- Premessa
Con la metafora
della liquidità Bauman descrive la modernità dai legami fragili e mutevoli, individualizzata,
privatizzata, incerta, flessibile, vulnerabile, nella quale a una libertà senza
precedenti fanno da contraltare una gioia ambigua e un desiderio impossibile da
saziare, dove le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che
i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure[1].
Bauman nella
società liquida riconosce un concetto di cultura mercificata, mantenendo sempre
i bisogni insoddisfatti, assimilata a un reparto di un grande magazzino di cui
fanno esperienza persone trasformate in consumatori, fatta di offerte e non di
divieti, di proposte e non di norme, plasmata per adeguarsi alla libertà
individuale di scelta, impegnata ad attrarre e sedurre senza dare regolazioni normative,
dove l’individuo–cliente viene investito da un eccesso di stimoli che lo porta a
consumare senza criterio, con l’unico fine di appagare un effimero desiderio di
possesso a cui non corrisponde un arricchimento formativo[2].
Novak riconosce
nel ciberspazio un’architettura liquida, smaterializzata, di relazioni mutevoli
tra elementi astratti, immaginaria e caratterizzata da un eccesso di
possibilità, dove l’utente, ridotto in frammenti rappresentati nel sistema come
sequenza di cifre binarie, diventa a sua volta informazione, collocandosi
all’interno di essa[3]. Novak definisce
il ciberspazio come una visualizzazione completamente spazializzata di tutte le
informazioni presenti in sistemi globali di elaborazione delle informazioni,
lungo percorsi forniti da reti di comunicazione presenti e future, che permette
una piena compresenza e interazione tra più utenti e rende possibile la
ricezione e la trasmissione di informazioni attraverso l’intero insieme dei
sensi umani, la simulazione di realtà reali e virtuali, la raccolta e il
controllo dei dati lontani attraverso la telepresenza e una totale integrazione
e intercomunicazione con una vasta gamma di prodotti e ambienti intelligenti
nello spazio reale[4].
L’architettura
liquida è definita da Rugino, sulla base della logica liquida, come dinamica, implosiva,
tattile, immersiva, distribuita, digitale, convergente, integrata, multisensoriale,
virtualizzata e continua, basata sull’intelligenza anziché sulla memoria.
Tuttavia, l’intelligenza è strettamente legata alla memoria perché lo sviluppo
delle capacità cognitive e tecniche umane è stato possibile nel tempo grazie
alla trasmissione della memoria e delle esperienze collettive dell’umanità.
Inoltre, storicamente non esiste una cultura monolitica perché, nel corso del
tempo, si sono registrate nello stesso periodo determinate tendenze e spinte ad
esse contrarie.
Colonna
collega, infatti, il concetto di architettura liquida alla dialettica di
classico e anticlassico (tema sviluppato da Argan e Zevi in chiavi diverse) in
cui la contrapposizione non si risolve in un’antitesi che esclude l’elemento
opposto.
Per
definire le architetture liquide Colonna identifica tre temi fondamentali (labirinti,
frattali e specchio)
e afferma che per “liquido” in architettura si intende la volontà di proporre
un modello alternativo al “classico”, spezzando le regole di parallelismi e simmetrie
a favore di linee zigzaganti, forme in contrapposizione monadica, secondo
schemi ispirati alla idrodinamica e alla aerodinamica.
Sulla
scorta di Colonna, alla luce del discorso sulla dialettica tra estremi
classico/anticlassico, Mariani considera l’architettura liquida (intesa quale
arte edificatoria), in rapporto al pensiero complesso, come un organismo
vivente per l’uomo della post–modernità, sia come parte dell’habitat
urbano sia in parte dell’intero naturale.
- L’informatica
museale e le arti contemporanee
Architettura può
dunque essere considerata sia la struttura fisica portante di edifici sia, per
estensione, lo scheletro di qualsiasi altra creazione in cui si uniscono l’arte,
intesa come capacità di agire e produrre, strettamente legata alla creatività,
e la tecnica.
In quest’ottica, quindi,
sono riconoscibili come architetture le strutture del ciberspazio, dell’arte edificatoria
nonché dei musei (sia come allestimenti fisici che, in senso metaforico, negli
indirizzi e nelle politiche delle istituzioni).
