bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Abitare futurista. Architettura e design negli interni romani firmati da Giacomo Balla  

Bibiana Borzì
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 6 Novembre 2021, n. 923
http://www.bta.it/txt/a0/09/bta00923.html
Articolo presentato il 30 Settembre 2021, approvato il 3 Novembre 2021 e pubblicato il 6 Novembre 2021
Precedente
Successivo
Tutti
Area Architettura

Quando dalla strada che fa angolo con via Oslavia guardai in su, verso quelle che sarebbero state le nostre finestre, mi si strinse il cuore a vederle così piccole e in fila tra tante altre; noi eravamo abituati in una casa dove le finestre, irregolari, affacciavano sulla campagna.

Elica Balla, Con Balla, Milano, 1984-1986.


A 150 anni dalla nascita di Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871) grande interprete della stagione futurista, Roma gli rende omaggio aprendo le porte di Casa Balla e del Bal Tik Tak. Due aperture certamente “straordinarie”, avvenute a ridosso della crisi pandemica, perché fatalità ha voluto che questi due luoghi rivedessero la luce proprio in un tempo accarezzato dall'ombra, quasi a memento di quanto l'arte possa essere taumaturgica e terapeutica.

Luce 1, del resto, è il nome di una delle figlie di Balla, che insieme alla sorella Elica 2, più piccola di qualche anno, ha vissuto con il padre al quarto piano della casa di Via Oslavia 39 b (Fig. 1)

Fig. 1 – Prospetto esterno di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 1 – Prospetto esterno di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

nel noto quartiere della Vittoria, uno dei più residenziali della Capitale. La famiglia vi si trasferì nel 1929 e qui rimase per tutta la vita a seguito della demolizione della precedente dimora in via Nicolò Porpora, un'antica struttura conventuale affacciata sul verde di Villa Borghese. Per questo motivo, il trasloco nella nuova abitazione non fu indolore e spesso la nostalgia albergò nei pensieri delle giovani Luce ed Elica, intimorite dall'austero palazzo, dal panorama sulle imponenti architetture del Ventennio, dai riflessi plumbei e dai ritmi serrati di un rione in piena espansione edilizia. I loro timori diventano comprensibili quando, varcata la soglia di casa, con la celebre targa “FUTURBALLA”, la vista si apre sui palazzi di fronte (Fig. 2),

Fig. 2 – Panorama dal salone di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 2 – Panorama dal salone di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

sul viale sottostante, sul cielo che appare prepotente tra le mansarde e le verande degli ultimi piani e, ascoltando il rumore del traffico, si coglie la frenesia della vita che scorre al di sotto. Un instante dopo la finestra si chiude, i grigi prospetti e il caos cittadino abbandonano in campo, trionfa il colore. Si è dentro un capolavoro, questo è evidente. L'opera d'arte totale, tanto acclamata dai libri, ora è sotto i nostri piedi: possiamo attraversarla, toccarla, carpire l'insieme, gustare ogni singolo dettaglio.

Il rassicurante confine tra vita reale e vita professionale sembra svanire in questa casa: la fusione tra arte e vita è compiuta, finendo per invadere ogni campo, dalla moda, al design, fino alla cucina. Così, il Manifesto sulla Ricostruzione Futurista dell'Universo, sottoscritto da Balla e Depero nel 1915, non rimane una chimera declamata ad alta voce ma diventa piuttosto modus vivendi et operandi nel singolare percorso di questi artisti.

«Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto 3».

Due elementi colpiscono di questo Manifesto, del quale esiste solo la versione in italiano. In primis il suo nucleo concettuale, l'idea di “rallegrare” l'universo. Ai Futuristi il merito di aver individuato quel connubio tra arte e gioia, per nulla scontato, e di averlo descritto, perseguito, a partire da una attenta ricerca terminologica, scegliendo un verbo forse insolito per una dichiarazione poetica. In secundis la descrizione dei materiali del complesso plastico, preannuncio all'arte polimaterica poi teorizzata da Enrico Prampolini. 4

«La costruzione materiale del complesso plastico. Mezzi necessari: fili metallici, di cotone, lana, seta, d'ogni spessore, colorati. Vetri colorati, carteveline, celluloidi, reti metalliche, trasparenti d'ogni genere, coloratissimi tessuti, specchi, lamine metalliche, stagnole colorate, e tutte le sostanze sgargiantissime 5».

