Luce
e
cielo. Cielo e luce.
Non
una
luce qualsiasi. Non un cielo qualunque.
Roma
e
la sua luce. Roma e il suo cielo.
Alfonso
Femia
A
settembre 2016 è terminata la costruzione del nuovo
quartier generale romano della BNL Gruppo BNP Paribas.
L'edificio, firmato dallo studio 5+1AA
Alfonso
Femia Gianluca Peluffo ,
si situa in una zona particolarmente urbanizzata come
quella della Stazione Tiburtina, a cavallo tra il
primo e il secondo tratto di una delle arterie più
importanti e antiche di Roma.
Con
i
suoi 85.000 mq di superficie totale e un'altezza di 12
piani esterni (4 sono interrati), il Palazzo Orizzonte
Europa svetta nel paesaggio urbano ridefinendo lo skyline
del quadrante tiburtino sulla scia del desiderio di
conferire all'intera area una modernità alla quale
aveva già contribuito la costruzione della stazione
dell'Alta Velocità intitolata a Camillo Benso Conte di
Cavour e progettata dallo studio ABDR Architetti
Associati in Roma (Fig. 1).
Fig. 1 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa Roma 2017 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
83
milioni
di euro l'investimento di BNP Paribas Real Estate
Development S.p.A., committente della costruzione
realizzata su progetto
dello Studio
5+1AA
grazie alla società di ingegneria strutturale Redesco
S.r.l. assieme all'impresa di costruzioni PGC
Parsitalia.
Iniziata
nel
2012, la costruzione dell'edificio è terminata in soli
5 anni ma non senza problematiche urbanistiche che
hanno richiesto più di 50 procedure amministrative per
acquisire i permessi necessari. Completato nel 2016, è
stato inaugurato solo il 13 luglio 2017 e a
presenziare all'evento c'erano l'Amministratore
Delegato del Gruppo BNP Paribas Jean-Laurent Bonnafé,
gli ex Presidente e Amministratore Delegato di BNL
Luigi Abete e Andrea Munari assieme all'allora
Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Palazzo
Orizzonte
Europa è stato concepito dagli architetti Femia e
Peluffo come «un edificio in grado di relazionarsi in
maniera differente con il territorio: a nord-est con
il quartiere Tiburtino/Pietralata e a sud-ovest con il
complesso della Stazione Tiburtina. Da un lato
dinamico, riflettente e dissolvente laddove si pone in
continuità con la dinamicità dei treni e della
stazione, dall'altro statico, trasparente e materico
laddove si confronta con il contesto urbano lento del
quartiere. L'edificio assume pertanto diversi ruoli
rimandando il nostro immaginario a importanti lavori
di artisti e cineasti contemporanei che si sono
confrontati sul tema della percezione e del “riflesso
del reale”» .
È a proposito del riflesso, riferito al cielo di Roma
che cito un'affermazione proprio dell'architetto
Femia: «Luce e cielo. Cielo e luce. Non una luce
qualsiasi. Non un cielo qualunque. Roma e la sua luce.
Roma e il suo cielo». Come si può notare, infatti,
data la sua stessa conformazione, la facciata riflette
e ingloba il cielo di Roma, come se fosse una tela su
cui si auto-dipinge il cielo della Capitale (Fig. 2).
Fig. 2 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Facciata ovest, Roma 2017
(Foto cortesia © Vittoria SUT)
Il
progetto
è stato inoltre concepito sulla base di tre diverse
visioni dell'architettura: come “Dispositivo
Percettivo”, come “Corpo” e come “Materia”.
Per
architettura
come “dispositivo percettivo” s'intende quella
relazione che l'edificio stabilisce laddove orienta lo
sguardo. È il caso di cui parlavamo poc'anzi, ovvero
della capacità dell'edificio stesso, attraverso le sue
doppie facciate, di mettersi in relazione in maniera
differente e continua con il paesaggio circostante a
seconda di dove volge lo sguardo. A tal proposito,
spiegano gli architetti: «il rapporto di percezione è
a sua volta un rapporto che il progetto trasferisce
dall'esterno all'interno, creando una successione di
spazi ora dilatati ora compressi, che via via ci
accompagnano costruendo una spina dorsale sia
verticale che orizzontale intorno a tutte le aree
produttive, ovvero quelle destinate agli uffici,
capace di volta in volta di farci scoprire nuove
“prospettive” e un nuovo contesto» .
L'architettura
come
“corpo” fa riferimento ai tratti fisici della
struttura, dalla disposizione planimetrica
all'organizzazione delle sue funzioni, fino alla
creazione di una sorta di “spartito compositivo” che
genera stupore per le sue metamorfosi che variano in
funzione delle stagioni e della luce solare.
