Dicono
che appena sono nato
(a
Innsbruck, nella Sterngasse, che sarebbe il vicolo delle stelle)
mio
padre mi ha messo una matita in mano.
Voleva
diventassi architetto,
e
con quella matita voleva lubrificare un destino programmato.
Ettore
Sottsass, Scritto
di notte,
Milano 2010
Nel Dicembre 1967,
con un articolo uscito su “Domus” ,
Ettore Sottsass presenta al pubblico un progetto di architettura
d'interni: Casa Lana, 62 metri quadrati in via Cola di Rienzo a
Milano. Una casa pensata e disegnata al centimetro, a partire dal
1963, per l'amico stampatore, tipografo, e non ultimo collezionista
di opere d'arte, Giovanni Lana. Arte e design sono infatti
protagonisti assoluti di questo interno meneghino che il tempo, per
fortuna, non ha mai alterato. Così, a distanza di sessant'anni, è
ancora possibile attraversare questo spazio in Triennale Milano [Fig. 1]
Fig. 1 - Casa Lana, Sala Sottsass
© Triennale Milano, foto Gianluca Di Ioia
grazie a un progetto di allestimento permanente che ne ha ricostruito
il cuore pulsante: il living,
definito da Sottsass «una stanza nella stanza» perché ingloba al
suo interno diverse funzioni. L'idea di partenza, infatti, è
quella di integrare in un unico ambiente molteplici attività diurne,
svolte solitamente in luoghi ben delimitati della casa. In altri
termini, ingresso, corridoio, soggiorno, office,
pranzo, studio, non sono divisi in pianta, ma inseriti dentro una
struttura lignea che diventa l'elemento caratterizzante dell'opera.
Uno schema in realtà per niente nuovo ma più volte utilizzato da
Sottsass: una sorta di cifra stilistica che appare evidente in altri
interni curati dall'architetto, pubblicati su “Domus”
già sul finire degli anni Cinquanta, ed emersi dall'indagine
archivistica.
Come
scrive l'architetto:
L'idea
di base è che al centro della stanza c'è una costruzione di legno
(come fosse una casetta dentro alla stanza o un'altra stanza dentro
la stanza) che fa da soggiorno e tutto intorno, sui quattro lati, le
zone rimaste sono organizzate per servire alle varie operazioni
particolari. In questo modo naturalmente si è risparmiato molto
spazio perché si sono eliminati non soltanto i corridoi, ma anche
quegli spazi che di solito si perdono per aprire le porte e così
via, e nello stesso tempo – come si diceva prima – uno ha sempre
un'idea totale della sua vita perché tutto è lì, su una
piazzetta nella quale si gira e ci si incontra .
Con
Casa Lana, Sottsass dimostra che, a prescindere dai metri quadrati a
disposizione, in un progetto di interior
è
determinante la combinazione di diversi fattori. Non è mai, o è non
solo, una questione meramente tecnica, o per così dire di spazio.
Molti architetti della sua generazione avevano interiorizzato,
ciascuno a proprio modo, la lectio
pontiana,
sperimentando nuove possibilità di distribuzione spaziale, sempre
più caratterizzate dalla presenza di arredi fissi, a scomparsa, su
disegno del progettista. Ma non basta, entrare in empatia con la
committenza, o meglio innamorarsene, come scrive Gio Ponti ,
diventa un requisito indispensabile per realizzare una buona
architettura, che ha sempre come fine ultimo la felicità dell'uomo.
E se è vero che «l'Architetto, l'Artista deve prevedere l'opera
nel
tempo »,
perché l'architettura deve invecchiare bene, il progettista è
chiamato in
primis
a immaginare come i possibili fruitori vivranno gli spazi disegnati
per loro, elaborando di volta in volta soluzioni ad
hoc.
Architettura sartoriale, dunque, che trova in Casa Lana un prezioso
esempio, interpretata alla maniera di Sottsass, attraverso luce,
materia, colore, elementi che ritroviamo in molti dei suoi progetti.