Dalla teoria alla pratica: a ben guardare in casa Balla questi materiali ci sono tutti, e sono anche coloratissimi, come recita il Manifesto. Tessuti, vetri colorati, carte veline, celluloidi, a cui si aggiungono maioliche, ceramiche, boiserie lignee e naturalmente tele di svariate dimensioni. Ogni centimetro di questo spazio mimetico e cangiante sembra ricordarci che Balla ha vissuto, o meglio vive ancora, in questo luogo. E lo fa attraverso i pennelli, le cravatte, le scarpe, i vestiti, i piatti e tutti gli oggetti che lo hanno accompagnato nel trantran quotidiano, sparsi con nonchalance nei vari ambienti. Perché, lungi dal volere essere un museo - i Futuristi se ne sarebbero ben guardati - l'appartamento di Via Oslavia è stato da sempre, e continua a essere, un luogo vivo e deputato all'accoglienza. Balla non solo vi riceveva i suoi amici ma usava la dimora alla stregua di un moderno showroom dove esporre opere, arredi e oggetti, che pur appartenendo a una dimensione intima e domestica, restavano comunque dei manufatti artistici, spesso replicabili, anticipando così la serialità del design contemporaneo. Ma ciò che rende questa casa fuori dagli schemi, diversa dunque da ogni altra residenza d'artista, è che qui avviene ciò che non ti aspetti.

Non ti aspetti che al quarto piano di un severo e ordinario edificio al centro di Roma, nel 1929, l'idea di abitazione fosse stata travolta e trasformata dall'onda futurista. E per di più non ti aspetti di entrare in una casa ferma nel tempo, ossia fuori dal tempo, già contemporanea. Così, percorso l'atrio e salite le scale, distratti dai rumori e dagli odori che invadono i pianerottoli, oggi come un tempo, tutto appare normale, familiare, consueto, nulla sembra stupire lo sguardo, nulla sembra tradire la presenza di FUTURBALLA. Varcata la porta di ingresso le certezze vengono meno. Aboliti miroir e consolle, assenti carta da parati, stucchi e mobili in stile, ciò che rimane della tipica casa borghese è la configurazione planimetrica: il lungo corridoio, la teoria di stanze e i servizi posti in un'ala dedicata. Per il resto non esistono convenzioni e gerarchie in questo luogo, ogni ambiente è trattato allo stesso modo e ogni materiale, dal più povero al più innovativo, concorre a creare un'opera di “cosmesi globale” per dirla con Alessandro Mendini 6.

Balla, infatti, è stato molto più di un pittore. Nel corso della sua lunga vita si è occupato di decorazione, scenografia, moda, design, con piglio avanguardista, declinato sempre in un allegro caleidoscopio di forme e colori. Tutto nell'appartamento di via Oslavia è stato concepito ad hoc da lui e dalle giovani figlie, artiste e designer, forse offuscate dall'astro paterno. La casa è quindi un manifesto, non solo del Futurismo ma della lunga ricerca intrapresa dai suoi illustri inquilini, che include anche la loro personale visione dell'architettura e del design, l'arte dell'abitare. Ma non basta.

La sterminata bibliografia e critica balliana si è forse poco soffermata sulle novità progettuali presenti nella dimora futurista, alcune delle quali trovano oggi piena applicazione nell'ambito dell'interior design: arredi a scomparsa, materiali di recupero, impiego del colore per caratterizzare gli ambienti. Esclusa la planimetria il concept della casa è infatti modernissimo. A partire dal corridoio (Fig. 3)

Fig. 3 – Corridoio di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 3 – Corridoio di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

interamente rivestito da una fitta trama decorativa che, come un nastro continuo, mimetizza la porta d'ingresso, incornicia l'appendiabiti (Fig. 4)

Fig. 4 – Dettaglio del corridoio di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 4 – Dettaglio del corridoio di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

e inquadra una serie di vani contenitori. Un effetto scatola, ottenuto dipingendo pareti e soffitto con gli stessi colori, utilizzando telai recuperati da una precedente scenografia
7. Qui trovano posto librerie a giorno e armadiature a scomparsa (Fig. 5)

Fig. 5 – Attaccapanni nel corridoio di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 5 – Attaccapanni nel corridoio di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

utili certamente a ospitare oggetti della vita quotidiana ma funzionali anche a occultare le tubature impiantistiche, mal tollerate da Balla. Una soluzione che forse il grande Le Corbusier, fautore degli impianti a vista, avrebbe in prima battuta bocciato, ma poi digerito, considerata la presenza di alcuni mobili totalmente incassati nella parete, in linea con quanto descritto nel suo celebre
Manuale dell'Abitazione 8. Scelta condivisa anche dal nostro Gio Ponti che in questo appartamento, oltre agli arredi, avrebbe di sicuro apprezzato le mattonelle in ceramica lucida, di un lilla sgargiante, presenti nel living (Fig. 6).