L'architettura
come
“materia” allude alla preziosità del nuovo edificio e
alla sua capacità di porre in relazione trasparenze,
opacità, specchiature e semitrasparenze con tutto ciò
che lo circonda fino a diventare un tutt'uno con
l'intorno, annullando quasi la percezione dei suoi
confini fisici.
Come
abbiamo
detto, l'edificio dialoga da una parte con l'attiguo
complesso della Stazione Tiburtina attraverso una
serie di rimandi prospettici e una serie di ruoli che
ne diversificano, di volta in volta, la percezione
delle geometrie. Dall'altra con un quartiere
fortemente urbanizzato come quello di
Tiburtino/Pietralata. Pertanto, la nuova architettura
è stata concepita secondo il principio del “Giano
Bifronte”: la facciata nord-est (quella su via dello
Scalo Tiburtino) dà, come dicevamo, su un contesto
urbano che vive e si muove ma più lentamente rispetto
alla facciata sud-ovest che, dialogando direttamente
con la Stazione Tiburtina, si percepisce in maniera
dinamica poiché riflette e richiama l'idea di
velocità. Questa bi-frontalità è chiaramente
sottolineata dalle caratteristiche formali
dell'edificio stesso e dai materiali che compongono le
due facciate. Quella a nord-est è caratterizzata da
linee continue e dolcemente deformate oltre che da
maioliche smaltate metallizzate marroni a forma di
grossi rettangoli; quella a sud-ovest è caratterizzata
invece da grandi vetrate che si alternano in un gioco
di rientranze che mima la velocità, dei treni appunto,
sui quali si affaccia attraverso una sequenza di linee
spezzate. Un volto che si lega alla forma geometrica e
topografica e al relativo orientamento, l'altro che si
lega alla concezione di “luogo urbano” commistione di
stazione e centro commerciale (Fig. 3).
Fig. 3 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Facciata est, Roma 2017
(Foto cortesia © Vittoria SUT)
Una
delle
meraviglie di questo edificio è proprio questa,
l'intenzionalità degli architetti di non realizzare
una facciata canonica, ma di creare un edificio che
non ne avesse una specifica andando quindi a creare
praticamente due edifici, in due contesti urbani
differenti e con una matericità specifica che unisce
stili e volumi. Evidenti gli elementi mutuati
dall'architettura formalista, di cui Renzo Piano e
Frank Lloyd Wright si pongono come capostipiti
indiscussi, così come dall'architettura razionalista
attenta all'utilizzo di nuovi materiali e nella scelta
di forme innovative i cui esponenti si potrebbero
riscontrare in Zaha Hadid o in Le Corbusier. Lo Studio
5+1AA, nella realizzazione del Palazzo Orizzonte
Europa, ha difatti espresso la perfetta fusione di
queste due scuole prediligendo la scelta di materiali
nuovi e insistendo su un utilizzo morfologico e
innovativo degli stessi.
Senza
ombra
di dubbio, il complesso contribuisce a dare un apporto
significativo al processo di riqualificazione e
rivalutazione della zona circostante la Stazione
Tiburtina, grazie anche alla posizione strategica.
Nell'ottica della fruibilità ricordiamo che l'edificio
è in parte accessibile al pubblico, in particolare si
può entrare nella filiale BNL interna, nella Hall,
nella Gallery, nel Foyer e nell'Auditorium.
Sempre
dal
pubblico – se vogliamo definire così i dipendenti del
colosso bancario – è nato il nome dell'edificio:
“Orizzonte Europa”, infatti, è il frutto di un
sondaggio online
in cui i dipendenti sono stati chiamati a partecipare.
Lo stesso investimento affrontato dal gruppo bancario,
ben 83 milioni di euro, è stato fatto anche e
soprattutto per i dipendenti: da un lato era forte
l'intenzione di riunire sotto un unico cappello buona
parte del personale suddiviso nelle otto sedi romane,
tra cui quelle di Ludovisi, Aldobrandeschi, Crescenzio
e piazzale dell'Agricoltura, dall'altro quello di
modificare radicalmente le modalità di lavoro e la
logistica di gruppo, grazie alla scelta di predisporre
gli uffici secondo il modello open
space
con vista panoramica, la cui caratteristica principale
è l'abbattimento delle barriere tra gli uffici.
