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L'anticlassicità liquida del MAXXI di Roma e la classicità tradizionale del MAXXI de L'Aquila a confronto  

Alessandra Nervini
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 8 Dicembre 2021, n. 924
https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00924.html
Articolo presentato il 6 Dicembre 2021, approvato il 6 Dicembre 2021 e pubblicato il giorno 8 Dicembre 2021
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Area Architettura

Da sempre l'arte e i musei sono da considerarsi come dei veri e propri linguaggi aperti, in grado di entrare in contatto con diverse forme di espressione artistica e culturale e in tal modo in grado di esercitare anche una propria capacità trasformativa.

Mentre nel passato il museo era legato unicamente alla contemplazione e all'esposizione di opere d'arte, con sale che si susseguivano una dopo l'altra, il luogo adibito alla creazione e all'esposizione dell'arte contemporanea risente dei cambiamenti odierni dovuti principalmente alla nuova funzione che è stata data al museo, considerato un vero e proprio centro polifunzionale; l'identità culturale risulta più scialba e non si vede più una vera e propria continuità con il linguaggio artistico tradizionale.

A mutare nel museo contemporaneo non è solamente il tipo di arte che viene esposta al suo interno, ma cambiano soprattutto le forme interne ed esterne di questi luoghi.

Grazie all'utilizzo di forme e geometrie complesse e all'uso di materiali innovativi quali principalmente il calcestruzzo, il vetro e il cemento l'architettura esterna diviene l'elemento essenziale della comunicazione del museo. 1

La struttura architettonica fa si che essa stessa sia considerata come una vera e propria opera d'arte, fruibile e godibile senza però mai negare i principi originari di concetto museale come luogo di conservazione e di fruizione dell'arte e come luogo di pura e semplice contemplazione artistica. 2

Ed è proprio con il museo contemporaneo che nasce il nuovo concetto di liquidità e fluidità della struttura 3 spesso collegata alla tematica della dialettica tra il concetto di classico e il concetto di anticlassico. 4

Nell'ambito dell'architettura museale contemporanea questa tematica rappresenta il modo in cui la nuova visione dell'architettura si può scontrare ed incontrare con la più classica visione di essa; con il termine “anticlassicismo”, che appare esplicitamente nella storiografia architettonica contemporanea, si è andata a connotare quell'architettura sviluppatasi in Europa che programmaticamente rifiuta il lessico e il sistema proporzionale e sintattico degli ordini architettonici intesi come espressione del mondo antico (per l'appunto l'architettura “classica”). 5

In architettura è solo grazie all'individuazione e alla canonizzazione degli elementi connotativi del linguaggio classico 6 e, principalmente, in virtù dell'impiego di queste soluzioni formali, che il termine “classico” entra in relazione con una ben determinata produzione architettonica.

L'anticlassicismo non esiste in quanto categoria autonoma, ma come reazione al classicismo nei confronti del quale si pone in modo polemico. 7

Il MAXXI di Roma ed il MAXXI de L'Aquila, entrambi di recente progettazione, sono divenuti due simboli dell'architettura museale contemporanea rappresentando appieno la tematica della dialettica tra il classico e l'anticlassico dimostrando come queste due concezioni dell'architettura, all'apparenza contrapposte, possono convivere ed influenzarsi tra di loro.

Il MAXXI di Roma, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, è considerato il primo museo di architettura contemporanea in Europa nonché il progetto più importante, e il primo in Italia, dell'architetta anglo-irachena Zaha Hadid. (Fig. 1)

Fig. 1 - MAXXI Roma veduta esterna, Roma 2021. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 1 - MAXXI Roma veduta esterna, Roma 2021
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

La storia del MAXXI inizia nel 1997 quando il Ministero per i Beni e le Attività Culturali annunciò un concorso per la realizzazione di un nuovo polo museale per l'arte contemporanea insieme al progetto di riqualificazione della zona occupata dalla ex caserma Montello a Roma, nel quartiere Flaminio.

La Zaha Hadid Architects 8 iniziò a lavorare al progetto nel 1998 e quest'ultimo fu dichiarato vincitore nel 1999.

Nello stesso anno iniziarono anche i primi lavori di restauro e riqualificazione di alcuni degli edifici della ex caserma Montello di cui si prevedeva il mantenimento nel progetto di Zaha Hadid; la decisione di mantenere nel progetto alcuni edifici dell'ex caserma è stato dovuto dal fatto che fin dall'inizio uno degli obiettivi principali del progetto è stato quello di inserire un corpo del tutto nuovo, caratterizzato dall'inconfondibile segno architettonico di Zaha Hadid, all'interno di un contesto architettonico e storico più “classico” andando a creare questo scontro/incontro tra forme architettoniche completamente opposte.

I lavori per la realizzazione del MAXXI iniziarono nel 2003, con la posa della prima pietra, si conclusero nel 2009 e l'inaugurazione ufficiale ci fu il 28 maggio 2010.

Nelle volontà progettuali di Zaha Hadid il MAXXI ha svolto l'importante funzione sociale e culturale di piazza, un luogo d'incontro cittadino ben lontano dall'idea classica di museo inteso come semplice luogo di conservazione e fruizione dell'arte.

Rispetto ai precedenti progetti dell'architetta, il MAXXI è stato concepito come un centro polifunzionale delle arti, uno spazio per la sperimentazione e la creazione dell'arte in tutte le sue forme. 9

Ma perché il MAXXI di Roma viene e può essere considerato un museo contemporaneo “anticlassico”?

Di base l'architettura anticlassica contemporanea è un tipo di architettura che si concentra principalmente sul rapporto che l'edificio ha con il territorio circostante.

