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Brueghel. Meraviglie dell'arte fiamminga: una recensione  
Giulia Martina Weston
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 7 Maggio 2013, n. 675
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Area Mostre

Insolita e preziosa, la mostra dedicata alla dinastia dei pittori fiamminghi Brughel sorprende come un’opera d’arte nordica. Già esposta a Como e a Tel Aviv, la rassegna, ospitata nel Chiostro del Bramante fino al 2 giugno, offre anche a Roma la possibilità di conoscere la straordinaria produzione di quattro generazioni di artisti del XVI e XVII secolo, rappresentati da oltre cento opere, famose o inedite, provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.

Ai curatori Sergio Gaddi e Doron J. Lurie spetta il merito di aver garantito, oltre all’elevata qualità dei pezzi esposti, una notevole varietà di temi e generi raffigurati (soggetti religiosi, scene contadine, paesaggi, nature morte e allegorie) nonché di tecniche e supporti (dai disegni a penna e inchiostro su carta ai dipinti ad olio su tela, tavola, rame e marmo).

La sezione iniziale offre un’efficace panoramica sulle tendenze stilistiche del cosiddetto “Manierismo di Anversa”, da cui Pieter Brueghel il Vecchio (1520-1569) prende le distanze, recuperando invece il repertorio figurativo onirico e irrazionale di Hieronymus Bosch. Malgrado l’interesse suscitato dalla Resurrezione (Belgio, coll. priv.), si avverte la mancanza dei capolavori maturi dell’artista (si pensi alla triade formata dal Trionfo della Morte, Margherita la Pazza e La caduta degli angeli ribelli), che certo avrebbero spiegato la sua fama di “secondo Bosch”.

Il percorso prosegue con l’attività dei figli Pieter il Giovane (1564-1638) e Jan il Vecchio (1568-1625), evidenziando la contiguità stilistica e tematica rispetto alla produzione paterna del primo e, per contro, il raffinato sperimentalismo tecnico e compositivo del secondo. L’allestimento propone la giustapposizione tra le sei gustose scenette del Matrimonio di Contadini di Maarten van Cleve e la Danza nuziale all’aperto di Pieter il Giovane, nonché l’intelligente accostamento delle due versioni del Paesaggio invernale con trappola per uccelli di quest’ultimo (Ginevra, collezione Torsten Kreuger e Napoli, Museo di Capodimonte), che vanno a formare, con il Paesaggio invernale con la Strage degli Innocenti (Belgio, coll. priv.), un trittico altamente rappresentativo di questa declinazione “nordica” di scene allegoriche e religiose.

Tra le opere di Jan il Vecchio spiccano, accanto agli eleganti disegni dal tratto sciolto e sicuro, Le tentazioni di Sant’Antonio nel bosco (Torino, Galleria Luigi Caretto, fig. 1), dove la maestria esecutiva dell’olio su rame moltiplica la lucentezza dei colori e amplifica lo stupore creato dal brulichio di figurine fantastiche, e la Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori (U.S.A., Michael Leifer), nata dalla proficua collaborazione con Pieter Paul Rubens.

Il fulcro della mostra è rappresentato dall’ampio corpus di opere di Jan il Giovane (1601-1678), divulgatore prolifico dello “stile Brueghel”, di cui sono meritoriamente esposti i dipinti realizzati con il pittore caravaggesco Bartolomeo Cavarozzi e con i fiamminghi Frans Francken il Giovane e Joos de Momper. Prendendo le mosse dalle nature morte floreali, in cui contenuti religiosi e significati simbolici sono quasi dissimulati dalla descrizione lenticolare dei dettagli, la sezione culmina con le grandi Allegorie (fig. 2) da Wunderkammer (“Stanza delle Meraviglie”), che riproducono in pittura le curiosità scientifiche e le rarità esotiche collezionate avidamente dagli eruditi di tutta Europa. Anche l’attività di Jan Pieter (1628-1680 ca.) e di Ambrosius Brueghel (1617-1675) si colloca nel solco dell’ormai consolidata tradizione familiare.

Grande merito della mostra è quello di includere nel percorso espositivo le personalità di Jan van Kessel il Vecchio (1626-1679) e di David Teniers il Giovane (1610-1690), legati da vincoli di parentela alla dinastia e forieri di un linguaggio vitale e innovativo. Il primo, formatosi sulla trattatistica scientifica dell’epoca, realizza opere che sembrano tavole zoologiche, “classificando” specie di farfalle e di insetti, come nella straordinaria coppia di dipinti ad olio su marmo di collezione privata statunitense. Il secondo torna invece a rappresentare usi e costumi contadini, variamente ambientati in composizioni prospettiche di ampio respiro (La raccolta delle mele, Tel Aviv, Museum of Art) o negli spazi angusti del vivere quotidiano (Contadini in una taverna, coll. priv., fig. 3).

Chiudono la rassegna le splendide Nature morte con frutta di Abraham Brueghel (1631-1697), che, inseritosi nell’ambiente accademico romano, sceglie di “italianizzare” questo genere di pittura, optando per una pennellata più libera e pastosa e per una luce calda e mediterranea.

 

 

LA MOSTRA
Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga
Roma, Chiostro del Bramante, 18 dicembre 2012 – 2 giugno 2013.

 







Le tentazioni di Sant'Antonio nel bosco

Fig. 1
JAN BRUEGHEL IL VECCHIO, Le tentazioni di Sant'Antonio nel bosco
olio su rame, 42,3 × 57,3 cm.
Torino, Galleria Luigi Caretto

Allegoria dell'Udito

Fig. 2
JAN BRUEGHEL IL GIOVANE, Allegoria dell'Udito
olio su tela, 57 × 82,5 cm.
Ginevra, Collezione Diana Kreuger

Contadini in una taverna

Fig. 3
DAVID TENIERS IL GIOVANE, Contadini in una taverna
olio su tavola, 30,5 × 25,2 cm.
coll. priv.

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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