L'ESTERNO
L'edificio
si
sviluppa su un fronte di 230 metri di lunghezza e 60
metri di altezza per un totale di 11 piani ad uso
ufficio, a cui si aggiunge 1 piano superiore tecnico
in cui sono stati collocati i pannelli fotovoltaici e
le macchine per il trattamento dell'aria, e 4 piani
interrati adibiti a posti auto e moto. 230 metri
costituiti da 15.000 mq di vetrata movimentata da una
serie di sbalzi per la quale è stato adoperato un
sistema in alluminio a taglio termico e vetrocamera
formato da due lastre di vetro dello spessore di 10 mm
accoppiate e distanziate tra loro con un giunto
ermetico studiato per impedire l'infiltrazione di
polveri e condense. In totale parliamo di 1200
finestre divise in 5 macrogruppi di diversa
dimensione, diverso colore e diversa prestazione. Ciò
non solo ne facilita l'eventuale cambio in caso di
rotture, ma in particolare è importante perché
rappresenta la scelta stilistica pensata e realizzata
dallo Studio, basata su un vibrante e articolato gioco
di luci che anima l'intera facciata dell'edificio
grazie alla rifrazione luminosa del sole e del cielo
su di essa (Fig. 4).
Fig. 4 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Facciata ovest (dettaglio)
Roma 2023 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
Per
le
vetrate strutturali sono stati usati cinque prodotti
diversi della gamma di vetro a controllo solare
SunGuard®: quattro di aspetto argenteo e uno più
neutro. Questi prodotti in vetro rivestito offrono
diversi livelli di trasmissione luminosa e riflessione
esterna per rispondere alle esigenze precise degli
architetti. Una scelta attenta di questi prodotti ha
consentito di distribuire in maniera logica ed
esteticamente accattivante i vari tipi di vetri
durante la costruzione e di rispondere alle
prestazioni di controllo solare richieste .
Il vetro esterno, monolitico e temperato, ha elevati
valori di riflessione luminosa e trasmittanza termica
ed è per questo che l'interno dell'edificio, grazie
anche all'ottimo impianto di raffrescamento e
aerazione, non si surriscalda lasciando così
l'ambiente fresco e ben aerato.
«Pareti
vetrate
si alternano alla ceramica diamantata che riflette la
luce nelle tonalità dell'argento, mai uguale a sé
stessa» .
Il
richiamo
ad artisti contemporanei che esplorano il campo della
percezione coinvolgendo i “riflessi” del mondo reale,
come Dan Graham e Olafur Eliasson, è piuttosto
evidente. Con la poetica di quest'ultimo, noto per
muoversi ai confini tra arte e architettura, è
sicuramente in comune il tema della “natura
artificiale”, del volere ricreare attraverso
l'artificio umano aspetti che appartengono al
naturale. Nei vetri dell'edificio il cielo di Roma si
rispecchia fugace e, come afferma Alfonso Femia, «non
esisterà mai un momento in cui l'edificio sarà uguale
al momento precedente» .
È una specie di meccanismo caleidoscopico effimero che
cattura l'azzurro e le nuvole e rende labile il
confine tra il cielo e l'architettura rendendo
evanescenti i confini dell'edificio.
L'elemento
caratterizzante
è quindi senza dubbio la realizzazione fatta di pieni
e di vuoti, di affacci e visuali prospettiche che
producono effetti ottici molto particolari. L'unico
punto in cui questa alternanza si interrompe è al
centro, punto in cui è visibile la preesistente
cisterna d'acqua in mattoni realizzata dall'architetto
Angiolo Mazzoni
negli anni Quaranta del Novecento a cui si deve anche
la realizzazione della prima Stazione Tiburtina.
Come
abbiamo
detto, l'esterno dell'edificio si caratterizza per la
sua doppia facciata, dal lato est e dal lato ovest che
conferisce all'edificio un aspetto mutevole a seconda
del punto di vista e delle condizioni atmosferiche .
Questo effetto è ben visibile poiché volutamente
ricercato in entrambe le facciate: sia il lungo volto
di vetro sia quello dorato e cangiante conferiscono a
Palazzo Orizzonte Europa una dinamicità estetica che
la caratterizza rispetto ad altri edifici
architettonici contemporanei.
L'INTERNO
Se
l'esterno
si fa notare, l'interno non è certamente da meno.
Dall'entrata principale, situata esattamente al centro
dell'edificio, si accede direttamente nella hall
in cui un grande desk
è pronto ad accogliere dipendenti, visitatori e
clienti della filiale bancaria posta al piano terra.
Al marmo del pavimento si alterna il legno teak delle
pareti in un contrasto di classico e moderno che rende
l'ambiente elegante e accogliente. All'interno la
distribuzione degli spazi è più o meno tradizionale
secondo il principio di stratificazione orizzontale e
sequenza classica: il basamento dove si trova
l'interfaccia con il pubblico, l'elevazione dove si
trovano gli uffici e il coronamento lo spazio dedicato
alle macchine (Fig. 5).