Fig. 6 – Salone di Casa Balla, Roma, 2021 (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 6 – Salone di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

Rivestimento reiterato in bagno (Fig. 7)

Fig. 7 – Bagno di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 7 – Bagno di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

con un acceso verde-turchese, alternato a una fascia di piastrelle a motivi e linee geometriche.

A queste colorate ceramiche, nel resto degli ambienti, fa da contraltare un pavimento in marmette di graniglia, molto in voga negli interni borghesi del tempo. La grigia pavimentazione originale presente nel corridoio, in cucina e nelle camere da letto, viene dunque mantenuta ma ravvivata dalla presenza di colorati tappeti, con un vivace camouflage che caratterizza tutti gli ambienti. Un impeto creativo che non si arresta, coinvolgendo ogni angolo, oggetto, centimetro di questa casa-atelier, come mostra la camera di Luce (Fig. 8).

Fig. 8 – Camera di Luce, Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 8 – Camera di Luce, Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

Una stanza calda e luminosa, affacciata su un terrazzo, dove il particolare pattern decorativo a motivi astratti viene reiterato dal soffitto agli arredi, invadendo perfino le ante interne del guardaroba. Opera di design sartoriale, come mostrano anche la serie di complementi d'arredo, in particolare i cavalletti (Fig. 9)

Fig. 9 – Cavalletti nel salone di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 9 – Cavalletti nel salone di Casa Balla
Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)

e i tavolini (Fig. 10),

Fig. 10 – Tavolini nel salone di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 10 – Tavolini nel salone di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

alcuni dei quali con base antropomorfa, realizzati con un ingegnoso gioco di incastri (senza viti né collanti) e con materiali di recupero, tra cui semplici canne di bambù. Oggetti precursori del contemporaneo filone green dell'architettura e del disegno industriale, non solo dal punto di vista della ricerca materica, ma per la loro estetica, funzionalità e replicabilità.

Ritratto di una casa per certi versi anti lecorbusieriana, considerata la spasmodica presenza di decori, tappeti, mobili colorati, creati tutti dalla matita di Balla, come emerge da una serie di disegni e studi firmati dall'artista. A questo elenco vanno aggiunti gli apparati illuminotecnici presenti nell'appartamento, realizzati con profili e materiali attualissimi, tra cui il plexiglas, che ritroviamo negli originali paralumi del corridoio (Fig. 11)

Fig. 11 – Paralume nel corridoio di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 11 – Paralume nel corridoio di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

in perfetto pendant con la trama decorativa delle pareti. Oppure con semplici fili di metallo, come nel caso della lampada da soffitto della camera di Luce (Fig. 12),

Fig. 12 – Lampada da soffitto nella camera di Luce, Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 12 – Lampada da soffitto nella camera di Luce, Casa Balla
Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)

quasi nello stile del compianto Ingo Maurer 9 che ritorna anche nella produzione di lampade fatte con la carta. Una produzione caratterizzata da materiali semplici e facilmente reperibili per rispondere al bisogno repentino di creare oggetti, effimeri in certi casi ma non per questo meno poetici.

La luce dunque, nelle sue diverse declinazioni, si conferma centrale nella poliedrica ricerca balliana, d'altronde avvalorata dallo spirito futurista. Se in opere quali Compenetrazioni iridescenti (1912) o Lampada ad arco (1909-11) si indaga la natura della radiazione luminosa, sia artificiale che naturale – partendo ad esempio da un soggetto banale come una lampadina – in Via Oslavia la scelta di materiali lucidi, riflettenti, trasparenti, è funzionale a creare suggestivi effetti di luce. Effetti che insieme al colore contribuiscono ad ampliare o ridurre la percezione spaziale, escamotage assai noto ai contemporanei architetti d'interni. Ciò è evidente nello studiolo della casa, un piccolo pensatoio ottenuto sfruttando la parte terminale del corridoio, un ambiente suggestivo e raccolto nel quale viene meno il limes tra pareti e soffitto. È un motivo decorativo astratto, legato al tema della velocità, a invadere ogni centimetro di questo spazio: un fiume in piena che non si arresta ma finisce per travolgere muri, mobili, oggetti del menage quotidiano, dal paralume, ai vetri della finestra, agli stipiti delle porte. Così anche wallpaper, fili elettrici e tubature dell'acqua vengono ricoperti e occultati dal colore, con la medesima operazione di “cosmesi globale” già utilizzata nel corridoio. Qui il rosso prevale sugli altri toni con un impatto visivo molto forte: il risultato è un'area a tratti claustrofobica, quasi una novella fucina di Efesto, antro privato dell'artista. Significativa inoltre è la presenza di materiali eterogenei, circostanza che ha notevolmente impegnato i restauratori 10 coinvolti nel ripristino di quest'opera d'arte totale. Infatti, per far fronte alla varietà dei supporti (carta, legno, vetro, ecc…) presenti nel suo pensatoio, Balla ha utilizzato medium pittorici diversi, come tempere e smalti, che evidenziano anche la volontà di sperimentare tecniche innovative per l'epoca, come nel caso dei leganti a base di oleoresine. Egli, d'altro canto, era molto legato a questo ambiente, che viene smontato dal vecchio appartamento ai Parioli per essere riadattato ai nuovi spazi di Via Oslavia: pochi metri quadrati affollati da libri, barattoli, pennelli, quadri, pastelli, piccoli busti, appartenuti all'artista e ancora esposti con quel vivace disordine che si conviene ai luoghi vissuti. Cuore pulsante della casa nel quale, insieme agli oggetti della memoria, tutt'altro che cimeli, possiamo ancora godere di fiori futuristi.

