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La lezione di Piranesi, tra Storia dell'architettura e Restauro  
Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 8 Dicembre 2024, n. 968
https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00968.html
Articolo presentato il 5 Novembre 2024, accettato il 1 Dicembre 2024 e pubblicato l'8 Dicembre 2024
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Abstract
La conservazione e la valorizzazione dei beni culturali non possono espletarsi senza un'attenta fase conoscitiva preliminare, ma anche contestuale; quando il processo d'indagine avviene coinvolgendo la comunità di pertinenza, il percorso diventa già valorizzazione, estendendo la ricaduta scientifica dall'oggetto/patrimonio al soggetto/fruitore.
In linea con i principi della Convenzione di Faro, con il Codice dei beni culturali e del paesaggio (art.6), il presente contributo 1 espone un'esperienza didattica e una ricerca, sviluppate entrambe nell'ambito della comunicazione del patrimonio archivistico museale. Nello specifico, il lavoro riporta i risultati delle indagini eseguite su una raccolta d'incisioni ad acquaforte di Giovanni Battista Piranesi, conservata presso il Museo della Rappresentazione (MuRa), afferente al Dipartimento di Architettura e Ingegneria Civile dell'Università di Catania. Il report illustra, inoltre, la sperimentazione di strategie condivise con la comunità accademica, coinvolgendo studenti del corso di Restauro architettonico, tirocinanti e ricercatori, nel processo di riconoscimento valoriale e negli aspetti connessi alla sperimentazione di nuovi canali per la fruizione del fondo.


L'autore delle Vedute e delle Antichità Romane ... non ha solo esplorato i monumenti antichi da disegnatore che cerchi una prospettiva da riprodurre; ne ha personalmente frugato i ruderi, ... soprattutto per penetrare il segreto delle loro fondazioni, per imparare e per dimostrare come vennero costruiti. È stato archeologo in un'epoca in cui il termine stesso non era in uso corrente.
(Marguerite Yourcenar)


Il Museo della Rappresentazione
(di Giulia Sanfilippo)

A Villa Zingali Tetto, sede del catanese Museo della Rappresentazione (MuRa), si realizza una corrispondenza perfetta tra contenuto (collezioni museali), contenitore (architettura) e fruitori (comunità accademica, visitatori). La cornice che accoglie le incisioni piranesiane e i disegni originali del noto progettista Francesco Fichera, è uno scrigno déco progettato da Paolo Lanzerotti nel 1926, egregio esempio di architettura sartoriale, governata da una certosina cura del dettaglio. La presenza di un archivio dedicato ad architetti moderni e contemporanei sembra ribadire questa trama di affinità elettive, in un dialogo serrato tra maestri di tempi e luoghi diversi, con un comune denominatore: la dimensione narrativa, tratteggiata da segni e disegni di architetture. Un racconto che arriva dritto all'osservatore e si snoda attraverso livelli di lettura differenti: dalla dimensione fisica e tangibile della dimora storica, a quella artistica delle opere esposte, fino a quella più riservata dell'archivio.

Il primo sguardo si apre agli interni della villa (Fig. 1)

Fig. 1 - Villa Zingali Tetto, interno (sala da pranzo), Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 1 - Villa Zingali Tetto, interno (sala da pranzo)
Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

- caratterizzati da porte a vetro istoriate en enfilade, pavimentazione, arredi, soluzioni illuminotecniche e decori originali - per concludersi con un coup de théâtre: il giardino d'inverno (Fig. 2)

Fig. 2 - Salvatore Gregorietti, giardino d'inverno, Villa Zingali Tetto, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 2 - Salvatore Gregorietti, giardino d'inverno
Villa Zingali Tetto, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

firmato da Salvatore Gregorietti, sintesi armoniosa della poetica nouveau, con vetrate a piombo policrome che rendono questo ambiente unico e suggestivo.
Le tecniche costruttive, ivi impiegate, evidenziano la curiosità dell'architetto verso materiali che segnano il passaggio dalla tradizione all'innovazione di fine secolo, senza tuttavia rivoluzionare stilemi e finiture del passato. Così, solai a piastra nervata poggiano su murature portanti in pietrame lavico, all'intradosso la tessitura in cemento armato simula con finiture a stucco e dipinture un soffitto ligneo a cassettoni, mentre alcuni vani presentano dipinti o falsi mosaici realizzati dall'artista Gaetano D'Emanuele. L'apparecchiatura lapidea di facciata dei prospetti (Fig. 3),

Fig. 3 - Paolo Lanzerotti, prospetto di Villa Zingali Tetto, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 3 - Paolo Lanzerotti, prospetto di
Villa Zingali Tetto, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

caratterizzata da un lessico neoclassico e neobarocco, è in pietra naturale e artificiale. Gli infissi, in legno, denunciano eleganti soluzioni tecnologiche nel sistema d'oscuramento: sportelli lignei alloggiati, se aperti, in incavi a scomparsa e avvolgibili.