Fig. 5 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa, Hall
Roma 2023 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
Gli
uffici,
per un totale di 3.300 postazioni di lavoro semplici e
razionali, hanno ulteriori spazi ideati per rispondere
alle esigenze del personale di BNL e volti a ricreare
“un piccolo mondo” all'interno dell'edificio. Sono
infatti presenti un asilo, una palestra, un ristorante
aziendale, un auditorium, varie sale training,
un'infermeria e quattro piani interrati di soli
parcheggi auto e moto.
La
BNP
PARIBAS con l'acquisto del terreno ha voluto creare un
luogo in cui riunire alcuni dei dipendenti sparsi sul
territorio romano realizzando una moltitudine di
uffici secondo la concezione nordica di spazio comune
di lavoro. Difatti, a seguito del posizionamento della
prima pietra nel 2013, si sono avviate una serie di
attività in parallelo di change
management
per accompagnare i dipendenti all'utilizzo dei nuovi
spazi, tra cui corsi di avvicinamento dalla logica
dell'ufficio classico, fatto di cose proprie e
postazioni private, a una logica di open
space,
sharing
e postazioni libere. Al posto di singole scrivanie
sono infatti state create bench
da 6-8 postazioni sulle quali trovano posto i soli docking
monitor
ai quali i dipendenti collegano semplicemente il loro
personal
computer.
«Non abbiamo più delle scrivanie fisse. Arriviamo al
mattino e ci sediamo dove capita, è rimasta solo una
divisione per funzioni aziendali. Alla sera dobbiamo
sgomberare tutto», così afferma uno dei dipendenti
durante la visita guidata organizzata lo scorso maggio
dall'associazione Open House Roma .
E continua «Non siamo mai tutti presenti poiché già
dal 2017 abbiamo la possibilità di fare smart
working
due volte a settimana. Quest'ultima modalità di lavoro
ci ha permesso di non smettere mai di lavorare,
neppure durante il Covid-19, e di essere presenti al
contempo per le eventuali necessità familiari». Basta
un esempio del genere per capire le parole di Marco
Predari, presidente di Assufficio, al Salone del
Mobile di Milano del 2017: «Questa non è una semplice
evoluzione dell'ufficio che abbiamo visto dagli anni
Sessanta in avanti. Oggi siamo a un vero punto di
svolta, concettualmente dobbiamo parlare di anno zero.
Quel che sta succedendo è che dopo anni di parole, lo
smart
working
è
diventato realtà e il lavoro da casa non è più solo un
affare da pionieri o da freelance.
È una delle condizioni più richieste da lavoratori e
lavoratrici dipendenti a cui le aziende si stanno
adattando» .
Come
si
intende, quindi, i dipendenti della BNL sono stati
accompagnati in questo periodo di transizione dalla
concezione di lavoro classica a una di tipo dinamico.
Tranne per una trentina di uffici singoli di dirigenti
e alti dirigenti, tutti gli altri dipendenti hanno
imparato a lavorare in un ambiente aperto ed
egualitario. Nessuno ha una propria specifica
postazione ma ognuno ha un armadietto personale
sfruttato come storage
e utilizzato al posto delle cassettiere; questo non
solo rende l'ambiente esteticamente più pulito ma
evita al lavoratore di trasportare continuamente
materiale pesante e privato. Ovviamente lavorare in un
ambiente comune non sempre è semplice, per questo sono
stati creati i cubicles,
delle postazioni insonorizzate che garantiscono
silenzio e privacy durante le telefonate personali e
di lavoro; le postazioni, infatti, sono prive di
telefoni fissi a voler sottolineare il concetto di
postazione pubblica e smart
(Fig. 6).
Fig. 6 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa, Uffici
Roma 2017 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
Sono
stati
allestiti anche dei piccoli uffici vetrati utilizzati
per riunioni e meeting
in cui le stesse pareti a vetri fungono da lavagne
secondo i principi di ecosostenibilità. Sempre secondo
questo principio, le postazioni sono prive di cestini
ed è fortemente sconsigliato portare bottigliette
d'acqua in plastica: cestini per la raccolta
differenziata, stampanti e boiler dell'acqua si
trovano in un ambiente specificamente adibito. Il
design interno, dagli armadietti alle scrivanie, dalle
sedie alle sale relax, è stato interamente ideato e
realizzato su misura dall'architetto Paolo Mantero
assieme allo studio NEXT Urban Solutions
di Roma con l'obiettivo di creare un luogo di lavoro
confortevole secondo i moderni principi del welfare
aziendale (Fig. 7).
