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Le Scuderie del Quirinale celebrano il “bellissimo ingegno” del Lippi  
Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 7 Novembre 2011, n. 629
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Area Mostre

Non comprendiamo il perché gli organizzatori non abbiano avuto fiducia in una così bella mostra ed abbiano voluto co-titolare la preziosa rassegna, che si è recentemente aperta alle Scuderie del Quirinale, anche al più famoso pittore, maestro, amico e rivale, Sandro Botticelli ! Ci domandiamo se questo tentativo di “risarcimento”, dopo anni di oblio, di un così valevole artista del Rinascimento, Filippino Lippi, non cominci con un ingiusto torto.

Tanto precisato, l’esposizione si preannuncia come una delle più belle dell’autunno romano: si rende omaggio ad un maestro che è stato molto ammirato dai suoi contemporanei fino a tutto il ‘700. Artista prediletto da Lorenzo il Magnifico, è raccomandato al potente cardinale Oliviero Carafa per affrescare la sua cappella in Santa Maria sopra Minerva a Roma  (della quale caldeggiamo la visita); di lui il Vasari dice: “Pittore di bellissimo ingegno e di vaghissima invenzione [……..]. Onde fu meravigliosa cosa a vedere gli strani capricci che egli espresse nella pittura…..” [1] . Con il XIX secolo e l’affermarsi del gusto preraffaellita, l’apprezzamento viene meno e il Lippi è relegato nel “cassetto dei reietti”, di coloro, cioè, che non rappresentano il gusto classico dei primitivi, come il suo maestro Botticelli. A lungo ignorato e dimenticato, inizialmente tacciato di bizzarria dal Berenson [2] , alla metà degli anni Trenta del Novecento, con un’opera fondamentale (Fra Angelico, Fra Filippo e la cronologia, 1932-33), è lo stesso storico a guidare la riscoperta critica del Lippi, riconoscendo il valore dei suoi interventi all’interno della Cappella Brancacci a Firenze.

La mostra, curata da Alessandro Cecchi, direttore della Galleria Palatina di Firenze, presenta l’artista in sei sezioni, organizzate cronologicamente. Non si tratta di una mera antologica del pittore, piuttosto si assiste al felice tentativo di ricomporre l’originalissima personalità del Lippi e, contestualmente, determinare la humus culturale, che caratterizzava la città di Firenze nella seconda metà del XV secolo, entro cui il pittore si muoveva. Ogni sezione è corredata da pochi, ma decisivi, documenti, densi di significato, che calano il visitatore nella temperie culturale della stessa, confronti inediti si articolano lungo le pareti delle Scuderie e disegni preziosissimi arricchiscono e aiutano la comprensione della figura dell’artista.

La prima sezione si apre con un’opera raffinatissima, Madonna con bambino e storie di S. Anna (fig. 1, 1452-53, Galleria Palatina, Firenze), realizzata dal padre, Filippo Lippi, monaco carmelitano, e pittore di talento. Un tondo, di destinazione domestica, che mostra in maniera indiscussa le doti migliori di Filippo Lippi; nel quadro si ravvede invenzione d’impostazione e sintesi narrativa autonoma associate ad una scioltezza del disegno, accompagnata, però, da concretezza della forma. Su tutte queste qualità medita il figlio, Filippino, che saprà farle proprie arricchendole di un inedito dinamismo reso da una linea vibrante, all’interno di un contesto di profonda conoscenza umanistica d’ispirazione classica. Si noti, inoltre, che il dipinto è esposto per la prima volta in modo da poter osservare anche il disegno del verso ! Nella medesima sala si espone la denuncia anonima di un frate che ha avuto un figlio con una monaca.

Filippino, dunque, unico caso nella storia di figlio d’arte che abbia saputo eguagliare e sotto certi punti di vista anche superare un padre talentuoso e famoso, apprende i primi rudimenti con il papà, purtroppo, però, rimane orfano a soli 12 anni e va a bottega dal Botticelli.

