rapporto The Limits to
Growth, che prevedevano per la metà del XXI
secolo un collasso delle condizioni economiche,
sociali e ambientali. Tali conclusioni avevano tenuto
conto dei tassi di crescita previsti per la
popolazione, l'inquinamento e lo sfruttamento delle
risorse, riconosciute solo recentemente come reali dai
leader politici dei Paesi dell'Onu.
Giovannini sottolinea
l'importanza di intraprendere la strada per lo
sviluppo sostenibile, che lui preferisce definire
utopia sostenibile, unico modo possibile per evitare i
rischi del collasso e per raggiungere gli Obiettivi
dell'Agenda 2030. Dopo un'ampia introduzione,
il 2° capitolo del libro Dai “Limiti alla
crescita” all'Agenda 2030 per lo sviluppo
sostenibile ripercorre i momenti chiave del
dibattito internazionale, sintetizzati anche nella
mappa concettuale presente a pagina 28 figura 4, che
hanno portato alla nascita dello sviluppo sostenibile.
Vengono
inoltre
analizzati gli esiti dei rapporti 2016 e 2017
dell'ASviS sulle condizioni dell'Italia in relazione
ai 17 Obiettivi dell'Agenda
2030 , nei quali si afferma
che il nostro paese non si trova ancora in una
condizione di sviluppo sostenibile. Nel testo sono
indicate diverse proposte concrete per aiutare
l'Italia ad affrontare le molteplici debolezze e,
tra queste, si esorta l'inserimento dello sviluppo
sostenibile nella Costituzione, ovvero tra i
principi fondamentali della Repubblica come
paradigma di riferimento sia per le politiche
pubbliche che per i comportamenti delle persone e
delle imprese. A tal proposito Giovannini riporta
ben tre possibili soluzioni proposte dell'ASviS:
«aggiungere il seguente comma all'art. 3: “La
Repubblica promuove le condizioni di uno sviluppo
sostenibile, anche nell'interesse delle generazioni
future”; aggiungere il seguente comma all'art. 9:
“Tutela l'ambiente e promuove le altre condizioni di
uno sviluppo sostenibile anche nell'interesse delle
future generazioni”; modificare l'art. 2,
aggiungendo le parole “anche nei confronti delle
generazioni future” dopo il periodo “…solidarietà
politica, economica e sociale”, e l'art. 4, secondo
comma, aggiungendo le parole “nel quadro di uno
sviluppo sostenibile” alla fine del periodo
“progresso materiale o spirituale della società”» .
Giovannini, infine, ci
tiene a sottolineare che una modifica di tale
importanza può determinare un cambiamento culturale
nel nostro paese se unita anche all'inserimento
dell'educazione allo sviluppo sostenibile nel mondo
della scuola di ogni ordine e grado.
Direttiva
(UE) 2018/844 2018
La Direttiva (UE)
2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 30 maggio 2018 riguarda l'efficienza energetica
nell'edilizia. Tale documento è caratterizzato da
quarantasei punti relativi agli impegni assunti
dall'Unione europea per lo sviluppo di un sistema
energetico sostenibile.
Pertanto, si invitano
gli Stati membri ad agire per ridurre le emissioni di
gas a effetto serra e a presentare un proprio piano di
miglioramento delle prestazioni energetiche degli
edifici esistenti o di nuova costruzione. Agli Stati
membri è inoltre richiesto un impegno concreto per far
fronte sia all'inquinamento causato dai trasporti,
incentivando l'utilizzo di soluzioni ecosostenibili
per la mobilità, sia all'inquinamento luminoso causato
dalla dispersione di luce, prevedendo l'istallazione
di dispositivi in grado di rilevare automaticamente la
presenza delle persone in un determinato ambiente.
Nella Direttiva si
sottolinea infine l'importanza di adeguare gli edifici
agli standard richiesti ai fini della certificazione e
della verifica di conformità non solo dell'involucro
edilizio ma anche degli ambienti interni, che devono
garantire il giusto comfort agli occupanti.
CANEPA 2018
Il libro di Maria Canepa
Riflessioni sullo sviluppo sostenibile in
architettura: a trent'anni dal rapporto Brundtland
analizza la situazione attuale sullo sviluppo
sostenibile e riflette su come l'architettura si sia
inserita all'interno del delicato tema della
sostenibilità.