Nell'architettura anticlassica si dà molta più importanza al contenitore che al contenuto e per questo spesso i musei contemporanei, realizzati con forme e geometrie del tutto inusuali, sono fruibili e godibili fin dall'esterno venendo considerati delle vere e proprie opere d'arte.

Ed è proprio il caso del MAXXI che viene definito un “anti-museo”, considerato come uno scrigno in calcestruzzo e vetro che ha più valore del suo stesso contenuto.

Nel MAXXI tutto è stato organizzato con linee rette, archi, piani, cilindri ottenendo un dinamismo e una fluidità che supera di gran lunga l'idea di edificio come semplice museo grazie alla complessità dei volumi, l'uso di pareti curvilinee, l'uso di geometrie e forme inusuali e l'utilizzo di materiali innovativi come il cemento, il vetro, il calcestruzzo e l'acciaio. 10

Il concept base del museo è stato quello di andare a creare un centro polifunzionale delle arti, una piazza di incontro cittadino realizzato mediante la convergenza, l'intreccio e la sovrapposizione di linee curve che vanno a creare un complesso sistema di figure labirintiche.

Questo concept non è nuovo nei progetti di Zaha Hadid poiché già sperimentato dall'architetta per alcuni progetti precedenti come ad esempio il Museo di Arte Islamica del Qatar o il “The Peak” di Hong Kong. 11

Fin dall'inizio la realizzazione del progetto è stata complessa principalmente per le caratteristiche del luogo che richiedevano molta flessibilità e l'uso di geometrie irregolari con una netta contrapposizione tra regolarità ed irregolarità sia del luogo che degli edifici circostanti.

Di fatti nel corso della progettazione c'è stata una completa reimpostazione dell'analisi strutturale rispetto al progetto presentato in fase di gara; ciò è stato dovuto principalmente al voler utilizzare forme architettoniche inusuali e materiali del tutto innovativi.

Al termine di diverse e lunghe fasi di analisi si è riuscito ad ottenere quegli aggiustamenti tali da non alterare l'originaria concezione architettonica di Zaha Hadid ma consentire, al tempo stesso, una migliore ottimizzazione dei vari comportamenti strutturali.

Il complesso espositivo che vediamo oggi è infatti solo una parte del progetto presentato al concorso del 1997, e la stessa Zaha Hadid ha definito più volte il MAXXI un progetto “non finito”; il progetto “originale” prevedeva la realizzazione di cinque corpi di cui solo il principale è stato effettivamente realizzato. 12

L'anticlassicità del MAXXI con le sue geometrie del tutto inusuali prende le mosse dalle forme e le geometrie dell'immediato contesto urbano; difatti il luogo in cui è stato deciso di realizzare il museo, tra via Guido Reni e via Masaccio, vede l'incontro di due direzioni della griglia urbana; le geometrie e le linee del museo, in questo modo, cambiano e accompagnano il cambiamento di direzione della griglia urbana.

Dal punto di vista spaziale l'elemento chiave del MAXXI è la parete, in grado di generare vari ambienti uno diverso dall'altro e quindi l'intera forma architettonica.

Mediante quest'uso della parete lo spazio è estremamente versatile; i muri assumono differenti configurazioni e le varie pareti rispondo con grande flessibilità alle molteplici esigente di allestimento e curatoriali.

Le pareti del MAXXI si intersecano, si sovrappongono, sono oblique e curvilinee; il concetto classico di parete viene di gran lunga superato, non esiste più la concezione di stanza come “scatola chiusa” da quattro pareti di eguale grandezza e misura.

Il principio non è più, dunque la scatola, ma il flusso: flusso di linee che si intersecano e si sovrappongono con il punto di forza dell'edificio che è rappresentato dalle impostazioni di un forte e rigoroso formalismo.

Formalismo che contiene linee che si ramificano, si piegano e si congiungono; linee che vengono interpretate strutturalmente come muri, travi e costole ma anche come scale e fasci di luce. 13

Alla complessità spaziale dell'opera corrisponde una rigorosissima scelta dei materiali; l'esterno del museo è realizzato principalmente con il cemento facciavista, materiale che caratterizza le superfici di quasi tutte le architetture di Zaha Hadid a partire dagli anni Novanta, a volte interrotto da un sapiente uso del vetro e nel piazzale su cui affaccia la hall d'ingresso da grandi elementi tubolari che caratterizzano l'intera struttura.

Materiali come vetro, acciaio, pavimenti in massetto di cemento lucidato, grigliati metallici verniciati, conferiscono all'esterno un carattere più dinamico e “fluido” e all'interno un aspetto neutro, tipico dell'architettura contemporanea, predisposto ad accogliere le opere.

Il cemento e il calcestruzzo sono ampiamente utilizzati nella struttura interna ed esterna del museo anche per quanto riguarda i percorsi pedonali esterni, realizzati con elementi prefabbricati in cemento e contornati per tutta la loro lunghezza da faretti seminascosti che illuminano i vari percorsi nelle ore successive al tramonto.

La necessità di ottenere grandi strutture architettoniche curvilinee prive di difetti e la conseguente volontà di eliminare le discontinuità e le varie imperfezioni che caratterizzano le colate di calcestruzzo ha portato a realizzare superfici prive di giunti e di vari organi di collegamento.