In
tempi relativamente recenti (a partire dagli anni ’70 del XX secolo), infatti,
anche i musei sono stati caratterizzati da un passaggio da una concezione
statica e ben finita dell’istituzione, oltre che attraverso un allestimento museale
e un’architettura liquidi, portando a una lettura sempre più soggettiva degli
spazi e degli oggetti esposti, a un approccio che si basa sulle emozioni.
L’allestimento museale concorre di per sé alla comunicazione di un messaggio,
non contenendo opere a caso ma secondo un criterio, e interferendo dunque
sempre con la loro percezione; un’architettura liquida crea interferenze
maggiori e volute, prestandosi a stupire e attirare masse di fruitori.
In ambito informatico,
in cui si inseriscono anche le attività di comunicazione attuate dalle istituzioni
museali, nel web è ravvisabile un’architettura liquida, per la sua connotazione
strutturale nonché quale prodotto della società liquida, sintetizzandone in
modo esemplare le caratteristiche.
Integrate in modo
decisivo nel flusso della vita quotidiana degli individui, le reti si sono sviluppate
in seguito all’invenzione del linguaggio HTML (nel 1991 ad opera di Tim
Berners–Lee) che ha dato un impulso decisivo alla diffusione di internet[14], avviando
una rivoluzione che coinvolge tecnologie, abitudini e strumenti della
comunicazione interpersonale e mediatica, producendo modifiche irreversibili e tuttora
in corso. Al riguardo è ravvisabile una progressiva e profonda integrazione
della tecnologia nei rapporti sociali e dal “consumo” di ogni genere di
esperienza[15]. Infatti, il significativo sviluppo dei social network è avvenuto dall’inizio del XXI secolo e la
diffusione capillare dei dispositivi
mobili (smartphone e tablet) è stata registrata a partire
dal 2007.
È dunque
riscontrabile l’avvento di un periodo storico caratterizzato da una particolare
e diffusa forma di consumismo tecnologico[16],
basti pensare alla rapidità con cui i dispositivi tecnologici diventano
obsoleti.
In tale contesto,
anche l’istituzione museale, per sfruttare le potenzialità della rete, è
chiamata ad agire in un sistema di interconnessioni profondamente sviluppato che
comprende luoghi di creazione rapidi e globali, territori di produzione
culturale policentrica. Il museo, definito nel Codice etico professionale
dell’ICOM come «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio
della società e del suo sviluppo»[17], deve quindi
necessariamente rapportarsi con la liquidità per comunicare a una società
liquida ma deve anche tener conto delle proprie funzioni.
Nonostante
le moderne tecnologie digitali abbiano rivoluzionato in modo radicale la nostra
weltanschauung, all’insegna della liquidità, sono ravvisabili sue tracce
anche molto prima del loro avvento.
Volgendo lo sguardo
al passato, sono riscontrabili concetti che possono essere assimilati alla
liquidità, a un continuo divenire, nell’ambito della spiegazione dei fenomeni
naturali, come le nozioni espresse dal filosofo Eraclito.
Infatti, il
pensiero di Eraclito di Efeso (535–475 a.C.),
sintetizzato nella frase παντα ρει (tutto scorre), attribuita al suo discepolo
Cratilo, condensa in due parole la famosa idea di una natura in cui tutto
cambia forma. Eraclito, autore del trattato Della
natura (Περι φυσεως), era convinto
che, in una natura senza origine e senza fine, il mutare dei fenomeni fosse
dovuto a una legge universale che dava inizio a continui cambiamenti nel mondo.
Il computer con il
digitale e il virtuale, per loro natura legati al concetto attuale di liquidità
a causa della logica liquida che li contraddistingue, sono inoltre
interpretabili, per via del funzionamento a base numerica, come dei sistemi
(dei mondi) in cui riemerge il rapporto con quei pensieri filosofici che in
passato trovavano nei numeri le regole del mondo tangibile. Ad esempio, al
cuore della dottrina di Pitagora
e dei primi Pitagorici c’era una concezione filosofica metafisica sul
significato dei numeri. Per i Pitagorici i numeri
erano principi di tutta la phýsis e i
loro elementi (stoichéia) erano le
sostanze di tutti gli enti. Gli elementi del numero erano il pari e il dispari;
l’unità era insieme pari e dispari. Il pari e il dispari generavano tutti i
numeri e dai numeri avevano origine tutte le altre cose dell’universo che nel
loro ordinamento sembravano immagini dei numeri e loro incarnazioni. L’universo
era armonia e numero. I numeri, agenti formativi attivi in natura, erano
dunque entità viventi e principi universali che permettevano ogni cosa, dal
cielo all’etica umana. I numeri possedevano due aspetti distinti e
complementari: da un lato avevano un’esistenza fisica tangibile, dall’altro
erano precetti astratti su cui si fondava ogni cosa.
