Il nome del
celebre scienziato Archimede è indissolubilmente legato
ai luoghi aretusei perchè secondo le fonti egli nacque a Siracusa nel 287 a.C.,
figlio dell’astronomo Fidia. Dagli insegnamenti paterni deriva forse
l’inclinazione del giovane per la scienza che si corona con gli studi ad
Alessandria d’Egitto. Tornato nella città natale Archimede è protagonista di un
curioso episodio riportato da Vitruvio nel suo De Architectura: Gerone II aveva
commissionato ad un orafo una preziosa corona d’oro, ma colto dal dubbio sulla
reale purezza del materiale aveva incaricato Archimede di redigere una perizia.
L’arduo compito era il seguente: come analizzare il manufatto senza
danneggiarlo? Secondo la leggenda lo scienziato trovò soluzione al problema in
maniera casuale, come spesso accade ai grandi pensatori. Era intento a lavarsi
in una vasca quando si accorse che il suo corpo immerso nell’acqua perdeva
consistenza diventando più leggero. Aveva scoperto in realtà un principio molto
importante: un corpo immerso riceve
una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del fluido spostato. Quindi,
per provare la frode ai danni del sovrano non restava che una prova pratica:
Archimede immerse nell’acqua una quantità di oro e di argento dello stesso peso
della corona, osservò i diversi volumi di acqua spostati dai tre corpi e capì
che l’orafo per realizzare il diadema si era servito non di oro puro ma di una
lega. Il singolare aneddoto mette in luce l’importanza del metodo archimedeo,
basato sostanzialmente su indagini meccaniche e dimostrazioni empiriche.
Numerose sono le opere e
le scoperte attribuite allo scienziato, tra queste la spirale, a cui è dedicato
il trattato Sulle spirali. Si tratta
di una speculazione geometrica che ha incantato matematici di ogni epoca,
perchè, come sottolinea l’artista Salvo Raeli, nella
spirale archimedea i bracci successivi hanno una distanza fissa, diversamente
dalla spirale logaritmica in cui
le distanze seguono una progressione geometrica. La spirale di Archimede, anche
nota come uniforme, si genera infatti a partire dalla composizione di un moto
rotatorio e di un movimento rettilineo lungo il raggio, ambedue uniformi. Si caratterizza per le spire equidistanti l’una
dall’altra come si può osservare in una corda arrotolata su se stessa. In natura alcune galassie sono spiraliformi (è il caso
della Via Lattea che ospita il nostro pianeta): in questi luoghi affascinanti
dello spazio si originano le stelle.
|
Fig. 1 - Salvo Raeli, Spirale archimedea, luglio 2016, tecnica mista su asfalto, 28,80 x 26,40 m., Siracusa, Largo Aretusa, foto cortesia dell'Arch. Vincenzo Laviola.
|
Aurea e luminosa, quasi come un astro, è la spirale proposta
da Salvo Raeli. L’opera prosegue idealmente il lavoro che l’artista, in omaggio
ad Archimede, ha realizzato nel 2014 nella corte interna della Struttura
Didattica Speciale di Architettura di Siracusa, quando, insieme agli allievi
architetti, si era misurato con lo stomachion, gioco matematico
ampiamente diffuso nel mondo antico. Secondo le fonti il quadratum o loculus
Archimedius era formato da un quadrato con all’interno 14 tessere
poligonali: triangoli, quadrilateri e un pentagono. Un problema difficile,
basato su una raffinata ars combinatoria, in cui si intersecano aspetti
geometrici e matematici. Non è dato sapere se Archimede abbia realmente giocato
con il suo stomachion ma certamente fu attratto dalle numerose soluzioni
da dare al problema: il quadrato, infatti, si poteva ottenere assemblando le
figure geometriche in modo sempre diverso. Un’infinita gamma di soluzioni
possibili e di punti di vista si cela dietro l’apparente banalità del gioco,
riproposto in chiave contemporanea da Raeli. La sua installazione site
specific, realizzata in sabbia, ha instaurato con l’ambiente una duplice liaison:
da un lato la città aretusea, patria del pensatore greco, dall’altro il cortile
della Struttura Didattica Speciale di Architettura, spazio per eccellenza
deputato ai temi della riflessione matematica e speculativa. In questo luogo il
quadratum archimedeo è stato un monito per gli architetti, in primis a rivalutare l’importanza
dell’abitare, inteso con Heidegger come dimensione
esistenziale, nel pieno rispetto del genius loci che ha animato la
riflessione dei progettisti di ogni tempo.
