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Le Scuderie del Quirinale celebrano “Tiziano”: “il più eccellente di quanti hanno dipinto” [1]  
Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 13 Maggio 2013, n. 678
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Area Mostre

Si è aperta lo scorso 5 marzo la mostra dedicata all’artista cadorino [2] , conteso dalle più importanti corti rinascimentali italiane ed europee, che conclude l’ideale viaggio di riflessione alla scoperta della pittura veneziana, iniziato nel 2006, con la presentazione dell’antologica dedicata ad Antonello da Messina, e transitato attraverso pittori di fama come Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto e Tintoretto.

Circa 40 opere, di certa attribuzione, testimoniano la fortunata, e meritata, parabola artistica percorsa da uno dei massimi interpreti del Cinquecento, non solo italiano. Tiziano, infatti, forse il primo artista veramente europeo, è stato in grado di rispondere al complesso e progressivo mutamento di gusto in atto, voluto da quella classe principesca stanca del solito classicismo, e propensa al superamento di stilemi manieristico-modaioli. La mostra, ordinata in senso cronologico e per temi iconografici, racconta la “prepotente” affermazione del maestro veneto, che esordisce in ambito giorgionesco-bellinesco, dal quale quasi immediatamente si rende autonomo grazie alle committenze dei dogi;  rivela la sua visione pittorica, basata sulla superiorità del colore, condotta alle estreme conseguenze con arditi accostamenti cromatici e impasti di colore di difficile decifrazione, stesi, a volte, con il solo ausilio delle dita; indaga l’intima dimensione religiosa dell’artista, nonché l’articolata e operosa attività di ritrattista ufficiale della nobiltà del tempo. Dagli esordi di bottega, dunque, attraverso le committenze veneziane e delle corti D’Este e Della Rovere, fino alle pressanti richieste imperiali di Carlo V, prima, e Filippo II, poi.

Istituzioni importanti hanno reso possibile l’esposizione; le opere sono giunte da tutta Italia e dall’estero: Palazzo Pitti, Museo degli Uffizi, Museo di Capodimonte, Museo del Louvre, Museo del Prado e Museo Kromeriz (Repubblica Ceca) sono alcuni tra gli eccellenti prestatori.

Tra i quadri che aprono l’antologica segnaliamo l’emblematico e  suggestivo Autoritratto del Prado (fig. 1): l’artista si ritrae ottantenne, provato in volto, ma fiero e orgoglioso. La tecnica è sbalorditiva, senza linea di contorno, il pittore crea le forme attraverso i passaggi tonali del colore, ormai scuro, suggerisce non solo l’idea di nobile vecchiaia, ma la tattilità delle cose: si notino la magnifica e soffice barba o il colletto appena inamidato in modo da non creare fastidio al collo delicato di un anziano.

Ha il carattere solare e fastoso della maturità del maestro la pala di Ancona, raffigurante la Vergine con Bambino in gloria tra i santi Francesco e Biagio e il donatore Alvise Gozzi (fig. 2). Lo spazio  è bilanciato e le forme sono pienamente rinascimentali.

Allo stesso periodo appartiene la Flora degli Uffizi (fig. 3), emblema della mostra, prorompente mezza effigie femminile, piuttosto prossima al piano dell’immagine, quasi a diretto contatto con lo spettatore. È caratterizzata da una sicura e serena bellezza pienamente rinascimentale.

L’utilizzo di un piano prossimo al riguardante è impiegato anche nei soggetti religiosi. Nella Deposizione di Cristo nel sepolcro (fig. 4) del Prado, per esempio, l’espediente del piano ravvicinato è sfruttato dal maestro per rendere la drammaticità dell’evento e coinvolgere il pubblico a partecipare alla scena. Inquietudine e smarrimento pervadono lo scenario, l’artista si autoritrae nei panni di Nicodemo quasi a voler dichiarare sottovoce il proprio dissenso (ricordiamo che tra il 1545 e il 1563 si era svolto il Concilio di Trento).

Suggeriamo di fermarsi un momento di fronte all’eccezionale possibilità di osservare il magnifico Cristo Crocifisso conservato nella sagrestia dell’Escorial. Il capolavoro, voluto dall’imperatore Carlo V, è normalmente inaccessibile al pubblico e visitabile solo una volta l’anno (ultima domenica di Settembre). Un cielo in tempesta rotto da un fulmine e illuminato dal, bagliore della luna accoglie la figura mortale e solenne del corpo del Salvatore, il dipinto è pervaso da devozione e sentimento religioso. Da presso il Cristo Crocifisso e il buon ladrone (fig. 5) di bottega; l’inedita e modernissima rappresentazione prospettica suggerisce drammaticità e tormento, la forza espressiva del colore materico dà al Cristo (da Tiziano) un’esclusiva capacità comunicativa di quei profondi tormenti interiori che l’artista vive.