Il testo ripercorre le
fasi della nascita del concetto di sviluppo
sostenibile e le principali definizioni,
concentrandosi sugli aspetti sociali, economici e
ambientali, per arrivare fino ai più importanti
programmi da attuare per trasformare l'utopia
sostenibile in realtà.
In seguito, si sofferma
a riflettere sul ruolo dell'architettura e
dell'architetto del XXI secolo, dedicando un ampio
spazio al tema della valutazione ambientale degli
edifici attraverso le diverse tipologie di indicatori
che permettono di misurare il livello di sostenibilità
raggiunto o da raggiungere in futuro. Vengono inoltre
presentate le principali certificazioni ambientali
degli edifici diffuse sia in Italia che a livello
mondiale, ponendo l'attenzione in modo particolare sul
sistema LEED e sul Protocollo di Itaca.
Maria Canepa è convinta
del fatto che l'architetto contemporaneo, in quanto
tecnico, debba essere ben informato e tener presente
nel suo lavoro le richieste delle normative
energetiche per poter agire in modo consapevole,
ricordando il ruolo determinante che egli svolge nella
società odierna. Concludendo, lei ritiene che
«L'architettura come traduzione delle istanze di uno
sviluppo sostenibile, può essere un mezzo mediante il
quale avviare una rivoluzione sociale e culturale»,
sottolineando così l'importanza che l'architettura ha
assunto nel XXI secolo.
DI PAOLA, PELLEGRINO 2018
La ricerca dal titolo La
Terra reinventata. Etica dell'ambiente e Antropocene
di Marcello Di Paola e Gianfranco Pellegrino è stata
realizzata nell'ambito del Semestrale di studi e
ricerche di Geografia presso la Sapienza Università di
Roma, dal mese di luglio a dicembre 2018.
Nella
prima
parte della ricerca si considera l'Antropocene non
solo come un cambiamento sostanziale della nostra
epoca, ma anche e soprattutto come una svolta
concettuale. La nuova epoca geologica è segnata
dalla trasformazione antropica della natura poiché
gli uomini non si adeguano più ad essa, ma adattano
la natura a sé stessi . Attualmente si è in
attesa di conoscere l'esito definitivo da parte
della Commissione Internazionale sulla Stratigrafia
che si pronuncerà sulla nuova era della Terra e sul
suo inserimento nella Scala temporale geologica.
Nel
secondo
paragrafo si ritiene che l'Antropocene sia un
discorso che non riguardi più solo le discipline
delle scienze naturali, ma coinvolga anche storici,
filosofi, scienziati sociali e umanisti.
L'Antropocene è considerato nel testo come: «il
culmine del progresso della civiltà umana. […] il
momento in cui l'umanità diventa la specie
creatrice, la specie-Dio» . Per tale motivo
tutti gli uomini sono invitati a rispettare il
pianeta con intelligenza e responsabilità per
realizzare un compito importante che oggi ci vede
protagonisti: creare nuovi ecosistemi.
Nel
terzo
e ultimo paragrafo si analizza la rilevanza
dell'Antropocene per l'etica ambientale affermando
che la nuova epoca geologica rappresenta:
«l'avverarsi del sogno, o dell'incubo, del completo
dominio umano sulla natura» . Un'ampia riflessione
nel testo è dedicata alla scarsità di una natura
incontaminata e indipendente dall'azione umana che
ha portato l'etica ambientale, il cui obiettivo era
preservare la natura, a vedere il proprio intento
svanire con l'avvento dell'Antropocene. In
conclusione, si invita l'umanità a concentrare le
proprie capacità sulla salvaguardia della natura, in
modo particolare su quella che, fortunatamente, si
presenta ancora intatta.
Creazione
di una nuova definizione di museo 2019
Nell'articolo sono
raccolte e presentate tutte le duecentosessantanove
proposte inviate dai diversi paesi all'ICOM per
giungere ad una nuova definizione di museo. I paesi
membri ICOM sono stati dunque invitati a elaborare
delle possibili proposte de definizione.
