Casa Lana di Ettore Sottsass, una lezione di architettura d'interni
Percorsi di Architettura e Design sostenibile. Il Festival des Cabanes, nei giardini storici di Villa Medici a Roma
Un dialogo tra Roma e Catania nell'architettura di Ernesto Basile
Abitare futurista. Architettura e design negli interni romani firmati da Giacomo Balla
L'architettura raccontata dai maestri. Modernissimo Gropius
Un architetto perseguitato dalla fortuna. Il MAXXI celebra Gio Ponti
Una nuova funzionalità psicologica per l’architettura e il design contemporanei
Amate l’Architettura di Gio Ponti. Un libro per gli incantati dall’architettura
Una spirale d’oro per celebrare Archimede
Dante Gabriele Rossetti. Un italiano nell’inferno di Londra
Dante Gabriele Rossetti, pittore e poeta della prima e della seconda
stagione preraffaellita, incarna il mito dell’artiste
maudit.
Cresciuto all’ombra di Dante, grazie alla lezione paterna, coltiva
il culto dei grandi Trecentisti italiani presenti nel suo
immaginario sia pittorico che poetico. Definito da John Ruskin “un
grande italiano nell’inferno di Londra” conduce un’esistenza
fuori dai rigidi schemi del perbenismo vittoriano, vivendo a pieno
amori difficili e tormentati. Una processione di silenziose madonne,
di beate Beatrici, di belles dames sans merci,
annuncia un tipo di bellezza funerea, squisitamente romantica,
caratteristica delle ultime opere rossettiane. Emanano uno strano
fascino queste eroine prigioniere di un passato ideale, sospese in
un’atmosfera onirica e dai contorni vagamente noir.
Qualcosa di spettrale si solleva dai loro gesti, dai loro sguardi,
dalle loro figure stagliate su scenografici fondali. Dame crudeli e
femmes fatales,
tracce di un Medioevo sanguinoso, la perversione di Baudelaire e
l’universo cupo di Poe. Tutto questo è racchiuso nelle opere di
Rossetti. Proserpina, Pandora, Mnemosine,
Lady Lilith,
eroine rossettiane, sono immortali come dee. Sono icone profane
frutto di un complesso cammino, nato nel nome di Dante e dei
Primitivi italiani e sfociato in un inquieto e tragico presente,
alimentato da passioni struggenti e condotto fino all’estremo,
negli ultimi giorni di vita consumati dal cloralio.