La Danae (fig. 6) e il ritratto di Paolo III Farnese senza il camauro di Capodimonte, testimoniano il forte legame istauratosi tra il pittore e la famiglia romana. Nel 1545 Tiziano decide di compiere un breve viaggio a Roma, ospite del papa e del suo potente nipote, il cardinale Alessandro (per il quale realizza la Danae), lascerà la città arricchito della cittadinanza onoraria della città laziale. Inevitabile è il confronto con Michelangelo, che da ha da poco terminato il Giudizio Universale, il quale incuriosito dal famoso forestiero, che stava lavorando a “una femina ignuda, figurata per una Danae, che aveva in grembo Giove trasformato in pioggia d’oro” [3] , si reca in compagnia del Vasari nel Palazzo Vaticano del Belvedere, dove il veneto è ospitato, assieme al figlio Orazio. Dell’incontro riporta il Vasari che Michelangelo commentò: “molto gli piaceva il colorito suo e la maniera, ma che era un peccato che a Vinezia non s'imparasse da principio a disegnare bene e che non avessero que' pittori miglior modo nello studio” [4] .

Per finire suggeriamo di contemplare per qualche minuto, e da punti di vista diversi, il capolavoro dell’ultima maniera la Punizione di Marsia (fig. 7), che muore scuoiato per aver osato sfidare Apollo. Si tratta di un’opera fortemente discussa, e, poiché non si conosce il nome di un committente, né si spiega la  particolare scelta iconografica, parte della critica è concorde nel ritenerla il testamento spirituale del maestro. Il disegno ormai non si percepisce più, il cromatismo muore in una gamma giocata sui marroni e sugli ocra, la pennellata è rapida, appena abbozzata con un effetto di colore denso e fortemente pastoso. Un modo pittorico estremamente moderno e anticipatore di alcune correnti del Novecento, ma, ahimè, inaccettabile per i contemporanei. È imperativa la visita, nessuna descrizione o riproduzione digitale, quand’anche ad altissima risoluzione, è in grado di rendere l’inedita tecnica adottata dal maestro. L'immagine fotografica potrebbe, infatti, indurre in errore e far credere ad una matericità in realtà solo suggerita, la tela del maestro ad una visione ravvicinata non mostra, infatti, mai “quella superficie lunare” che la mente percepisce attraverso gli occhi ad una osservazione da lontano.

 

 

 

Il catalogo

A cura di Giovanni Carlo Federico Villa e pubblicato da Silvana Editoriale, con copertina rigida il catalogo, strutturato cronologicamente, rappresenta un aggiornamento scientifico della letteratura sull’artista.

La figura di Tiziano è presentata sotto diversi punti di vista con saggi appositamente realizzati da storici e critici d’arte per presentare ed approfondire il maestro veneto.

Il corpus delle opere presenti in mostra è organizzato per gruppi, ognuno dei quali è intelligentemente preceduto da uno scritto che introduce il lettore al periodo artistico de quo. Catalogo e studi non sono canonicamente separati in parti diverse ma si intrecciano e si supportano guidando il lettore alla comprensione di un artista non sempre facilmente inquadrabile. A corredo un ricchissimo apparato fotografico, costituito da immagini delle opere e dei relativi particolari, svolti, nella maggior parte dei casi, a piena pagina e a colori.

Le doviziose schede di catalogo illustrano i lavori che costituiscono la rassegna. L’impostazione delle cartelle è quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni, luogo di conservazione, scritte o firme, restauri (se ci sono stati), bibliografia e analisi storica, iconografica, attributiva dell’opera). L’ aggiornato esame dei dipinti è svolto in parte direttamente dagli storici autori dei saggi e in parte da ricercatori e/o assistenti.

Strumenti di studio completano il testo: un’appendice documentaria, un’aggiornatissima bibliografia al 2012 e le fondamentali, per gli addetti ai lavori, referenze fotografiche.

 




LA MOSTRA

Dove: Scuderie del Quirinale, Roma
Quando: 05 marzo - 16 giugno 2013

 

 





NOTE

[1] M. Boschini, Le ricche miniere della pittura veneziana, Venezia 1674, introduzione.

[2] Tiziano nasce a Pieve di Cadore tra il 1480 e il 1485 e muore a Venezia nel 1576.

[3] Giorgio VasariLe vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, [1568], in ed. Newton Compton Editori 1997, p. 728.

[4] Vasari, op. cit., p. 728.






Fig. 1
TIZIANO VECELLIO, Autoritratto, 1565- 1566 ca.
olio su tela
Museo Nacional del Prado, Madrid

Fig. 2
TIZIANO VECELLIO, Vergine con Bambino in gloria tra i santi Francesco e Biagio e il donatore Alvise Gozzi, 1520
olio su tavola
Ancona, Pinacoteca Civica Francesco Podesti

Fig. 3
TIZIANO VECELLIO, Flora, 1578, 1517 ca.
olio su tela
Firenze, Galleria degli Uffizi

Fig. 4
TIZIANO VECELLIO, Deposizione di Cristo nel sepolcro, 1559
olio su tela
Madrid, Museo Nacional del Prado

Fig. 5
BOTTEGA DI TIZIANO, Cristo Crocifisso e il buon ladrone, 1560-1570
Bologna, Pinacoteca Nazionale

Fig. 6
TIZIANO VECELLIO, Danae e la pioggia d'oro, 1544-45
olio su tela
Napoli, Museo di Capodimonte

Fig. 7
TIZIANO VECELLIO, Punizione di Marsia, 1570-76
olio su tela
Kromêríz, Palazzo arcivescovile

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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