Fig. 7 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa, Uffici
Roma 2017 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
Ma
partiamo
dal piano terra, o foyer,
in cui è visibile la bellissima cisterna dell'acqua di
Angiolo Mazzoni costruita nel 1929, presente a sua
volta nell'antica Stazione Tiburtina
e volutamente inglobata nell'edificio per sottolineare
il continuum
architettonico-paesaggistico della nuova struttura in
questo sito. In quest'area è anche presente un
Auditorium da 300 posti utilizzato sia per eventi
istituzionali che per eventi esterni – come
presentazioni di film cinematografici il cui ricavato
viene devoluto a Telethon. Da qui si accede al grande
scalone interno in marmo caratterizzato dal colore
giallo dei soffitti dei piani intermedi che, al
rifrangere dei raggi solari, scintillano luminosi
dando all'ambiente un effetto caldo e avvolgente (Fig.
8).
Fig. 8 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Scalone interno, Roma 2023
(Foto cortesia © Vittoria SUT)
Salendo
al
secondo piano ci si ritrova in uno spazio dedicato
totalmente all'area break. Sono infatti presenti il
ristorante e la sala relax. Nella zona ristorante si
ordina solo tramite applicazione sul cellulare o
tramite totem posizionati all'ingresso. Con un occhio
volto all'ecosostenibilità e al riciclo anche qui non
vi sono bottiglie di plastica ma solo di vetro e le
macchinette erogano solamente lattine di alluminio
riciclabili al 100%. Si sviluppa su un'area che
accoglie 700 posti a sedere e tavoli modulari che
possono essere aggregati in base alle esigenze. Sul
soffitto sono presenti pannelli fonoassorbenti perché
ovviamente qui, in base all'orario, c'è molto caos che
potrebbe disturbare gli impiegati dei piani superiori.
Nella sala relax si sono privilegiate le forme lineari
che assieme al legno teak chiaro e ai toni scuri dei
tessuti rendono l'ambiente più accogliente e
rilassante (Fig. 9).
Fig. 9 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Sala relax, Roma 2017
(Foto cortesia © Vittoria SUT)
IL
PALAZZO
E L'ARTE
Sappiamo
che
oggi le banche si sono sostituite ai grandi mecenati
del Cinquecento e del Seicento, sostenendo sia artisti
conosciuti che emergenti e favorendo la circolazione e
la salvaguardia delle opere d'arte.
Sia
BNL
che BNP PARIBAS, oltre ad essere colossi della finanza
mondiale, sono da sempre promotrici dell'arte e
dell'architettura. La collezione d'arte oggi conta ben
5.000 opere
curate da un gruppo piuttosto ristretto che ne segue
le diverse attività: la salvaguardia e la
valorizzazione del patrimonio artistico, gli eventi e
le sponsorizzazioni culturali, l'archivio storico e i
rapporti con le istituzioni economiche, politiche e
culturali.
Tra
questi capolavori, 45 sono stati scelti per abbellire
gli uffici dei piani 10° e 11° di Palazzo Orizzonte
Europa in una concezione di fruizione dell'arte
continua e contemporanea, un trait
d'union
che
lega
il nuovo con l'antico, l'architettura con l'arte. Le
opere sono dislocate per lo più nei corridoi, nelle
sale d'attesa e negli uffici di rappresentanza, ma ve
n'è anche una di grandissime dimensioni nel foyer.
Si tratta di una grande opera fotografica intitolata Cairo
Walk
dell'artista egiziano Moataz Nasr costituita da più di
80 immagini che vanno a creare un tableau
rappresentativo della sua città, il Cairo appunto, da
sempre caratterizzata da due anime, quella orientale e
quella occidentale, spesso in contrasto e
contrapposizione. Nel tableau sono visibili delle
parti nere, come se la rappresentazione della sua
città fosse in continua evoluzione.
La
cultura
per BNL è da sempre strumento di contribuzione allo
sviluppo socioeconomico dell'Italia e l'espressione in
tutte le sue forme è uno dei pilastri su cui si fonda
una società libera ed evoluta in grado di assumere
scelte consapevoli. Ma cos'è la cultura per BNL?
«Innanzitutto quattro elementi: istruzione,
educazione, capacità di ragionare e capacità di
innovare» ,
questo secondo quanto afferma nel 2015 Anna Boccaccio,
Responsabile delle relazioni istituzionali di BNL. La
fusione con BNP PARIBAS nel 2006 ha portato
un'ulteriore crescita nell'impegno artistico-culturale
di BNL caratterizzata ora da un maggior respiro
internazionale. Ad esempio, sono state ideate
importanti mostre fotografiche come The
sea
is my land-Artisti del Mediterraneo
presentata per la prima volta al MAXXI di Roma nel
2013 e ospitata poi a Marsiglia nel 2016.
Le
opere
d'arte sono totalmente fruibili dai dipendenti, ma
possono essere ammirate da appassionati, curiosi e
cultori della materia solo in occasione di aperture
straordinarie come nel caso dell'evento Invito
a
Palazzo,
iniziativa promossa dall'Associazione Bancaria
Italiana (ABI) per la valorizzazione del patrimonio
architettonico e artistico delle banche italiane, in
cui è stato possibile grazie ai volontari del Fondo
Ambiente Italiano (FAI) effettuare delle visite
guidate e scoprire tutti i capolavori qui custoditi.