La residenza, donata dall'avvocato Zingali Tetto all'Università di Catania (atto testamentario del 30 luglio 1966), oggi afferisce al Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAr) che ne dispone come sede integrata nel Sistema Museale di Ateneo (SiMuA). In linea con la Convenzione del Consiglio d'Europa, che promuove la connessione del valore del patrimonio culturale con la società (Faro 2005), il comitato scientifico del Museo, coordinato dalla prof.ssa Maria Teresa Galizia, ha colto la responsabilità di gestire questo bene architettonico e archivistico. Così, ricerca, didattica e terza missione, sono stati intrecciati con i temi specifici offerti dalle collezioni, in una progettazione dinamica di attività per la valorizzazione dell'edificio storico/contenitore e degli archivi/contenuto. Il patrimonio del MuRa è attualmente costituito da due sezioni principali: una raccolta iconografica 2, formata da 1900 fogli tra incisioni e calcografie e una raccolta di progetti 3. L'intero corpus è stato censito in maniera sistematica, inventariato e sottoposto a catalogazione informatica 4.

In continuità con quanto svolto in passato 5, oggi il Museo intende perseguire l'idea di costituire un luogo nel quale raccogliere, ordinare e rendere fruibili, con le moderne forme della comunicazione, progetti e documentazione grafica – acquisiti e da acquisire – che testimonino il percorso della cultura artistica e architettonica nella storia, non solo locale. Ecco perché, la cura prestata a tale patrimonio procede di pari passo con l'individuazione di modalità volte a realizzare una fruizione sempre più ampia, che sia da stimolo per altre donazioni e che permetta di costruire nel tempo un quadro più completo ed esauriente circa l'apporto culturale che numerosi progettisti hanno dato alla costruzione e alla trasformazione della città nel XX secolo.


Il fondo Piranesi del MuRa
(di Bibiana Borzì)

Le indagini per comprendere il valore, risalire alla datazione della tiratura e ricostruire le vicende che hanno portato la collezione Piranesi presso l'attuale DICAr, hanno avuto inizio in occasione del Progetto Coordinato Catania-Lecce (P.O. 94/99), per proseguire, in tempi più recenti, con un'ulteriore fase di studio 6.

Le stampe analizzate riportano il timbro a secco della Calcografia Reale di Roma, elemento che ha consentito di ipotizzare una possibile datazione. Per chiarire questo aspetto, in fase di ricerca, una delle tavole presenti in collezione (Fig. 4)

Fig. 4 - Giovanni Battista Piranesi, Pianta ed elevazione dell'avanzo di parete, nel Sepolcro di C. Publicio a piè del Campidoglio in luogo chiamato Macel de' Corvi, “Antichità Romane”, (1756), Tomo II, tav. n. 53, Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 4 - Giovanni Battista Piranesi
Pianta ed elevazione dell'avanzo di parete
nel Sepolcro di C. Publicio a piè del Campidoglio
in luogo chiamato Macel de' Corvi
“Antichità Romane”, (1756), Tomo II, tav. n. 53
Museo della Rappresentazione, Catania
© MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

è stata sottoposta alla supervisione dell'Istituto Centrale per la Grafica (ICG) con sede a Roma, istituzione che conserva tutt'ora le matrici piranesiane 7.

L'expertise ha messo in luce quanto segue:
Si tratta di una tavola facente parte della serie delle Antichità Romane, in particolare di una edizione certamente tirata dalla Calcografia di Roma. La numerazione araba presente sulla tavola (nella fattispecie il n. 53) fu infatti apposta su tutte le matrici del Fondo Piranesi agli inizi degli anni Quaranta dell'Ottocento, subito dopo il loro ingresso in Calcografia, avvenuto nel dicembre del 1838, a seguito dell'acquisto dei rami da parte del papa Gregorio XVI dall'editore e stampatore parigino Firmin Didot.

Il timbro a secco Calcografia Regia restringe la data di tiratura in un periodo che va dal 1870 al 1946, quando la Calcografia divenne Nazionale. E' probabile, come da notizie già in vostro possesso, che si tratti di un donativo del direttore della Calcografia Carlo Alberto Petrucci il quale, proseguendo una tradizionale attività dell'istituzione, inviava agli Enti pubblici sul territorio italiano tali stampe, anche per arredare gli Uffici periferici dello Stato8.

