Si è aperta lo scorso 5 marzo la
mostra dedicata all’artista cadorino,
conteso dalle più importanti corti rinascimentali italiane ed europee, che
conclude l’ideale viaggio di riflessione alla scoperta della pittura veneziana,
iniziato nel 2006, con la presentazione dell’antologica dedicata ad Antonello
da Messina, e transitato attraverso pittori di fama come Giovanni Bellini,
Lorenzo Lotto e Tintoretto.
Circa 40 opere, di certa
attribuzione, testimoniano la fortunata, e meritata, parabola artistica
percorsa da uno dei massimi interpreti del Cinquecento, non solo italiano. Tiziano,
infatti, forse il primo artista veramente europeo, è stato in grado di
rispondere al complesso e progressivo mutamento di gusto in atto, voluto da
quella classe principesca stanca del solito classicismo, e propensa al
superamento di stilemi manieristico-modaioli. La mostra, ordinata in senso
cronologico e per temi iconografici, racconta la “prepotente” affermazione del
maestro veneto, che esordisce in ambito giorgionesco-bellinesco, dal quale
quasi immediatamente si rende autonomo grazie alle committenze dei dogi; rivela la sua visione pittorica, basata sulla
superiorità del colore, condotta alle estreme conseguenze con arditi
accostamenti cromatici e impasti di colore di difficile decifrazione, stesi, a
volte, con il solo ausilio delle dita; indaga l’intima dimensione religiosa
dell’artista, nonché l’articolata e operosa attività di ritrattista ufficiale
della nobiltà del tempo. Dagli esordi di bottega, dunque, attraverso le
committenze veneziane e delle corti D’Este e Della Rovere, fino alle pressanti richieste
imperiali di Carlo V, prima, e Filippo II, poi.
Istituzioni importanti hanno reso
possibile l’esposizione; le opere sono giunte da tutta Italia e dall’estero: Palazzo Pitti, Museo degli Uffizi, Museo di
Capodimonte, Museo del Louvre, Museo del Prado e Museo Kromeriz (Repubblica Ceca) sono alcuni tra gli eccellenti
prestatori.
Tra i quadri che aprono
l’antologica segnaliamo l’emblematico e
suggestivo Autoritratto del
Prado (fig. 1): l’artista si ritrae ottantenne, provato in volto, ma fiero e
orgoglioso. La tecnica è sbalorditiva, senza linea di contorno, il pittore crea
le forme attraverso i passaggi tonali del colore, ormai scuro, suggerisce non
solo l’idea di nobile vecchiaia, ma la tattilità delle cose: si notino la
magnifica e soffice barba o il colletto appena inamidato in modo da non creare
fastidio al collo delicato di un anziano.
Ha il carattere solare e fastoso
della maturità del maestro la pala di Ancona, raffigurante la Vergine con Bambino in gloria tra i santi
Francesco e Biagio e il donatore Alvise Gozzi (fig. 2). Lo spazio è bilanciato e le forme sono pienamente rinascimentali.
Allo stesso periodo appartiene la
Flora degli Uffizi (fig. 3), emblema della mostra, prorompente mezza effigie
femminile, piuttosto prossima al piano dell’immagine, quasi a diretto contatto
con lo spettatore. È caratterizzata da una sicura e serena bellezza pienamente
rinascimentale.
L’utilizzo di un piano prossimo
al riguardante è impiegato anche nei soggetti religiosi. Nella Deposizione di Cristo nel sepolcro
(fig. 4) del Prado, per esempio, l’espediente del piano ravvicinato è sfruttato
dal maestro per rendere la drammaticità dell’evento e coinvolgere il pubblico a
partecipare alla scena. Inquietudine e smarrimento pervadono lo scenario,
l’artista si autoritrae nei panni di Nicodemo quasi a voler dichiarare
sottovoce il proprio dissenso (ricordiamo che tra il 1545 e il 1563 si era
svolto il Concilio di Trento).
Suggeriamo di fermarsi un momento
di fronte all’eccezionale possibilità di osservare il magnifico Cristo Crocifisso conservato nella
sagrestia dell’Escorial. Il
capolavoro, voluto dall’imperatore Carlo V, è normalmente inaccessibile al
pubblico e visitabile solo una volta l’anno (ultima domenica di Settembre). Un
cielo in tempesta rotto da un fulmine e illuminato dal, bagliore della luna
accoglie la figura mortale e solenne del corpo del Salvatore, il dipinto è
pervaso da devozione e sentimento religioso. Da presso il Cristo Crocifisso e il buon ladrone (fig. 5) di bottega; l’inedita
e modernissima rappresentazione prospettica suggerisce drammaticità e tormento,
la forza espressiva del colore materico dà al Cristo (da Tiziano) un’esclusiva
capacità comunicativa di quei profondi tormenti interiori che l’artista vive.