Come
detto,
le opere sono esposte in vari ambienti del decimo e
dell'undicesimo piano secondo un concetto di arte che
guarda a nuove forme di fruizione come, ad esempio, la
totale assenza di didascalie questo per allontanarsi
completamente dal vecchio concetto di esposizione
museale dell'arte e inserirla invece in un ambiente
familiare, quasi casalingo.
Appena
fuori
l'ascensore dell'undicesimo piano ci si ritrova in un
ambiente confortevole caratterizzato da elementi di
design e colori tenui destinato a sala d'attesa. Qui
sono esposte le opere di due grandi artisti, degli
Anni '30 il primo e degli Anni '60 il secondo,
considerati l'eccellenza dell'arte italiana a cavallo
del Novecento: Leoncillo Leonardi “artista delle
materie povere” – perché definirlo solo scultore
sarebbe riduttivo – e Lucio Fontana. Seguendo il
percorso che si snoda tra gli uffici e punta verso
nord – verso la poppa dell'edificio, per dirla in
termini navali – troviamo la pittrice figurativa
Alessandra Giovannoni che nelle sue opere racconta
Roma utilizzando una tecnica caratterizzata da macchie
di colore che rendono sbiadita l'immagine come a
volerlo far sembrare un ricordo o una fotografia non
proprio a fuoco. Proseguendo nel corridoio, inserita
in un contesto privato, incontriamo una splendida
natura morta di Gino Severini intitolata Piramide
di
mele,
risalente agli anni Trenta, e appartenente alla fase
post futurista nella quale si avvicina al pensiero
rappresentativo picassiano e alle correnti parigine
del periodo.
Arrivati
in
un disimpegno che divide a metà il corridoio verso
nord, si viene rapiti da una splendida tela di Mario
Schifano raffigurante un grande planisfero e
intitolata Viaggio
nei
progetti,
acquistata dalla BNL direttamente dall'Artista alla
fine degli Anni '80. L'opera, di grandi dimensioni,
rappresenta il Mondo lavorato con la tecnica
“spatolata” caratterizzata da una pennellata veloce e
dal colore che viene sgocciolato grossolanamente sul
disegno e che poi, in un secondo momento, viene
graffiato per far emergere la parte sottostante in
principio coperta, come se il suo desiderio fosse
quello di distruggere ciò che aveva appena creato. Il
colore turchese brillante che domina l'intera tela dà
luce all'ambiente privo di finestre.
Da
Schifano
torniamo indietro di circa 200 anni poiché ci
imbattiamo in Jakob Philipp Hackert ,
pittore vedutista tedesco del Settecento. Quest'opera
originale rappresenta il Porto
di
Ancona
riconoscibile dall'Arco di Traiano ed è custodita in
una delle sale riunioni con affaccio sul mondo urbano.
Un continuum,
dunque, tra passato e presente, tra antico e moderno.
Nella
sala
appena successiva ci troviamo di fronte a una Santa
Francesca
Romana con l'Angelo
di Giovanni Antonio Galli, detto Spadarino, artista
del Seicento considerato dai caravaggisti il pittore
che assorbì maggiormente l'arte di Caravaggio. Qui la
Santa patrona del popolo di Roma è rappresentata in
una luce che ne illumina principalmente il volto,
caratterizzata dalla delicatezza dei lineamenti e
dalla morbidezza del velo che le copre la testa.
Proseguendo
nel
corridoio, a destra e sinistra si susseguono uffici e
sale conferenze fino all'ufficio della curatrice
dell'inestimabile collezione d'arte in cui sono
conservate due opere di rara importanza poste in
contrapposizione e conversazione tra loro: da una
parte un Paesaggio
di
Giorgio
Morandi e dall'altra una serigrafia della serie Flowers
di Andy Warhol. Figurativismo e unicità contrapposto a
pop e serialità.
Alla
fine del corridoio verso nord si giunge nella grande
stanza privata dell'Amministratore Delegato nella
quale sono custodite, entro teca, quattro opere
meravigliose e preziosissime di piccole dimensioni. La
prima è una Giuditta
con
la testa di Oloferne di
Lorenzo
Lotto datata 1512, opera di una raffinatezza superba,
soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione
degli oggetti di oreficeria. La seconda è un Paesaggio
di
Lodovico
Raymond
della fine dell'Ottocento e la terza è La
Cascata
delle Marmore di
Jean-Baptiste
Camille Corot degli anni '20-'30. Infine, la quarta, è
un Paesaggio
a
Pavullo nel Frignano di
Antonio
Donghi caratterizzato da colori metallici e figure più
geometriche. Sempre nella stanza, illuminata da una
splendida lampada Arco
Led
realizzata per FLOS negli anni Sessanta da Achille e
Pier Giacomo Castiglioni, si trovano appese alla
parete due opere di Afro Basaldella degli anni
Cinquanta, tra il Formale e l'Informale, intitolate Città
e caratterizzate da setti di colore.
