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Claudia Maria Bucelli
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    Paesaggio, arte, scultura. Pietro Porcinai e Costantino Nivola dalla collaborazione con Adriano Olivetti a Sant'Ambrogio di Zoagli

      A few years ago, I had the opportunity to carry out an archive search that brought to life some very interesting elements. The search led to the discovery of a few documents that widened the horizons on our knowledge of Pietro Porcinai's project for Sant'Ambrogio Church in Zoagli churchyard, as well as information of Porcinai's friendship and collaboration with Costantino Nivola in the shadow of Adriano Olivetti.
      The documents revealed the occasional friendly confrontation between Pietro Porcinai and Gianni Medoro. These confrontations supported intuitions and clarifications leading to additional hypothesis and research ideas related to both the work of the famous landscape architect and sculptor, and the final realization.

      L'occasione di una ricerca archivistica di alcuni anni fa ha restituito documenti interessanti che hanno allargato lo sguardo sulla realizzazione del progetto di Pietro Porcinai per il sagrato della chiesa di Sant'Ambrogio a Zoagli e illuminato gli episodi della sua amicizia e collaborazione con Costantino Nivola all'ombra di Adriano Olivetti. Alla lettura dei documenti si sono aggiunte occasioni di confronto con Gianni Medoro che hanno supportato intuizioni, chiarendo interrogativi e pervenendo ad aggiuntive notizie, ipotesi e spunti di ricerca legati sia all'opera dei famosi paesaggista e scultore, che alla finale realizzazione.

    Pensando a Pietro Porcinai. El Projecto del Jardín Mediterráneo. Conversazione a Firenze con Fernando Caruncho

    Il giardino di Boboli

      Il giardino di Boboli, straordinaria estensione di hortus urbano - soggetto interessante anche per la diversità floristica e faunistica che lo caratterizza – uno dei più importanti esempi di giardino formale del Rinascimento italiano nonché prototipo di complesso architettonico e paesaggistico unitario e coerente, si estende per circa 45 ettari nel cuore della città di Firenze. Vincolato per circa quattro secoli al ruolo di giardino di reggia, luogo di rappresentanza del potere e del fasto della famiglia regnante, teatro della vita di corte per sontuosi allestimenti scenici, festeggiamenti di sponsali e per i più celebri e magnifici episodi venatori dell'Europa intera, ha subito specialmente dalla metà del XVI ai primi decenni del XVII secolo quei lavori e integrazioni che lo hanno condotto alle attuali peculiari caratteristiche. La forma vagamente a triangolo allungato si misura con due assi quasi perpendicolari a partire dai quali si sviluppano una serie di terrazze, fontane, viali e percorsi secondari, vedute prospettiche con statuaria, radure, episodi a giardino e annessi architettonici in continua successione di visuali, corridoi prospettici, scorci scenografici e panorami sui rilievi all’orizzonte.

    La Villa Medicea di Poggio Imperiale a Firenze

      La villa di Poggio Imperiale sorge a ridosso dell'Oltrarno fiorentino sulla collina di Arcetri, all’esterno delle antiche mura della città che comprendono il vicino giardino di Boboli. Si colloca a circa un chilometro dal piazzale di porta Romana e a due da palazzo Pitti, risiedendo dunque in un contesto di forte pregnanza storica e in un ambito paesaggistico e panoramico di rilevante suggestione e pregio. Vi si accede percorrendo per circa un chilometro, dal Piazzale di Porta Romana, un eminente asse urbano creato da Giulio Parigi come asse di proiezione della città nella campagna, con fuga prospettica sulla facciata della villa. Questo antico 'Stradone' fu costruito, per volontà di Maria Maddalena d’Austria, fiancheggiato da olmi, lecci, cipressi, e originariamente adornato da quattro vivai con statue di Lupa che allatta due piccoli infanti, Leone che schiaccia il globo, i fiumi Arno e Arbia e due Aquile Imperiali raffiguranti in corpo lo stemma mediceo, alle quali si richiamava un'altra aquila bicipite, posta in facciata alla villa.

    La Villa Medicea di Cerreto Guidi

      Emergente nella Valdinievole fra le propaggini meridionali del Montalbano occidentale e il fiume Arno, sul colle confinante con i luoghi strategici del Padule di Fucecchio, la villa di Cerreto Guidi deriva il proprio toponimo e l'arme, un albero di cerro, dall'abbondanza di Quercus cerris che fino all'anno mille caratterizzava le sue contrade. Si colloca al centro dell’abitato di Cerreto, definendone il disegno urbano a raggiera, orientandone lo sviluppo lungo le direttrici stradali estese verso la campagna e caratterizzando morfologicamente con la propria presenza i caratteri antropici del paesaggio circostante. Innalzata su un basamento che eleva il piano prospettico ampliando la percezione sull’intorno, la villa ricade nella tipologia di distribuzione planimetrica a blocco compatto, organizzata attorno ad un salone centrale a cui si accede direttamente dal portone d'ingresso. Una fondata ipotesi attribuisce a Bernardo Buontalenti, all'epoca maturo progettista attivo presso i committenti medicei, la concezione e monumentalità delle rampe d'accesso ‘a scalera’ denominate ‘ponti medicei’.