È
interessante notare dunque che nel pensiero di Eraclito e di Pitagora sono
riscontrabili dei concetti alla base della definizione di liquidità, quali il
continuo cambiamento e la base numerica nel funzionamento dell’universo.
Al
giorno d’oggi, l’aspirazione dell’uomo di creare l’intelligenza artificiale
attraverso l’informatica, basata su un sistema numerico, è riconducibile al
desiderio di imitare ciò che esiste in natura, con un sistema scientifico, di
calcolo, per raggiungere un risultato flessibile, interattivo, dunque
“liquido”.
Sono
inoltre ravvisabili profondi legami tra i principi base della liquidità e
diverse espressioni artistiche della società contemporanea, per ciò che
concerne gli atteggiamenti dei loro artefici, a partire dagli inizi del XX
secolo, travalicando uno specifico stile o una distinta corrente, benché
esistano sempre, in ogni periodo storico, tendenze contrastanti. Al riguardo è
attribuibile all’artista contemporaneo il desiderio di essere demiurgo,
riscontrando, rispetto al passato, l’aspirazione a generare un nuovo sistema o
a rappresentare un sistema diverso da quello della realtà visibile, anziché
l’imitazione della natura nell’aspetto delle cose, obiettivo quest’ultimo
superato con l’avvento e con il perfezionamento della tecnica fotografica. La
natura e il suo funzionamento sono identificabili con i modelli supremi della
liquidità perché in natura nulla è fermo, tutto è in trasformazione costante.
Un’opera liquida è dunque assimilabile al tentativo di imitare la natura nella
sua potenza generatrice e non nell’aspetto delle cose.
Nell’ambito
artistico è riscontrabile l’affermazione dell’artista–demiurgo con l’arte
astratta, con l’Informale (sintesi di una vasta serie di esperienze), con il
Suprematismo ma anche con il Costruttivismo e il Concretismo. Le opere, in
questi casi, sono identificabili con le tracce di quella potenza creatrice
attuata dall’artista.
L’artista
astratto, secondo Carollo, non rappresenta la realtà, la sua rappresentazione
non esprime più l’ordine, i soggetti dei suoi dipinti non sono “reali”, non
esistono in natura, ma ne sono in un certo modo la negazione.
In verità, le opere
astratte, leggibili come le riproduzioni di una realtà diversa da quella
visibile in natura, sono interpretabili come rappresentazioni rispondenti a
ordini diversi, stabiliti dall’artista, demiurgo di un altro mondo, inventore
di un nuovo sistema che non imita la natura nel proprio aspetto ma nella
sostanza. Ogni opera astratta è interpretabile come la creazione di una realtà
alternativa, soggetta a un nuovo ordine, diverso da quello della natura.
L’Informale è considerato da Dorfles come un’estrema degenerazione
dell’Astrattismo che ha abbandonato ogni volontà compositiva ed è giunto
soltanto alla dissoluzione assoluta della forma.
Nell’ambito
dell’Informale – in cui rientrano produzioni caratterizzate, come afferma
Crispolti, da comuni elementi di una generale
poetica e comuni tratti di fenomenologia linguistica – l’opera secondo Trupia «non rappresenta e non ha
bisogno di rappresentare delle cose, per il fatto di essere essa stessa una
cosa che non rappresenta una realtà, poiché, essa stessa, è una realtà».
Il
Suprematismo, come è affermato nel relativo Manifesto, definisce la supremazia della sensibilità pura nelle arti
figurative e per i Suprematisti i fenomeni della natura oggettiva in sé sono
privi di significato; la sensibilità come tale è per loro del tutto
indipendente dall’ambiente nel quale è sorta. Una rappresentazione naturale «è senza valore
nell’arte del suprematismo. E non soltanto nell’arte del suprematismo, ma
nell’arte in genere, perché il valore stabile, autentico di un’opera d’arte (a
qualsiasi “scuola” essa appartenga) consiste esclusivamente nella sensibilità
espressa.».