Straordinario esempio di home decor, contemporanei sotto ogni aspetto, dai materiali all'astrazione geometrica, i fiori-scultura sono lontani anni luce dalla caducità della natura pur mantenendo le stesse funzioni della flora reale: colorare, decorare, arredare, in sintesi migliorare la percezione estetica dell'ambiente. Leggeri ed essenziali si oppongono a una visione botanica di stampo romantico, configurandosi come unica alternativa possibile al cattivo gusto dilagante. Sboccia la flora plastica futurista.

«Creazione di una flora plastica futurista
Stabilito ormai che i fiori fornitici dalla natura non ci interessano più, noi futuristi per rallegrare, vivificare e decorare i nostri quadri e i nostri ambienti abbiamo iniziato la creazione di una flora plastica
originalissima
assolutamente inventata
coloratissima
profumatissima
e soprattutto inesauribile per la infinita varietà degli esemplari.
Il pittore futurista Depero ha già dato esempio di tali flore fantastiche andando oltre la stilizzazione del fiore, dipingendo con la tecnica verista e costruendo plasticamente fiori inesistenti in natura.
Tuttora continuiamo a costruire plasticamente la nostra flora colorandola violentemente e profumandola coi più intensi profumi.
I fiori futuristi col dinamismo delle loro forme e la sintesi dei colori combinate nelle più originali trovate costituiscono una delle più interessanti affermazioni del futurismo nell'arte decorativa
11».

Alla realizzazione di questi fiori plastici, in legno e plexiglas, parteciparono anche le figlie dell'artista, la cui collaborazione va estesa ad arredi, arazzi e complementi che caratterizzano gli interni di casa Balla. Oggetti costruiti spesso con materiali poveri e riciclati, testimoni silenti di quel voler uscire dalle ristrettezze del quadro, oltre che economiche, per abbracciare ogni ambito della vita, ivi compresi la moda 12 e il design. In questa direzione vanno letti i tappeti, caratterizzati da ampie e vivaci campiture cromatiche, e gli abiti - opere d'arte prêt-à-porter - dinamici, aggressivi, urtanti ma soprattutto gioiosi, per stessa ammissione del loro stilista.

Balla firmerà il Manifesto del Vestito Antineutrale (1914) solo di un anno precedente al già citato Manifesto per la Ricostruzione Futurista dell'Universo, poi a partire dal 1920 circa si dedicherà al disegno di vestiti, panciotti, cravatte, borsette, cappelli. Pezzi unici 13 autoprodotti insieme alle figlie, che riprendono nei modelli e nei tessuti le linee tese e veloci della sua pittura. Abiti con un appeal anticonvenzionale che conferiscono movimento all'anatomia umana, cuciti con stoffe di forme e colori diversi per sfuggire alla monotonia del nero.

«Oggi vogliamo abolire:

  1. Tutte le tinte neutre, “carine”, sbiadite, fantasia, semioscure e umilianti.

  2. Tutte le tinte e le foggie pedanti, professorali e teutoniche. I disegni a righe, a quadretti, a puntini diplomatici.

  3. I vestiti da lutto, nemmeno adatti per i becchini. Le morti eroiche non devono essere compiante, ma ricordate con vesti rosse.

  4. L'equilibrio mediocrista, il cosiddetto buongusto e la cosiddetta armonia di tinte e di forme, che frenano gli entusiasmi e rallentano il passo.

  5. La simmetria nel taglio, le linee statiche, che stancano, deprimono, contristano, legano i muscoli; l'uniformità di goffi risvolti e tutte le cincischiature. I bottoni inutili. I colletti e i polsini inamidati 14».