    La Villa Medicea di Fiesole

      Villa Medici è ubicata in zona collinare, poco fuori dall’abitato di Fiesole e si estende con i giardini terrazzati a mezza costa verso Firenze, orientata ad uno dei paesaggi più belli della Toscana, in splendida posizione panoramica ed in contesto di alto valore ambientale nel tessuto agricolo storico degli oliveti e dei campi coltivati alternati a macchie di bosco. Considerata la prima villa fiorentina di tipo umanistico, impostata ex novo secondo gli innovativi criteri di Leon Battista Alberti, la villa fiesolana fu la prima residenza costruita in planimetria simmetrica aperta su logge verso il giardino, l'aperta campagna e i panorami della conca fiorentina: per la prima volta una residenza agreste si strutturava circondandosi di giardini finalizzati a scopi estetici invece di organizzarsi come una redditizia tenuta. Più volte riprodotta artisticamente, la villa compare nella Dormitio Virginis di Domenico Ghirlandaio e nell'Annunciazione di Biagio d'Antonio, mentre nell'Annunciazione di Antonio e Piero Pollaiolo il panorama di Firenze e della valle dell'Arno incorniciato dalla bifora dietro l'angelo nunziante è proprio la splendida veduta che si godeva dalla villa fiesolana, nelle cui stanze è ambientata la scena del dipinto.

    La Villa Medicea di Cafaggiolo

      Cafaggiolo nasce come primo nucleo di castello di caccia, fortilizio di difesa e controllo sulla viabilità verso Bologna, venendo in seguito trasformato nella più illustre fra le residenze medicee mugellane, nonché centro direzionale di gestione e governo di ampie aree agricole e boschive. Prototipo e modello di residenza signorile in campagna finalizzata alla villeggiatura, al riposo, allo studio, alla cura delle attività agricole, questa villa-fattoria era la preferita da Cosimo il Vecchio che vi godeva dei tanto amati testi antichi e moderni, sacri e profani, quando si ritirava in campagna per dedicarsi allo studio e alla frequentazione dei dotti umanisti del proprio circolo, nonché all'attività agricola e venatoria, emulando Cicerone nell’appassionata creazione di giardini e ricerca di opere d'arte con cui abbellirli. Fu proprio Cosimo che incaricò Michelozzo dei lavori di ampliamento alla villa, risolti in quel rigore geometrico di volumetrie e superfici intonacate ritmate da finestre listate in pietra, in seguito supporto compositivo dell'architettura fiorentina di campagna.

    La Villa Medicea del Trebbio

      Collocata a nord-est di Firenze, la villa del Trebbio fu edificata in cima ad una collina sui resti di un'antica fortificazione strategica longobarda, verso l’antica viabilità che da Firenze conduceva a Bologna: da qui toponomasticamente il nome, dal latino Trivium, indicante un crocicchio di tre vie. Una consolidata tradizione, appoggiandosi all'attribuzione vasariana, vede in Trebbio la prima, in ordine di tempo, delle grandi ville medicee a cui Michelozzo avrebbe lavorato su commissione di Cosimo il Vecchio. Il“luogo detto Trebbio, con orto, prato, corte e con due pezzi di vigna” si è tramandato identico per secoli, fino alla raffigurazione nella lunetta di Giusto Utens, e ad oggi Trebbio è fra quelle che meglio sopravvive fedele all’antica iconografia nell'aspetto serrato di fortificazione medioevale e nel celebre pergolato a vite, unico rimasto dei due originari, raro esempio di impianto di giardino umanistico-rinascimentale ad oggi sopravvissuto.

    Il sistema delle ville medicee: caratteri distintivi e peculiarità paesaggistiche nell'approfondimento di alcuni casi studio

      Dimore signorili suburbane nel duplice ruolo di unità agricole produttive e aristocratiche residenze di delizie, luoghi per la villeggiatura finalizzati a svago, riposo, attività fisica, contemplazione, organizzazione di circoli culturali e di ritiri spirituali di classica memoria, ma anche, in epoca granducale, apparati scenografici della vita di corte e di memorabili feste e cacce, le ville medicee costituirono, dal loro definirsi, dei prototipi architettonici, artistici, paesistici, generati da singolari connubi tra committenti e artisti. Definirono anche, quali innovativi esempi di connessione fra architettura, giardino e paesaggio, contestualmente alla nuova sensibilità estetica legata all’ideale umanistico, nuove modalità estetiche, visive, insediative, fruitive, funzionali. Nel tempo poi sempre più identificarono i caratteri architettonici salienti della villa rinascimentale, inquadrandone il valore di eminenza nel paesaggio, il rigore geometrico dell’impianto architettonico di edifici e giardini organizzati su terrazzi digradanti quali balconi affacciati sul dominio visivo, parafrasi di quello mediceo sui territori assoggettati al proprio governo.



	
 
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NOTE BIOGRAFICHE

Architetto, paesaggista, dottore in progettazione paesistica.


 

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