Nell’opera
suprematista, come è affermato nel Manifesto
del suprematismo, nulla è riconoscibile, eccetto la sensibilità; l’artista
«ha gettato via tutto ciò che determinava la struttura oggettivo–ideale della
vita e dell’“arte”: ha gettato via le idee, i concetti e le rappresentazioni,
per dare ascolto solamente alla pura sensibilità.».
Alla
vigilia del trionfo dell’Informale europeo, tra le tendenze artistiche che
giungono a maturazione sul finire degli anni ’50 del XX secolo, accomunate
dall’obiettivo di superare l’atteggiamento soggettivo dell’Informale, sulla
base di una volontà di adesione più o meno totale e priva di mediazione
all’oggettività del reale, Zanchetti segnala «il recupero dell’atteggiamento
anti–individualista tipico di certo costruttivismo, che vedeva nell’adesione ad
un rigore sperimentale e metodologico para–scientifico l’unica plausibile giustificazione
del fare artistico. Le due componenti si fonderanno, o comunque si
avvicineranno, in più di un’occasione; superando l’opposizione apparentemente
inconciliabile tra realismo estremo dell’oggetto trovato e del gesto e la
processualità quasi sganciata dalla materia dell’arte programmata e cinetica.».
Per
quanto riguarda il termine arte “concreta”, al posto di “astratta”, come
sottolinea Dorfles, è stato usato per indicare un’arte spiccatamente non
figurativa e prevalentemente geometrica.
Tuttavia,
sebbene la parola “concreta” sia posta per definizione in posizione opposta a
quella “astratta”, è riscontrabile che entrambe le espressioni artistiche a cui
si riferiscono tali termini non mirano a rappresentare la natura nella sua
apparenza, generando un sistema di rappresentazione slegato dalla sembianza.
L’architettura
liquida è identificabile come l’arte per eccellenza, tra le tradizionali, che
si presta a incarnare la liquidità, in quanto deve necessariamente coniugare il
suo aspetto mutevole con l’indispensabile staticità strutturale, facendo emergere
quel rapporto scientifico, “numerico”, e al tempo stesso quella componente
fluida, in continuo divenire, che si trova nella realtà che ci circonda.
Sono
inoltre ravvisabili legami tra i principi base della liquidità e altre
espressioni artistiche della società contemporanea, attraverso la questione
della rappresentazione del tempo.
Al
riguardo, Dorfles sottolinea che «nella nostra epoca, più che in epoche
precedenti, l’ossessione del “tempo” – sia come durata che come coefficiente
d’un continuum spazio–temporale – si è fatta urgente e il fatto che l’arte ne
rifletta i motivi e le ansie non deve far specie»
e ricorda lo sforzo dei Futuristi di immettere il tempo nella pittura e nella
plastica, degli altri movimenti successivi, come il Rayonismo e il Vorticismo
che si sono occupati del tempo e del movimento, fino all’arte “cinetica” e alla
op art, in gran parte legata a osservazioni di tipo psicologico.
È interessante,
inoltre, riscontrare che nell’ambito artistico dopo il
Sessantotto (epoca in cui sono ravvisabili grandi
mutamenti nel campo museologico e nella regolamentazione italiana relativa ai
beni culturali, nonché l’affermazione delle mostre come fenomeno di massa),
messe in discussione le gallerie come strumento del
mercato, è stata preferita un’arte effimera
che non può essere né acquistata né venduta. Gli artisti quindi hanno
abbandonato il ghetto pittura–scultura che è stato il loro territorio per
secoli, sviluppando da una parte nuove forme d’arte come le performance e le installazioni, ritenute
più consone ai tempi per manifestare la propria posizione ideologica ed
esistenziale, e dall’altra utilizzando sempre più la fotografia, il video e le
tecniche computerizzate, cercando un rapporto più vitale tra arte e società.
È inoltre
correlabile al concetto di liquidità anche il paesaggio sonoro, in costante
evoluzione nel tempo e basato sul coinvolgimento del fruitore nell’interazione.
Infatti,
Agostini, definendo il paesaggio sonoro, teorizzato da Schafer con il nome di Soundscape,
afferma che «è sempre tridimensionale e “dinamico”. Noi avvertiamo
continuamente le infinite vibrazioni che lo costituiscono, non possiamo fare
più di tanto per evitarlo. Possiamo comunque modificare il paesaggio, ed interagire
con esso.».