Il vincolo di tutela posto a Casa Balla a partire dal 2004, insieme una serie di interventi di restauro e messa in sicurezza, ha permesso di conservare questo immenso patrimonio rendendolo nuovamente fruibile al pubblico, come certamente il suo padrone di casa avrebbe voluto. Destino fatalmente condiviso da un altro luogo della memoria balliana, per anni dimenticato, sepolto al di sotto di controsoffitti, carta da parati e strati di intonaco: il leggendario Bal Tik Tak, primo cabaret futurista della Capitale, che negli anni Venti del Novecento allietava i suoi ospiti a ritmo di jazz.

Un ritrovamento inatteso ed eccezionale quello avvenuto al piano terra di Via Milano 24 a pochi passi da Via Nazionale, dove, in seguito alla ristrutturazione di locali destinati ad accogliere spazi museali della Banca d'Italia 15, nel 2017 sono riaffiorati circa 80 metri quadrati di pitture parietali credute irrimediabilmente perdute. Come avvenuto in Via Oslavia, Balla si trovò davanti una tela bianca, il che gli permise di intervenire con grande autonomia inventiva, considerata anche la destinazione d'uso di questo spazio, ricavato all'interno del giardino di Villa Hüffer. Se a inaugurare il night club capitolino, nel 1921, fu Marinetti in persona, decorazione e arredi 16 vennero affidati a Balla, il più votato insieme a Depero a realizzare interventi di carattere architettonico-decorativo. L'ingresso al locale era stato pensato con un'eccentrica insegna luminosa, formata da lettere maiuscole danzanti che componevano il nome “BALTIKTAK”. Frenesia, danza e movimento, erano infatti in linea con lo spirito del luogo, dove per la prima volta si concretizzava «la nuova arte decorativa futurista. Forza, dinamismo, giocondità, italianità, originalità» 17. Un trionfo di fiamme e colori, o meglio un enfer joyeux, come mostrano le pitture del pian terreno: campiture a tinte vivaci e forme geometriche che accoglievano i visitatori del night proiettandoli in un ambiente accesso e caotico, ideale per scatenati balli notturni. Scene infernali che ritroviamo pochi mesi dopo al Cabaret del Diavolo 18, firmato stavolta da Fortunato Depero, celebre per gli arredi fantasiosi e per i decori con diavoli danzanti armati di forconi.

Tutto questo accadeva nella Roma anni Venti, divenuta capitale dell'arte e della musica d'avanguardia, come mostrano la serie di teatri e cabaret sorti proprio in quel periodo, dal Teatro degli Indipendenti al Cabaret della Gallina a Tre Zampe. E ancor oggi nel salotto di Via Oslavia un manifesto dedicato a una mostra di Giacomo Balla (Fig. 13),

Fig. 13 – Dettaglio del salone di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 13 – Dettaglio del salone di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

presso la Casa d'Arte Bragaglia 19 in via dei Condotti, sembra riportarci a quelle imprevedibili e rumorose notti futuriste, rischiarate da bagliori elettrici. Bagliori che insieme a sinfonie contemporanee erano di casa al Bal Tik Tak, creando una sintesi perfetta con arredi e decori firmati dall'artista. Un universo sinestetico, dove arte, musica, architettura, design, erano frutto di una stessa poetica dirompente e dissacrante, controcorrente rispetto agli schemi del vivere borghese. A tutto ciò va aggiunta una buona dose di immaginazione che certamente servì alla famiglia Balla per affrontare il trasloco nel nuovo quartiere della Vittoria. Ed è con questo spirito, forse, che Luce ed Elica ribattezzarono la “stanza dei rumori” (Fig. 14)

Fig. 14 – Stanza dei rumori, Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 14 – Stanza dei rumori, Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

il piccolo vano privo di affacci esterni annesso alla cucina (Fig. 15):

Fig. 15 – Cucina di Casa Balla, Roma, 2021, (Foto cortesia © Bibiana Borzì)
Fig. 15 – Cucina di Casa Balla, Roma, 2021
(Foto cortesia © Bibiana Borzì)

un ambiente anonimo e banale, ceduto dal confinante palazzo in cambio di una finestra. Un camerino angusto, reso invivibile dal frastuono degli adiacenti impianti - da qui “stanza dei rumori”- che solo un animo futurista avrebbe potuto ironicamente riabilitare, anche grazie a un divertente gioco di parole. Perché del resto gli interni firmati da Balla funzionano quasi come novelle wunderkammer, scrigni delle meraviglie nei quali tutto appare curioso, bizzarro, magico, prezioso. Spazi unici, dove bandita la noia è di casa la vita.