Ma il calcestruzzo nonostante il suo aspetto innovativo è stato considerato uno dei principali problemi al momento della costruzione del MAXXI; il calcestruzzo, sebbene sia un materiale facile da modellare e lavorare, è un materiale permeabile e che assorbe molto facilmente i raggi del sole e la pioggia, per questo è stato necessario impermeabilizzare l'intera struttura mediante l'applicazione di un particolare impregnante che ha garantito, in parte, la correzione delle varie disomogeneità del cemento schiarendone anche la superficie. 14

Un'altra delle caratteristiche principali dell'anticlassicità del polo museale è l'utilizzo della luce; il concetto e l'utilizzo della luce nel museo sono rappresentati da una duplice caratteristica: la luce naturale utilizzata come componente dinamica dello spazio e la luce artificiale utilizzata come segno integrato alle linee dell'edificio.

La volontà di utilizzare la luce naturale e allo stesso tempo di consentire la vista dell'esterno dall'interno delle gallerie ha costituito uno degli aspetti tecnici più complessi nella progettazione del museo. La luce naturale è sicuramente la migliore per la visione delle opere d'arte; la stessa luce con la quale le opere sono create negli atelier e la più adatta alla resa ottimale dei colori e delle forme.

La luce naturale penetra all'interno dell'edificio attraverso l'uso di numerose vetrate e lucernari che oltre ad illuminare le grandi sale creano un continuo scambio tra interno esterno.

I lucernari sono considerati una delle parti più importanti dell'architettura del museo; ritenuti indispensabili per un ingresso zenitale della luce naturale, necessario per la funzione museale, sono realizzati in cemento fibrorinforzato e sorretti da alte e sottili costolature in cemento che seguono le sinuose linee delle gallerie e dell'edificio.

I lucernari presenti sui soffitti sono principalmente pannelli che si muovono e regolano l'illuminazione naturale all'interno delle gallerie; si spostano a seconda dell'ora, della stagione e del tempo meteorologico: se c'è il sole si inclinano fino a chiudersi del tutto, se piove o è nuvoloso riprendono l'assetto perpendicolare in modo da fare entrare più luce possibile dall'esterno.

La luce artificiale invece è garantita grazie all'integrazione di apparecchi di illuminazione nelle aree architettoniche dell'edificio; l'illuminazione artificiale esterna, più di quella interna, prevede complessi sistemi di illuminazione differenziati a seconda degli effetti architettonici: luci incassate a pavimento che delineano i percorsi pedonali, strisce luminose che richiamano le grandi vetrate della hall e l'illuminazione disposta in maniera asimmetrica su tutta la struttura in cemento.

Con il complesso sistema di illuminazione artificiale, studiato nei minimi dettagli, si ha una vera e propria integrazione tra luce e architettura rendendo la struttura estremamente dinamica e fluida anche nelle ore notturne.

Il tutto si fa più suggestivo nelle ore dopo il tramonto quando l'illuminazione interna si integra e si fonde con l'illuminazione esterna grazie al sapiente uso del vetro e delle sue trasparenze.

Uno degli elementi architettonici che si distinguono e rendono iconicamente riconoscibile il MAXXI è il lungo lucernario vetrato al terzo piano che prende tutta la parete della galleria cinque; questo lucernario si affaccia direttamente sulla piazza antistante il museo e su alcuni degli edifici che affiancano il polo museale, di cui si ha una visione a centoottanta gradi. 15

L'interno come l'esterno rispecchia la volontà progettuale ed artistica di Zaha Hadid, rivoluzionando la più classica concezione di museo con sale espositive che si susseguono in modo omogeneo una dopo l'altra. All'interno del museo il vero protagonista è il colore bianco (il cosiddetto white cube 16); le pareti sono in prevalenza intonacate e verniciate di bianco facendo sì che qualsiasi muro o parete possano essere considerati possibili superfici espositive.

Il progetto degli interni proprio per questo sapiente uso del bianco è stato denominato il “progetto del bianco”.

I soffitti delle gallerie, soprattutto quelli che si trovano al livello più alto, sono caratterizzati dall'integrazione tra lunghe travi in cemento armato e pannelli vetrati che si muovono per regolare l'illuminazione naturale all'interno dell'edificio.

La hall di ingresso, illuminata di giorno dalla luce naturale che entra grazie alle grandi vetrate all'ingresso che garantiscono un continuo scambio tra interno ed esterno, è caratterizzata da uno spazio a tutta altezza in cui si snodano, si intrecciano e si sovrappongono le scale autoportanti in metallo nero che danno grande dinamismo e movimento all'interno dell'edificio. (Fig. 2)

Fig. 2 - Dettaglio scale della hall d'ingresso del MAXXI Roma, Roma 2020. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 2 - Dettaglio scale della hall d'ingresso
del MAXXI Roma, Roma 2020
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

Le sale espositive e tutti gli spazi interni si susseguono in maniera tanto inaspettata quanto complessa, con pareti curve, oblique, reclinate e con corridoi, rampe e terrazze; i vari piani del museo sono collegati tra di loro mediante le rampe di scale e passaggi che si intersecano, si sovrappongono e si intrecciano creando delle complesse figure labirintiche che danno grande dinamismo e fluidità all'interno del polo museale.

Questa nuova concezione dello spazio museale è legata principalmente alla nuova e più contemporanea concezione di museo; il movimento, la fluidità e la varietà degli spazi al contrario di quanto avviene di solito nei musei contemporanei, nel MAXXI non generano smarrimento.

L'itinerario di visita del MAXXI non è rigido, non ci sono passaggi obbligati, le gallerie hanno più accessi, il tutto è concepito come uno spazio fluido, liquido e dinamico; il movimento è un tratto essenziale del museo al di là dell'illusione e dell'apparente smarrimento che creano i vari spazi interni.