Scendendo
al
decimo piano sono molte le opere degne di nota ma
sicuramente la raccolta dei Cinquanta
pittori
per Roma
rappresenta uno dei fiori all'occhiello dell'intera
collezione. Nell'immediato dopoguerra, su ispirazione
di Cesare Zavattini, venne indetto un concorso che
prevedeva due vincoli principali: le opere dovevano
avere come tema la città di Roma e come dimensioni di
20x26 cm. Da questo concorso nacquero 54 opere di
artisti famosissimi come Savinio, De Chirico, Afro, De
Pisis, Vespignani, Ciarrocchi, Trombadori, Maselli,
Attardi e ancora Turcato, Mafai, Maccari,
Francalancia, Donghi e Guttuso. Una collezione di
particolare fascino con una caratteristica non voluta
ma curiosa: la quasi totale assenza di persone
all'interno dei dipinti, che raffigurano una Roma
vuota, come sospesa. Tra questi, ricordiamo il Gasometro
di Renzo Vespignani e le Chiese
gemelle
di un Renato Guttuso ante
litteram.
Comprendendone l'importanza sia dal punto di vista
storico che artistico, la BNL la acquistò nella sua
totalità nel 1983 e dalla sua sede storica di via
Veneto venne trasportata a Palazzo Orizzonte Europa
con lo scopo di inserirla in un contesto di maggiore
fruibilità e modernità (Fig. 10).
Fig. 10 - Vittoria SUT, Palazzo Orizzonte Europa
Parte della collezione Cinquanta pittori per Roma
Roma 2017 (Foto cortesia © Vittoria SUT)
Alcuni
degli
artisti sopracitati parteciparono anche alla seconda
edizione del concorso intitolata Cinquanta
pittori
per Roma nel 2000
e tenutasi alle soglie del nuovo millennio per volontà
della stessa BNL. In queste opere non è solo evidente
il cambiamento urbano di Roma nei 50 anni trascorsi
dalla prima edizione, ma è evidente soprattutto
l'evoluzione tecnica ed espressiva degli artisti.
Numerosi
sono
gli altri pittori esposti come Lucio Fontana, Turi
Simeti, Vasco Bendini, Turi Sottile, Claudio Verna o
fotografi emergenti come Adrian Paci e Marie Bovo.
Tornando
indietro
in direzione sud, verso la prua, si giunge alla
terrazza esterna dalla quale è ben visibile la parte
retrostante costituita da mattonelle in ceramica
diamantata, ovvero l'involucro ventilato che
costituisce “la pelle” del nostro building.
Particolarmente emozionante la vista panoramica sul
lato monumentale del Cimitero del Verano e sullo
storico quartiere di San Lorenzo.
I
PREMI E LE CERTIFICAZIONI
Su
una
superficie complessiva di circa 85.000 mq, Studio
5+1AA ha saputo trasformare i vincoli energetici,
ambientali e urbanistici in vantaggi progettuali.
Innovazione e funzionalità sono gli elementi chiave
della nuova sede di BNL Paribas di Roma: da qui
l'attenzione sia alle aree dedicate ai dipendenti che
all'involucro stesso dell'edificio. Quest'ultimo è
stato concepito secondo logiche a basso impatto
ambientale – si parla in questo caso di “green
building” – che prevedono l'utilizzo di un modulo
edilizio altamente performante, il riuso delle acque
meteoriche e l'utilizzo di pannelli fotovoltaici che
creano energia da riutilizzare all'interno
dell'edificio. Proprio per la sua ecosostenibilità,
Palazzo Orizzonte Europa ha ottenuto la LEED GOLD ,
una certificazione emessa del Green Building Council
Italia
(GBC Italia) che promuove il processo di
trasformazione del mercato edile italiano attraverso
la promozione di un sistema di certificazioni i cui
parametri stabiliscono precisi criteri di
progettazione e realizzazione di edifici salubri,
energeticamente efficienti e a impatto ambientale
contenuto.