Lo scavo archivistico, condotto sia a Roma che a Catania, allo stato attuale non ha portato al ritrovamento di documentazione ufficiale che possa far luce sull'acquisizione della collezione da parte dell'Ateneo catanese. Le ipotesi più probabili, avvalorate dal resoconto dell'ICG, considerano fondamentale il ruolo svolto da Carlo Alberto Petrucci 9, esperto di tecniche calcografiche, fiduciario della Sezione Bianco e Nero del Sindacato Nazionale Fascista di Belle Arti, direttore della Calcografia dal 1933 al 1960 e, non ultimo, membro del Gruppo dei Romanisti (fondato nel 1929) del quale faceva parte anche Marcello Piacentini. Probabilmente fu proprio quest'ultimo il tramite nel trasferimento della collezione da Roma a Catania: il noto progettista romano, infatti, era in contatto con il collega Francesco Fichera, ordinario, nel capoluogo etneo, della Cattedra di Disegno d'Ornato e Architettura Elementare. Marcello Piacentini, autore di saggi monografici dedicati a Fichera, fu tra i primi ad apprezzarne l'opera. Entrambi gli architetti, inoltre, furono illustri membri dell'Accademia di San Luca, status condiviso sia da Carlo Alberto Petrucci sia dallo stesso Giovanni Battista Piranesi.
Questo retroterra, se da un lato conferma la liaison Piacentini-Fichera, dall'altro consente di formulare solo alcune ipotesi. Tra queste vi è la possibilità che la raccolta piranesiana sia stata inviata all'architetto catanese con lo scopo di abbellire gli Uffici pubblici: missione che Fichera, forse consapevole del valore della collezione, portò avanti solo parzialmente, mantenendo la maggior parte delle incisioni presso l'Istituto di Ornato e Architettura da lui diretto. Ecco perché, il corpus, privo di alcuni fogli, è entrato nelle collezioni di Ateneo.

La ricerca. Consistenza e stato di conservazione del fondo Piranesi
(di Bibiana Borzì)

Le ultime ricerche effettuate sul fondo piranesiano hanno permesso di verificarne la consistenza, il contenuto, lo stato di conservazione, evidenziandone i tratti distintivi, anche rispetto ad altre raccolte presenti in ambito nazionale. Per confermare la provenienza delle opere si è resa necessaria la consultazione del Catalogo generale delle Stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale (Fig. 5)

Fig. 5 - Carlo Alberto Petrucci, Catalogo Generale delle Stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla calcografia nazionale, Roma, La Libreria dello Stato, 1953. Cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 5 - Carlo Alberto Petrucci
Catalogo Generale delle Stampe tratte
dai rami incisi posseduti dalla calcografia nazionale

Roma, La Libreria dello Stato, 1953
Cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

redatto da Carlo Alberto Petrucci, che riporta l'indicazione e la numerazione esatta di tutte le matrici custodite dall'Istituto romano, insieme a una preziosa premessa.

Oltre alle opere originali di Giambattista Piranesi e dei suoi collaboratori, primo fra i quali il figlio Francesco, questa Raccolta ne comprende altre aggiuntevi in seguito a parecchie riprese, sia per completarla che per scopi commerciali. L'ordinamento subì più volte variazioni specialmente dopo la morte di Giambattista nel 1778 quando i figli si trasferirono a Parigi portando colà tutti i rami; e dopo quella di Francesco avvenuta nel 1810, quando i rami stessi vennero acquistati dalla Casa Firmin Didot che continuò a stamparli fino al 1839. In tale anno, per ordine di Gregorio XVI, il cardinale Tosti li riscattò portandoli alla Calcografia, che ha conservato l'ordinamento col quale ebbe a riceverli, e col quale qui li presenta.

La tiratura ne è stata definitivamente sospesa per ragioni inerenti la loro conservazione e anche perché la eccessiva divulgazione sin qui fatta delle relative stampe è in contrasto col riguardo ch'è dovuto alla eccezionale personalità dell'autore 10.

Il breve testo di Petrucci conferma che la Calcografia Nazionale (attuale ICG) decise a un certo punto di sospendere la tiratura dei rami piranesiani, sia per esigenze conservative, sia per evitare l'eccesiva circolazione di questo repertorio iconografico, che avrebbe certamente sminuito il valore delle stampe. Grazie al Progetto Piranesi, avviato dal 2009, l'ICG – che conserva 1191 rami dell'architetto veneto – in seguito alle celebrazioni per i trecento anni dalla nascita del grande incisore, ha promosso una campagna di restauro delle matrici, considerate opere di eccezionale valore. In questa occasione è stato rilevato che la maggior parte dei rami utilizzati da Piranesi nel corso del Settecento mostrava segni di particolare fragilità rispetto allo zinco o al legno. La pulitura profonda dei supporti ha consentito di analizzare il segno inciso dall'artista e il suo peculiare modus operandi.