                      
                      
                      

NOTE

1 Figlia maggiore di Giacomo Balla, nasce Lucia (Roma 20 dicembre 1904 – 30 aprile 1994), ribattezzata Luce in seguito all'avvento del Futurismo. Non frequentò la scuola ma ebbe dei precettori privati. Fin da bambina mostrò interesse per l'arte, la decorazione e il cucito, che eserciterà per tutta la vita all'interno della casa paterna, traducendo in arazzi, tappetti e ricami gli studi e i disegni del padre.

2 Elica Balla (Roma, 30 ottobre 1914 – 14 gennaio 1993), condivide con la sorella la formazione e l'amore per l'arte. Pur conducendo una vita riservata, riuscì ad affermarsi come artista con lo pseudonimo di “Ballelica”, partecipando da pittrice futurista a numerose mostre (tra cui: XVII° Biennale di Venezia, Trentatré artisti futuristi, Galleria Pesaro, Milano, 1929, Mostra futurista di aeropittura e scenografia, Galleria Pesaro, 1931). Tra il 1947 e il 1950 scriverà il saggio, Luce sulle stelle (pubblicato nel 1985), per cui realizzerà le illustrazioni. È stata inoltre autrice di un prezioso testo biografico Con Balla (edito tra il 1984 e il 1986), tre volumi grazie ai quali è possibile ripercorrere la vita della famiglia Balla e la storia della Capitale all'epoca del secondo conflitto mondiale.

3 BALLA G., DEPERO 1915.

4  Cfr. PRAMPOLINI 1944.

5 BALLA G., DEPERO 1915.

6 Architetto, designer di arredi e di abiti, scenografo, scrittore, art director, Alessando Mendini (1931-2019) si è sempre dichiarato erede del Futurismo: ciò emerge chiaramente dalle sue opere, colorate, decorative, con forme sorprendenti, nelle quali l'immaginazione prevale quasi sempre sulla funzione. Nella sua costante sperimentazione, progettuale, materica, teorica, è inevitabile scorgere la strada già attraversata dal più anziano maestro Giacomo Balla.

7 «Il rivestimento si era pensato di farlo nel corridoio per contenere, negli armadi di poco spessore, tutti quei vari oggetti e strumenti necessari ai lavori di papà e cioè colori, carte, inchiostri, fotografie dei quadri, ferri da falegnami, barattoli di colore, ecc…, ecc…, nonché impicci di vario genere. Il rivestimento lo fece in seguito Enrico, un falegname che lavorava sulla terrazza e che venne per molti anni in casa nostra a lavorare. Per questo rivestimento e anche per le cornici che faceva fare mio padre sono stati adoperati telai sui quali erano tese belle stoffe per lo scenario creato da mio padre nel 1917 per “Feu d'artifice” di Stravinskij», BALLA E. 1984, voll. II, p. 342. Per i documenti relativi allo spettacolo "Feu d'artifice", realizzato da Balla al Teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917, Cfr. GIGLI 2006.

8 Cfr. LE CORBUSIER 1923.

9 Ingo Maurer (1932- 2019) è stato un designer e imprenditore tedesco, specializzato nel settore dell'illuminotecnica. Noto per le sue creazioni, ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, come: il Premio di Design da parte della città di Monaco di Baviera (1999), il premio Georg Jensen a Copenaghen (2003), e non ultimo il Compasso d'Oro (ADI) nel 2011.

10 Casa Balla, abitata dalle figlie dell'artista fino al 1994 (anno della morte di Luce) è stata dichiarata di interesse culturale dal Ministero nel 2004. Un primo intervento di restauro è stato condotto dall'Istituto Centrale per il Restauro. Successivamente, la Soprintendenza Speciale di Roma e gli eredi, con il sostegno della Banca d'Italia, hanno promosso ulteriori lavori. La recente mostra, Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno, 17 giugno 2021- 21 novembre 2021, allestita dal MAXXI (Roma) in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma, ha restituito questo luogo alla pubblica fruizione. Oltre alla visita della casa, il progetto comprende una mostra tematica ospitata nella galleria 5 del MAXXI. Qui, accanto a mobili, oggetti, abiti, firmati da Giacomo Balla, provenienti da importanti collezioni, sono esposte opere inedite, create ad hoc per l'occasione da artisti e designer contemporanei, riuscito escamotage che mette in evidenza la modernità della poetica balliana. A dialogare con il maestro futurista: Ila Bêka & Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Jim Lambie, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli, Space Popular e Cassina con un tavolo disegnato da Patricia Urquiola. Cfr. DARDI, PIETROMARCHI 2021.