Ripartire dallo
spirito dei luoghi e coniugare felicemente arte e natura: sono questi i
presupposti da cui prende avvio la riflessione di Salvo Raeli. Una sfida difficile condotta
nel migliore dei modi, con installazioni che invitano sempre
all’attraversamento, inteso non solo come atto fisico ma come superamento dei
limiti tradizionali della scultura e del pensiero, a favore di un nuovo e
diretto rapporto fra arte e vita, arte e ambiente. Per le Celebrazioni
Archimedee del 2016 l’artista ha scelto di lavorare sul tema della spirale,
legato non solo alla memoria archimedea ma protagonista delle architetture di
Borromini, dei quadri optical di
Vasarely, dei suggestivi interni del Guggenheim Museum di New York. Nel lavoro di Raeli la spirale è stata
declinata a site specific, dunque pensata
per essere inserita in un luogo deputato: il Bastione di Largo Aretusa, nel
cuore antico di Siracusa. Realizzata in collaborazione con gli studenti della
S.D.S. di Architettura, l’opera è ispirata al leggendario racconto vitruviano,
a partire dalla scelta cromatica dell’oro. Un segno tangibile e attraversabile,
connesso alla memoria del grande scienziato siracusano, creata con l’impiego di
stencil fatti sul posto e ricoperti
da uno strato di vernice dorata.
L’installazione (visibile da Luglio a Settembre 2016) dialoga
con lo spazio accogliente dal
punto di vista storico, fisico e architettonico: parte infatti da una attenta
disamina del territorio, si inserisce nel tessuto urbano con naturale eleganza
e, fuori dai luoghi convenzionali dell’arte, quasi sospesa tra cielo e
mare, racconta una storia, creando un legame privilegiato tra artista e
fruitore. Un’opera trasversale, inesorabilmente legata al presente, anche in
virtù della sua temporanea fruibilità, che assume al contempo il fascino
rasserenante di una rovina per dirla con Georg Simmel.
Infatti, prerogativa della Spirale d’oro,
e di molte altre opere che appartengono alla macro categoria della Land Art, è
quella di vivere in una dimensione effimera, concettuale, una sorta di
prolungamento temporale e virtuale, reso possibile da mezzi quali il video o la
fotografia. Esiste però un valore aggiunto che nessun dispositivo tecnologico è
in grado di catturare: il tempo dell’esperienza, del ricordo,
dell’attraversamento, che ciascun spettatore-fruitore è chiamato a compiere
quasi con la solennità di un rito, all’interno di uno spazio che da fisico si
trasforma in mentale, quindi impalpabile, intellegibile ed eterno.
BIBLIOGRAFIA
Archimede. Mito, tradizione,
scienza 1992
Archimede. Mito, tradizione, scienza, Atti del Convegno,
Siracusa-Catania, 9-12 Ottobre 1989, a cura di Corrado Dollo, Firenze, Olschki,
1992.
Di Pasquale, Parisi Presicce
2013
Archimede. Arte e scienza dell’invenzione, catalogo a cura
di Giovanni Di Pasquale, Claudio Parisi Presicce,
Roma, Musei Capitolini, 31 Maggio 2013-12 Gennaio 2014, Firenze, Giunti
Editore, 2013.
Di Stefano 1996
Salvo Raeli, catalogo a cura di Massimo Di Stefano,
Ex Chiesa dei Cavalieri di Malta, Siracusa, Dicembre 1996, Siracusa, 1996.
Di Stefano 2002
Salvo Raeli. Possibilità di uno spazio liminare, catalogo a cura
di Massimo Di Stefano, Galleria del Museo Civico Archeologico Ex Monastero
Santa Chiara, Noto, Settembre-Ottobre 2002, Siracusa, 2002.
Geymonat 2012
Mario Geymonat, Il grande Archimede, Roma, Sandro Teti
Editore, 2012.
Krauss 1988
Rosalind E. Krauss, Passaggi della scultura da Rodin alla Land
art, Milano, Mondadori, 1998.
Lailach 2007
Michael Lailach, Land
Art, K\F6ln, Taschen, 2007.
Sala, Cappellato 2004
Nicoletta Sala,
Gabriele Cappellato, Viaggio matematico
nell’arte e nell’architettura, Milano, Franco Angeli, 2004.
Tiberghien 1995
Gilles A.
Tiberghien, Land Art, Paris, Edition
Carrè, 1995.
Vitruvio 1997
Vitruvio, De architectura,
a cura di Pierre Gros, Milano, Einaudi, 1997.
|