Nell'articolo si nota
che i paesi con un maggior numero di proposte inviate
all'ICOM sono: Brasile, Canada, Colombia, Francia,
Germania, Grecia, Iran, Italia, Messico, Portogallo,
Regno Unito, Spagna, Stati Uniti. Inoltre, molti paesi
hanno deciso di inserire nella loro proposta di
definizione di museo i termini attuali di “sviluppo
sostenibile”: Portogallo (#112), Costa Rica (#132)
Italia (#242, #255) e Giappone (#267); di
“sostenibile”: Grecia (#68), Norvegia (#79), Canada
(#103), Costa Rica (#126, #128), Messico (#238) e
Argentina (#240); e di “sostenibilità”: Regno Unito
(#92, #104), Brasile (#95), Germania (#125), Spagna
(#253) e Canada (#262).
ROTA
2019
Nel testo Musei per
la sostenibilità integrata di Michela Rota si
evidenzia il ruolo di rilievo che i musei hanno
assunto nella contemporaneità. Partendo dalle origini
del concetto di sviluppo sostenibile si ripercorrono
le tappe fondamentali che hanno portato alla sua
affermazione e diffusione a livello internazionale
fino all'approvazione dell'Agenda 2030. I 17
Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) vengono
esaminati singolarmente e messi in relazione con il
settore culturale e museale.
Nel testo vengono
proposte delle buone pratiche a cui fare riferimento
per la gestione sostenibile dei musei, i quali sono
invitati a delineare un proprio percorso verso la
sostenibilità. Per chi l'avesse già avviato vengono
invece forniti dei suggerimenti al fine di migliorare
le proprie strategie di gestione e organizzazione.
Nei successivi capitoli
del libro, la sostenibilità viene declinata nei
diversi aspetti e settori facendo riferimento in modo
particolare a tutte le tematiche che riguardano i
musei. Si procede nell'analizzare le caratteristiche
dell'edificio museale, degli impianti, degli spazi per
le collezioni permanenti e quelli per gli allestimenti
temporanei, delle governance e della relazione
che ogni museo instaura con il proprio pubblico e il
territorio. Ampio spazio è dedicato alla presentazione
delle caratteristiche che un museo deve soddisfare per
essere sostenibile e ai numerosi protocolli ad oggi
esistenti per misurare il livello di sostenibilità
raggiunto o da raggiungere in futuro.
Il
testo
presenta una serie di strumenti utili messi a
disposizione di tutti per orientare le competenze
tecniche relative alle numerose attività che
coinvolgono i musei, fornendo così un prezioso
supporto sia ai direttori che agli operatori
museali, invitandoli a intraprendere la strada verso
la sostenibilità. Questo perché il museo del XXI
secolo svolge un ruolo significativo nei confronti
dei cittadini e dell'ambiente in qualità di soggetto
attivo in grado di sviluppare un senso di
responsabilità condivisa, sensibilizzando e
coinvolgendo la società civile sui principali temi
attuali. Si ritiene infine che: «[…] al museo è oggi
richiesto almeno di svolgere una funzione di advocacy proponendosi come
luogo di dialogo riflessivo sui temi di cui il museo
stesso ha competenza» .
ICOM
Annual Report 2019
Il testo dal titolo Annual
Report dell'ICOM fa riferimento all'anno 2019 ed
è suddiviso in cinque capitoli nei quali si affrontano
i seguenti argomenti: i temi principali della 25ª
Conferenza Generale ICOM tenutasi a Kyoto nel 2019
(musei, tradizioni, comunità, sostenibilità e futuro),
la sostenibilità e le iniziate organizzate dai musei
su questo importante tema, il dibattito relativo alla
nuova definizione di museo, i musei e la conservazione
preventiva delle loro collezioni in caso di eventi
calamitosi e, infine, l'importanza di conciliare le
nuove tecnologie con quelle tradizionali.
Nel testo si fa
riferimento alle risoluzioni adottate nella Conferenza
di Kyoto, necessarie per delineare il ruolo attuale e
futuro dei musei in relazione ai temi dello sviluppo
sostenibile. Nella Conferenza si è deciso di allineare
le principali attività dell'ICOM con la risoluzione Trasformare
il nostro mondo: L'Agenda 2030 per lo Sviluppo
Sostenibile, adottata dall'Assemblea Generale
delle Nazioni Unite in data 25 settembre 2015.