Proprio dal confronto con il catalogo redatto da Petrucci è emerso un dato significativo: le stampe presenti al MuRa seguono la medesima numerazione dell'ICG, con un repertorio di 143 stampe in meno rispetto a Roma. In altri termini, i recenti studi condotti dall'autrice 11, hanno permesso di risalire all'inventario ufficiale della collezione catanese, che corrisponde proprio a quello firmato da Petrucci. Una scoperta decisiva, che ha restituito al fondo Piranesi del MuRa il proprio catalogo, agevolando le attività di ricerca e archiviazione, confermando, ancora una volta, la filiazione del corpus dall'Istituto romano.

Se il prezioso insieme di matrici è conservato dall'ICG, sono numerose le istituzioni italiane che ospitano collezioni piranesiane. Dal censimento effettuato, infatti, si è constatato che le raccolte più interessanti, tra loro eterogenee (per consistenza, edizione, conservazione), sono custodite da musei, fondazioni, biblioteche e collezioni private. Tra le più importanti: Fondazione Cini (Venezia), Musei Civici di Bassano del Grappa, Collezione Giannino Furlan (Pordenone), Biblioteca Nazionale Braidense (Milano), Biblioteca dell'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), Scuola Militare Teulié (Milano), Galleria Nazionale dell'Umbria (Perugia), Museo di Roma Palazzo Braschi, Biblioteca dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana (Roma), Biblioteca Apostolica Vaticana (Roma), Accademia di San Luca (Roma), Università Suor Orsola Benincasa (Napoli), Biblioteca Fardelliana (Trapani).

L'analisi fin qui condotta, oltre a identificare le peculiarità del fondo piranesiano del MuRa, ha altresì messo in luce la sua singolarità rispetto al panorama nazionale, dovuta anche al luogo deputato alla conservazione. Questi, in sintesi, i tratti distintivi: la collezione è stata stampata in un arco temporale che va dalla fine dell'Ottocento agli inizi del Novecento, è formata da un numero considerevole di tavole, presenta una discreta qualità di stampa, è custodita da una istituzione universitaria (DICAr), aspetto che condivide con una raccolta molto simile, conservata presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari 12. Le stampe si trovano all'interno di cassettiere metalliche portadisegni, al riparo dalla luce e dall'umidità. I fogli, contenuti all'interno di faldoni cartonati, in linea con i criteri di conservazione consigliati per i materiali a stampa, sono intervallati da veline, al fine di proteggerli da polvere e sfregamenti. Si presentano in buone condizioni, senza tagli o abrasioni ma, in alcuni casi, con fioriture marroni (foxing) – sia nel passe-partout sia nella parte incisa – pieghe e piccoli fori sul margine sinistro.

La raccolta, dunque, pur appartenendo a una tiratura tarda, presenta caratteristiche che la rendono di grande pregio e importanza, anche a fini didattici, tenuto conto di una fruizione che ha come target privilegiato la comunità scientifica e accademica. Del resto, il repertorio piranesiano non può che essere una risorsa se inserito all'interno di un ambito disciplinare come quello architettonico. Un pendant perfetto, o meglio una fortunata coincidenza, appannaggio degli allievi ingegneri e architetti.

Ripartire dalla lezione di Piranesi non vuol dire soltanto inquadrarla storicamente, aspetto per certi versi scontato, ma renderla viva e ancora attuale. Comprenderne il contesto intellettuale e culturale, la complessità poetica, la percezione dell'antico, il rapporto con il paesaggio, in altri termini la sua perpetua eredità. Una lezione che il fondo del MuRa sintetizza magistralmente, sia attraverso la famosa serie delle Carceri d'invenzione, sia con i quattro tomi delle Antichità Romane, all'interno dei quali si palesa la teoria piranesiana del genio costruttivo dei Romani. In questa sede Piranesi chiarisce il suo ruolo: trasmettere ai posteri, mediante le incisioni, l'immagine dei monumenti antichi che versano in uno stato di precaria conservazione, derivato dal trascorrere del tempo e dalle vendite clandestine dei materiali utilizzati per la costruzione di nuovi edifici. Reperti e architetture sono analizzati nel dettaglio, descritti nelle loro singole parti, senza mai perdere di vista il contesto. Sono documenti storici, che riportano aspetti tecnici di fondamentale importanza, certamente utili per affrontare lo studio sistematico dell'antichità ma al contempo funzionali, nella visione piranesiana, alla pro­gettazione contemporanea.