La seconda sezione racconta proprio l’esperienza vissuta dal Lippi, tra il 1472 e il 1478, presso il maestro fiorentino. È  delineato l’iter percorso da Filippino da garzone a collega in partnership del più anziano. Lo stile assunto è  molto vicino a quello del Botticelli, tanto che, per un certo periodo, si è scritto di un fantomatico “amico di Sandro”, successivamente identificato dal Berenson con il nostro. Segnaliamo la Madonna adorante il bambino (fig. 2, 1478, Galleria degli Uffizi, Firenze), che è anche l’emblema della mostra. Il dipinto è di una tale e semplice bellezza da non richiedere altre parole. Suggeriamo di soffermarsi su un quadro, poco noto, del Botticelli, La Derelitta o Mardocheo piange davanti alla porta del palazzo reale (Collezione Pallavicini, Roma), la cui  collocazione non lascia troppe possibilità di visione. Si tratta di una tavola decorante un cassone, di straordinaria potenza evocativa e semplicità. Un’opera quasi novecentesca che ricorda le atmosfere metafisiche di de Chirico. Infine, consigliamo di osservare le due Adorazione dei Magi, e le sottili differenze interpretative e tecniche che i due artisti hanno dato. Il confronto è necessario per rendere giustizia all’allievo, vero alter ego del maestro, affinchè nessuno dubiti più della sua grandezza e totale indipendenza artistica.

La terza sezione riguarda la prima attività indipendente del Lippi, svolta sotto la protezione di Lorenzo il Magnifico. Filippino si muove a fatica a Firenze, dove vive il suo momento d’oro Botticelli, per lui non c’è spazio e ricovera prima a Prato, poi a San Giminiano, quindi a Lucca.

L’Apparizione della Vergine a San Bernardo (fig. 3, 1484-85, Badia Fiorentina, Firenze) è un capolavoro pittorico dall’inedita costruzione iconografica, si noti l’immediatezza del segno capace di rendere affetti ed emozioni nonchè il turbamento per l’apparizione di Maria al Santo.

La quarta sezione espone il periodo sotto la protezione di Filippo Strozzi (1483/1502). Grande committente che ha avuto un peso importantissimo su Filippino, per lo Strozzi, infatti, affresca l’omonima Cappella in Santa Maria Novella a Firenze. Purtroppo la vicenda politica del mecenate (è esiliato nel 1502 e al suo ritorno adotta, per dirlo in termini moderni, un low profile) condiziona anche la vita dell’artista. A questo periodo appartine l’eccezionale prestito, restaurato per l’occasione grazie all’organizzazione Friends of Florence, della Madonna Strozzi (fig. 4, 1483-84, Metropolitan Museum of Art, New York), bellissimo dipinto la cui vicenda ancora non è stata pienamente ricostruita.

La quinta sezione riguarda il periodo romano (1488-1493), forse il più importante della parabola artistica del maestro, segnato dall’importantissima commissione per il cardinale protettore dei domenicani Oliviero Carafa. L’esperienza nell’Urbe rimane fondamentale per Filippino che ha portato il suo modo di dipingere ad una svolta fondamentale. La decorazione pittorica della Cappella, infatti, è da mettere in relazione alle contemporanee vicende artistiche romane, tra le quali, mi sento di dire, va almeno ricordata la presenza di Andrea Mantegna. Il Lippi studia e medita sulla classicità, disegna, quasi ossessivamente motivi tratti dal repertorio antico in via di riscoperta, e la propone, con un’interpretazione assolutamente autonoma, nelle sue opere. Si veda la tavola raffigurante Madonna con Bambino e Santi (1493-95, Chiesa S. Spirito, Firenze), l’unica opera dell’artista ancora nella sua sede originaria, caratterizzata da una qualità altissima sia dal punto di vista della costruzione  disegnativa che nel colorito.