- Considerazioni
conclusive
Un’opera
d’arte liquida (architettonica o di altra espressione artistica), realizzata da
uno o più artefici–demiurghi, come anche un prodotto informatico, è dunque
assimilabile al tentativo di imitare la natura nella sua potenza generatrice e
non nell’aspetto delle cose. Nonostante tale aspirazione sia rintracciabile a
partire dal XX secolo, concetti alla base della definizione di liquidità sono riscontrabili
nel pensiero di Eraclito e di Pitagora, quali il continuo cambiamento e la base
numerica nel funzionamento dell’universo, ai quali va aggiunta la questione
relativa al tempo.
In
linea con il pensiero di Colonna (che ha messo
in luce come il concetto di “liquido” in architettura non sia una novità
assoluta ma derivi da quello di “anticlassico”), sono ravvisabili, dunque, legami sostanziali con i
pensieri e i prodotti culturali del passato, dimostrando la dimensione storica
della liquidità, specchio della società che la produce e, al tempo stesso,
risultato del percorso compiuto dall’Umanità durante tutta la sua esistenza.
NOTE
Cfr. Zygmunt BAUMAN, Liquid Life, Cambridge, Polity
Press, 2005, trad. it. Marco CUPELLARO, Vita liquida, IV ed., Roma, GLF
Editori Laterza, 2008; Zygmunt BAUMAN, Liquid modernity, Cambridge,
Polity Press, 2000, trad. it. Sergio MINUCCI, Modernità liquida, X ed.,
Roma – Bari, Laterza, 2011.
Cfr. Zygmunt
BAUMAN, Per tutti i gusti. La cultura
nell’era dei consumi, trad. it. Daniele FRANCESCONI, Roma – Bari, GLF
editori Laterza, 2016.
Cfr. Marcos
NOVAK, Architetture liquide nel
ciberspazio, in Cyberspace. Primi
passi nella realtà virtuale, a cura di Michael BENEDIKT, Padova, F. Muzzio,
1993, pp. 233–265.
Cfr. Salvatore
RUGINO, Liquid box, Roma, Aracne,
2008.
Cfr. Michela RAMADORI,
Il museo liquido: evoluzione storica, potenzialità, rischi, in “BTA –
Bollettino Telematico dell’Arte”, n. 807, 9 Maggio 2016, http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00807.html
ISSN 1127–4883; Michela RAMADORI, Il museo liquido: evoluzione storica, potenzialità,
rischi. Il fattore tempo, fulcro della vita del museo, in museum.dià,
II° Convegno Internazionale di Museologia. Chronos, Kairòs e Aion. Il tempo dei
musei, a cura di Francesco PIGNATARO, Simona SANCHIRICO, Christopher SMITH,
atti del convegno (Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano,
26–28 maggio 2016), Roma, ESS Editorial Service System srl, 2018, pp. 781–804,
p. 791.
Cfr. RAMADORI 2016;
RAMADORI 2018, p. 791.
Cfr. Stefano COLONNA,
La dialettica di classico/anticlassico
tra Argan, Zevi e Novak per una definizione critico–estetica di “Architettura
Liquida”, in “BTA – Bollettino Telematico dell’Arte”, 16 Giugno 2014, n.
715, http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00715.html ISSN
1127–4883.
Cfr. Stefano
COLONNA, Per uno Statuto di Architettura e Museologia Liquida, in
“Lettera Orvietana. Quadrimestrale d’informazione culturale dell’Istituto
Storico Artistico Orvietano”, XVII, 43–44–45–46–47, dic. 2016, pp. 11–13.
Cfr. RAMADORI
2016; RAMADORI 2018.
Cfr. RAMADORI
2016; RAMADORI 2018.
Per le notizie
sulla diffusione di internet: Roberto Paolo NELLI,
Le strategie Internet–based delle imprese italiane. Caratteri fondamentali e
modalità evolutive, Milano, Vita e Pensiero, 2004, pp. 209–211; Alberto
MAESTRI, Francesco GAVATORTA, Content reloaded. Il futuro del business sui
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Francesco TISSONI, Social network. Comunicazione e marketing,
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formam sensus formant. arte e scienza per una memoria dei sensi, con
prefazione di Stefano COLONNA, con contributi di Mariella COMBI, Giancarlo DI
BATTISTA, Salvatore GRAMMATICO, Roma, Gangemi Editore, 2015, pp. 9–16, pp.
9–10; Michela RAMADORI, L’arte per la società nell’era del consumismo, tra
coscienza sociale ed ecologia. Contesto storico e percorso artistico di Mario
Ramadori (1935–1998), Pietrasecca di Carsoli (AQ), Associazione Culturale
Lumen (onlus), 2017, pp. 134–135.