Ma l'altra vera innovazione la possiamo trovare nel modo in cui è stato concepito il museo: un centro polifunzionale delle arti al cui interno sono ospitati due diversi musei, il MAXXI Arte il museo dell'arte del XXI secolo ed il MAXXI Architettura il primo museo europeo dedicato all'architettura del XXI secolo.

L'idea principale del progetto è fin dall'inizio direttamente legata alla finalità dell'edificio come espositore di arti visive.

Il progetto prevedeva la realizzazione all'interno del campus di sei edifici distinti (l'edificio ospitante il museo d'arte, l'edificio dell'Amministrazione, l'edificio ospitante il museo d'architettura, la biblioteca, l'edificio per i laboratori e le mostre di arte sperimentale ed infine l'edificio per le mostre temporanee) ma collegati tra di loro mediante ponteggi e rampe con l'eccezione dell'edificio della biblioteca e l'edificio con il laboratorio di sperimentazione concepiti come due edifici a parte e realizzati con il recupero di due degli edifici della ex caserma Montello.

Gli edifici in cui sono ospitati i musei di Arte e Architettura sono stati concepiti su tre livelli, piani, differenti.

Al piano terra oltre all'atrio vetrato e i banconi dell'accoglienza troviamo il bookshop, gli spazi per i servizi didattici e la galleria per le mostre temporanee.

Allo stesso piano c'è anche lo spazio che ospita il museo di Architettura, connesso alla hall grazie ad una galleria ed illuminato quasi completamente da luce naturale (la superficie complessiva del MAXXI Architettura è di 1800 mq. Di questi 400 mq. ospitano il Centro Archivi Architettura e nei restanti 700 mq vengono allestite due mostre temporanee in contemporanea).

Il primo ed il secondo piano sono quasi esclusivamente dedicati al museo d'Arte con l'eccezione della parte che affaccia su via Guido Reni che ospita l'auditorium e una sala riunioni.

Il museo d'Arte è composto da quattro gallerie, due al primo piano, una al secondo piano e la quarta realizzata a gradoni tra il primo ed il secondo piano (il MAXXI Arte ha una superficie complessiva di 13.500 mq ed una collezione di opere che vengono esposte a rotazione).

Al terzo ed ultimo piano invece troviamo la galleria cinque con il grande “occhio” del MAXXI, il lucernario vetrato che affaccia direttamente sulla piazza antistante il museo e da una visione a centoottanta gradi della piazza e di alcuni edifici del quartiere Flaminio. 17

Con il MAXXI per la prima volta arriva in Italia un museo dedicato alle arti del XXI secolo, è un museo che è stato soggetto fin dall'inizio a nuove ed avvincenti sfide e aperto a nuove forme di arte e creatività; la Fondazione MAXXI, che gestisce il museo, ha creato una programmazione delle attività (mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, performance, ecc) che rispecchia appieno la vocazione del MAXXI cioè quello di essere un laboratorio di sperimentazione, di innovazione culturale, di studio e di produzione artistica contemporanea.

Il MAXXI rappresenta la consapevolezza di quanto sia importante promuovere l'arte e la creatività contemporanea in un paese, come l'Italia, caratterizzato da secoli e secoli di primato artistico e architettonico. Le tensioni estetiche del nostro tempo sono, infatti, il prolungamento delle espressioni artistiche e culturali delle epoche passate, anche se con forme espressive radicalmente diverse. Missione del MAXXI è dunque promuovere e sviluppare il senso di questa continuità proiettandola verso il futuro. Il MAXXI intende essere non solo sede di esposizione delle opere d'arte del nostro secolo, ma anche luogo di innovazione culturale e sovrapposizione di linguaggi, laboratorio di sperimentazione artistica, macchina per la produzione di contenuti estetici del nostro tempo. Il MAXXI punta ad essere un centro di eccellenza, uno snodo interattivo in cui andranno a convergere e potranno essere mescolate e riprodotte le più diverse forme di espressività, produttività e creazione.

La Fondazione MAXXI è riuscita ad affrontare la sfida di rendere il MAXXI uno dei musei di arte e architettura contemporanea più importanti in Europa; ma un'ulteriore sfida l'ha voluta affrontare recentemente, nel decimo anniversario dell'inaugurazione del polo museale, con l'istituzione, per la prima volta in Italia, di una sede distaccata di un museo in un territorio dove l'arte e l'architettura contemporanea non era mai arrivata prima, all'Aquila in Abruzzo. 18

Il MAXXI L'Aquila, come il suo omonimo di Roma, si configura come un polo del contemporaneo, un centro polifunzionale delle arti dove l'arte non solo viene esposta ma si crea e dove avviene l'incontro tra artisti delle generazioni più recenti con artisti più storicizzati.

Realizzare un progetto del genere in una città come quella dell'Aquila, ferita dal sisma del 2009, e in parte da quello del 2016, ha lanciato un grande messaggio; il restauro di Palazzo Ardinghelli, la sede del museo, è divenuto simbolo della rinascita di una città ma anche di un'intera regione.

La storia del MAXXI L'Aquila inizia nel 2014 quando il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini in visita all'Aquila decise che Palazzo Ardinghelli, uno storico palazzo aquilano del XVIII secolo di matrice classica, doveva essere destinato ad ospitare un museo di arte e architettura contemporanea.

Il palazzo nella sua storia ha subìto varie trasformazioni passando da essere dimora privata dei banchieri Ardinghelli nel XVIII secolo, ad essere alla fine del XIX secolo sede dell'atelier di un artista, Teofilo Patini, fino ad essere nella prima metà del XX secolo prima sede della Pretura ed in seguito sede dell'ufficio dell'anagrafe.