L’ultima sezione illustra la tarda attività del maestro: pitture di devozione e fantasie mitologiche testimoniano il momento in cui Filippino, approfittando della crisi di Botticelli che, colpito dalla predicazione savonaroliana, si chiude in se stesso, raggiunge il suo momento di massima popolarità. La versatilità che dimostra, accontentando le più varie committenze, giustificano ampiamente la fama raggiunta. Lavora con passione alle pitture mitologiche per il Magnifico e la cerchia neoplatonica, quindi passa con autentica disinvoltura ai soggetti religiosi e pietistici della nuova committenza “piagnona”.

Infine, segnaliamo il corposo e raffinato corpus di disegni su carte preparate e colorate, veri e propri capolavori a se stanti, che affiancano molte delle opere in mostra.

L’esposizione, dunque, testimonia i 34 anni di proficua e indefessa attività del maestro che seppe mantenere costantemente, come pochi altri hanno saputo fare, l’altissima qualità pittorica che si osserva nelle tutte le sue opere.

 

 

 

Il catalogo

 

A cura di Alessandro Cecchi ed edito da 24 Ore Cultura, con copertina rigida il catalogo si configura come un necessario aggiornamento alla non più recente monografia, realizzata dai due studiosi Patrizia Zambrano e Jonathan K. Nelson.

La corposa parte iniziale, le prime 67 pagine, si compone di interessanti e pregevoli saggi di studiosi del maestro: il Cecchi, i due autori della monografia appena citata, e Cristina Acidini. Attraverso i cinque fondamentali scritti di approfondimento si ricostruiscono i 34 anni di attività pittorica, con particolare riferimento ai tre cicli pittorici di cui si è occupato nell’arco della sua vita il Lippi: la Cappella Brancacci al Carmine, lasciata incompiuta da Masaccio e Masolino; la Cappella Carafa alla Minerva; la Cappella Strozzi in Santa Maria Novella.

Nelle successive 150 pagine si svolge il catalogo delle opere vero e proprio; si ricalcano pedissequamente le sei sezioni della mostra. Schede di catalogo redatte con dovizia commentano i lavori che costituiscono la rassegna. L’impostazione delle cartelle del catalogo è quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni, luogo di conservazione, scritte o firme, restauri (se ci sono stati), bibliografia e analisi storica, iconografica, attributiva dell’opera), la rilevanza consta nel nutrito e aggiornato esame dei dipinti, svolto in parte direttamente dagli storici autori dei saggi e in parte da ricercatori e/o assistenti.

Un ricchissimo corredo fotografico, costituito da immagini delle opere e dei relativi particolari, svolti, nella maggior parte dei casi, a piena pagina e a colori,  affianca le note di catalogo

Infine, alcuni apparati di studio completano l’opera: un’appendice documentaria, un’aggiornatissima bibliografia e le fondamentali, per gli addetti ai lavori, referenze fotografiche.

 

 

NOTE

[1] G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1568, ed. Newton Compton, Roma, 1991, p.513, ad vocem.

[2] B. Berenson, The Florentine Painters of the Renaissance, London-New York, 1896, ad vocem.

 



LA MOSTRA

Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del '400

Scuderie del Quirinale, Roma

Dal 5 ottobre 2011 al 15 gennaio 2012



Madonna con bambino e storie di S. Anna
Fig. 1
FILIPPO LIPPI, Madonna con bambino e storie di S. Anna, 1452-53
Galleria Palatina, Firenze

Madonna adorante il bambino
Fig. 2
FILIPPO LIPPI, Madonna adorante il bambino, 1478
Galleria degli Uffizi, Firenze

Apparizione della Vergine a San Bernardo
Fig. 3
FILIPPO LIPPI, Apparizione della Vergine a San Bernardo, 1484-85
Badia Fiorentina, Firenze

Madonna Strozzi
Fig. 4
FILIPPO LIPPI, Madonna Strozzi, 1483-84
Metropolitan Museum of Art, New York




Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra

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