L'architetto vi lavora come un sarto: organizza e sfrutta ogni
centimetro a disposizione, individua i desiderata
dei committenti, non tralasciando alcun fattore, ivi compresi
abitudini, stile di vita, e persino l'età anagrafica dei suoi
abitatori. Il risultato è sì una casa cucita su misura, ma lontana
anni luce dal cliché
di vetrina, aperta a possibili e necessarie trasformazioni,
plasmabile e adattabile alle esigenze della vita reale. Perché:
[…]
Il proprietario di questa casa ha anche una figlia, quasi ye-ye, che
naturalmente studia e per la quale è stata fatta una stanza il più
pulita possibile, con gli armadi che sono stati orientati
nell'architettura e anche la biblioteca (che adesso è mezza vuota
perché la figlia è piccola) è come una specie di muro; un giorno
sarà tutta piena e la bambina sarà grande, ma per quel tempo tutto
sarà cambiato e quasi certamente questi mobili saranno detestabili,
ecc ... Nella camera della bambina c'è anche una plancia di sughero
[Fig. 2]
Fig. 2 - Interni di Casa Lana (camera da letto della figlia)
Milano, fotografia di Toni Nicolini
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr., Fondazione Giorgio Cini Onlus
Centro ARCHiVe, Venezia
dove poter
segnalare le emozioni più rapide e spicciole e il tavolo per
lavorare è vicino alla finestra in modo da essere ben illuminato .
Se
in questo interno milanese, concepito per un nucleo familiare di tre
persone, l'architetto è molto attento all'orientamento delle
stanze e degli arredi, in funzione della luce naturale, lo studio dei
percorsi
non è certo secondario. Al contrario, è la chiave attraverso cui
leggere l'intera articolazione planimetrica dell'appartamento,
caratterizzata da un andamento centripeto e da percorsi brevi e
funzionali che determinano anche la posizione di oggetti e arredi: il
tavolo da pranzo vicino all'office,
la libreria sopra la scrivania [Fig. 3]
Fig. 3 - Casa Lana, prospettiva dall'ingresso
© Triennale Milano
foto Delfino Sisto Legnani e Alessandro Saletta DSL Studio
il giradischi vicino al divano. Un percorso fluido e circolare,
evidente nel living,
che oltre a inglobare numerose funzioni si caratterizza per la
molteplicità dei punti di osservazione.
L'assenza
di porte e muri divisori fanno sì che lo spazio sia fruibile,
fisicamente e visivamente, in maniera dinamica e aperta, grazie a un
accurato sistema di grate in legno [Fig. 4]
Fig. 4 - Casa Lana, dettaglio griglie in legno
© Triennale Milano foto Delfino Sisto Legnani e Alessandro Saletta DSL Studio
inserite nella boiserie,
un po' filtri e un po' finestre, che amplificano le possibilità
visuali, inquadrando l'ambiente da diverse angolazioni. Grate
mobili che, anche in questo caso, non appaiono per la prima volta in
casa dei coniugi Lana, poiché già in precedenza disegnate e
inserite all'interno di arredi con la medesima finalità: filtrare
la luce e permettere una diversificazione dei punti di vista. Si
tratta infatti di «elementi preziosi e costosi: preziosi per la
difficile esecuzione, e preziosi anche per le trasparenze variabili,
la moltiplicazione delle prospettive, le modulazioni delle luci che
suscitano, e per le sorprese che provocano ».
Cosicché, dall'ingresso è possibile scorgere il living
o seduti al tavolo la zona sofà, e viceversa: un caleidoscopio di
immagini che regala allo sguardo prospettive sempre nuove.
Infatti:
La
parte centrale con i divani è fatta in modo che ci si sente molto
riparati, ci si può molto isolare, si possono fare discorsi molto
tranquilli, ascoltare la musica del giradischi (che è nell'angolo)
e, stando in piedi, ci si può servire di libri, di dischi, o di
caramelle dagli scaffali che girano intorno: si può anche leggere
comodamente perché nelle nicchie c'è una bella luce che scende
dall'alto .
Le
parole di Sottsass rivelano uno spiccato interesse nei confronti
della sfera sociale, o meglio emotiva, legata alla dimensione
dell'abitare, evidente fin dalla pianta di Casa Lana, pensata come
un contenitore di emozioni, oltre che di funzioni. Lo dimostra la
campagna fotografica che, nelle pagine di “Domus”, accompagna la
descrizione del progetto: un servizio attentamente scelto e studiato
a tavolino per comunicare al lettore non tanto gli aspetti tecnici e
formali del lavoro, quanto l'atmosfera che si respira nella casa.