Al momento del sisma del 6 aprile 2009 il palazzo riversava in un grave stato di abbandono da ormai più di trent'anni, e ciò aggravò ancor di più i danni causati dal sisma.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo iniziò nel 2012 dei lavori di restauro post sisma con l'idea di porvici degli uffici; ma quando nel 2015 si ebbe il progetto definitivo per il MAXXI L'Aquila si bloccarono i lavori avviati nel 2012 e si iniziarono a ricercare delle corrette soluzioni per il restauro per adattare al meglio gli spazi interni di un palazzo di matrice classica per ospitare opere d'arte contemporanea.

I lavori per la realizzazione del MAXXI terminarono definitivamente nei primi mesi del 2019 e la consegna, inizialmente prevista per novembre dello stesso anno, fu posticipata a gennaio 2020.

Ma purtroppo a causa della pandemia da Coronavirus l'inaugurazione del nuovo polo museale è stata posticipata più volte fino ad arrivare al 28 maggio 2021 quando, dopo più di un anno di rinvii, è avvenuta l'inaugurazione ufficiale della nuova sede del MAXXI all'Aquila con la mostra inaugurale “Punto di Equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti”.

Il Palazzo oltre a divenire simbolo della rinascita per la città abruzzese è divenuto un vero e proprio simbolo della nuova concezione di museo contemporaneo entrando in relazione, ma anche contrapponendosi, al polo museale romano.

Palazzo Ardinghelli è un palazzo aquilano del XVIII secolo di matrice classica che venne costruito su un preesistente palazzo rinascimentale appartenente alla famiglia Cappa e Camponeschi.

Il palazzo si trova nel cuore della città dell'Aquila, tra Piazza Santa Maria Paganica e via Giuseppe Garibaldi 19; l'attuale palazzo venne costruito per la famiglia dei banchieri fiorentini Ardinghelli e l'assetto dell'edificio prima del sisma del 2009 era dovuto a degli interventi di restauro dopo il sisma del 1703 20, che anche in quel caso causo ingenti danni all'apparato architettonico e decorativo dell'edificio. (Fig. 3)

Fig. 3 - MAXXI L'Aquila facciata esterna, L'Aquila 2021. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 3 - MAXXI L'Aquila facciata esterna, L'Aquila 2021
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

L'edificio attuale, e anche successivamente alla ricostruzione del XVIII secolo, si sviluppa su due livelli a cui si aggiunge un parziale piano seminterrato che viene usato principalmente come deposito.

L'ingresso principale è reso evidente da una triplice balconata progettata più recentemente, nel 1928; il sottostante portale, in asse con l'ingresso laterale della chiesa antistante e centrale in relazione alla piazza, introduce ad un androne che conduce ad un piccolo cortile porticato ad esedra, l'elemento chiave e più singolare del palazzo quasi sicuramente ispirato alle più tipiche architetture romane prima tra tutte la Curia Innocenziana di Montecitorio (1680) opera di Carlo Fontana. (Fig. 4)

Fig. 4 - Il cortile centrale ad esedra di Palazzo Ardinghelli, L'Aquila 2021. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 4 - Il cortile centrale ad esedra di
Palazzo Ardinghelli, L'Aquila 2021
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

Il palazzo, seppur di modeste dimensioni, risulta architettonicamente notevole per la successione dei vari spazi, spesso curvilinei e con un sapiente uso della forma semicircolare.

Dall'androne del palazzo si accede al piano nobile grazie allo scalone di matrice borrominiana sul cui soffitto è possibile notare degli affreschi del pittore Vincenzo Damini realizzati nel XVIII secolo.

È in corrispondenza del piano nobile che si sviluppa gran parte del palazzo; l'interno presenta grandi saloni con camini e decorazioni sui soffitti in stucco.

Le stanze, come tutti i palazzi di matrice classica, si susseguono una dopo l'altra ruotando attorno al cortile centrale che in questo modo diviene il punto attorno a cui si sviluppa l'intero edificio.

Ed è stata proprio questa configurazione classica che ha portato a rivalutare i lavori di restauro quando nel 2014 si è presa la decisione di realizzare all'interno del palazzo un museo di arte e architettura contemporanea; si voleva andare a trovare un giusto equilibrio tra classicità e modernità, con un sapiente studio della luce e dell'illuminazione e contrapponendo i segni visibili lasciati dal sisma all'uso di materiali del tutto innovativi.

Obiettivo fondamentale del progetto è stato fin dall'inizio il presupposto di ottenere una struttura contemporanea rinnovata ma tuttavia coerente con la struttura originaria, in grado di accogliere i visitatori e rendere il museo parte integrante del percorso urbano.

L'obiettivo principale del progetto è stato anche quello di conservare il più possibile ciò che era sopravvissuto al sisma, restaurando e trasformando, quanto necessario, la struttura per adattarla alla nuova funzione di museo; cercare un giusto equilibrio tra la “storicità” dell'edificio e la sua nuova funzione più “contemporanea”.

Il cantiere per il restauro è stato complesso; dopo un primo intervento di messa in sicurezza è stato possibile procedere grazie ad una generosa offerta della Federazione Russa 21 e ad un finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il progetto prevedeva il restauro e la realizzazione di due “corpi” principali; il corpo A, cioè Palazzo Ardinghelli, e il corpo B, l'edificio collegato al palazzo e attuale sede di alcuni uffici della Fondazione MAXXI.

Per rendere autonome le due parti sono stati previsti ingressi indipendenti e nuclei di collegamento verticale come scale e ascensori.