Nel testo sono inoltre
presenti le affermazioni dall'ex Presidente dell'ICOM
Suay Aksoy relative al suo discorso di apertura della
Conferenza di Kyoto. Lei sostiene che i musei, in
qualità di custodi del patrimonio culturale, debbano
impegnarsi affinché tutte le comunità acquisiscano le
giuste informazioni sull'attuale crisi ecologica e
possano contribuire attivamente al cambiamento
dell'attuale situazione.
TOward
2030 2019
TOward 2030. What are
you doing? si tratta di un'iniziativa del 2018
realizzata nella Città di Torino in collaborazione con
Lavazza per educare e sensibilizzare le persone sugli
importanti temi che costituiscono l'attuale Agenda
2030 delle Nazioni Unite.
Un Comitato scientifico
di alto livello costituito da responsabili Lavazza,
dal portavoce dell'ASviS e da un noto critico d'arte,
ha svolto il delicato ruolo di selezionare diciotto
opere di street art proposte da diciotto street artist
da realizzare su diciotto muri della Città di Torino.
L'arte urbana, in questo specifico caso, ha avuto un
ruolo rilevante nel promuovere i concetti relativi
alla sostenibilità nei suoi molteplici ambiti.
Il testo illustra le
fasi iniziali che hanno portato alla nascita del
progetto e le opere di street art realizzate nella
Città di Torino che sono fruibili a tutti, presentando
dettagliatamente il lavoro di ogni singolo street
artist selezionato. Ogni opera viene descritta
minuziosamente e collegata con uno dei 17 Obiettivi
dell'Agenda 2030 dell'ONU.
Nel testo si auspica che
tale progetto possa rendere le persone più consapevoli
dei rischi contemporanei al fine di rendere i
cittadini attivi nel processo di cambiamento e, al
tempo stesso, che tale iniziativa possa replicarsi in
altre città del mondo come strumento utile per
salvaguardare il nostro pianeta.
BAUMAN 2020
Zygmunt Bauman è uno dei
più influenti intellettuali del secondo Novecento
conosciuto in tutto il mondo per aver attribuito alla
società contemporanea la definizione di “modernità
liquida”.
Retrotopia è l'ultimo testo
scritto dal sociologo Bauman prima della sua morte
nel 2017, un libro che segna un'altra tappa
importante per la riflessione sul mondo attuale. Lui
sostiene che il futuro e il passato si siano
scambiati di ruolo, un'inversione di rotta del
pendolo della mentalità e degli atteggiamenti in cui
«le speranze di miglioramento, a suo tempo riposte
in un futuro incerto e palesemente inaffidabile,
sono state nuovamente reinvestite nel vago ricordo
di un passato apprezzato per la sua presunta
stabilità e affidabilità» . La nostalgia per il
passato ha prodotto nell'umanità un senso di
incertezza unito anche all'idea diffusa di dover
affrontare situazioni difficili in futuro. La
tendenza contemporanea consiste quindi nel guardare
al passato in modo romantico, o meglio utopico,
generando negli uomini il sentimento di retrotopia.
Nel testo, Bauman
riprende le parole del poeta irlandese Oscar Wilde sul
progresso che rappresenta la realizzazione dell'utopia
poiché è in grado di richiamare l'attenzione
dell'umanità sull'unica possibilità che le viene
offerta, ovvero volgere l'utopia a proprio vantaggio,
compiendo così le grandi idee del passato che non sono
state realizzate a causa di impossibilità tecnologiche
e che oggi, al contrario, sono una realtà consolidata.
Bauman
invita
tutti gli uomini a riflettere e a prendere una
decisione collettiva per cambiare il futuro del
pianeta e creare una nuova società in cui equità e
sostenibilità diventino prassi. In conclusione,
Bauman afferma: «noi – abitanti umani della Terra –
siamo, come mai prima d'ora, in una situazione di aut aut: possiamo scegliere
se prenderci per mano o finire in una fossa comune» .