Cfr. RAMADORI 2017, p. 135.
Cfr. RAMADORI 2017, p. 135.
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Per le notizie sul
pensiero di Eraclito di Efeso: Salvatore CALIFANO, Storia dell’alchimia. Misticismo ed esoterismo all’origine della
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Per le notizie sul
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nostro tempo. La filosofia antica e medioevale, Milano, BUR Rizzoli, 2004,
cap. III, § 3; Mario LIVIO, Is God
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Dio è un matematico. La scoperta delle
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Cfr. Sabrina
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Cfr. Gillo DORFLES, Ultime
tendenze nell’arte d’oggi. Dall’Informale al Neo–oggettuale. Nuova edizione
aggiornata e ampliata, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2004,
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Cfr. Enrico CRISPOLTI, Come
studiare l’arte contemporanea. Nuova edizione aggiornata e ampliata, con una Appendice
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p. 53.
Piero TRUPIA, Perché
è bello ciò che è bello. La nuova semantica dell’arte figurativa, Con un
saluto di Santo VERSACE e una riflessione di Renzo PIANO, Milano, FrancoAngeli,
2012, p. 35.
Cfr. Kazimir MALEVIC, Manifesto
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Bauhaus, 1927, trad. it. in Mario DE MICHELI, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, Giangiacomo
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Cfr. DORFLES
2004, p. 78.
Cfr. DORFLES
2004, p. 89.
Per le notizie
sull’arte dopo il Sessantotto: Alberto TESSORE, Opera d’arte, sì o no? Arte come modo di vivere, Napoli, Alfredo
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Cfr. R. Murray SCHAFER, The Tuning of the World, Toronto,
McLelland and Stewart Limited, 1977, trad. it. Nemesio ALA, Il
paesaggio sonoro, Lucca, Ricordi – im, 1985, p. 285.
Cfr. Luigi AGOSTINI, Creare Paesaggi Sonori, s.l., Lulu, 2007, p. 8.
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ID., L’arte per
la società nell’era del consumismo, tra coscienza sociale ed ecologia. Contesto
storico e percorso artistico di Mario Ramadori (1935–1998), Pietrasecca di
Carsoli (AQ), Associazione Culturale Lumen (onlus), 2017.
RAMADORI 2018
ID., Il museo
liquido: evoluzione storica, potenzialità, rischi. Il fattore tempo, fulcro
della vita del museo, in museum.dià, II° Convegno Internazionale di
Museologia. Chronos, Kairòs e Aion. Il tempo dei musei, a cura di Francesco
PIGNATARO, Simona SANCHIRICO, Christopher SMITH, atti del convegno (Roma, Museo
Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, 26–28 maggio 2016), Roma, ESS Editorial
Service System srl, 2018, pp. 781–804.
RUGINO 2008
Salvatore RUGINO, Liquid box, Roma, Aracne, 2008.
SCHAFER 1985
R. Murray
SCHAFER, The Tuning of the World, Toronto,
McLelland and Stewart Limited, 1977, trad. it. Nemesio ALA, Il paesaggio
sonoro, Lucca, Ricordi – im, 1985.
SEVERINO
2004
Emanuele
SEVERINO, La filosofia dai Greci al
nostro tempo. La filosofia antica e medioevale, Milano, BUR Rizzoli, 2004.
TESSORE 2005
Alberto TESSORE, Opera d’arte, sì o no? Arte come modo di
vivere, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2005.
TISSONI 2014
Francesco TISSONI,
Social network. Comunicazione e marketing, Santarcangelo di Romagna
(RN), Maggioli Editore, 2014.
TRUPIA
2012
Piero
TRUPIA, Perché è bello ciò che è bello. La nuova semantica dell’arte
figurativa, Con un saluto di Santo VERSACE e una riflessione di Renzo
PIANO, Milano, FrancoAngeli, 2012.
ZANCHETTI
1994
Giorgio
ZANCHETTI, Oltre l’Informale, in Arte in Italia 1945 – 1960, a cura di
Luciano CARAMEL, Milano, Vita e Pensiero, 1994, pp. 319–343.
SITOGRAFIA
ICOM
ICOM International
Council of Museums – Italia, http://www.icom-italia.org/ visitato in data
27/04/2016.
Vedi anche nel BTA:
USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA
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