Nel
2016,
dopo un'attenta valutazione tra 500 progetti
provenienti da tutto il mondo, ha ottenuto il The
Plan
International Awards
come miglior sviluppo immobiliare a uso uffici. Nel
2017 vince numerosi premi: il primo premio nella
categoria Workspace dell'Archmarathon Awards, il Best
of
the Best / Architecture
agli Iconic Awards
e il premio Smart
Building
nella categoria Terziario/Uffici conferito dallo Smart
Building Expo. Secondo i membri del collegio
giudicante di quest'ultimo «alla nuova sede di BNL di
Roma va il merito di essersi imposta in una categoria
con una concorrenza molto agguerrita. Gli edifici a
uso direzionale, infatti, costituiscono oggi una delle
palestre privilegiate nella sperimentazione dell'uso
delle nuove tecnologie in ambito edilizio. Al di là
del valore iconico dell'architettura che colpisce i
milioni di viaggiatori che transitano per la stazione
di Roma Tiburtina, l'edificio è frutto di una
progettazione autenticamente contemporanea, ovvero
condivisa e plurale che, proprio in virtù di questa
pluralità, ha consentito di raggiungere l'obiettivo
posto della certificazione LEED Gold Core & Shell
grazie a un uso intelligente e massiccio della
tecnologia che si dimostra strumento essenziale per il
benessere e l'efficienza dei luoghi di lavoro» .
L'edificio
è
stato inoltre selezionato tra i finalisti dei MIPIM
Awards 2017, uno dei premi nel settore immobiliare più
ambiti a livello globale che si tiene annualmente al
Palais des Festivals di Cannes (Francia) e che
riunisce professionisti del settore immobiliare – tra
cui investitori, sviluppatori, consulenti in
proprietà, case d'asta, architetti, designer e società
di sviluppo – in un evento di quattro giorni
all'insegna dell'innovazione e dell'ecosostenibilità.
Come
evidente,
quindi, Palazzo Orizzonte Europa sin dalla sua
costruzione si è distinto per l'elevata sostenibilità
ambientale che ha raggiunto picchi del 30% di
risparmio sui consumi energetici grazie a sistemi a
basso consumo idrico, elettrico e a un'illuminazione
naturale modulata in funzione delle necessità. Mirata
e pensata è stata anche la scelta degli ascensori per
la cui installazione si è scelto il colosso Schindler
S.p.A. che a sua volta ha fornito ascensori con PORT
Technology. Quest'ultima si basa su un funzionamento
più intelligente e a minor consumo energetico poiché
al suo interno ha un sofisticato software di gestione
del traffico che elabora una serie di informazioni,
come l'intensità del traffico al momento della
chiamata, il tempo di viaggio sulla base del piano di
destinazione o eventuali restrizioni di sicurezza al
piano. Tutto ciò riduce il numero delle fermate
intermedie e le cabine tornano disponibili più
rapidamente. La maggior peculiarità del sistema PORT
Technology è soprattutto nell'ambito della safety.
Infatti, qualora fosse necessario evacuare l'edificio,
il sistema è in grado di rilevare la popolazione
presente ad ogni piano organizzando i piani di
evacuazione mediante l'utilizzo delle scale senza
generare affollamenti e consigliando ai passeggeri di
utilizzare tale opzione attraverso gli schermi dei
terminali.
L'ecosostenibilità
e
l'efficientamento energetico hanno toccato anche
l'ambito della security
affidata a DAB Sistemi Integrati che per Palazzo
Orizzonte Europa ha realizzato l'impianto
antintrusione, l'impianto per il controllo accessi
delle persone e dei veicoli, l'impianto TV a circuito
chiuso (TVCC), l'impianto citofonico VoIP e la
gestione chiavi meccatroniche e meccaniche. Sempre per
questioni di sicurezza, in via sperimentale, è stato
attivato un sistema di conta persone presso uno dei
semipiani nel quale sono stati installati dei sensori
su alcuni varchi, in modo che dalla Centrale Operativa
si possano monitorare gli ingressi e le uscite e si
possa così sapere in tempo reale il numero delle
persone presenti. Infine, all'interno dei locali
tecnici dei piani interrati sono state installate
delle sonde antiallagamento collegate alla Centrale
Operativa di modo che si possa rapidamente intervenire
in caso di risalita dell'acqua dai pozzetti.
Palazzo
Orizzonte
Europa è quindi un insieme di espressioni: quella
artistica, quella tecnologica e quella architettonica
che qui si fondono con l'ambiente circostante.
L'edificio si offre alla città come quinta scenica in
grado di riflettere ciò che lo circonda e di cambiare
al mutare stesso della natura in base alle ore, alle
stagioni e alle condizioni climatiche. Una massa
architettonica di 230 metri per 12 piani di altezza
che ha la capacità di rarefarsi al punto di scomparire
alla vista, soprattutto nella rastrematura in punta.
Un'opera straordinaria, audace e contemporanea che
dialoga con il territorio e si fa promotrice del
“nuovo che avanza” in una città dalla storia così
profondamente radicata nel tempo: Roma.
NOTE
Vedi anche nel BTA:
USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA
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