Le immagini, rigorosamente a colori, tradiscono la passione
dell'architetto per la fotografia, medium
più
volte sperimentato
insieme ad altre forme espressive quali il disegno e la scrittura.
Gli scatti, di Toni Nicolini, sembrano spontanei, quasi rubati
durante un affollato convivio tra amici, e il living
diventa il luogo perfetto per ambientare un happening
dove
ciascuno recita il proprio ruolo. Così, in questo piccolo interno
borghese, con un ingresso occupato dalle scarpe degli ospiti, c'è
spazio per tutti e per tutto: leggere, conversare, suonare il piano,
ascoltare la musica, stare sdraiati su una morbida moquette
rossa,
magari a piedi scalzi come alcuni degli invitati in foto. Uno
spaccato di vita reale, specchio dei tempi, che rende alla perfezione
il «clima felice degli anni Sessanta», come recita il titolo di
un'opera di Tano Festa del 1969. E se i magazine
diventano veicolo fondamentale per proporre nuovi comportamenti e
modelli di bellezza, dalla moda al design il passo è breve, come
mostra l'obiettivo di Nicolini, attento a immortalare quello che
potremmo definire life
style,
più che un progetto di architettura d'interni. Più intimi e
riservati, gli scatti dedicati alla stanza della giovane figlia e
alla zona notte padronale, quasi in pendant
con
i principi di purezza e semplicità formale volutamente adoperati da
Sottsass per la progettazione di questi ambienti. Una camera da letto
piccola e tutta bianca, quella dei coniugi Lana, come quelle «che si
vedono nei quadri senesi», scrive l'architetto, dove:
[…]
i letti sono appoggiati contro una parete bianca di laminato plastico
(che può anche dare l'idea di una materia incorruttibile e
definitiva) e i “comodini” sono divisi in due parti, una che
serve se si è in piedi o per le cose che magari ingombrano a stare
sempre lì, e una che serve se si è a letto .
Lo
scavo archivistico condotto nel corso della presente ricerca, ha
restituito una preziosa serie di pellicole in bianco e nero di Toni
Nicolini [Figg.
5-6-7]
Fig. 5 - Interni di Casa Lana (camera della figlia)
Milano, fotografia di Toni Nicolini
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr.
Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
Fig. 6 - Interni di Casa Lana (camera da letto padronale)
Milano, fotografia di Toni Nicolini
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr. Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
Fig. 7 - Interni di Casa Lana (living)
Milano, fotografia di Toni Nicolini
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr.
Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
e Angela Valdelvit ,
quest'ultime riconoscibili per il particolare taglio circolare
[Figg. 8-9],
Fig. 8 - Interni di Casa Lana (living con zona pranzo)
Milano, fotografia di Angela Valdevit
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr.
Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
Fig. 9 - Interni di Casa Lana (living con zona divani)
Milano, fotografia di Angela Valdevit
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr. Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
ottenuto grazie a un obiettivo fisheye
.
Sono immagini che offrono una visuale diversa di Casa Lana,
soffermandosi anche su zone private, come la camera da letto della
figlia [Fig. 10]
Fig. 10 - Interni di Casa Lana (camera da letto della figlia)
Milano, fotografia di Angela Valdevit
Da Dossier 1967_I_01 “Arredamento Casa Lana”
Archivio Ettore Sottsass jr.
Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro ARCHiVe, Venezia
perché, per dirla con Benjamin, la fotografia riesce sempre a
«rilevare aspetti dell'originale che sono accessibili soltanto
all'obiettivo, che è spostabile e in grado di scegliere a
piacimento il suo punto di vista ».
Un reportage
che coniuga ricerca estetica a finalità documentarie, tipiche della
fotografia architettonica, e conferma l'importanza che Sottsass, nei
suoi lavori, attribuisce alla comunicazione .