Se l'arte incisoria di Piranesi deve molto alla formazione da scenografo acquisita a Venezia, la conoscenza e l'amore per l'architettura antica derivano dall'apprendistato prima presso lo zio, affermato architetto della Serenissima, e poi presso Giovanni Scalfarotto. Senza tralasciare la frequentazione di un entourage colto e raffinato. Al ritratto di un artista visionario e romantico si affianca quello dell'architetto, attento osservatore e interprete di una stagione animata da accesi dibattiti intellettuali. E nella Roma del tempo, Piranesi lascerà certamente il segno, anzi un doppio segno: quello artistico, inciso nelle sue tavole, e quello teorico, sostenuto da posizioni chiare circa la su­premazia dell'architettura romana su quella greca, querelle centrale nel dibattito settecentesco. Pratica artistica e teoria costituiscono i due cardini entro i quali si muove, con nonchalance, l'architetto Piranesi. Quando raggiunge Roma, nel 1740, è disegnatore a seguito dell'ambasciatore veneziano Francesco Venier che lo introduce nei circoli intellettuali e artistici più importanti della Capitale. Nell'impossibilità di trovare impiego come architetto, nel 1741 entra nella bottega di Giuseppe Vasi iniziando a incidere piccole stampe per lo più destinate ai colti viaggiatori del Grand Tour. Il successo acquisito gli consente di avviare una propria attività: d'ora in poi le sue pubblicazioni si rivolgeranno a un pubblico di eruditi e cultori del bello, grazie al loro valore educativo e di ricerca archeologica.

Proprio con Piranesi la rappresentazione della città e dei suoi monumenti subisce un'importante trasformazione. L'architetto, infatti, reinterpreta la tradizione dell'incisione topografica con una valenza illustrativa e didattica, rendendola uno strumento di espressione fortemente emozionale, ottenuto attraverso un sapiente uso della prospettiva e con un particolare effetto drammatico, determinato dalla forza del tratto incisorio. Ciò che emerge dalle sue opere è una singolare visione dell'antico, considerato un vasto campionario a cui attingere in forma critica e personalissima, apportando nuova linfa alla realtà presente. In questa direzione Piranesi è stato, e continua a essere, un grande maestro per la Storia dell'architettura.


La valorizzazione del fondo Piranesi, tra ricerca didattica e comunicazione artistica
(di Giulia Sanfilippo)

In ambito nazionale le più importanti sedi di collezioni piranesiane offrono in rete originali opportunità per conoscere, osservare e studiare le incisioni di Piranesi. In particolare, nel corso del 2020, in occasione del tricentenario della nascita dell'artista, sono state avviate numerose iniziative culturali 13 volte a celebrare la figura del grande architetto/incisore, avvicinandolo anche a un pubblico di giovani fruitori, grazie a risorse di ultima generazione, quali scenari 3D e virtual reality. Certamente rilevante, sotto il profilo scientifico, è stata la realizzazione dell'ipertesto digitale Piranesi multimediale14, una sorta di grande biblioteca virtuale che permetterà al lettore non solo di conoscere e studiare le opere del grande artista, ma di approfondirne storia e retroscena, mettendo in relazione diversi campi del sapere. Attraverso mappe e percorsi visuali, il volume offre la possibilità di osservare nei dettagli alcuni aspetti della grafica piranesiana, rimasti spesso in secondo piano, anche se rappresentati dall'artista con minuziosa precisione. Spesso, infatti, questi particolari si focalizzano su escamotages tecniche, rivelando materiali, sistemi costruttivi e peculiarità architettoniche dei monumenti presi in esame.

Se il quadro appena descritto evidenza un rinnovato interesse, di carattere celebrativo e divulgativo, nei confronti dell'opera omnia piranesiana, anche i musei e le istituzioni più piccole, che conservano raccolte dell'incisore veneto, s'impegnano a favorirne la conoscenza e la fruizione. In questa direzione, il fondo Piranesi conservato presso il MuRa, è oggetto non solo di cure e di studi per la comunità scientifica, ma diventa anche motore di promozione sociale e opportunità di crescita culturale per la città. Docenti e studenti collaborano sperimentando nuove modalità per raccontare le opere in maniera dinamica, stimolante, interattiva, aprendo le porte del museo a un pubblico sempre più eterogeno. Così, i risultati prodotti da ricerche bibliografiche e analisi interpretative vengono condivisi, attraverso moderne forme di comunicazione, favorendo, nel contesto dipartimentale, coesione, senso di appartenenza e affermazione identitaria dei luoghi. Alla continuità nell'impegno e alla creatività nelle azioni strategiche di gestione contribuiscono due progetti di ricerca, che hanno come obiettivo la valorizzazione e la comunicazione del patrimonio museale, attraverso approcci innovativi, coerenti con il cambiamento storico-culturale in atto 15. Con queste finalità è stata sperimentata una didattica partecipata, coinvolgendo gli studenti del corso di Restauro architettonico 16 nell'individuazione di metodi per favorire la fruizione e la comunicazione della collezione Piranesi. L'esercitazione è consistita nell'elaborazione grafica dell'analisi storica e tecnico-costruttiva di alcune delle più rappresentative e note incisioni della serie Vedute di Roma, selezionate dalla raccolta conservata negli archivi del Museo. Quattro soggetti – l'Anfiteatro Flavio, l'Arco di Tito, il tempio di Ercole vincitore e il tempio di Vesta, o di Cibele, (Figg. 6-9)