In contrasto con il classico uso della pietra nel palazzo, nel corpo B si è scelto un uso diffuso dell'acciaio e del vetro. (Fig. 5)

Fig. 5 - Piazza Santa Maria Paganica su cui si affaccia la chiesa di Santa Maria Paganica e Palazzo Ardinghelli. Si nota la contrapposizione tra l'utilizzo dei nuovi materiali per l'edificio B e l'uso classico della pietra per il palazzo. L’Aquila 2021. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 5 - Piazza Santa Maria Paganica su cui si affaccia
la chiesa di Santa Maria Paganica e Palazzo Ardinghelli
Si nota la contrapposizione tra l'utilizzo
dei nuovi materiali per l'edificio B
e l'uso classico della pietra per il palazzo. L’Aquila 2021
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

L'adattamento di un palazzo storico di matrice classica agli standard di comfort e illuminazione è una delle tematiche affrontate dal progetto architettonico che ha ricercato una giusta mediazione tra classicità e modernità individuando tecnologie avanzate da inserire nell'edificio che potessero adattarsi al meglio all'architettura storica del palazzo; come il sofisticato sistema di illuminazione a led che si adatta perfettamente all'architettura storica o il restauro delle volte e dei solai ripristinati con materiali e tecniche tradizionali ma rinforzate con fibre di carbonio conservando le porzioni superstiti e i frammenti delle decorazioni pittoriche.
Una particolare menzione a questo proposito va fatta sulla scelta del restauro della volta del salone maggiore del piano nobile, chiamata la “voliera”, in cui di fronte al crollo completo della volta, non potendo ripristinare il sistema voltato con materiali e tecniche tradizionali, si è scelto di riproporre lo “scheletro” di supporto originario andando a realizzare quest'intelaiatura-scheletro di legno bianco che rappresenta la modernità della struttura.
In tal modo si è sia richiamata la settecentesca originaria tipologia costruttiva sia si è proposta una trasparenza visiva che permette di apprezzare la stratificazione storica dell'edificio. (Fig. 6)


Fig. 6 - Il salone al piano nobile denominato “la voliera”, L'Aquila 2021. (Foto cortesia © Alessandra Nervini)
Fig. 6 - Il salone al piano nobile denominato
“la voliera”, L'Aquila 2021
(Foto cortesia © Alessandra Nervini)

Per quasi tutto il palazzo sono stati adottati specifici accorgimenti antisismici come ad esempio anche per la ricostruzione della loggia centrale completamente crollata per il cedimento dei due pilastri, degli archi, delle volte a crociera e del sovrastante tetto in legno.

Dal punto di vista strutturale le opere di miglioramento sismico hanno dovuto tener conto della fragilità di una muratura fortemente provata, realizzata prevalentemente in pietra e caratterizzata dalla sovrapposizione dei numerosi rifacimenti medievali, rinascimentali e tardo settecenteschi.

Anche all'interno del palazzo si è posta la massima attenzione al recupero e alla conservazione degli elementi architettonici e artistici ancora esistenti; particolarmente delicato è stato il restauro e il consolidamento dello scalone borrominiano riuscendo a conservare e valorizzare ogni elemento compositivo della scala. 22

Obiettivo fondamentale del progetto museale del MAXXI L'Aquila è stato fin dall'inizio il presupposto di ottenere una struttura contemporanea rinnovata ma tuttavia coerente con la struttura originaria, in grado di accogliere i visitatori e rendere il museo parte integrante del percorso urbano.

Il palazzo si integra a pieno nel contesto urbano circostante collegando Via Garibaldi e Piazza Santa Maria Paganica.

Il visitatore in questo modo è quasi obbligato ad attraversare il palazzo e tale attraversamento permette al visitatore di ammirare il cortile interno e le opere allestite al piano terra; di conseguenza il visitatore non solo viene “inglobato” nel palazzo ma trovandosi all'interno di esso è in grado di godere dell'apparato decorativo e architettonico sia esterno che interno.

Lo spazio è alla base del progetto museale del MAXXI rendendo il museo da attrattore di visitatori tematici a condensatore di quella socialità che la città lamenta come tassello mancante alla ricostruzione post-sisma.

Un altro principio che ha ispirato il progetto museale è stato l'interpretazione del restauro come “rete di memorie” legato alla storia degli eventi che hanno trasformato il luogo e che hanno portato il palazzo ad essere sede di un museo contemporaneo.

Come il MAXXI di Roma anche quello dell'Aquila è considerato un centro polifunzionale; da un lato porta ed espone l'arte contemporanea in un territorio in cui questo tipo di arte non era mai arrivata, dall'altro lato è considerato un vero e proprio centro per lo studio, la comprensione e la ricerca dell'arte contemporanea.

Il MAXXI L'Aquila non è considerato un “museo normale” né una mera estensione del MAXXI Roma; si presenta come un particolare “incubatore” le cui radici affondano nel terreno di una località post-sismica.

La progettazione di uno spazio museale dedicato all'arte e all'architettura contemporanee in un edificio di matrice classica ha posto molteplici questioni, in parte correlate alla ricerca delle corrette soluzioni per il restauro, in parte connesse alle scelte progettuali architettoniche.

A questi temi si è aggiunto quello legato alla progettazione di un percorso museale mirato alla progressiva “scoperta” dell'allestimento, in una sorta di tensione emozionale generata dalla particolare qualità dello spazio, parte integrante del contenuto espositivo.

In questo modo il palazzo, storicamente legato all'intimità familiare, diviene in tal modo aperto e fruibile da parte di tutti.