11 AZARI 1924.

12 Cfr. CRISPOLTI 1988.

13 Molti di questi abiti sono oggi conservati presso la collezione Coen-Pieroni (Pescara) e la collezione Biagiotti-Cigna (Guidonia) che raccoglie il più importante insieme dedicato alla moda futurista, con circa trecento opere di Giacomo Balla. Nucleo di questa collezione, fondata dalla stilista Laura Biagiotti e dal marito Gianni Cigna, è il corpus di disegni realizzati dall'artista per l'abbigliamento, come: i bozzetti dei primi vestiti e tessuti futuristi (1913-14), gli studi per gli accessori di moda (giacche, completi maschili e femminili, cravatte, scarpe, borsette, ventagli, foulard, sciarpe, gilet, tessuti, ricami, applicazioni), nonché i manufatti originali realizzati all'epoca. Altro insieme di grande interesse è rappresentato da studi e opere di arte applicata: mobili, arazzi, paralumi, tappeti, ceramiche, che confermano il poliedrico interesse di Balla verso ogni aspetto del quotidiano. La collezione conserva anche la Porta dello studiolo rosso di Giacomo Balla, recentemente esposta al MAXXI, in occasione della mostra Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno, Cfr. BENZI 1996.

14 BALLA G. 1914.

15 L'attuale complesso immobiliare è stato acquisito dalla Banca d'Italia tra il 2000 e il 2002, con l'intento di ospitare lo spazio museale del “Centro per l'educazione monetaria e finanziaria della Banca d'Italia”, intitolato a Carlo Azeglio Ciampi.

16 «Per quel che riguarda i mobili Balla crea per il Bal Tik Tak, frequentato da un pubblico eterogeneo, che vi si reca per ballare e per trascorrervi il tempo libero, il bancone, il botteghino della Cassa, il mobile guardaroba, alcune vetrine e i pannelli per il palco dell'orchestra, decorati con note musical» in RUTA 2014, p. 190.

17 MARINETTI 1922.

18 «Nel 1922, nei sotterranei dell'Hotel Élite et des Etrangers in Via Basilicata 13, era stato aperto il Cabaret del Diavolo, uno dei più stravaganti ritrovi romani di proprietà di Gino Gori, il quale intendeva farne il punto di incontro di scrittori, pittori e intellettuali e aveva puntato sulla creatività di Depero, chiamandolo a decorarne e ad arredarne gli interni. Le tre sale, denominate Inferno, Purgatorio e Paradiso, avevano ognuna una specificità cromatica e tipologica: i mobili del Paradiso, ad esempio, erano azzurri, quelli del Purgatorio verdi e quelli dell'Inferno rossi. L'illuminazione era bianco-rosa-azzurrina con immagini di angeli e cherubini nel Paradiso, bianco-verde con una coorte di anime verdi nel Purgatorio, e rossa con diavoli e dannati avvolti dalle fiamme nell'Inferno. Il locale era sede della Brigata degli Indiavolati, composta da poeti e artisti» in MONDELLO 2019, p. 103.

19 Sostenuta dallo studio fotografico dei fratelli Bragaglia, la galleria fu crocevia di artisti di nazionalità diversa, fungendo anche da luogo di aggregazione: proprio a causa del fracasso futurista, mal gradito ai residenti di Via Condotti, la galleria venne trasferita nelle grandi cantine di Palazzo Tittoni e Vassalli che conservavano le terme pubbliche romane di Settimio Severo.

                     
                     
                     

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE


AA.VV 1978

Il Futurismo e Roma, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1978.


AA.VV 2008

Balla. La modernità futurista, catalogo della mostra, Milano 15 febbraio 2008 – 2 giugno 2008, Milano, Skira 2008.


AA.VV 2018

Giacomo Balla. Ricostruzione futurista dell'universo, catalogo della mostra, Milano 12 ottobre – 2 dicembre, Genova, Sagep, 2018 .


AZARI 1924

Fedele Azari, La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali, Roma, Direzione del Movimento futurista, novembre 1924.


BALLA E. 1984

Elica Balla, Con Balla, Milano, Multhipla Edizioni, 1984-1986.


BALLA G. 1914

Giacomo Balla, Vestito Antineutrale. Manifesto Futurista, 11 settembre 1914.


BALLA G., DEPERO 1915

Giacomo Balla, Fortunato Depero, Ricostruzione Futurista dell'Universo, Milano, 11 marzo 1915.

BALLA G. 2010

Giacomo Balla, Scritti Futuristi, a cura di Giovanni Lista, Milano, Abscondita, 2010.


BENZI 1996

Fabio Benzi (a cura di), Balla. La Collezione Biagiotti Cigna - The Biagiotti Cigna Collection, catalogo della mostra,  Mosca 22 luglio – 15 settembre 1996, Milano, Leonardo Arte, 1996.


BENZI 2007

Fabio Benzi, Giacomo Balla. Genio futurista, Milano, Mondadori - Electa, 2007.