Fig. 6 - Giovanni Battista Piranesi, Veduta dell'Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo, “Vedute di Roma ...”. Vol. XVII, tav. n. 781, Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 6 - Giovanni Battista Piranesi
Veduta dell'Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo
“Vedute di Roma ...”. Vol. XVII, tav. n. 781
Museo della Rappresentazione, Catania
© MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

Fig. 7 - Giovanni Battista Piranesi, Veduta dell'Arco di Tito, “Vedute di Roma ...”. Vol. XVII, tav. n. 717, Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 7 - Giovanni Battista Piranesi
Veduta dell'Arco di Tito, “Vedute di Roma ...”
Vol. XVII, tav. n. 717
Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

Fig. 8 - Giovanni Battista Piranesi, Veduta del Tempio di Cibele a Piazza della Bocca della Verità, “Vedute di Roma ...”. Vol. XVI, tav. n. 742, Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 8 - Giovanni Battista Piranesi
Veduta del Tempio di Cibele
a Piazza della Bocca della Verità

“Vedute di Roma ...”. Vol. XVI, tav. n. 742
Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

Fig. 9 - Giovanni Battista Piranesi, Veduta del Tempio della Fortuna virile, “Vedute di Roma ...”. Vol. XVI, tav. n. 743, Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 9 - Giovanni Battista Piranesi
Veduta del Tempio della Fortuna virile
“Vedute di Roma ...”. Vol. XVI, tav. n. 743
Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

– hanno mostrato agli studenti strumenti e metodi impiegati nelle costruzioni antiche, indicando loro i processi trasformativi, sia delle architetture, sia dello spazio urbano che le contiene.

L'idea di utilizzare le incisioni del Piranesi come materiale didattico, all'interno di un corso di Restauro architettonico, è scaturita dalla forza espressiva dei monumenti dell'antica Roma, osservati, studiati e rappresentati dall'artista con eccezionale perizia, fin nei dettagli tecnici. L'opportunità di mettere a disposizione di futuri progettisti un repertorio che descrive minuziosamente i particolari costruttivi delle rovine, così come si presentavano agli occhi di un architetto del Settecento, ha aperto alla sperimentazione di una didattica attiva e coinvolgente. Le Vedute di Roma, infatti, non solo mostrano le straordinarie conoscenze tecniche di Piranesi ma anticipano l'archeologia, intesa come consapevole strumento di conoscenza dell'antico. Nelle descrizioni dei materiali e delle stratificazioni, contenute in legenda, l'autore delinea un percorso analitico già orientato verso approcci tecnicamente e culturalmente più efficaci ai fini della conservazione. Le opere del passato iniziano a essere viste come un'eredità da salvaguardare, ovvero come documenti di pietra da studiare, descrivere e trasmettere, con l'ausilio delle tecniche incisorie, alle future generazioni.


[...] e vedendo io, che gli avanzi delle antiche fabbriche di Roma [...] vengono a diminuirsi di giorno in giorno o per l'ingiuria de' tempi, o per l'avarizia de' possessori, che con barbara licenza gli vanno clandestinamente atterrando, per venderne i frantumi all'uso degli edifizi moderni; mi sono avvisato di conservali col mezzo delle stampe. [...] Ho perciò ritratto ne' presenti volumi, colla squisitezza possibile, i predetti avanzi, rappresentandone molti non solo nel loro prospetto esteriore, ma anche in pianta e nell'interno; distinguendone le membra per via di sessioni, e profili; e indicandone i materiali, e talvolta la maniera della loro costruzione, secondo quel che ho potuto ritrarre nel decorso di molti anni da infaticabili esattissime osservazioni, cavi, e ricerche. Perlocchè spero di conseguire il fine propostomi di giovare al Pubblico e nello studio dell'architettura, e nella cognizione degli odierni residui della romana magnificenza negli antichi edilizi 17.