Con la nuova concezione di spazio che viene affrontata anche per il MAXXI de L'Aquila molti degli artisti invitati ad esporre a Palazzo Ardinghelli hanno realizzato delle opere site-specific per essere esposte unicamente all'interno degli spazi del MAXXI L'Aquila, adattandole minuziosamente ad alcuni degli spazi del Palazzo (artisti come Elisabetta Benassi, Daniela De Lorenzo, Stefano Cerio e Ettore Spalletti 23).

Lavori appartenenti alle collezioni di arte, architettura e fotografia del MAXXI di Roma si uniscono alle nuove committenze all'interno di un percorso espositivo minimale che mira a valorizzare l'architettura di Palazzo Ardinghelli.

Però l'idea di base non è stata soltanto quella di limitarsi ad un'esposizione di lavori e di opere, poiché queste ultime diventano un vero e proprio dispositivo che ispira diverse attività di tipo relazionale, come l'incontro e lo scambio con altre istituzioni culturali presenti sul territorio.

Come a Roma anche all'Aquila si sono portate e si porteranno quelle esperienze in termini di relazioni con gli abitanti e con il territorio circostante; fin dalla sua inaugurazione, se non anche da prima, il MAXXI L'Aquila collabora con istituzioni come l'Accademia delle Belle Arti dell'Aquila, il MuNDA (Museo nazionale d'Abruzzo) e il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso e ciò spiega anche la scelta di esporre nel percorso museale alcuni autori, piuttosto che altri, che hanno lavorato sul concetto di visione e di sperimentazione. 24

Il MAXXI L'Aquila si configura come un polo in grado di intrecciare reti a diversi livelli tra i protagonisti del contemporaneo e i soggetti operanti nel multiforme sistema artistico e scientifico dando voce alle eccellenze della creatività nazionale e internazionale.

Come accade nella sua sede a Roma, il MAXXI all'Aquila punta a far dialogare arti visive, performance, fotografia e architettura interrogandosi sulla contemporaneità e a realizzare attraverso le produzioni di artisti e creativi la sua missione istituzionale e la sua vocazione culturale e sociale. 25

                          
                          
                          

NOTE

1 Per una visione d'insieme, si veda POLVERONI 2010 pp. 10-12

2 MARANI PAVONI 2012 p.83

3 Il termine “architettura liquida” è una concezione dell'architettura nata all'inizio degli anni '90 in cui si voleva andare a definire un tipo di architettura basata su una libera realizzazione strutturale; in parte è sbagliato collegare al concetto di liquidità progetti architettonici realizzati prima degli anni '90, poiché il termine vero e proprio fu coniato nel 1993 da Marcos Novak, ma in alcuni e rari casi può essere fatta eccezione come ad esempio per il Vitra Design Museum di Frank O. Gehry realizzato alla fine degli anni '80 e considerato il primo “museo liquido”.

4 In campo artistico e architettonico il termine “classico” genericamente definisce le manifestazioni che elaborano un linguaggio formale aderente o ispirato al mondo classico greco o romano, assunto come modello ideale. Il riferimento a un “ideale classico”, rispondente a criteri di equilibrio, armonia e proporzione, ha contribuito poi all'elaborazione di un concetto di classico in continua e costante antinomia e contrapposizione dialettica rispetto a espressioni artistiche diverse, “anticlassiche”.

5 Su tale argomento, si veda FRANCHETTI PARDO 2010

6 I cosiddetti “cinque ordini” dell'architettura classica individuati da Vitruvio nel suo scritto De Architectura del 27 a.C. circa; cinque ordini architettonici, ognuno distinto da proporzioni, profili e specifici dettagli, che caratterizzano gli elementi architettonici, spesso le colonne, degli edifici di matrice classica. Questi cinque ordini (tuscanico, dorico, ionico, corinzio e composito) sono descritti e codificati anche in alcuni scritti di epoca rinascimentale, periodo in cui l'elemento classico ritornò in auge, di autori come Serlio, Palladio e Vignola.

7 FERRONI 2006

8 Lo studio di architettura di Zaha Hadid, fondato dall'architetta nel 1979 a Londra.

9 Per una visione d'insieme, si veda MILAN 2016

11 Il “The Peak” di Honk Kong è stato il primo e vero progetto di Zaha Hadid, sfortunatamente mai realizzato. Tale progetto consisteva nella realizzazione di un club privato sulle colline della città di Hong Kong con un concorso internazionale avviato nel 1983.

12 Su tale argomento, si veda BIANCHINI 2018

13 Per una visione d'insieme, si veda ZAHA HADID ARCHITECTS 2010 pp.32-34

14 Su tale argomento, si veda PAGLIARINI 2021

15 ZAHA HADID ARCHITECTS 2010 pp. 58-61

16 Il concetto di white cube è legato alla più contemporanea concezione di spazio espositivo; gli spazi espositivi contemporanei sono spesso completamente intonacati di bianco e privi di decorazioni, lo spazio espositivo diventa l'oggetto della scena. La sacralità del luogo non è più dettata dalle opere che vi sono esposte ma è lo spazio che rende “sacro” tutto ciò che vi entra. Questa trasformazione va di pari passo con l'evolversi delle correnti artistiche e di pensiero ma anche con il mutamento della società e dei suoi valori. Per la prima volta lo spazio espositivo viene trattato come una scatola, una vetrina da manipolare. Il white cube inizia a divorare l'oggetto, il contesto ruba la scena all'opera esposta che rende arte qualunque cosa vi entri.