Questi scatti, infatti, diversamente da quelli pubblicati su “Domus”,
mostrano uno spazio che, con poche eccezioni, è del tutto svuotato
dalla presenza dei suoi abitatori. Se da un lato agevolano una
lettura chiara dei mobili, degli oggetti e delle opere presenti
nell'appartamento, dall'altro attestano l'esistenza di una
comunione d'intenti tra il progettista e i suoi committenti, anche
rispetto all'importanza attribuita al mezzo fotografico.
La
presenza di questo cospicuo corpus
di immagini, oltre a confermare il perfetto stato di conservazione di
Casa Lana, rimasta sostanzialmente inalterata rispetto al progetto
iniziale, consente un focus
su
alcuni dettagli. Tra questi gli arredi, quasi tutti firmati da
Sottsass, alcuni dei quali disegnati su misura per la committenza –
armadi guardaroba, office,
scaffali libreria, che costituiscono il layout
dell'intera zona living
– altri, invece, prodotti in serie. Pregevoli esempi di produzione
seriale sono i tre divani Califfo
[Fig. 11]
Fig. 11 - Casa Lana, living con zona divani
© Triennale Milano, foto Gianluca Di Ioia
con struttura in legno e rivestimenti in velluto rosso e blu, e i
tavolini da caffè Rocchettone,
realizzati in palissandro con inserti colorati in arancione. Si
tratta di mobili prodotti da Poltronova
nel 1964, dunque contemporanei al progetto della casa, testimoni del
sodalizio tra Sottsass e l'azienda fiorentina, che darà vita a una
fortunata serie di arredi di design. Accanto ai mobili, l'inventario
di Casa Lana comprende anche oggetti firmati da Sottsass, come il
portafrutta o il centrotavola verde, di produzione Bitossi,
manifattura toscana con la quale l'architetto collabora fin dagli
anni Cinquanta, quando di ritorno dall'India darà vita alle serie
di Ceramiche delle tenebre .
Una produzione divenuta iconica, grazie a forme e colori che
reinterpretano in chiave contemporanea accessori d'uso quotidiano,
realizzati con un materiale di matrice classica come la ceramica .
Altri
oggetti, immortalati negli scatti di Nicolini e Valdevit, sono oggi
icone del design, ma costituivano all'epoca delle novità: la sedia
Tulip
di Saarinen (Knoll, 1957), la radio Cubo
TS 502
del duo Sapper-Zanuso
(Brionvega, 1964) e la lampada da tavolo 537
(Arteluce, 1967), disegnata da Gregotti, Meneghetti e Stoppino, che ritroviamo nel numero 457 di “Domus” ,
lo stesso che presenta ai lettori il progetto di Casa Lana. Mobili e oggetti
coloratissimi, simbolo di un'epoca, ai quali Sottsass affianca con
nonchalance
le
sedute Thonet in paglia di Vienna [Fig. 12]
Fig. 12 - Casa Lana, living con zona pranzo
© Triennale Milano, foto Gianluca Di Ioia
citazione al good
design
senza tempo. Il colore, infatti, è protagonista di questo progetto,
con una palette
tipica
degli anni Sessanta: tonalità accese, dove il rosso, declinato in
diverse sfumature, la fa da padrone, intervallato da tocchi di blu,
verde, giallo, evidenti nelle laccature dei mobili, nei tessuti,
nelle opere d'arte e negli oggetti presenti nella casa.
Oggetti,
opere, arredi che fanno da cornice a un concept
apparentemente anti-conformista e tradiscono le passioni del padrone
di casa, in particolare quella per il collezionismo d'arte. Per lui
l'architetto progetta un ripiano porta quadri inserito nella
boiserie
della
zona ingresso [Fig. 13]
Fig. 13 - Casa Lana, ripiano porta quadri,
courtesy Triennale Milano, foto Bibiana Borzì
che consente una fruizione dinamica delle opere, perché, come
scriveva Le Corbusier «il vero collezionista tiene i quadri in
ordine in uno scomparto e appende al muro i quadri che vuole guardare
».
In questo modo i lavori di Fontana, Afro Basaldella, Rodolfo Aricò,
parte della collezione Lana, potevano essere di volta in volta
spostati e ricollocati, appesi
alle pareti o poggiati su mobili e mensole, regalando all'occhio
scenari sempre diversi.