In ambito didattico, il confronto con le grandiose architetture romane, in stato di rudere, ha stimolato lo studio dell'applicazione dei materiali e delle soluzioni tecniche dell'ingegneria antica, ma non solo: le ricerche iconografiche e il materiale bibliografico messo a disposizione hanno consentito agli studenti di osservare lo stato dei luoghi e la facies dei monumenti prima, durante e dopo la rappresentazione filologica piranesiana. La ricerca ha inoltre favorito una serie di considerazioni critiche, circa le diverse correnti di pensiero, in tema di restauro, che dall'Ottocento in poi si sono sviluppate sino ad oggi. La scelta delle Vedute è stata compiuta al fine di evidenziarne le trasformazioni rispetto alla fase settecentesca, rafforzando dunque la funzione documentale del materiale iconografico 18. Gli interventi di liberazione, i consolidamenti, le ricomposizioni per anastilosi, i completamenti, dimostrano didatticamente come l'approccio progettuale all'antico cambi nel tempo, con l'evolversi del concetto stesso di restauro. Del resto, proprio Piranesi, con il suo grido d'allarme in difesa delle vetuste rovine romane, testimonia un'epoca storica ancora in bilico tra un atteggiamento di totale incuria e il rinnovato interesse scientifico per le vestigia del passato.

La sperimentazione didattica, fin qui esposta, è stata condotta nell'ambito di un impegnativo percorso di studio e ricerca durato due semestri accademici. Gli elaborati prodotti si sono focalizzati su interventi particolarmente significativi, al fine di comprendere l'evoluzione metodologica del restauro, anche sul piano tecnico. I protagonisti di questa narrazione coincidono con alcune delle figure più importanti nel panorama storico del restauro italiano tra Ottocento e Novecento, come Raffaele Stern e Giuseppe Valadier che, con i loro interventi, avviano l'approccio moderno alla disciplina, insieme a Antonio Muñoz e Antonino Giuffrè ai quali si devono nuovi spunti tecnici e metodologici per il restauro del patrimonio architettonico e archeologico.

I lavori che scaturiscono da questo percorso – esposti al MuRa in occasione della mostra Un contributo di G. B. Piranesi alla storia del restauro 19 (Fig. 10)

Fig. 10 - Un contributo di G. B. Piranesi alla storia del restauro, locandina della mostra tenutasi al Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa, cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo
Fig. 10 - Un contributo di G. B. Piranesi
alla storia del restauro

locandina della mostra tenutasi al
Museo della Rappresentazione, Catania, © MuRa
cortesia di Bibiana Borzì e Giulia Sanfilippo

– costruiscono un dialogo serrato con le incisioni piranesiane. Ciò conferma l'efficacia del metodo impiegato, a prescindere dal tipo di target coinvolto. Gli elaborati prodotti, infatti, hanno contribuito a erudire una platea eterogenea, non solo accademica, rendendo disponibile, anche a un pubblico di non addetti ai lavori, le complesse tematiche legate al restauro architettonico e, soprattutto, la grande lezione di Piranesi.



NOTE

1 Il saggio è stato scritto in collaborazione; tuttavia si attribuiscono a Bibiana Borzì i paragrafi “Il fondo Piranesi del MuRa” e “La ricerca. Consistenza e stato di conservazione del fondo Piranesi”, a Giulia Sanfilippo i paragrafi “Il Museo della Rappresentazione” e “La valorizzazione del fondo Piranesi, tra ricerca didattica e comunicazione artistica”. La ricerca è stata finanziata con fondi del PIAno di inCEntivi per la RIcerca di Ateneo 2024/2026 - Università di Catania.

Si ringrazia la prof.ssa Mariateresa Galizia, responsabile scientifica del Museo della Rappresentazione, Università di Catania, per avere concesso la pubblicazione delle immagini presenti nel testo.

2 Nella raccolta iconografica sono compresi diversi fondi costituiti da incisioni, tra questi: Giovanni Battista Piranesi (1048 tavole di incisioni e 187 tavole di testo), Francesco Piranesi (170 tavole), Pietro Savorelli, Giuseppe Camporesi, Francesco Panini, Domenico de Rossi e Andrea de Vico.

3 Per quanto concerne la raccolta di progetti, la principale collezione è costituita dal fondo Francesco Fichera (1881-1950), interessante e poliedrica figura del panorama architettonico siciliano nella prima metà del Novecento. Il fondo Fichera è costituito da circa 1600 disegni originali o in copia eliografica, che documentano gran parte dell'attività professionale dell'architetto e che costituiscono un punto di riferimento per lo studio dell'architettura siciliana nella fase di transizione dall'Eclettismo tardo ottocentesco al Liberty, fino a interessanti sperimentazioni moderniste.

4 Le collezioni del MuRa sono state altresì oggetto di studio e inventariazione in occasione del progetto CT-LE P.O. 94/99 (responsabile, per il Dipartimento di Architettura e Urbanistica, DAU, la prof.ssa Piera Busacca). Cfr. BONOMO 2001.