17 Per una visione d'insieme, si veda AVAGNINA, GUCCIONE 2010 pp. 139-142

18 BALDI 2017 pp. 81-82

19 Fin dalla sua fondazione, che risale a circa la metà del XIII secolo, L'Aquila è basata su una planimetria formata da “isolati” organizzati dagli assi principali in “quarti”; ogni quarto funziona da un lato come confine per un gruppo di specifiche comunità territoriali e dall'altro funge come una parte di città a sé stante. Palazzo Ardinghelli si affaccia sulla piazza che si crea con uno dei lati lunghi della chiesa di Santa Maria Paganica e il palazzo ed è considerata da sempre un nucleo importante e centrale della vita civile e religiosa della città. La sua centralità è sottolineata dal trovarsi quasi a metà strada del percorso che collega due delle piazze principali della città una dominata dal Palazzo Margherita e l'altra dalla torre civica, simbolo del potere municipale, che si trova vicino al castello spagnolo.

20 Il progetto di tale restauro, databile tra il 1732 e il 1743, fu firmato dall'architetto Francesco Fontana figlio del più noto Carlo Fontana. I lavori iniziarono così tanto tempo dopo il sisma poiché a partire dal 1732 con l'avvento di Carlo III di Spagna venne dato un notevole impulso alla ricostruzione dell'architettura civile e Palazzo Ardinghelli fu tra i primi palazzi nobiliari a risorgere. (Su tale argomento, si veda ABRUZZO CULTURA, 2021)

21 Come “ringraziamento” per il generoso aiuto ricevuto dalla Federazione Russa è stato deciso di esporre nella mostra inaugurale del MAXXI L'Aquila l'opera site-specific “Untitled” dell'artista russa Anastasia Potemkina, composta da due elementi interconnessi: una vasca idroponica abitata da una pianta spontanea autoctona e una serie di specchi con inciso il profilo di piante infestanti, che saranno poi disposti in luoghi cittadini significativi per la comunità. Inoltre il giorno dell'inaugurazione ufficiale, il 28 maggio 2021, era presente anche Sergey Razov, ambasciatore in Italia della Federazione Russa.

22 Per una visione d'insieme, si veda PIETROMARCHI, DE SANCTIS MANGELLI 2020 pp. 80-90

23 L'opera “Colonna nel vuoto, L'Aquila” di Ettore Spalletti, artista a cui è dedicata la mostra inaugurale, è un'opera che Spalletti non ha potuto vedere allestita poiché è venuto a mancare nell'ottobre 2019.

24 CIMINI 2020

25 MAXXI https://maxxilaquila.art/progetto-culturale/



BIBLIOGRAFIA

ABRUZZO CULTURA 2021

Abruzzo Cultura, Palazzo Ardinghelli (Franchi Cappelli), in “Portale Abruzzo Cultura”, 2021,http://portalecultura.egov.regione.abruzzo.it/abruzzocultura/loadcard.do?id_card=118818&force=1

AVAGNINA, GUCCIONE 2010

Mario AVAGNINA, Margherita GUCCIONE, Silvia LA PERGOLA, MAXXI materia grigia. Il racconto della costruzione, Milano, Electa, 2010

BALDI 2017

Pio BALDI, MAXXI. Museo nazionale delle arti del 21° secolo, Milano, Electa, 2006

BIANCHINI 2018

Riccardo BIANCHINI, Zaha Hadid. Il Museo MAXXI a Roma, in “Inexhibit”, 28 giugno 2018,https://www.inexhibit.com/it/case-studies/zaha-hadid-museo-maxxi- roma-parte-1/

CIMINI 2020

Valentina CIMINI, Il MAXXI L'Aquila. La storia e la sede espositiva, in “progettostoriadellarte.it”, 2020,https://www.progettostoriadellarte.it/2021/07/08/maxxi- laquila/

FERRONI 2006

Giulio FERRONI, Classico, in “TRECCANI.IT”, 2006,https://www.treccani.it/enciclopedia/classico_%28Enciclopedia-Italiana%29/

FRANCHETTI PARDO 2010

Vittorio FRANCHETTI PARDI, Anticlassicismo, in “TEKNORING Il portale delle professioni tecniche”, 15settembre 2010, https://www.teknoring.com/wikitecnica/storia/anticlassicismo/

MARANI, PAVONI 2012

Pietro C. MARANI, Rosanna PAVONI, Musei. Trasformazioni di un'istituzione dall'età moderna al contemporaneo, Venezia, Marsilio, 2012

MILAN 2016

Laura MILAN, Perché il Maxxi Roma è una delle opere fondamentali di Zaha Hadid, in “TEKNORING Il portale delle professioni tecniche”, 28settembre 2016, https://www.teknoring.com/news/restauro/perche-il-maxxi-roma-e-una-delle-opere- fondamentali-di-zaha-hadid/

PAGLIARINI 2021

Davide PAGLIARINI, Costruttivismo al rovescio. Il Museo MAXXI di Zaha Hadid, in “blog.italcementi”, 18 aprile 2021,https://blog.italcementi.it/it/costruttivismo-al-rovescio-il-museo-maxxi-di-zaha-hadid

PIETROMARCHI, DE SANCTIS MANGELLI 2020

Bartolomeo PIETROMARCHI, Flavia DE SANCTIS, MAXXI L'Aquila. Museo nazionale delle arti del 21° secolo. La guida, L'Aquila, MAXXI L'Aquila, 2020

POLVERONI 2010

Adriana POLVERONI, This is contemporary! Come cambiano i musei d'arte contemporanea, Milano, Angeli, 2010

ZAHA HADID ARCHITECTS 2010

ZAHA HADID ARCHITECTS, MAXXI, Milano, Skira, 2010

SITOGRAFIA

MAXXI

Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo, <https://www.maxxi.art > visitato in data 02/04/2021



Vedi anche nel BTA: USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA



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