ELLIS
2020
Nel primo libro scritto
dallo scienziato ambientale Erle C. Ellis Antropocene:
Esiste un futuro per la Terra dell'uomo? si
indagano le cause e le conseguenze del cambiamento
climatico causato dall'uomo negli ultimi venti anni
sia a livello locale che globale. Il testo affronta
numerosi temi attuali che si collocano al centro di
accesi dibattiti relativi all'impatto dell'umanità sul
pianeta. L'impronta indelebile dell'uomo sulla scala
del tempo geologico ha portato gli studiosi a
sostenere che oggi l'umanità si trova a vivere in una
nuova era geologica che può essere definita con il
termine Antropocene.
La sua è un'analisi
scientifica e dettagliata sulla contemporaneità con
l'obiettivo di far comprendere a tutti cosa si intenda
per Antropocene e spiegare perché questo termine sia
diventato così influente fra i media e l'opinione
pubblica. Allo stesso tempo è consapevole del fatto
che l'ultima parola spetta agli esperti, infatti il
mondo scientifico non si è ancora pronunciato in modo
definitivo sul termine da adottare per definire la
nuova età dell'uomo.
Si
ripercorre
la nascita del termine Antropocene a partire
dall'ecologo Eugene Stoermer che fu il primo ad
usarlo in modo informale con studenti e colleghi,
facendo poi riferimento all'articolo pubblicato da
Stoermer e Crutzen nel 2000 con il quale si
proponeva l'uso del termine Antropocene e ricordando
infine l'affermazione di Crutzen «noi siamo entrati
nell'Antropocene!» , fatta durante la
riunione dell'International
Geosphere
Biosphere Programme
(IGBP) tenutasi in Messico nel 2000.
Il testo si conclude con
alcune riflessioni sulla capacità degli uomini di
mettersi alla prova e reinventare il significato di
essere umano e di natura. Ciò ha ispirato negli ultimi
venti anni un ampio fermento di idee ed espressioni
artistiche che si sono trasformate in libri,
documentari, progetti e opere d'arte, quest'ultime
esposte nelle numerose mostre dedicate al tema
dell'Antropocene.
Museums as
Cultural Hubs 2020
Il testo dal titolo Museums
as Cultural Hubs: The Future of Tradition
riprende il tema affrontato nella 25ª Conferenza
Generale ICOM tenutasi a Kyoto, in Giappone, dall'1 al
7 settembre 2019.
Nel testo vengono
riassunti i temi principali affrontati dagli esperti
riuniti a Kyoto nelle giornate della Conferenza
relativi al ruolo dei musei nella contemporaneità. Nei
dibattiti relativi al ruolo attuale dei musei si è
tenuto conto anche delle singole caratteristiche di
ogni museo nel presentare le proprie collezioni al
pubblico. Pertanto, ogni museo deve essere considerato
unico nel suo genere.
Ai musei, per assumere
un ruolo decisivo nella contemporaneità è richiesto
loro di creare una rete con altri musei diffusi a
livello locale, nazionale e globale. Questo, al fine
di collaborare e di unire le forze sia per affrontare
i problemi attuali del cambiamento climatico, sia per
rispondere alle nuove esigenze della società. I musei
vengono oggi definiti come dei veri e propri centri
culturali in grado di promuovere l'incontro e il
confronto tra le persone, quali le comunità di
riferimento, i visitatori ed i turisti, sulle
molteplici tematiche attuali.
Tale Conferenza,
struttura in numerosi workshop con l'obiettivo di
dedicare od ogni tema il giusto spazio di
approfondimento, ha accolto anche l'importante
dibattito relativo alla nuova definizione di museo,
ribadendo l'importanza di giungere ad una nuova
definizione che sia più in linea con i tempi attuali e
con le esigenze della società del XXI secolo.
NOTE
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Rassegna
Stampa Y2030, 2020, pp. 38, 41,
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2019
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CREDITI
FOTOGRAFICI
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Fig. 02:
Link
(visitato in data 27/02/2021)
Fig. 03:
Link
(visitato in data 27/02/2021)
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(visitato in data 27/02/2021)
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(visitato in data 27/02/2021)
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(visitato in data 27/02/2021)
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(visitato in data 27/02/2021)
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