5 Il comitato scientifico del MuRa prosegue l'attività avviata dal prof. Salvatore Boscarino nella seconda metà degli Settanta, quando, in qualità di direttore dell'Istituto di Architettura e Urbanistica, IDAU, dell'Università di Catania, istituì la sezione Archivio Storico dell'Istituto, affidandone il coordinamento scientifico al prof. Giuseppe Pagnano.

6 Bibiana Borzì, La lezione di Piranesi. Conoscere e valorizzare. Il fondo Piranesi del Museo della Rappresentazione di Catania, tesi finale Master in “Culture del Patrimonio - Conoscenza, tutela, valorizzazione, gestione”, (a.a. 2020/2021), Università degli Studi Roma Tre, direttrice prof.ssa Elisabetta Pallottino, tutor prof.ssa Giulia Sanfilippo e prof.ssa Giovanna Capitelli.

7 Già dal progetto CT-LE P.O. 94/99 vi fu una collaborazione con l'Istituto Centrale per la Grafica per risalire alla datazione della tiratura.

8 Istituto Centrale per la Grafica, Roma, Stampe del fondo Piranesi custodite al Museo della Rappresentazione del DICAr, Catania, lettera di risposta a prot. n. 1973 del 2/09/2021.

9 Cfr. MOLTEDO MAPELLI 2014.

10 PETRUCCI 1953, p. 238.

11 Cfr. Bibiana Borzì, La lezione di Piranesi. Conoscere e valorizzare. Il fondo Piranesi del Museo della Rappresentazione di Catania, cit.

12 La biblioteca del Dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari custodisce una collezione con oltre mille stampe di Piranesi, acquisita dal Real Museo dell'Università cagliaritana nel 1916. Si ringrazia il prof. Paolo Sanjust (DICAAR, Università di Cagliari) per la preziosa collaborazione fornita in fase di ricerca.

13 Tra le numerose iniziative si segnala: la mostra Piranesi Roma Basilico (20 giugno - 22 novembre 2020, Fondazione Giorgio Cini, Venezia), un confronto tra la città antica nelle incisioni di Piranesi e la città contemporanea ritratta negli scatti del fotografo Gabriele Basilico. Cfr. BASILICO, PIRANESI, 2019. Ancora, Piranesi Carceri d'Invenzione 300 anni, un film d'animazione di Grégoire Dupond, con musica di Teho Teardo, dedicato alla celebre raccolta piranesiana, presentato presso la Galleria Nazionale dell'Umbria (GNU), Perugia, e sui canali social della Galleria, il 4 ottobre 2020, giorno del compleanno dell'artista. Partendo dalle 16 tavole della seconda edizione delle Carceri, Dupond ha creato una suggestiva ambientazione 3D, per consentire al visitatore di percorrere virtualmente le prigioni e i labirinti ideati dalla fantasia di Piranesi, grazie a un'esperienza immersiva.

14 Cfr. www.piranesimultimediale.it; MISITI, SCALONI 2022.

15 Oltre Piano di Incentivi per la Ricerca di Ateneo (PIA.CE.RI), è attivo da qualche anno un progetto di ricerca dipartimentale dal titolo Archivi e musei universitari come opportunità per la ricerca e la didattica nell'ambito dei beni culturali. La documentazione dell'architettura per un contributo interdisciplinare alla storia del restauro, responsabile scientifico Giulia Sanfilippo.

16 CdSLM4 Ingegneria Edile-Architettura, DICAr, Università di Catania.

17 PIRANESI 1784.

18 MARCONI 1979.

19 La mostra, inaugurata nel dicembre 2022, è stata curata da Giulia Sanfilippo, con la collaborazione di Bibiana Borzì e Attilio Mondello. Al piano nobile di villa Zingali Tetto, dieci incisioni del fondo Giovanni Battista Piranesi del MuRa sono state esposte accanto alle tavole prodotte dagli allievi del corso di Restauro architettonico e Laboratorio di restauro, tenuto dalla Prof.ssa Giulia Sanfilippo, LM in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Catania. Gli elaborati degli studenti hanno preso in esame quattro monumenti dell'antichità classica, rappresentati da Piranesi in stato di rovina o inglobati in strutture d'epoca medievale nelle incisioni tratte dalle Vedute di Roma. Il percorso espositivo, inoltre, è stato completato da un video (dedicato al restauro dei quattro soggetti architettonici esaminati), da un modellino, realizzato con stampante 3D, del tempio di Portuno, e dal collegamento al volume piranesiano Antichità Romane, digitalizzato dalla Biblioteca Nazionale di Francia (progetto Gallica) e consultabile attraverso un monitor touch-screen, per visualizzare nel dettaglio e ad alta definizione tutte le opere comprese nel testo.

                
        

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