Il
recente allestimento realizzato in Triennale ha dato nuova vita a
questo interno rimasto immutato, circostanza assai rara e avvenimento
fortunatissimo per la storia del design. Dopo la scomparsa del
proprietario, infatti, la figlia Donatella decide di donare al museo
milanese l'intero living
della
casa, consegnandolo come Sottsass lo aveva progettato. Il confronto
con le fotografie dell'epoca funge da cartina tornasole: Casa
Lana, «la piazzetta nella quale si gira e ci si incontra», è
oggi, come allora, una sintesi magistrale della poetica
dell'architetto, tesa tra spiritualità orientale e materialismo
occidentale. Una lezione di architettura d'interni di cui possiamo
ancora fruire, grazie al lavoro certosino compiuto dal team di
esperti di Triennale .
Un recupero complesso, che ha richiesto interventi di restauro
mirati, come nel caso degli sportelli in legno di frassino, usurati
dall'utilizzo quotidiano, o del rivestimento in tessuto dei divani,
per i quali si è resa necessaria la collaborazione di Poltronova.
Alla base del lavoro vi è stata un'importante opera di
catalogazione che ha permesso la mappatura di ogni singolo componente
e, durante le fasi di smontaggio e rimontaggio dell'opera, ha
svelato escamotage
tecniche e formali frutto di un approccio architettonico attentissimo
alla resa finale: corpi illuminanti integrati nella boiserie
[Fig. 14]
Fig. 14 - Casa Lana, living con zona divani
© Triennale Milano, foto Gianluca Di Ioia
radiatori schermati, stereo a scomparsa, fino a particolari come
tasselli in legno per occultare i bulloni a vista. La scatola lignea
progettata da Sottsass, infatti, era stata costruita con materiali di
qualità e assemblata con grande perizia artigianale, tale da
nascondere gli elementi di giuntura e l'impiantistica elettrica.
Come
evidenziato dalla restauratrice di Triennale Milano, Alessandra
Vannini:
È
importante tenere in considerazione che non avevamo un manuale di
montaggio o smontaggio per il mobilio e per questo motivo ogni pezzo
che veniva rimosso era una continua scoperta e sorpresa. Abbiamo
pensato che la cosa migliore da fare – man mano che i pezzi
venivano smontati – fosse iniziare non solo a catalogare ogni
singolo componente, ma anche realizzare una sorta di vademecum per il
montaggio: un rendering molto preciso che descrive esattamente la
precisa posizione di ogni singolo pezzo.
La
principale difficoltà del progetto stava nel fatto che tutte le
parti della struttura, di ancoraggio e di assemblaggio, erano
totalmente nascoste. L'impressione, quando si guarda il soggiorno,
è quella di vedere un pezzo unico, ma la realtà è che tutti i
dettagli tecnici, strutturali e l'impiantistica elettrica sono
perfettamente camuffati. Tutti i bulloni che tengono insieme le
paratie verticali e orizzontali, per esempio, sono ricoperti da
tasselli in legno che fanno da tappi di chiusura. Abbiamo dovuto
trovare delle soluzioni non invasive, per non rischiare di
danneggiare qualcosa .
L'unicità
di Casa Lana, infatti, risiede proprio nell'intervento di
ricostruzione filologica che, diversamente da altri lavori firmati
dall'architetto, è stato possibile portare avanti. Ciò ha
consentito di guardare il progetto con una lente di ingrandimento
speciale, facendo emergere un modus
operandi
dove la cura del particolare è sempre presente, dalla piccola alla
grande scala. Un insegnamento da cui gli architetti hanno ancora
molto da imparare.
NOTE
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Una
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PASZKOWSKI 2017
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Vignozzi Paszkowski,
Sottsass e la
manifattura Bitossi Ceramiche: i primi dieci anni di una lunga
collaborazione, in
Ettore Sottsass.
Catalogo ragionato dell'archivio 1922-1978. CSAC / Università di
Parma, a cura di
Francesca Zanella, Milano, Silvana Editoriale, 2017.
ZANELLA
2017
Ettore
Sottsass. Catalogo ragionato dell'archivio 1922-1978. CSAC /
Università di Parma,
a cura di Francesca Zanella,
Milano, Silvana Editoriale, 2017
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