BENZI 2008

Fabio Benzi, Futurismo, Milano, 24 Ore Cultura, 2008.


BOSSAGLIA 1993

Rossana Bossaglia, Marinetti e il futurismo a Roma, Bellinzona, Giampiero Casagrande Editore, 1993.


BRANZI 1984

Andrea Branzi, La Casa Calda. Esperienze Del Nuovo Design Italiano, Vicenza, Idea books, 1984.


COEN 2016

Ester Coen (a cura di), FuturBalla. Vita, luce, Velocità, catalogo della mostra, Alba 29 ottobre 2016 – 27 febbraio 2017, a cura di, Miano, Skira, 2016.


CRISPOLTI 1969

Enrico Crispolti, Il mito della macchina e altri temi del futurismo, Trapani, Celebes, 1969.


CRISPOLTI 1975

Enrico Crispolti, Giacomo Balla Due aspetti della ricostruzione futurista dell'universo Mobili e arazzi, Pescara, Edizioni Coen e Pieroni, 1975.


CRISPOLTI 1988

Enrico Crispolti, Il Futurismo e la moda, Venezia, Marsilio, 1988.


CRISPOLTI 1989

Enrico Crispolti (a cura di), Casa Balla e il futurismo a Roma, catalogo della mostra, Roma 1 ottobre 1989 – 30 novembre 1989, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato,1989.


DARDI, PIETROMARCHI 2021

Domitilla Dardi, Bartolomeo Pietromarchi (a cura di), Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno, catalogo della mostra, Roma 17 Giugno 2021 – 21 Novembre 2021, Venezia, Marsilio, 2021.


D'ELIA 1989

Anna D'Elia, L' universo futurista. Una mappa: dal quadro alla cravatta, Bari, Dedalo, 1989.


DE MARCHIS 1977

Giorgio De Marchis, Giacomo Balla. L'aura futurista, Torino, Einaudi, 1977.


FAGIOLO DELL'ARCO 1988

Maurizio Fagiolo dell'Arco (a cura di), Balla e i Futuristi, Milano, Electa, 1988.


FAGIOLO DELL'ARCO 1992

Maurizio Fagiolo dell'Arco, Futur-Balla. Vita e le opere, Milano, Electa, 1992 .


GIGLI 1980

Elena Gigli, Balla futurista. Uno sperimentatore del XX secolo, Roma, De Luca, 1980.


GIGLI 2006

Elena Gigli, Giochi di luce e forme strane di Giacomo Balla, Roma, De Luca, 2006.


GIGLI 2013

Elena Gigli, Balla. Inventore Mago e Profeta, Roma, De Luca, 2013.


GIGLI, ROFFI 2015

Elena Gigli, Stefano Roffi (a cura di), Giacomo Balla astrattista futurista, catalogo della mostra, Mamiano di Traversetolo (Parma) 12 settembre 2015 – 8 dicembre 2015, Milano, Silvana Editoriale, 2015.


LE CORBUSIER 1923

Le Corbusier, Verso una Architettura, (prima ed. 1923), cura di Pierluigi Cerri e Pierluigi Nicolin, Milano, Longanesi, 2012.


MARCUCCI 1976

Luigi Marcucci (a cura di), Giacomo Balla. Studi, ricerche, oggetti, Verona, Grafiche AZ, 1976.


MARINETTI 1922

Il futurismo. Rivista sintetica illustrata mensile, direttore F.T. Marinetti. n. 2, 1 Giugno 1922.


MONDELLO 1990

Elisabetta Mondello, Roma futurista. I periodici e i luoghi dell'avanguardia nella Roma degli anni Venti, Milano, Franco Angeli, 1990.


MONDELLO 2019

Elisabetta Mondello, Futurismo, Avanguardie e sperimentalismi nella Roma degli anni Dieci e Venti, in «Arabeschi», n. 14, luglio-dicembre 2019, pp. 98-106.


PRAMPOLINI 1944

Enrico Prampolini, Arte Polimaterica. Verso un'arte collettiva, Roma, Edizioni del Secolo, 1944.


RUTA 2014

Anna Maria Ruta, Il Cabaret del Diavolo di Depero a Roma, in «OADI, Rivista dell'Osservatorio per le arti decorative in Italia » Anno 5, n. 9, Giugno 2014, pp. 183-191.


SALARIS 1999

Claudia Salaris, La Roma delle avanguardiedal futurismo all'undergroundRoma, Editori Riuniti, 1999.


SPOSITO 2017

Alberto Sposito, Balla e Depero in architettura, in « Agathón», vol. 1, 2017, pp. 109 -116.



                    
PDF
QrCode

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

Risali

BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it