La Danae (fig. 6) e il ritratto di Paolo
III Farnese senza il camauro di Capodimonte,
testimoniano il forte legame istauratosi tra il pittore e la famiglia romana.
Nel 1545 Tiziano decide di compiere un breve viaggio a Roma, ospite del papa e
del suo potente nipote, il cardinale Alessandro (per il quale realizza la Danae), lascerà la città arricchito
della cittadinanza onoraria della città laziale. Inevitabile è il confronto con
Michelangelo, che da ha da poco terminato il Giudizio Universale, il quale incuriosito dal famoso forestiero,
che stava lavorando a “una femina
ignuda, figurata per una Danae, che aveva in grembo Giove trasformato in
pioggia d’oro”,
si reca in compagnia del Vasari nel Palazzo
Vaticano del Belvedere, dove il veneto è ospitato, assieme al figlio
Orazio. Dell’incontro riporta il Vasari che Michelangelo commentò: “molto gli
piaceva il colorito suo e la maniera, ma che era un peccato che a Vinezia non
s'imparasse da principio a disegnare bene e che non avessero que' pittori
miglior modo nello studio”.
Per finire suggeriamo di contemplare
per qualche minuto, e da punti di vista diversi, il capolavoro dell’ultima
maniera la Punizione di Marsia (fig.
7), che muore scuoiato per aver osato sfidare Apollo. Si tratta di un’opera
fortemente discussa, e, poiché non si conosce il nome di un committente, né si
spiega la particolare scelta
iconografica, parte della critica è concorde nel ritenerla il testamento
spirituale del maestro. Il disegno ormai non si percepisce più, il cromatismo
muore in una gamma giocata sui marroni e sugli ocra, la pennellata è rapida,
appena abbozzata con un effetto di colore denso e fortemente pastoso. Un modo
pittorico estremamente moderno e anticipatore di alcune correnti del Novecento,
ma, ahimè, inaccettabile per i contemporanei. È imperativa la visita, nessuna
descrizione o riproduzione digitale, quand’anche ad altissima risoluzione, è in
grado di rendere l’inedita tecnica adottata dal maestro.
L'immagine fotografica potrebbe, infatti, indurre in errore e far credere ad una
matericità in realtà solo suggerita, la tela del maestro ad una visione ravvicinata non mostra,
infatti, mai “quella superficie lunare” che la mente percepisce attraverso gli occhi ad una osservazione da lontano.
Il catalogo
A cura di Giovanni Carlo Federico
Villa e pubblicato da Silvana Editoriale,
con copertina rigida il catalogo, strutturato cronologicamente, rappresenta
un aggiornamento scientifico della letteratura sull’artista.
La figura di Tiziano è presentata
sotto diversi punti di vista con saggi appositamente realizzati da storici e
critici d’arte per presentare ed approfondire il maestro veneto.
Il corpus delle opere presenti in mostra è organizzato per gruppi,
ognuno dei quali è intelligentemente preceduto da uno scritto che introduce il
lettore al periodo artistico de quo. Catalogo e studi non sono
canonicamente separati in parti diverse ma si intrecciano e si supportano
guidando il lettore alla comprensione di un artista non sempre facilmente
inquadrabile. A corredo un ricchissimo apparato fotografico, costituito da
immagini delle opere e dei relativi particolari, svolti, nella maggior parte
dei casi, a piena pagina e a colori.
Le doviziose schede di catalogo
illustrano i lavori che costituiscono la rassegna. L’impostazione delle
cartelle è quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni,
luogo di conservazione, scritte o firme, restauri (se ci sono stati),
bibliografia e analisi storica, iconografica, attributiva dell’opera). L’ aggiornato
esame dei dipinti è svolto in parte direttamente dagli storici autori dei saggi
e in parte da ricercatori e/o assistenti.
Strumenti di studio completano il
testo: un’appendice documentaria, un’aggiornatissima bibliografia al 2012 e le
fondamentali, per gli addetti ai lavori, referenze fotografiche.
LA MOSTRA
Dove: Scuderie del Quirinale,
Roma Quando: 05 marzo - 16 giugno 2013
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